ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA NUOVA SERIE IV (LXXVIII) FASC. I GENOVA - MCMLXIV NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO TURSI ATTI DELLA SOCIETÀ’ LIGURE DI STORIA PATRIA FONDATA NEL I8S8 Nuova serie - IV (LXXVIII) ¥ ____c- 1 ' gennaio-giugno 1964 COMITATO DIRETTIVO FRANCO BORLANDI - LUIGI BULFERETTI . GIORGIO COSTAMAGNA LUIGI MARCHINI - GIUSEPPE ORESTE - GEO PISTARINO DIRETTORE RESPONSABILE DINO PUNCUH Segretario della Società Direzione ed Amministrazione : VIA GARIBALDI, 9 . GENOVA Abbonamento annuo: Lire 4.000 (estero Lire 4.500) Un fascicolo separato Lire 2.500 Conto Corrente Postale n. 4-7362 intestato alla Società SOMMARIO Giorgio Cencetti, Il notaio medievale italiano . . . . . . p. vii Franco Borlandi, La Mostra storica........p. xxv Giorcio CostamaGNA-Dino Punciìh, Mostra storica del notariato medievale ligure ...........p. 1 ERRATA CORRIGE P. 24, P- 26, p. 26, p. 28, P. 28, P. 28, p. 28, p. 28, P, 28, P- 32, P. 32, p. 32, riga 8: Bondono 13: in i(ntegrum) 22: sub(nixa) 9: quam 12: proprietariis 13: que 14: sic 14: quolibet 27: quali 5: 11: propterea 42: Bomato leggasi Bondonno » in i(ntegru)m » sub|nixa » que » propriis » qui » sicut » qualibet » quale aggiungere (S.T.) leggasi présentes presentibus Bonusmato p. 34, 10: Baldezonus » Baldezon P- 34, 11-12: cancellare Ido de Areu, Girardus de P. 34, 16: .vini. leggasi ■VIII. p. 38, 18: auctoritate » actoritate p. 44, 6: .xxviin. » • XXVIII. p. 48, 9: non habite » [non] habite p. 58, 11: extrahatis » extrahatis et p. 68, 12: .M.ccc.xiii. » • M.CCC.XIIII. P- 74, 11-12: defunctorum » defuntorum P- 74, 12-13: defunctorum » defonctorum p. 80, 24: ratas » rata p. 84, 11: extimi » exstimi p. 90, 14: publicus » publicus communis p. 98, 14: presenti » presente P- 98, 23: duos » duos ianuinorum p. 98, 27: sarvo » salvo p. 102, 15: predictis » preditis P. 112, 22: Constantinus » Constantinum p. 116, 13: Saône » Sagone p. 126, 31: et » ei p. 136, 18: e et p. 136, 23: milia » millia p. 140, 20: parte » parte terre p. 140, 26: preceptum » perceptum p- 144, riga 2: ottobre 28 p- 146, » 26: rendis p- 148, » 10: specialiter. p- 148, » 13: presentationi p- 148, » 15: bulis p- 148, » 19: fide p- 152, » 9: racionalium p- 154, » 2: novembre p- 154, » 4: 109 p- 168, » 16: aliis que p- 168, » 26: sacrum p- 172, » 16: Ottone p- 172, » 36: laniero p- 174, » 29: possum p- 178, » 33: vestitum p- 180, »> 24: da p- 186, » 39: ■X. p- 190, » 38: antinomonio p- 192, » 30: F. p- 208, » 16: ille qui p- 208, » 33: quem p- 210, » 37: bona mea p- 212, » 19: Stephano p- 218, » 25: tantum p- 234, » 18: denunciabat p. 238, » 7: 65 p- 238, » 10: fideicomissario p- 244, » 15: vel per nuncium p- 244, » 23: 26 p. 246, » 21: condicto p- 246, » 23: invadendo p- 246, » 33: Civi p- 252, » 11: processuro p- 252, » 11: venditam p 258, » 27: famularum p- 268, » 27: Parisiis p 276. » 6: 124 p 278, » 15: et consequens p 280, » 22: sucararum p. 280, » 32: ipsu p. 280, » 32: defectum leggasi novembre 18 » dendis » specialiter et rogatis. » presentationi, petitioni » gulis » fidem » rationalium » dicembre 107 » aliisque » sacrum Romanum » Ingone » lanerio » possim » vestimentum » de » .xx. » antimonio G. » illa pars que » quod » mea bona » Stefano » tantam » denonciabat 53 » fideicommissario » vel nuncium 25 » con dicto » invandendo » Civo » percessuro » vendita » famulorum » Parisius 141, II » et per consequens » sucarorum » ipsum » deffectum ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA NUOVA SERIE IV (LXXVIII) FASC. I GENOVA — MCMLXIV NELLA SEDE DKLLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO TURSI In occasione del XIII Congresso Nazionale del Notariato, svoltosi a Genova dal 28 maggio al 2 giugno, la Società Ligure di Storia Patria è stata chiamata ad organizzare nel quadro del Congresso una Mostra Storica del Notariato Medievale Ligure. La Mostra, inaugurata dal Ministro dell’interno, On. Prof. Paolo Emilio Taviani, alla presenza del Direttore Generale pei gli Archivi di Stato Prefetto Mario Gaja, è stata aperta da un discorso del nostro Presidente e conclusa da una lezione accademica del Prof. Giorgio Cencetti, ordinario di Paleografia e Diplomatica nell'Università di Roma. Per gentile concessione del Consiglio Nazionale del Notariato, la Società Ligure di Storia Patria è lieta di poter offrire ai propri soci, nel presente volume, il testo del catalogo della Mostra, preceduto da quello della conferenza del Prof. Cencetti e del discorso inaugurale del Prof. Borlandi. GIORGIO CENCETTI IL NOTAIO MEDIEVALE ITALIANO i Testo della conferenza tenuta il 30 maggio 1964 a Genova in occasione del XIII Congresso Nazionale del Notariato. Signore, Signori, parlare di notai e d’istrumenti notarili davanti a persone che del notariato fanno nobile professione, qui a Genova, dove sono raccolti e conservati i più illustri documenti della sua storia e dove amici, che di quei documenti conoscono ogni riposto segreto, hanno allestito una mostra ricchissima, presentata da Giorgio Falco e illustrata da Francesco Borlandi, è cosa molto imbarazzante. E io avrei certo evitato questo imbarazzo, sottraendomi aH’onorifìca offerta fattami, se la richiesta non fosse stata cosi cortese, se non fossi stato attirato, ancora una volta, da questo tema e dalla sua ricchissima problematica e se una antica consuetudine con le vecchie pergamene non mi offrisse, in certo qual modo, una tacita assoluzione. E prego mi sia permesso da Lor Signori, anzitutto, riproporre ancora una volta un annoso problema fondamentale, intorno al quale ha lavorato tutta una benemerita generazione di ricercatori. Chi è il notaio? Donde viene? Alla prima domanda è facile e ovvio rispondere; e mi risparmierò, con Loro permesso, di ripetere quanto nessuno ignora, cioè che il notaio è la persona alla quale si richiede certo profonda e sicura conoscenza dei rapporti giuridici considerati dal diritto positivo, ma alla quale, soprattutto, è affidata l’altissima e delicatissima funzione di attestare la verità in modo autentico, sicché tutti, persone private e organi di ciascuno dei tre poteri sui quali è incentrato e organato lo Stato moderno, possiedano una base sicura per le determinazioni riservate alla propria competenza. Alla seconda molte e diverse risposte sono state date e, tuttavia, forse nessuna ancora soddisfa; tutti gli studiosi, sia gli antichi che hanno posto e studiato il problema, sia alcuni moderni, che ne hanno accettato, spesso — IX un po' facilmente e acriticamente le conclusioni, hanno forse considerato troppo ovvia e non si sono soffermati ad analizzare l’idea che notariato e istrumento notarile sono la più efficace e brillante soluzione di un problema che ha affannato tutte le civiltà, appena sono giunte a una certa maturità di sviluppo, appena, cioè, si sono rese conto preciso che la vita sociale è un tessuto fittissimo di rapporti giuridici, gran parte dei quali posti in essere dalla volontà dei singoli componenti il corpo della società, la quale sente perciò la necessità profonda di assicurare e certificare le dichiarazioni dei privati affidate alla scrittura, in modo che possano ottenere il dovuto riconoscimento nell'àmbito dei diversi ordinamenti giuridici. A ciò non era giunto il mondo classico, del quale, nonostante la moderna idolatria per la tecnica, continuiamo ad essere eredi e figli spirituali. I Greci dell'età ellenistica avevano già svolto raffinatissime forme di documentazione, giungenti fino al documento dispositivo e al documento astratto; i Romani, quando 1 abbandono della procedura formulare consenti la diffusione della documentazione scritta li seguirono, sia pure più cautamente, nella medesima strada, e la parte delle istituzioni greche da loro accolta, come tutti sanno, fu completata da un istituto nuovo, quello degli scrittori professionali di documenti, muniti di una speciale abilitazione, sottoposti alla sorveglianza delle pubbliche autorità, riuniti in collegi: i tabellioni, che a Ravenna ricevevano il nome di forenses perché appunto presso il Foro cittadino tenevano i loro studi o stationes. La redazione dei loro documenti era regolata da norme minuziose e complicate: una legge inserita nel IV libro del codice di Giustiniano non solo prescriveva che la semplice stesura di una minuta fosse insufficiente a produrre effetti giuridici, ma imponeva altresi un rito speciale per la redazione degli originali. Da quella minuta il tabellione traeva uno strumento, che stendeva in buona copia nel suo contenuto, ma non completava con le sottoscrizioni. Per farlo doveva attendere che a lui si ripresentassero le parti, accompagnate dai testimoni: allora egli dava la carta all autore del documento — donatore se si trattava di donazione, venditore se era una vendita e cosi via — questi lo consegnava al destinatario; poi i testimoni lo toccavano per confermarlo: si procedeva quindi all apposizione delle sottoscrizioni o dei segni di croce delle parti e dei testimoni; infine sottoscriveva il tabellione, apponendo la speciale formula della completio. Solo allora il documento era valido, e solo allora era posto in essere il diritto documentato: complicata procedura per cui l’esistenza del diritto era condizionata all’esistenza del documento. Ma se tutto ciò giovava alla tecnica della documentazione, non ne accresceva punto il valore giuridico: in caso di contestazione era sempre ai testimoni che doveva ricorrersi, anche se, in ultimo, a costoro era chiesto nulla più che il riconoscimento dei propri sigilli e delle proprie sottoscrizioni. Il tabellione, con ciò, non era che uno, il primo, il più qualificato, il più autorevole di essi. Soli autentici, soli pubblici erano i documenti redatti d ufficio dalle pubbliche autorità, solo ad essi il giudice prestava fede piena e incondizionata, essendo certo della loro provenienza: e non poteva esimersene perché tanto lui quanto coloro che li avevano vergati erano membri di un unico organismo. La sola strada da percorrere per risolvere il problema rimaneva, dunque, la trasformazione in documenti d’ufficio di quelle che, da chiunque redatte, dal punto di vista del diritto rimanevano pur sempre nulla più che scritture private. La porta era aperta ed era costituita dall’obbligo, sancito nel secolo IV dapprima per motivi fiscali, poi per assicurare la pubblicità di alcuni negozi giuridici più delicati, di registrare i testamenti e le donazioni (fatta eccezione per quelli di cui beneficiavano le chiese) nei protocolli delle deliberazioni delle sedute delle magistrature cittadine e statali. Singolare esempio di quello che i filosofi chiamano eterogenesi dei fini: un istituto nato in origine solo per procurare denari al fisco e trasformato poi in mezzo per assicurare la pubblicità dei negozi giuridici diveniva (quanto meno nella coscienza giuridica comune se non forse proprio nel diritto positivo) strumento di autenticazione dei documenti privati. Si andò, anzi, ancora più in là: anziché portare ai tabularii e agli exceptores incaricati della tenuta dei protocolli documenti già redatti in iscritto a cura degli interessati o dei tabellioni, le parti trovarono più semplice e più economico far inserire direttamente nei verbali le proprie dichiarazioni di volontà. Lo spunto offerto dall’esistenza dei forenses e — XI dei tabellioni era andato perduto: ci si avviava verso il monopolio statale della documentazione di ogni genere. Ma la storia ha il suo corso ineluttabile, e in esso le azioni umane, per grandi e importanti che siano, sono destinate fatalmente ad essere superate e travolte. Cose grandi, grandissime, certo, le leggi del vecchio Giustiniano nel secolo VI, ma non tali da fermare quel corso e non tali da non essere sorpassate o quanto meno trasformate in quei secoli dell’alto medio evo che sogliono ancora, scolastica-mente, chiamarsi l’età barbarica, l'epoca oscura, i secoli di ferro, ma che più si studiano e più si svelano, invece, 1 immenso crogiolo nel quale ribollono fondendosi, combinandosi, depositandosi, precipitando, gli svariatissimi ed eterogenei elementi che, non tanto distruggendo, quanto integrando e modificando, con l’apporto di nuovi tralci e nuovi viticci, al sole vivificatore del Cristianesimo, 1 antico ceppo dell’eredità classica, andavano preparando il terreno sul quale, a seicento anni di distanza dalla caduta dell Impero, sbocciò il fiore rigogliosissimo della civiltà europea, ancora ben vivo e vivace anche se qualche petalo, in nove secoli, è ormai caduto. Ma come si inserisce in questo colossale processo storico l’inesperto scrittore di documenti dell Alto Medio Evo, come avviene la sua trasformazione nel colto, raffinato no- | taio dell'età comunale? Gli studiosi di diplomatica hanno supposto influenze dei notai giudiziari e dei notai comitali voluti dalle leggi dei Franchi e c'è ancora chi segue questi insegnamenti: ma perché, allora, quei precedenti hanno operato in Italia, terra d'occupazione di Carlomagno e non in Francia, terra d'origine dei suoi capitolari? È possibile le cose siano andate diversamente, che l’evoluzione, che ebbe fra noi i suoi primi risultati, proprio fra noi abbia avuto il suo svolgimento, e che proprio lo stato di barbarie nel quak era discesa la tecnica della documentazione recasse in sé i germi degli svolgimenti successivi. Quando, lasciandosi dietro una scia di sangue, irruppero in Italia i Longobardi e smantellarono quel che restava delle vecchie istituzioni imperiali, la strada della statalizzazione del documento privato si chiuse definitivamente. Dove sopravvissero, i tabularii e gli exceptores, perduto il loro carat- tere pubblico, furono assimilati ai notarii privati e ridotti a semplici scribi forniti di una certa esperienza delle formule documentarie, privi di ogni autorità. Rimase forse, ma non sicuramente e non dappertutto, la vecchia charta neo-iomana, fraintesa nella sua essenza e costitutiva di diritti non tanto perché scritta e consegnata con l’osservanza di determinate forme, quanto perché oggetto simbolico di un determinato rito nel quale essa personificava la cosa e forse non importava se fosse scritta o in bianco, se fosse incompleta secondo le norme di Giustiniano o completa secondo che tornava comodo al notaio, ormai malsicuro conoscitore di un diritto troppo perfezionato per i grossolani tempi nei quali operava. Anche 1 alto Medioevo — almeno quello italiano, che non aveva ceduto alle consuetudini degli invasori e aveva mantenuto 1 uso della documentazione scritta — in via di principio conservava il concetto giustinianeo che solo la carta compiuta e perfetta con la completio del notaio fosse costitutiva di diritti. Ma quello che nel diritto romano era stato rito procedurale, inteso appunto a questo scopo, si era trasformato in semplice e rozzo simbolismo, man mano più estraneo alle mutate condizioni della società, che da tempo aveva abbandonata la grossolana pubblicità delle thingatio-nes nelle assemblee degli exercitales e che, indotta dal progressivo raffinarsi dello spirito religioso a una sempre maggiore considerazione dei fondamenti etici delle norme giuridiche, sempre più si staccava da un formalismo che non trovava corrispondenza nel mondo della morale. Dopo tutto, 1 essenza medesima dei negozi giuridici la cui documentazione era lo scopo degli istrumenti, poggiava in primo luogo sull’esistenza della buona fede reciproca, dell'incontro di due volontà che si rispettavano a vicenda, anche se tale incontro doveva rivestire solennità determinate; e la prova di quell’incontro riposava sulla fìdes dei testimoni, fra cui, primo, principale e capitale, quello qualificato che non solo scriveva la carta, ma dirigeva il rito della traditio secondo le norme stabilite dal vecchio imperatore romano, magari aggiungendo la menzione del launegildo longobardo nelle donazioni o quella della levatio chartae del diritto salico (« et — XIII bergaminam cum atramentario de terra levavi ») o quella della tradizione per vuasonem et vuantonem oppure per fistucam nodatam nelle alienazioni di immobili. Tutto ciò forniva la base o il punto di partenza per uno svolgimento storico, le cui fasi e i cui tempi di passaggio appaiono chiari dalle così dette notizie dorsali delle pergamene del secolo XI. Esse, in origine, sono i semplici appunti che il notaio prendeva per preparare la carta che sarà oggetto dellu traditio, nella cui redazione definitiva deve ancora riconoscersi il momento fondamentale della documentazione, insieme con quello della costituzione del rapporto giuridico. Non hanno perciò alcun valore legale, tanto vero che a Genova e altrove sono spesso redatte in scrittura tachigrafica, non intelligibile che a pochi iniziati. Ma, a partire dalla seconda metà del secolo, si trovano talora notizie dorsali (o dicta o schede o rogationes, secondo i nomi ad esse attribuiti nei vari luoghi) a sé stanti, intenzionalmente non svolte in mundum, cioè non seguite dalla redazione della relativa carta, che puie era necessaria in caso di contestazione del rapporto giuridico documentato. Ciò vuol dire, evidentemente, che gli interessati erano sicuri della possibilità che il notaio, senza ulteriore intervento loro e dei testimoni avrebbe poi potuto completare la documentazione nel modo desiderato, e, in caso che egli, nel frattempo, fosse morto, poteva provvedervi un altro suo collega. Si contentavano cosi di ricevere, per il momento, la semplice notizia della quale, per garanzia propria e di tutti, il notaio teneva copia. A questo punto, il rito della traditio, se pure ancora si celebra, è divenuto una formalità secondaria, che può essere senza gravi inconvenienti tralasciata. Infine, la notizia dorsale sparisce del tutto, e nel dritto della pergamena non appaiono più nemmeno fittizi segni di croce al posto delle sottoscrizioni dei testimoni, sostituiti dal semplice elenco dei loro nomi. Solo atto preparatorio valido e contenente già in sé, in potenza, l’istrumento perfetto è 1 ’imbreviatura registrata nel protocollo o cartulare del notaio. Allora il processo è compiuto; allora si scioglie definitivamente il connubio fra atto giuridico e sua documentazione che, nato ai tempi di Giustiniano, aveva dato vita alla figura della charta dispositiva; allora il diritto nasce al momento delle dichiarazioni di volontà delle parti e la sua prova è opera esclusiva del notaio, xiv — le cui attestazioni hanno acquistato valore pari a quelle degli oigani dello Stato. Quella che una volta, per lui, era semplice a ilitazione all esercizio professionale di scriba autorizzato, è divenuta ora investitura del diritto di esercitare uno dei potei i riservati alla sfera delle attribuzioni sovrane: quello di auienticazione e di certificazione. Il notaio assume cosi la sua figura definitiva, quella che, in sostanza, conserva ancora nei tempi moderni, senza troppe né tioppo sostanziali varianti, la più appariscente delle quali concerne il carattere degli atti che egli conserva presso di sé, oggi oiiginali unici dai quali si traggono copie autentiche per le paili e per gli interessati, fino all’età delle riforme napoleoniche, invece, protocolli di matrici, ciascuna capace di dar vita, in determinate circostanze e anche in tempi successivi, a una pluralità di originali. Tutto questo è conclusione di un processo secolare, svoltosi spontaneamente nella coscienza giuridica degli uomini e giunto a maturazione a cavallo dei secoli XI e XII. Il capitolo dell editto di Rotari sul notaio qui cartola falsa scripserit, le disposizioni di Carlomagno sui notai dei placiti e sui notai comitali, i capitoli di Ludovico il Pio sui messi im-peiiali e sui notai vescovili possono forse — e ci sia lecito dubitarne un poco — avere avuto qualche influenza su quel processo, ma certo lontana e generica. Nessuna importanza, in realtà, essi avrebbero avuto se non si fossero formate convinzioni generali e diffuse in materia, due secoli e più dopo i capitolari caiolingi, e in Italia, dove poi quei capitolari erano un po d accatto: quattro secoli e più dopo le leggi del re longobardo. Fatto è che, come ripeteva volentieri un maestro della storia del diritto italiano, Pietro Torelli, il cui nome amico mi è caro ricordare qui, a diciassette anni dalla sua scomparsa, il costume non è figlio della legge, ma la legge figlia di lui, e solo dopo che esso si è formato interviene a regolarlo, indirizzarlo, correggerlo: il che equivale a dire che il diritto positivo — qualsiasi diritto positivo — è poi una formazione storica, risultato di uno svolgimento: può e deve essere studiato dogmaticamente, certo, ma per essere inteso appieno nel suo valore sociale occorre considerarlo appunto nella sua dimensione storica: il mos italicus iura docendi è — xv certo più utile agli scopi pratici, ma il mos gallicus è incontestabilmente più valido dal punto di vista scientifico. Nasce dunque il notariato, abbiamo detto, a cavallo fra il secolo XI e il XII, contemporaneamente ad altri due grandi istituti della storia della civiltà europea: il libero Comune italiano e le Università. Non per semplice coincidenza, certo: tutti e tre sono conseguenze di un rinnovamento degli animi e degli spiriti venuto a maturazione nel corso di quel secolo XI che semore più si va svelando come una delle svolte più importanti nella storia d’Europa. E il carattere italiano dell insegnamento universitario bolognese, concretamente rivolto all'applicazione del neonato pensiero scolastico alla vita mondana, mentre nella consorella università parigina quel pensiero affrontava la speculazione filosofica e teologica, corrisponde esattamente al carattere degli altri due istituti, notariato e Comuni, ambedue espressioni di un umanesimo individualista non ignaro della vita sociale ma non disposto ad entrare in un gregge: di un mondo nel quale il fiorire dell economia di scambio e il risorgere delle città, rapidamente e sicuramente impostesi alla campagna, determinano lo sfasciamento delle vecchie autonomie feudali) che altrove, invece si consolidano e, nel campo della diplomatica e. del documento privato, risolvono il problema dell autenticità in forme analoghe a quelle dell’officialato francese e dei loca crc-dibilia ungheresi o si fermano addirittura ai libri traditionum germanici. Come espressione di un medesimo mondo spirituale, il notariato s’immedesima rapidamente con 1 Università e col Comune, alla prima chiedendo anzitutto la propria giustificazione giuridica, al secondo il campo per lo svolgimento della sua azione pratica. Rispondono l’uno e l’altra, l'uno accettando senz’altro il notaio nella sua vita medesima e inserendolo in essa in modo inestricabile, l’altra andando a cercare, come per tutta la vita del mondo che la circondava, le norme regolatrici della di lui attività in quel diritto imperiale romano che per i Glossatori era tuttavia diritto positivo vigente. Le trovò, ma naturalmente, come in tutto il grandioso sforzo che compieva per adattare leggi vecchie di cinque e sei secoli a un mondo toto caelo diverso, a costo di svisarle completamente. Il Digesto, il Codice, le Novelle parlavano di xvi — notarii come stenografi e segretari; di tabularii come ragionieri e archivisti degli uffici imperiali, provinciali e municipali, di exceptores come addetti alla redazione e registrazione dei verbali d ufficio; di tabelliones come scrittori autorizzati di documenti per conto di terzi. D’ogni erba fu fatto un fascio, e tutto fu attribuito al notaio medievale, spesso con arditissimi funambolismi dialettici. Per esempio, tabularii ed exceptores erano definiti nel Digesto servi publici peiché effettivamente erano schiavi addetti ad uffici, come già nel secolo I di Cristo quello, di nome Privato, che teneva 1 economato e la contabilità del municipio di Pompei e si definiva colonorum coloniae Veneriae Corneliae servus. Come conciliare ciò con 1 alta dignità che il notaio aveva acquistato nella vita sociale? Niente paura: servus publicus è il notaio in quanto è a servizio del pubblico ed è suo dovere non rifiutare la propria opera a chiunque la richieda. Non si trova forse nelle fonti che il tabularius, equiparato dalla scuola al tabellio, cioè al notaio, era un conservatore di documenti? E allora un notaio letteratissimo, di quelli che sottoscrivevano in versi^ fiima le sue carte col distico: cui nostri dederant archivis praefore cives corrigit et scripsit, fisco mandante, Iohannes, volendo dire semplicemente che era notaio di nomina imperiale e sottolineando forse il carattere pubblico della potestà di autenticazione delegatagli con quella nomina, ma inducendo poi, settecentocinquant anni più tardi, la giovanile inesperienza di qualcuno che chi vi parla potrebbe anche conoscere più intimamente di chiunque altro, alla trionfale sballatissima scoperta che a Bologna, nel 1180, esisteva già un archivio comunale con un archivista addetto alla sua direzione. Ma non solo passivi rimangono i rapporti del notariato con l'Università. Il notaio è un tecnico del diritto, deve conoscere le norme, deve calarle nelle formule non solo dei contratti, ma degli atti giudiziari, politici, amministrativi, della cui documentazione è richiesto: funzione la cui delicatezza estrema fu già riconosciuta da Irnerio, il grande fondatore della scuola giuridica bolognese, il quale, secondo quanto ci — XVII narra centocinquanta anni dopo Odofredo, scrisse, fra le altre opere, un formularium tabellionum, ove era inserita una formula per il contratto di enfiteusi, che cominciava con le parole petitionibus emphiteotecariis annuendo — e, fra parentesi, mentre per tutto il secolo XI e i primissimi anni del XII le enfiteusi bolognesi cominciano con le parole Petimus a vobis, a partire dal 1106 (cioè proprio negli anni dell’insegnamento d’Irnerio) negli istrumenti rogati da Bonando, un notaio che per più versi ci appare legato alla scuola di diritto (al pari del coevo collega Angelo, che si fregia del titolo di causidico e ama esibirlo in una sottoscrizione metrica, metà dattilica e metà ritmica: Angelus his metris causidicus ista peregi notarii signo subscribens more benigno) negli istrumenti di Bonando, dicevo, le enfiteusi cambiano le parole iniziali appunto in Petitionibus emphiteotecariis annuendo. L’esempio è seguito; in tutto il secolo XII le formule degli istrumenti si specificano, si modificano, si precisano, si ampliano non solo a Bologna ma in tutta 1 Italia, soprattutto settentrionale; il linguaggio si fa tecnico e preciso, si finisce per redigere manuali e formulari per l’istruzione degli allievi. Finché, al principio del secolo XIII, l’insegnamento dell'ars notariae riceve una cattedra apposita nello Studium bolognese. La tiene Ranieri da Perugia, che noi conosciamo bene anche come attivo professionista e che scrisse due libri di testo per i suoi allievi: uno, il liber formularum, nel terzo decennio del secolo, l’altro, ì’Ars notariae, intorno al 1240, quando ormai a lui si stava affiancando, nel medesimo insegnamento. Salatiele e stava per affiancarsi Rolandino Passaggeri. E l’insegnamento è ora diventato una cosa estremamente seria: quasi per ogni tipo di contratto aH’esemplificazione delle formule si fa precedere una notula doctrinalis che delinea, succintamente ma chiaramente, gli essentialia, i naturalia e i possibili acci-dentalia del negozio giuridico; le singole formule sono accompagnate da un apparato, una glossa continua che spiega i motivi di ciascuna clausola e l’opportunità, volta per volta, di inserirla o di tralasciarla. XVIII — In questa elaborazione appaiono diversità di indirizzi: come ha visto Gianfranco Orlandelli, Salatiele di Martino di Papa, stretto agli insegnamenti del maestro suo Odofredo, se non a quelli dell’altro maestro suo Ranieri, rifiuta di piegare gli schemi della teoria alle esigenze della pratica, subordinando nei limiti del possibile, questa a quella e schernisce coloro i quali dum corticem IV instrumentorum cordetenus didicerunt sicut adiscunt femine Pater noster, hanelant ad exhaminatio-nem, avendo imparato a memoria gli schemi dei quattro istrumenti fondamentali della pratica, compravendita, locazione, donazione, testamento, chiedono l'abilitazione al notariato. Salatiele poco conta o trascura affatto i compiti nuovi richiesti dai nuovi tempi al notaio nel campo del diritto pubblico, dal penale all amministrativo; il suo grande rivale Rolandino, invece, nella fortunatissima Summa, scritta forse contemporaneamente alla seconda redazione dell’Ars di Salatiele o almeno poco dopo, quelle necessità non ignora, e infatti, dei quattro libii di quell opera, 1 ultimo è dedicato agli atti giudiziari, trascurati dai suoi predecessori, non solo, ma precorrendo l’insegnamento di Alberto da Gandino, autore di trattati sulle funzioni del podestà nelle città italiane, nella sua vecchiezza pubblica un De officio tabellionatus in villis vel castris, dedicato esclusivamente ai documenti giudiziari e amministrativi. Il suo esempio fa scuola, e un notevole formulario, ancora inedito, di un Riccardo Bussolari, conservato in un codice della biblioteca dell Archiginnasio di Bologna, amplia e approfondisce questo indirizzo. Certo, Rolandino ebbe la fortuna di veder continuato 1 insegnamento dell ars notariae nello Studio bolognese ad opera successiva di due suoi allievi, diretti o indiretti, Pietro da Anzola e Pietro Boattieri, i quali si adoperarono a completare 1 apparato di glosse al formulario, lasciato incompiuto da lui come incompiuti erano stati lasciati i propri da Ranieri e da Salatiele, sicché la Summa costituì un completo trattato teorico-pratico di arte notarile e fece cadere nel dimenticatoio le pur niente affatto trascurabili opere di quei due suoi predecessori. Ma non è questa, o per lo meno non è questa sola la ragione della fortuna della Rolandina, come ben presto venne chiamata per antonomasia: essa è soprattutto da riconoscersi nelle sue qualità intrinseche di moder- — XIX nità e di praticità, illuminate da profonda conoscenza della dottrina, che ne spiegano la diffusione in tutti i paesi d Europa. Qui il discorso potrebbe continuare a lungo e riconoscere alla scuola una importanza livellatrice insospettata da chi si rende conto delle ragioni profonde della diversità dei tipi contrattuali nelle diverse regioni italiane, fino a dare un posto notevolissimo al notariato nella complessa vicenda della unificazione del diritto italiano: ma diverrebbe forse troppo tecnico e troppo più arido del molto, del troppo che è stato finora. Dobbiamo ora, invece, vedere il notaio sotto un altra luce e metterlo decisamente in contrasto con il cattedratico. Certo, come tutti sanno, come tutti dicono e come noi stessi abbiamo ripetuto poc'anzi, grandissimo merito dei giuristi medievali è stato quello di elaborare, sulla base delle leggi romane, norme di vita per i loro contemporanei: ma tuttavia essi, nonostante la loro attiva partecipazione alla vita pubblica, sono legati, nell’insegnamento dalla cattedra, a testi la cui validità non possono discutere, sotto pena di mettere in discussione il fondamento medesimo della loro dottrina. Possono bene adattarsi, quando fanno gli avvocati, a sostenere le ragioni del cliente il quale fonda le sue pretese su costruzioni barbariche passate, attraverso la strada della consuetudine, nel diritto statutario; ma quando insegnano, devono proporsi in primo luogo il problema della validità teorica di questo diritto e tormentare, più o meno fruttuosamente, i concetti di permissio e di iurisdictio. Assai più libero il notaio, che accetta, senza discuterlo, senza proporselo come problema, molti secoli prima che sia formulato, il principio della pluralità degli ordinamenti giuridici; che della vita pubblica e dell’ordinamento costituzionale dei comuni è componente necessario perchè podestà o capitano del popolo può essere chiunque, purché abile, capace, nobile e soprattutto gradito alla fazione dominante; giudice, tutto sommato, può essere anche chiunque abbia buona conoscenza del diritto: ma notaio no, notaio è solo chi ha avuto l’investitura della fides publica e questa può esser concessa solo da chi ne abbia il potere, negato in via di principio alla città come tale o da essa esercitato solo in via di pretesa, come faceva Roma il cui popolo si proclamava titolare del diritto di eleggere xx — 11 rii paratore e quindi fonte di tutti i suoi poteri, o in via di usurpazione, come facevano le città lombarde al tempo della lotta contro Federico Barbarossa. Più ancora: la città stessa è padrona di riconoscere autentici gli atti amministrativi dei suoi medesimi organi, appunto perché sono suoi: ma se intende che le stesse deliberazioni dei suoi consigli e dei suoi magistrati siano attestate in maniera valida erga omnes non può farle verbalizzare che da un notaio. La sola cosa che le è possibile è regolare non già il potere di autenticazione dei suoi notai, ma il suo esercizio; ammettervi solo coloro che, avendo ottenuto l’investitura, siano poi giudicati idonei da una commissione speciale e accettino l'iscrizione a un’apposita corporazione: nulla più. Quindi è che i notai finiscono per entrare, praticamente, in tutta la vita comunale come cancellieri, funzionari, incaricati delle mansioni più varie; si riuniscono in corporazioni cosi potenti da essere talora arbitre della politica di una città e piegarla in un senso piuttosto che in un altro: sono, insomma, tuffati completamente nella vita del proprio tempo e perciò stesso più sensibili dei loro medesimi maestri di diritto e di giurisprudenza ai problemi politici ed economici, alle correnti culturali nuove che si vanno formando e prendendo corpo. Il dottore di leggi o di medicina, assorto nella meditazione dei testi di Giustiniano, degli aforismi di Ippocrate, della filosofia naturale di Aristotele, parla in latino — sia pur quasi maccheronico come Odofredo pensa in latino, veste toga e vede le cose dall’alto della sua dignità accademica; il notaio, che vive la vita di tutti i giorni, non considera la cultura come un privilegio aristocratico e se ne fa divulgatore come Brunetto Latini; comprende Virgilio e Ovidio, ma non disdegna il volgare, ne intende le possibilità poetiche ed artistiche e anche fuori dell ambiente culturale siciliano, ove la poesia volgare era una occupazione snobistica, coltivata da re e da imperatori, se ne fa autore, rozzo ed icastico come Gerardo Patecchio o fine e delicato come Lapo Gianni o sentenzioso e dottrinale come Francesco da Barberino: se ne fa divulgatore come gli oscuri registratori degli istrumenti notarili bolognesi che colmano i vuoti dei loro libracci con le rime di Dante o con la ballata popolaresca dell’usignolo fuggito dalla gabbia o col contrasto — XXI fra le cognate. Non è certo caso, io credo, se il famoso codice vaticano contenente i più antichi componenti della lirica italiana, dai siciliani a Guittone, è vergato in scrittura non libraria, ma notarile, e se i più bei codici trecenteschi della Commedia di Dante sono quelli detti del Cento perché una gentile tradizione, raccolta dal Borghini, vuole che con la trascrizione di cento codici del Poema, in elegantissima scrittura notarile, il notaio Francesco di ser Nardo abbia riccamente dotate non so quante figliole. E non casuale, ma proprio connessa con la sua professione è questa partecipazione cordiale del notaio del Medioevo alla vita sociale, che cosi spesso lo avvia, come al culto della letteratura moderna del suo tempo, cosi alle attività più svariate: da quell’essere in mezzo alle cose del mondo traggono certamente impulso i moltissimi notai autori di cronache, da Pietro Cantinelli a Riccardo da San Germano, da Rolandino da Padova a Pietro Azario, senza contare i genovesi cui quel compito era attribuito come dovere d’ufficio. Da quella stessa fonte trae origine l'appassionata partecipazione alle vicende politiche di coloro che talvolta, dopo essere stati arbitri dei destini della loro città, come Rolandino Pas-saggeri, tornano poi alla professione, o 1 abbandonano definitivamente per affrontare una vita movimentata come quella di Biagio Assereto o addirittura avventurosa come quella di Giovanni Caracciolo o grandiosa, con tutte le sue luci e le sue ombre, come quella di Cola di Rienzo. Signore, Signori, altro si attendeva da me, altro meritava questo teatro, altro i Notai italiani riuniti a congresso, altro il Consiglio Nazionale, altro gli organizzatori della magnifica mostra che abbiamo inaugurato e visitato ieri, altro Genova, che delle sue illustri tradizioni notarili, del suo incomparabile patrimonio documentario va giustamente superba. Quella che voleva essere una semplice proposizione di problemi storici è divenuta noiosa e pesante erudizione; quella che intendeva essere una dimostrazione dei contributi d’ogni genere dati XXII — dai notai italiani del Medio Evo, e proprio in grazia dell'esercizio dell arte loro, alla civiltà, all'arte, alla cultura, si è ridotta a povera elencazione senza vita. Valga a scusarmi l’intenzione, che era di mostrare la faticosa genesi di quello che è oggi 1 istrumento notarile, di far vedere come la figura del notaio, che dallo scopo medesimo per cui è istituita, l’attestazione della verità, riceve le sue indistruttibili patenti nobiliari, sia associata fin dalla sua prima formazione alla gloriosa rinascita della scienza, all'alba faticosa della libertà. — XXIII FRANCO BORLANDI LA MOSTRA STORICA Testo del discorso inaugurale tenuto il 29 maggio 1964 per l’aper-della Mostra Storica del Notariato Medievale Ligure. Eccellenze, Signore, Signori, La Mostra Storica del Notariato medievale ligure che il Consiglio Nazionale del Notariato, con lungimirante sensibilità culturale, ha voluto, fosse realizzata nel quadro'di questo XIII Congresso, non è una Mostra come tutte le altre. Le mancano, anzitutto, le caratteristiche essenziali sempre presenti in manifestazioni che si propongono di suscitare, di provocare o di riscuotere 1 attenzione e l’ammirazione del grosso pubblico. Essa è costituita da tesori che brillano di luce propria, non adatta ad abbagliare se non chi ha occhi per vedere, mente e sensibilità per intendere. Essa non è nemmeno una di quelle Mostre che non hanno altra giustificazione se non quella di ostentare antiche carte di nobiltà e più o meno arcaici blasoni; nè altro scopo all’infuori di quello di rivendicare più o meno contestabili glorie locali. Se la Mostra ha sede in Genova e se il suo ambito si limita a quello della regione ligure, è per il fatto che a Genova e, relativamente, anche se in misura minore, nella vicina Savona, il notariato medievale ha lasciato le tracce più cospicue e più venerande in una serie di protocolli o « cartulari » che risalgono alla metà del XII secolo e che per antichità, per compattezza, per' intensità e per' continuità, non trovano riscontro in nessun’altra contrada del mondo. A Genova, sono circa diecimila gli atti conservatici dai cartulari notarili del XII secolo e ad essi sono da aggiungere certo non meno di altri duemila redatti per lo stesso secolo dai notai di Savona. La serie dei cartulari che in Liguria si inizia col XII secolo, ed in particolare a Genova con l'anno 1154, altrove non ha inizio che molto più tardi: quasi settantanni dopo a Siena, nel 1226 a Bologna, nel 1229 a Pavia, nel 1246 a Lucca, nel 1250 a Firenze, nel 1271 a Venezia, nel — .XXVII 1287 a Palermo. Anche a Marsiglia i pochi e più antichi cartulari notarili tutt’ora superstiti non datano che dal XIII secolo decisamente inoltrato. Quanto a Milano, essa non ci ha conservato cartulari anteriori agli inizi del secolo XV. In questi casi riferiti al XIII secolo, si tratta poi, quasi sempre, di frammenti o di registri isolati spesso con gravi soluzioni di continuità temporale, mentre a Genova la serie dei cartulari posteriori al XII secolo si presenta compatta e quasi assolutamente continua, oltreché talmente ricca da offrire già per la prima metà del Duecento la possibilità assai frequente di poter contare, per ogni anno, fino a 5 o 6 cartulari redatti contemporaneamente da altrettanti notai, che assommano anche a 10 od a 15 nella seconda metà dello stesso secolo. Per dirla in termini più semplici e meno astrusi, si potrebbe osservare, senza eccessivo rischio di una recisa smentita, che, a parte il caso assolutamente unico, rappresentato dai cartulari liguri del XII secolo, il numero dei cartulari genovesi relativi al secolo seguente e pervenuti fino a noi supera di gran lunga la somma di tutti i cartulari relativi allo stesso secolo di cui dispongono, considerati nel loro insieme, tutti quanti gli altri archivi italiani. La continuità, l’antichità e la ricchezza non sono però le seJe caratteristiche delle ineguagliate testimonianze notarili di cui Genova e la Liguria sono, a giusto titolo, orgogliose e gelose custodi. Mentre fino al tardo Medio Evo la documentazione di cui dispone lo storico è di carattere prevalentemente pubblico od ecclesiastico, questi cartulari notarili, pur contenendo una notevole massa di documenti di questa natura, a volte anche di particolare rilievo, sono costituiti prevalentemente da atti di carattere privato, altrove condannati ad irrimediabile dispersione, proprio perchè non stipulati davanti al notaio che ne ha conservato le tracce. Nel secolo e mezzo che corre grosso modo dall’età di Federico Barbarossa a quella di Marco Polo, che è anche la stessa in cui i Genovesi Ugolino e Vadino Vivaldi abbattevano le colonne d’Èrcole (« coi remi facendo ala al folle volo »), i cartulari notarili di Genova, di Savona, di Portovenere, rispecchiando — giorno per giorno — le attività di questi centri mercantili e marittimi, hanno così XXVIII — trasmesso agli storici preziose testimonianze che non hanno altrove riscontro. Non provoca pertanto sorpresa il fatto che da oltre due secoli sia andato progressivamente crescendo il’ricorso a questi documenti da parte di studiosi di tutto il mondo, impegnati a cogliere le fasi più delicate della trasformazione e del- 1 adattamento degli antichi istituti del diritto commerciale e del diritto marittimo, l’origine di quelli nuovi sorti dalla pratica specialmente fra il secolo XI e XII, le caratteristiche del commercio e della navigazione, le fasi ed i tempi di una società in piena evoluzione, la tecnica degli affari, le origini del capitalismo, della banca, del contratto di assicurazione, in un mondo dagli orizzonti ben più vasti di quelli racchiusi tra le opposte ed attive sponde del Mediterraneo, divenute anguste per chi operava in un campo geografico che incluse precocemente il Mare del Nord non ignorando nemmeno rapporti con l’india e la Cina. La conservazione di cartulari o di atti redatti oltre che a Genova in numerosi scali in cui si articolavano le attività e le iniziative, di questa Liguria operosa, da JBonifacio a Trapani, da Napoli a Bugia, da Tiro a Beirut, da Pera a Caffa, dall’Armenia a Cipro, da Rodi al Mar Nero, ha aggiunto interesse a queste fonti documentarie facendone un riferimento obbligato ed imprescindibile. L’austriaco Hans von Voltelini, i tedeschi Schaube, Sieveking, Kehr, Caro e Schulte, i francesi Sayous, Teroigne, Heers, Bautier, i belgi Laureut, Doehaerd, Kerre-mans e Verlinden, il rumeno Bratianu, il danese Erik Bach, vi hanno attinto a piene mani, a volte affiancando, a volte seguendo, a volte precedendo l’opera di studiosi italiani fra cui mi limito a ricordare, accanto ai nomi di De Simoni, Belgrano, Ferretto, Vito Vitale e Raffaele Di Tucci, tanto noti e cari alla storiografia genovese, quelli di illustri Maestri di altre Università, come Guido Astuti e Filippo Carli, e di questa stessa Università di Genova, come Enrico Bensa, Alessandro Lattes, Mario Chiaudano, Gian Piero Bognetti, Mattia Moresco, Raffaele Ciasca, Giorgio Falco e Geo Pistarino. Ma questo già lungo elenco di nomi, a cui dovrebbero tuttavia aggiungersi almeno quelli di Giorgio Costamagna e di Dino Puncuh — e non soltanto nella loro qualità di ordinatori della Mostra — non direbbe ancor nulla se non si ricordasse che l’istituto — XXIX Storico Belga ha dedicato a questi cartulari ben quattro ponderosi volumi e che soprattutto ben tre Università americane, del Wisconsin, di Cincinnati, di Yale, da alcuni decenni si sono dedicate alla pubblicazione ed allo studio approfondito di queste fonti genovesi attraverso una équipe di eruditi, sotto l’iniziativa e l’impulso di tre reputati Maestri: il Bvrne, il Reynolds e il Lopez. Davanti ad una così cospicua messe in cui mietere e ad una così larga varietà di interessi, il compito degli ordinatori della Mostra non poteva essere nè lieve nè semplice. Essi lo hanno tuttavia assolto in maniera, a mio giudizio, felice, anche se a prezzo di rinunce, nell'imbarazzo di scelte fra pezzi singolari e pezzi significativi o attraenti. La formula adottata è stata sostanzialmente questa: articolare la Mostra in tre diverse sezioni, dando alla prima un carattere rigidamente sistematico; alle altre due un carattere necessariamente antologico. La prima sezione, che è la più tecnica, presenta anche i documenti di maggior vetustà, fra cui sei pergamene dell’XI secolo, proponendosi di illustrare attraverso i documenti genovesi l’evoluzione della redazione del documento notarile, dalla charta all’instrumentum. La seconda è dedicata al notaio nella vita politica, economica e sociale del suo tempo: il notaio negli uffici pubblici, nell’amministrazione della giustizia, nelle sue funzioni rispetto alla Chiesa; ed il notaio « tout court », nella sua carriera, nella sua attività, nel rigore dei costumi che gli era imposto dalla dignità dell ufficio, nelle difficoltà che incontrava nell’esercizio delle sue funzioni; il notaio improvvisato ed il notaio umanista, quello fedele alla sua professione e quello che le voltava le spalle, magari per diventare uomo d’armi o ammiraglio, attratto dal miraggio di una ulteriore ascesa sociale o politica. Ma anche il notaio come testimone del suo tempo, della vita anche minuta che pulsava nei porti, nelle città, dietro le stesse mura delle case. A Genova più che altrove, almeno nei secoli XII e XIII, assumevano infatti forma di documento notarile anche quegli impegni od accordi che da altre parti, per la loro natura, non si sarebbero stretti che in forma verbale o tutt’al più a mezzo di scrittura privata. xxx — E quindi in questa parte della seconda sezione della Mosti a che il visitatore si troverà di fronte ai documenti più vari ed a volte anche più inattesi, specialmente quando sosterà, se vorrà farlo, davanti a due gruppi di vetrine: quelle dedicate a « il costume, la superstizione, la medicina » e quelle ielative a « la cultura e la scuola ». Forse, a prima vista, il materiale esposto gli potrà dare l'idea di una scelta un po’ occasionale, di accostamenti di carte più curiose che legate fra loio da un visibile nesso; ma, a ben guardare, non uno di questi documenti sfugge alla logica coerente e rigorosa di una società che si cautelava contro i pericoli della vita rap-piesentati dal gioco, dalle donne, dalle malattie e dall’igno-lanza, ricorrendo al notaio, allo scongiuro, al medico, al maesti o, così come affrontava i rischi sul mare ripartendoli fra compartecipi, munendosi di salvacondotti, ricorrendo a particolari istituti ed adottando precocemente il vero e proprio contratto di assicurazione. E proprio a vari contratti di assicurazione marittima preludono nelle vetrine seguenti alcuni documenti notarili relativi a contabilità commerciali, alla nave ed alla banca privata. Il primo, che si riferisce ad operazioni effettuate fra il 1156 ed il 1158, è anche il più antico documento contabile che sia noto fin ora in Italia per l’età medievale; mentre gli altri si riferiscono, per la nave, alla costruzione, all’armamento, alla vendita, all arruolamento di equipaggi e a contratti di trasporto con relative tariffe; per la banca, alle varie operazioni praticate nel corso del XII secolo in Genova, ed a relazioni di banchieri genovesi con le fiere di Champagne, con Asti, con 1 ordine dei Templari, per conto del re di Francia Luigi IX, « il Santo ». Infine, dopo qualche esempio di atti rogati da notai genovesi nelle più diverse contrade del Mediterraneo e del Mar Nero, ecco ancora di scena Luigi IX ed il suo ammiraglio, il genovese Ugo Lercari, occupati in operazioni preparatorie dell imminente Crociata. Ma, con questo documento, siamo già nella terza ed ultima sezione della Mostra, riservata ad alcuni insigni cimeli del Medio Evo genovese, a noi pervenuti sempre ad opera dei notai. Qui gli ordinatori della Mostra correvano ancora di più il rischio di lasciarsi prendere la mano, ma essi sperano di aver dato prova di buon gusto e di stile facendo di questa — XXXI sezione la più esigua di tutta la Mostra, di cui non Genova, ma il Notariato doveva essere il protagonista. In complesso, almeno nove dei soli undici documenti che compongono questa sezione, non mancheranno di imporsi anche al visitatore più affrettato e distratto: fra essi, l’originale arabo in pergamena del trattato stipulato da Genova con il Re di Majorca nel 1188, od il documento del 1251 relativo al trono di Federico II di Svevia, ornato d’oro, di perle e pietre preziose, concesso in pegno a due Spinola e ad un Di Negro a garanzia di un prestito ingente; oppure le carte relative a Vadino Vivaldi, o ad Antonio Malfante, o allatto del 25 Agosto 1479 in cui figura un testimone di assoluta eccezione: « Cristojorus Columbus, civis Ianue ». Fin qui, la Mostra, che presenta 146 documenti, non in facsimile, ma in originale, grazie all'avveduta comprensione del Ministro dell’interno, della Direzione Generale degli Archivi di Stato e del Direttore dell'Archivio di Stato di Genova, Prof. Costamagna, intelligente custode di questi invidiati tesori, e grazie al benevolo consenso, per i documenti di loro competenza, del Comune di Genova, del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo, del Comune di Sarzana e degli Archivi di Stato di Torino e Savona. Ognuno dei documenti presentati alla Mostra meriterebbe da solo una illustrazione ben più vasta di quella consentita ad un catalogo o ad un modesto discorso di presentazione. Non so tuttavia resistere all'idea di fermarmi qualche istante su uno di essi, quel rendiconto mercantile che figura nella Mostra sotto il n° 99 e che costituì un autentico rompicapo paleografico fino a quando le geniali intuizioni di Guido Astuti e di Giorgio Falco non vennero a scioglierne i nodi. Nel 1156 Ingo de Volta, stipulando un’accomandatio con Ansaldus Baialardus, aveva affidato a quest’ultimo la somma di poco più di lire 205 di Genova. L’anno successivo, i lucri ottenuti (lire 74) vennero ripartiti fra l’accomandante e l’accomandatario nella consueta proporzione di tre quarti al primo e di un quarto al secondo. Fra i due si stipulò allora una nuova accomandatio in cui Ingo tornò ad impiegare il capitale della precedente aumentato di buona parte degli utili conseguiti, costituendo così una somma complessiva di lire 254. A sua volta Ansaldus investì l’utile impiegandolo nella im- XXXII — presa come un capitale suo proprio, di cui avrebbe goduto la totalità degli eventuali profitti, mentre del profitto deìl’acco-mandatio affidatagli da Ingo gli sarebbe spettata soltanto la solita quarta parte. Al termine dell’operazione, Ansaldus tirò le somme dell'attivo e del passivo. Restava un utile netto che, nei confronti del capitale complessivamente impiegato rappresentava pressapoco il 91 per cento. Ansaldus, che aveva stipulato la prima accomandita con Ingo de Volta senza rischiare un centesimo, al termine di questa seconda, si trovava possessore di più di lire 91, mentre il capitale di lire 205, con il quale Ingo aveva stipulato la prima accomandita, si era più che raddoppiato, raggiungendo la somma di lire 426. Si stabiliva allora fra i due un nuovo rapporto, reimpiegando il capitale iniziale e capitalizzando buona parte degli utili conseguiti. Le aumentate disponibilità finanziarie di Ansaldus gli davano però una posizione più solida che gli consentiva di trattare con Ingo quasi da pari a pari, stipulando con Ingo non più una semplice accomandatici, ma una societas, in cui l’eccedenza del capitale di Ingo venne ricevuta in accomandatio. Queste tre operazioni commerciali rivelano elementi del più grande interesse. Anzitutto, utili netti particolarmente elevati. Se la prima operazione, che non sappiamo se conclusa con un viaggio terrestre o marittimo, recò al capitale l'utile già ragguardevole del 36 per cento, la seconda, riferita ad un viaggio marittimo, fruttò nientemeno che il 91 per cento; più della terza che, con un viaggio di mare in Egitto ed in Siria, recò l'utile, pur particolarmente notevole, del 60 per cento. Nel breve giro di tre viaggi commerciali, che si possono delimitare a tre anni, la somma impiegata inizialmente da Ingo de Volta si era nientemeno che triplicata, senza tener conto di 25 lire trattenute in tutto da Ingo al termine dei due primi viaggi, mentre Ansaldus, attraverso una serie di successive capitalizzazioni delle sue quote di utili, con tre viaggi di commercio, si era costruito dal nulla un patrimonio di oltre 142 lire genovesi, oltre alle 27 lire trattenute sui profitti del secondo viaggio. Volendo farci un’idea del reale ammontare di queste somme, potremmo osservare che, pochi anni dopo, con la somma annuale di 11 lire e 10 soldi, cioè di 11 lire e mezzo, — XXXIII un commerciante che aveva bottega in Genova manteneva sè ed un commesso. E qualora ciò non bastasse, si potrebbe poi considerare che, secondo calcoli del Chiaudano, nel 1191 il reddito professionale complessivo di un notaio genovese ammontava annualmente a lire 34 e soldi 15. Ansaldus, in tre anni, aveva realizzato invece un utile complessivo di ben 169 lire e mezzo, il che significa, in parole povere, che un mercante agli esordi della sua carriera, aveva guadagnato in media, in tre anni, il 62 per cento più di quello che guadagnava un notaro. Nè la questione è tutta di quantità. Il procedere senza soste di questo mercante, la sua ascesa continua, il suo evidente sforzo progressivo per superare ogni posizione presente — da semplice accomandatario nel primo viaggio, ad accomandatario e mercante-capitalista nel secondo, ad accomandatario e socio nel terzo, — mettono innegabilmente di fronte ad una personalità che reca nuova luce sul rapido ricambio sociale in un grande centro marittimo ed in un epoca, il XII secolo, che — fino a qualche decennio fa — era ancora definita, sulle orme di Werner Sombart, come « tutta dominata dall'idea del nutrimento » ed assolutamente sprovvista di qualunque slancio verso il conseguimento e 1 accumulazione della ricchezza. Gente che sale, sforzo perenne per il conseguimento di altre mete, per l’individuazione degli strumenti più idonei a raggiungerle, per il controllo e l’affinamento dei mezzi tecnici, giuridici ed economici, onde consentire all’uomo di arrivare più oltre. Questo è il coro di voci umane che si sprigiona dal materiale presentato alla Mostra. Pergamene e carte che non rimangono mute, ma che hanno un loro linguaggio persino in se stesse, indipendentemente dai segni e dalle scritture che recano. Il visitatore attento non mancherà per esempio di accorgersi che a Genova, già nel XII secolo, l’uso della carta contende precocemente il passo a quello della pergamena. Carta forse prodotta dagli arabi di Samarcanda prima che le cartiere di Voltri e del Ponente si affacciassero operose alla storia. Carta che a volte reca ancora scritture arabe come quelle conservate dal nostro più antico cartulare. Ve n’è una che significa: « sia trattata come Dio comanda verso le sue xxxiv — creature »; ed un’altra: « i cristiani vadano o vengano »; ed un’altra ancora dove si chiede: « come si potrebbe far novità in questi nostri tempi a vostro danno? »: quasi un messaggio che, da remote contrade, veniva trasmesso all’Occidente in un rinnovato clima di distensione. Eccellenze, Signore e Signori, L'incoraggiante presenza dell’On. Paolo Emilio Taviani, Ministro dell’interno, che, in anni lontani, affinò la sua preparazione paleografica proprio sui cartulari di questi notai genovesi, mi induce ad accennare ad un’iniziativa di imminente realizzazione: la creazione in Genova di un Centro Nazionale per la Storia del Notariato a cui il Ministro Taviani, sia personalmente, sia a mezzo della Direzione Generale degli Archivi di Stato, sta prodigando le più lusinghiere attenzioni. Nessuna occasione meglio di questa si sarebbe prestata per manifestare la più viva gratitudine al Ministro Taviani ed ai suoi più diretti collaboratori in questo settore: il Prefetto Gaja, Direttore Generale, il Viceprefetto Scambelluri, l’ispettore Generale Lombardo. Infine, visto che incautamente mi si è data la parola, mi permetto di abusarne ancora per qualche istante e, per di più, con qualche riferimento di carattere assolutamente personale. Per una serie di coincidenze del tutto imprevedibili (ma che pure spesso si verificano nell’incerta vita dell’uomo), io mi trovo in questo momento a veder convergere nella mia persona tre diverse funzioni: quella di professore nell’Uni-versità di Genova, di presidente della Società Ligure di Storia Patria e di presidente eletto di uno dei tre clubs Rotariani di questa città. Tre Enti che, a diverso titolo, si sono resi benemeriti della conoscenza e dello studio dei tesori notarili di Genova di cui ho appena discorso: l’Università con costante e mai placato interesse, fin dai tempi oramai lontani di Ferdinando Gabotto, di Enrico Bensa e di Alessandro Lattes; la Società Ligure di Storia Patria che da oltre sessantanni pubblica studi, regesti e cartulari, in un primo tempo come volumi dei propri Atti, più tardi, cioè dal 1938, in una collana — xxxv di volumi dedicati ai Notai liguri del XII secolo e realizzata con la collaborazione scientifica delle Università di Wisconsin e di Cincinnati; il Rotary Club genovese, che, sospendendo le sue attività negli anni difficili, destinò i suoi fondi residui al finanziamento della collana testé ricordata. E’ quindi in triplice veste ed in qualità di erede nonché di depositario di questi tre nobili impegni, che io mi appresto a formulare una preghiera e un invito. La preghiera, al Presidente, perchè voglia aprire le porte della Mostra; 1 invito a tutti i presenti, perchè, in caso di consenso, ne facciano merito al Consiglio Nazionale del Notariato; in caso di delusione, ne facciano colpa a noi. xxxvi — GIORGIO COSTAMAGNA - DINO PUNCUH MOSTRA STORICA DEL NOTARIATO MEDIEVALE LIGURE COMITATO SCIENTIFICO DELLA MOSTRA Prof. Franco Borlandi ordinario di storia economica nell’Università di Genova Prof. Luigi Prosdocimi ordinario di storia del diritto italiano nell’Università di Genova Prof. Geo Pistarino straordinario di paleografia e diplomatica nell'Università di Genova Prof. Giorgio Costamagna direttore dell’Archivio di Stato di Genova Prof. Giuseppe Piersantelli direttore delle Biblioteche civiche di Genova Dott. Dino Puncuh segretario della Società Ligure di Storia Patria Dott. Luigi Santini rappresentante del Consiglio notarile di Genova Dott. Arch. Vincenzo Oddi consulente tecnico Dott. Aristotele Morello rappresentante del Comitato esecutivo del Congresso La mostra ed il presente catalogo sono stati curati rispettivamente da Giorgio Costamagna per la sezione « La redazione del documento notarile » da Dino Puncuh per le altre sezioni. II Signum tabellionis qui riprodotto è quello usato dal notaio-ammiraglio Biagio Assereto. Nessuna città era meglio indicata di Genova a dare vita e ad accogliere una Mostra del notariato medievale. Il suo titolo massimo, ed unico in Italia e nel mondo, è infatti l'imponente raccolta di cartulari notarili che, dopo tante avventurose vicende, — in specie il bombardamento francese del 1684, — si conservano nel suo Archivio di Stato e che prendono l’avvio dalla metà del secolo XII col cartulare di Giovanni Scriba, il più antico finora conosciuto. La difficoltà di allestire la Mostra non stava dunque nel trovare il materiale, che è, anzi, anche troppo abbondante. Alla mole immensa di ciò che han lasciato scritto i notai genovesi si aggiungono i savonesi, che, anche se meno numerosi, risalgono ad un’antichità quasi altrettanto remota, e che recentemente sono stati fatti oggetto di attente cure da parte degli studiosi. Le principali difficoltà, in poche parole, stavano nella scelta del materiale, che solo in minima parte poteva essere sfruttato, e l’articolazione di esso che doveva mirare a una certa organicità. Ma guai a addentrarsi nei particolari, guai a voler tirare le fila dei molti problemi che riguardano la storia del notariato medievale: scuole e formulari, tirocinio e pratica notarile, organizzazione corporativa, redazione dello strumento, dalla notizia dorsale o marginale, al manuale, all'imbreviatura, alla « charta », valore e conservazione del documento e così via. Di fronte a tutti questi e a molti altri problemi, nella ristrettezza del tempo che era loro concesso, gli ordinatori della Mostra si sono riserbata una certa libertà, tanto più apprezzabile in quanto essi non intendevano rivolgersi esclusivamente a tecnici e a specialisti, ma ad un più largo pubblico, sensibile alle molteplici suggestioni che possono nascere dal contatto e dall’ispezione diretta dei documenti medievali. Il maggior numero di quelli, editi o inediti, che fanno parte della Mostra e sono compresi nel presente catalogo, deriva dagli archivi di Genova e di Savona. Alcuni argomenti d’interesse generale, come la redazione dello strumento, o d’interesse speciale, come la procedura giudiziaria dei notai savonesi, sono stati trattati con particolare impegno; altri sono stati accennati per spunti significativi, come l’apprendistato, il Collegio notarile, i notai ecclesiastici. Ma ben presto la vita vissuta ha preso il sopravvento sulla dottrina. Come sa per esperienza chi ha qualche pratica di cose medievali, non v’è lettura più suggestiva dei cartari e dei cartulari notarili, che rispecchiano in tutti i suoi aspetti e con la maggiore immediatezza la società del tempo, i suoi usi, i suoi costumiT le sue singolarità. E qui gli ordinatori della Mostra hanno avuto campo di spaziare nei settori più vasti e più curiosi dell’attività notarile. Qui, nel Tre e nel Quattrocento compaiono i grandi nomi della cancelleria genovese: Giorgio Stella, Iacopo Bracelli, Biagio Assereto; compare nel 1479 un testimonio non ancora d eccezione che si chiama Cristoforo Colombo. Sfilano davanti ai notai i mercanti, i banchieri, gli uomini di mare per i più svariati e complicati negozi; grazie alle loro cure possiamo entrare a nostro agio nelle ricche botteghe dello speziale Enrico della Torre e del cartaio Bartolomeo Lupoto, che ci consentono di dare uno sguardo alla cultura scientifica e letteraria del tempo. Ricorre al notaio — e i casi sono assai frequenti — chi si obbliga verso la moglie o verso la madre a non sperperare il denaro nelle donne, nel giuoco e nella crapula; vi ricorrono Giovannetta Oli-veti e Marco Bentramo veneto nell’atto di stipulare una convenzione, in base alla quale la donna s’impegna a vivere con Marco 6 — « pro serviciale et amaxia usque ad annos sex », dopo il qual termine se per volontà dell'uno o dell’altro verrà sciolta l'unione, Giovannetta dovrà ricevere come sua mercede dieci libre di geno-vini. Infine per atto notarile un medico o guaritore, Ruggero « de Brucha » di Bergamo s’impegna a sanare o se non altro a migliorare della sua infermità Bosso lanaiolo. Evidentemente il povero Bosso aveva avuto un colpo apoplettico ed era rimasto leso in una mano, in un piede e nella parola. Ora Ruggero gli promette con l’aiuto di Dio nel termine di un mese e mezzo di rimetterlo in sesto tanto da consentirgli di portarsi il cibo alla bocca, tagliare il pane, camminare e parlare meglio di quanto non faccia alla stipulazione del contratto; per intanto gli prescrive una dieta rigorosa: niente frutta, niente carne bovina nè carne secca, niente pasta asciutta nè cavoli. Ruggero si addossa la spesa delle cure necessarie; scaduto il termine, a guarigione o a miglioramento conseguito, deve riscuotere sette libre di genovini. In caso contrario nulla gli è dovuto. Nessuna meraviglia se in mezzo a tante umane miserie anche i notai si concedono di quando in quando qualche svago. Tra gli svaghi — spiace il dirlo, ma non si può chiudere gli occhi dinanzi alla verità — vera il frequentare le taverne suburbane e il darsi alla crapula e all’ubriachezza. La cosa parrebbe incredibile se non fosse autorevolmente attestata dagli Statuti del Collegio dei notai del 1462, dove si comminano le pene « contra notarios crapule et ebrietati datos aut inhoneste viventes », e cioè: prima pene pecuniarie, poi il carcere, infine la sospensione a tempo o a vita dall’ufficio. Forse più innocente lo svago di quel notaio che annotava nel suo cartulario le formule magiche per le varie occorrenze della vita, soprattutto della vita femminile. E chi avrà curiosità potrà, ad esempio, sapere come si fa a stagnare il sangue, o ad affrettare il parto di una donna. Anzi, poiché costa così poco fare un’opera buona, traduciamo senz’altro la ricetta per stagnare il sangue: « Scrivi con questo sangue in fronte al paziente questi tre nomi in questo modo: + agla + aglala + aglalata ». Chi non ci crede non ha che da provare. Dopo un amplissimo giro per molte fra le sedi del Mediterraneo e del Mar Nero dove rogarono i notai genovesi, la Mostra intende chiudere in bellezza, in maniera cioè da appagare la vista e da soddisfare l’interesse storico dei visitatori. L’ultima parte è così dedicata a uno spettacolo raro, la riproduzione, in veste assai vistosa, dei più insigni cimelii del medio-evo genovese: il Breve della Compagna del 1157, il trattato di pace fra il re di Maiorca e il comune di Genova del 1188, la sottomissione del comune dì Savona del 1202, un atto della lotta contro Federico II, uno strumento di Ugo Lercari, ammiraglio di Luigi IX il Santo, relativo alla crociata, il trattato del Ninfeo del 1261 che segna la riscossa genovese contro Venezia nell’impero bizantino, uno degli ultimi contratti stipulati da Vadino Vivaldi in preparazione di quel viaggio che doveva essere senza ritorno. Giorgio Falco LA REDAZIONE DEL DOCUMENTO NOTARILE GENOVESE DALLA CHARTA ALL’INSTRUMENTUM ABBREVIAZIONI USATE A.S.G. - Archivio di Stato di Genova A.S. - Archivio Segreto A.F. - Antica Finanza S.N. - Sezione notai N.G. - Notai giudiziari B.S.G. - Banco di San Giorgio A.S.S. - Archivio di Stato di Savona A.S.T. - Archivio di Stato di Torino L’uso del corsivo in alcuni documenti si riferisce a particolari aspetti sui quali s’intende richiamare l’attenzione. Le note bibliografiche si riferiscono a studi non citati nel testo. Nella trascrizione delle pergamene in cattivo stato di conservazione si è segnata con una barretta la fine di ogni riga. La scienza, in questi ultimi anni, si è impegnata nella ricerca della soluzione di numerosi problemi che la storia del notariato e la diplomatica notarile ancora prospettano. Tra di essi sono indubbiamente di primaria importanza quelli relativi alla redazione del documento medievale, chè dalla risposta a tali quesiti dipende lo scioglimento di numerose altre incognite di carattere storico e giuridico. L’interrogativo forse più appassionante che si presenta quando ci si sofferma a studiare come venisse redatto, nei secoli compresi tra l’ottavo ed il decimosecondo, il documento notarile italiano riguarda la natura ed il valore giuridico delle così dette « notizie dorsali », di quelle annotazioni cioè, che, prima di procedere alla stesura formale e solenne di un atto, il notaio prendeva del suo contenuto stendendole a tergo o a margine della pergamena. Sull’argomento esiste una notevole letteratura e sono state espresse le più contrastanti opinioni, ma non meno interessante è lo studio del processo di successione delle varie fasi attraverso cui doveva passare la redazione del documento quando, superato quel sistema, il notaio dovette pensare a conservare anche presso di sè traccia dell’avvenuto suo intervento. Si presentano così i temi toccanti la formazione del cartolare contenente le prime redazioni degli atti, il rilascio degli originali in pergamena e delle copie, il rifacimento dei documenti perduti etc. Problemi tutti su cui i formulari medievali rimastici sono tutt’altro che espliciti mentre gli statuti, oltre a dettare norme diverse da città a città, tacciono sui particolari. Genova, che ha la fortuna di poter vantare i più venerandi e ricchi archivi notarili, di conservare i più antichi cartolari di imbreviature del mondo, di possedere una delle più significative raccolte di scritture tachigrafiche, si trova nelle migliori condizioni per offrire agli studiosi ed ai ricercatori una scelta di documenti atti ad illustrare l’evoluzione verificatasi nella redazione dei documenti dei suoi notai medievali. — 11 I 1010 maggio 27 Alberto, figlio del fu Leone di Cesino, acquista da Giovanni ed Alberga e da Giovanni e Sigelberga dei beni siti nella località detta « Plonhe ». A.S.G., A.S., Monastero di San Siro, 1525/1. Edizione in L. T. Belgrado, Cartario Genovese, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, II, parte I, Genova, 1870, doc. L; cfr. anche G. Costamagna, La scomparsa della tachigrafia notarile neU’avvento dell’imbreviatura, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, N.S., III (LXXVII), p. 37. NOTE TACHIGRAFICHE SUL DORSO DELLA PERGAMENA 1) .................... berga fì-li-a con(dam) Mar-ti-ni de Sa-n-ti..... 2) ............................................................................................................................................... 3) ....................................... iugalibus at te Al-ber-to fi( li)-us con(dam) Le-o-ni de Ci-si-no.......................................................................................................................... 4) ........................................ de u-na par-te fo-sa-tus Ru-ber-li us-que in co-sta de Ga.................................................................................................................................. 5) ........................................ pi us-que in Iu-ven-ti-na.................................................... 6) ........................................ rico In-gel-ber-to U-de-pr-an-do....................................... Si è accennato, nella breve avvertenza che precede queste pagine, come il primo quesito che si presenta a chi si soffermi a studiare la storia del notariato e la diplomatica del documento notarile sia quello relativo alla natura ed al valore delle così dette « notitiae » dorsali. Esse spesso appaiono in una scrittura tachigrafia caratteristica dell’alto medioevo che gli specialisti definiscono come tachigrafìa sillabica. Questo primo documento costituisce una delle rare notizie dorsali che si conoscono ed è uno tra i più antichi tra quelli conservati a Genova. 12 — II TESTO SUL DIRITTO (S.T.) In nomine domini Dei et Salvatoris nostri Jhesu Christi. Einri-cus gratia De(i rex an)no regni eius, Deo propicio, in Italia septimo, quinto kalendas iunii in(dicione oc)tava. Constad nos Johanne filius quondam item Jo(h)a(n)ni et Alberga iugalibus filia quondam Mar.... de monte et item Iohanne filius quondam item Johanni et Sigelberga iugalibus filia quondam M____| Monte qui protesi sumus nos iugales ambo ex nacione nostra legem vivere roma(____|----) iugalibus nostris nobis consenciente et subter confirmante accepisemus n(os) | Johanne et Alberga iugaiugalibus et Johanne et Sigelberga iugalibus comuniter ! in presencia testium accepi ad te Alberto filio quondam Leoni de Cisino argentum pro den(arios) bonos | solidos duo finitum precium pro euntis casis^ sediminos et omnibus rebus illis iuris notris iugalibus.....| abere visi sumus in locas et fundos Plonhe et sunt rebus ipsis pro mensura iusta in to..... | (se)diminibus et vineis et castanetis cum areis suarum seu .... iuga una et..... , una parte fosato Ruberli usque in costa de Gagio, de alia parte costa Maur ........ usque in Iuventina et si amplius de nostro iuri in rebus infra ipsas coherencias in .....j..... ut supra mensura l(egitur) per hanc convenc(ionem) et pro accepto precio in tuo et supra Al(berti).... rebus infrascriptis iuris nostris iugalibus in eodem loco et fundo Plonhe supradi(ctis)u ..,.. sionibus et ingresoras earum seu cum superioribus et inferioribus earum rerum que..... | mensura et coerencias l(egitur) in in(tegrum), ab ac die tibi ut supra Alberto pro precio ar..... .....vendimus, tradimus et mancipamus nuli alii venditis, donatis, alienatis, obnusiatis____ j traditis nisi tibi et socios ex inde a presenti die tu et eredibus tuis iure proprietà... | tamen quicquit volueritis sine omni nostra qui supra iugalibus et eredum nostrorum contra.....[..... spondimus atque promitimus nos qui supra Johanne et Alberga iugalibus et Johan(ne) j et Sigelberga iugalibus una cum nostris eredibus tibi ut supra Alberto tuisque eredi____| aut cui vos dederitis vel abere statueritis suprascriptis ut supra sediminos et ... | ... qual(iter) supra l(egitur) in in(tegrum) ad omni omine defensare quod si defendere non potueri|mus aut si vobis ex inde aliquit per covis ingenium infragnere quexierimus | tunc in dubium infrascriptis casis, sediminis ed omnibus rebus vobis restituamus sicut pro..... | pore fuerint melioratis aut valuerint sub extimacione in consimili lojco et nec nobis iugalibus licead ullo tempore noie quod voluimus et quod a nojbis semel factum vel conscriptum est sub iusiurandum inviolabiliter conservare promittimus cum stipulacione subnixa et nihil nobis iugalijbus ex ipsum precium aliquit redeberit disimus. Actum in loco Ubega fel(iciter). Signum -f + + manibus infrascriptorum Johanni et Alberga iugalibus et Johanne et Sigeljberga iugalibus qui anc cart(ulam) vindici(onis) fieri rogaverunt et suprascripto argenjto receperunt eorumque relecta est; Signum + + + manibus Almerici fil(ii) quondam Restani et Ingel-berto j seu Ildeprando legem viventes romana testes; Signum + + + manibus Iohanni fil(ii) quondam Rihardi et Iohanne fil(ii) quondam Restani testes; (S.T.) Ego Giselbertus notarius Sacri Palaci|i scriptor huius car-(tuie) vindici(onis) post tra|dita complevi et dedi. 14 - Tav. II — 15 r f i fkùi * Wm%fi, vL ^i, 4*)f j »* ì»i \c *m **!'>*'*?*■ *» zm&w&x *•*< ' ......'Mt'g*, t»>ìSf*t* **•<•»♦<.">*** ■ Y*4 * ,û+K'*r* ^/xXj^i ?**&»*~r*> ni»>k- *^«^T V7 *r*> V/r V Itir<*P* *^jjr' Ili 1065 agosto 23 Adalberto, prevosto della Chiesa di Tortona, e Guido, figli del defunto marchese Oberto, con Beatrice, vedova di Oberto, altro fratello, donano al monastero di S. Siro due proprietà site nel luogo detto « Tramontana ». A.S.G., A.S., Monastero di S. Siro, 1525/1. Edizione in Chartarum, I, Torino, 1853, col. 613; A. Ferretto, Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, in B.S.S.S., LI, Pinerolo, 1901, doc. XVII; per la trascrizione delle note tachigrafiche cfr. anche G. Costamagna, La più recente notizia dorsale in note tachigrafiche: 1065, in Bollettino Ligustico, II, 1950, e G. Costamagna, La scomparsa cit., pag. 47. NOTE TACHIGRAFICHE SUL DORSO DELLA PERGAMENA 1 ) .............to ca-len-das se-tem-ber in-di-ci-o-ne..... 2) mo-ne-ste-ri-o San-ti Si-ri nos A-del-ber-tus pre-po-xi-tus et Ui-do mar-hi-o ier-ma-nis fi-li-i con(dam) 3) O-ber-ti mar-hi-o sa-li-ci Be-a-tri-ce 4) car-(ta) est o-fer-sio-nis por-ci-o-ne de ma-sa-ri-ci-as cum o(m)-ni-bus at ip-sas 5) ma-sa-ri-ci-as et sunt re(c)-ti et la-bo-ra-ti ip-(si) Ber-nar-dus et Be-ne-di(c)-tus 6) sun-t su-per to-tum iu-ge-ras du-as et si am-pl-i-us 7) pe-na o-ri o-ti-mi un-ci-as xx pon-de-ras xxxx 8) tes-(tes) sa-li-ci Ma-in-fr-e-di et Ro-mo-li se-u Ua-sa-lo-ni 9) tes-(tes) Gi-rar-di et Ber-nar-di se-u Mar-ti-ni se-u Cri-(stiani). Qui, invece, viene trascritta la notizia dorsale in note tachigrafiche più vicina a noi che si conservi a Genova. (La più recente finora ritrovata risale al 1075: cfr. G. Costamagna, Una notizia dorsale in note tachigrafiche sillabiche dell'anno 1075, in Studi in onore di Riccardo Filangieri, Napoli 1959, I, p. 115 e sgg.). Una prima redazione del genere non pare potesse avere peso giuridico perchè redatta in una scrittura incomprensibile ai non iniziati. 16 — IV TESTO SUL DIRITTO (S.T.) Anni ab incarnac(ione) Domini nostri Ihesu Christi milleximo sexagesimó quinto, quarto calendas setember, indic(ione) quinta, mone-sterii Sancti Siri foris et prope civitate Jenua. Nos Adelbertus prepoxitus Sancte Tertonensis Ecclesia et Uido marhio iermanis fìlii bone | memorie Oberti itemque marhio seu Beatrice filia Olrici et relieta quondam item Oberti iermano | prefatorum Adelberti prepoxitus et Uidoni, qui professi sumus omnes ex nacione nostra lege vivere saliha, aufertoris et aufertris, donatoris et donatris ipsius monesterio, presens presentibus disimus quisquis in sanctis ac venera;bilibus locis ex suis aliquit contullerit rebus iusta auctoris voce in oc seculo centuplum acipiacipi|as insuper et quod melius est vitam posidebit eterna; ideoque nos quem supra iermanis seu Beatrice donamus et auferimus a presenti die prò anima suprascripto quondam Oberti iermano et iugale nostro et prò simil(iter) anima nostra mercede j id est nostram porcionem de masaricias duas cum omnibus rebus ad ipsas masaricias pertinentibus iuris nostris quas abere | visi sumus in loco et fundo Tramontana et est ipsam porcionem de ian dictas masaricias cum omnibus ) rebus ad ipsas masaricias pertinentibus per mensura iusta iugeras dua et si amplius de predicta porcio|ne de supra-scriptas masaricias iuris nostris in eodem loco ut supra l(egitur) inventum fuerit, qua ut supra mensura l(egitur) per ac car(tulam) aufersionis suprascripto monesterio potestatem proprietario iuri et sunt ipsas masaricias rectas j et laboratas per Benedictus et Bernardus masarii liberi omini in in(tegrum). Que autem suprascripta nostra por|cione de predictas masaricias dua cum omnibus rebus ad ipsas masaricias pertinentibus iuris nostris supradictas una cum accessionibus et ingressoras earum seu superioribus et inferioribus earum, qualiter supra l(egitur) in integrum), ; ab ac die in eodem monesterio Sancti Siri donamus et auferimus per presentem car(tulam) aufersionis ibidem | abendum confirmamus Insuper per cultellum, fistucum notatum, uuantonem et uuasonem terre seu ramum arsboris et pars ipsius monesterio legitimam facimus traditionem) et vestitura et nos exinde foris expullimus, | uuarpivimus et asentem fecimus et a pars ipsius monesterio proprietate abendum relinquimus et facias | exinde par(s) ipsius monesterio dederit proprietario nomine quitquit vojluerit sine omni nostra et eredum ac proeredumque nostrorum contradic(ione) vel repeticione................. Actum in castro Seciai feliciter. + Ego Albertus scripsi. Signum manus suprascripta Beatrice qui ac car(tula) aufersionis fieri rogavi ut supra. Signum manibus Mainfredi et Romoli seu Uuasaloni legem viventes saliha testes. Signum + manibus Girardi et Bernardi seu Martini atque Cristiani testes. (S.T.) Ego qui supra Otdo notarius et iudex Sacri Palacii scriptor uius car(tule) aufersionis postradita compievi et dedi. 18 — *1 *»,.&» JUr* «**» ■* S* —*«f‘*1’1*^' ---A,,*-* •ssas^r..... *-»-....... „*,,. m * jj—. SiS^ew^** * ^ZÙàL '^ttU ■JLu*****’w Wr“w ** ****** r, , r, -Wj”* l^JsWMV~Cr<-rr"«—1 ,j ,. ,»r U,«»>J*~l4« I» «Or* votfi’-b. FP *“ V 1007 dicembre 4 Martino e Bruningo, del fu Leone, nonché Giovanni con il fratello omonimo, del fu Luniverto, ricevono in enfiteusi dall’abate del monastero di S. Siro, per l’annuo canone di due polli, due terreni, in Garsaneto, che promettono di dissodare nel termine di dieci anni col piantarvi alberi di castagno domestico. A.S.G., A.S., Monastero di Santo Stefano, n. gen. 1508/1. NOTIZIA DORSALE Breve sponsione que fecit Martinus qui et Bruningus quondam Leonis, Johannes et item Johannes iermanis filiji quondam Luniverti ad Eri-bertus abas et sucesoribus suis de pecies duas de tejra in Garsaneto ad pastenare vel inserire de castaneas dumesticas ad | decem ani, pena sol(do-rum) quinquaginta; mensura una pecia perticas quinquaginta et quinque alia peci j a sexaginta; pensione pulos duos ad decem ani expleti j ..... indi- cione sesta ..... .....Cunradi et Alberti, qui scriptores non sunt Bruningus et Johannes, Ubertus. Intorno agli stessi anni, accanto alle notizie dorsali in note tachi-grafiche, si trovano anche notizie in scrittura comune. Di queste quella che qui si trascrive è uno dei più antichi esempi mentre..... 20 — ■«Bar ss f*l n : p,’^Tj<>i|a^.|a* JtCffìfrr »*•* ut m] ^n^b f 1 v*t »* > ^ — 21 VI TESTO SUL DIRITTO (S.T.) In nom(ine) Domini Dei et Salvatoris nostri Jhesu Christi. Ein-ricus gra(tia) Dei rex anno regni eius Deo propicio ic in Italia quarto, quarto die mensis decenber, indic(tione) sesta. Promit jtimus et spondi-mus nos Martinus qui et Bruningu(s) fili(i) quondam Leoni et Johannes ei item Johannes iermanis filii quondam Luniverti, una cum nostris eredibus ad vos domnus Eribertus abas monesterii Sancti Stefani | eiusque subcesores vel pars ipsius monesterii ut a decem ani expleti pastenare debeamus de castaneas dumesticas nos qui supra Mar tinus et Johannes et item Johannes pecias duas de tera quibus sunt poxitis in loco et fundo Garsaneto quod sunt per mensura iusta in circuitum perticas centum quindecim a perticas de pedes duodecim i a pedes domni Luprandi rex et per unum quemque anno pulos duos dare debeamus J nos qui supra Martinus et Johannes et item Johannes consignati eidem Eribertus abas in predicto moneisterio eiusque subcesores vel pars ipsius monesterii per nos nostrisque eredes, quod si nos qui supra Martinus et Johannes et item Johannes predictas pecias de terra ad ian dicti decem ani esple- | ti pastenatam et inseritam non abuerimus aut minime fecerit quod superius l(egitur) tunc ; spondimus nos qui supra Martinus et Johannes et item Johannes conponere tibi qui supra Eribertus abas i eiusque subcesores vel pars ipsius monesterii pena arientum denarios bonos ; pa-piense solidos quinquaginta. Actum in monesterio Sancti Stefani feliciter. Signa + + + manibus infrascriptorum Martinus et Johannes et item Johannes iermanis qui anc cartulam promisionis fieri rogaverunt 1 et eorum quod relecta est. Signa + + + manibus Uberto et Bruningus et Johannes testes. (S.) Cunradus rogatus subscripsi. (S.T.) Ego Iohannes ..... (tr)adita complevi et dedi. 22 — Tav. VI ■C ( ‘ a ' ■ , . Vi*!k>«v» . \>!T'( ■%. jaiii.v ru j V>^ .tevr* i m n*'“\ .Vi*w ) > v"- A -A* r. V L /. V u Al* 11 ti-'w -- tw li »• v»... vi 4' éifCl' v’il ' * Ai' jy? \,viu'mi ycvlw f» |||^*1 «it»i'»wj MV-V^-f^»V. t-yn*u>u'U “J^> L’*3 »'i A WÌ»| f1 ^ i|^,v. o» *»i u*‘yn u ♦».«>***’t% -uWi v«# «r ' H" * *;f *J fitt’iv t**tr| rrf vm'^ j^y ii\*'v«i «e ] **'w HfA.^vv»*» a.«h * yk ri *• ”* I t*»u^<« Mh «\* ‘ ',’'1 | I iil Hi ))[ ?/t |V\ 'X J «■T'ttttlvvv l ■'Ia^'V »4fc tv "’ ac' tottj<’tnhiv VôtA «Mn] V^ha»'rt Jjtìj^k- vJ*Z** *>va **' ^1;JriHt effùb .v‘|òtt | t* h, riJÊÊ/Âk'-n^t y «Y 4/ cj-r M >\** U'M j p|Y- .k i • ,X ' - ^ !*--------11 /. 7 ? i H\ * r1 • * i i- —1 \ _^, . , “I p|Y' .-iw rA^yj- vi ** **' •£' n^£ fiJm j£* ^'t tji£ n 0 ttv qp w> >ivf mtKi »w~ jV*.‘»-v f^V* \n ^ ^ ^U'"t neU **y%v>ffjj£ v»wr b^Tl ’ji T«r*** "fjtij kv.v;J "* i** r* t’* *jf.; ri l*l * rui .sW, * Ite r» f—: ('••«V «r^«T;r •"•r.o-i'n^ivÿ'uv-M.rt wt*Vvni jì ** ' 4-V « i*. * ■' I'!ln \......A. .wj — 23 VII 1120 febbraio Rubaldo del fu Tommaso dona al monastero di S. Siro tutti i beni che egli possiede « in comitatu Janue ». A.S.G., A.S., Monastero di San Siro, n. gen. 1525/1. Notizia in G. Costamagna, La scomparsa cit., p. 24, n. 38. NOTIZIA DORSALE Testes Dodo, Merlo de Bondono Gulielmus de Via arobador j Obertus Grasso, Lambertus de Camilla, Ribaldus. Car(tula) ofersionis a presenti die quam feci ego Rubaldus filius j quondam Tomas ad ecclesiam Sancti Siri per Aldebertum eius missum de omnibus j rebus illis que mihi pertinent in comitatum Janue in Campofele|goso et in Zimi-gnano et in Noal et in Sancto Cipriano et per alia loca j. Millesimo centesimo vigesimo, mense februarii. .....quest’altra notizia è una delle più recenti che, finora, sia stato possibile rintracciare a Genova (la più recente risale al 1139 ed è conservata nella Biblioteca Berio, ma risulta rogata a Tortona). Poiché l'uso delle notizie dorsali in note tachigrafiche scompare, a Genova, intorno al sesto o settimo decennio del secolo XI, mentre si hanno ancora esempi di notizie in scrittura comune, è da presumersi che la redazione sul dorso della pergamena cominciasse ad assumere un certo valore probatorio e, pertanto, divenisse impossibile scriverla in una grafia incomprensibile alla gran maggioranza delle persone. 24 — Tav. VII Vii Trarrlo * * yy^'^\-c b.xA<7 ~ AX&r~ Jer5vm?Ì4 v - Il ARCHIVIÒ DI STATÒ l)f r,CK;V> Sr Siro -.. — 25 I Vili TESTO SUL DIRITTO (S.T.) Anni Domini millesimo centesimo vigesimo, mense fejbruarii. Monesterio Sancti Siri constructo jin burgo Janue, ego Rubaldus filius | quondam Tomas, offertor et donator ipsius j ecclesie p(resens) p(resen-tibus) dixi quisquis in sanctis ac vene | rabilibus locis ex suis aliquid contulerit rebus iusta octoris vocem in hoc seculo cenjtuplum accipiet insuper, quod melius est, vitam posidebit eternam et ideo ego- qui supra Rubaldus dono et offero in eodem monesterio Sancti Siri | a presenti die hoc est omnes res illas propri(etari)as et | libellarias quas habere visus sum et mihi pertinent infra committatum Janue in Campofelego | so et in Zimignano et in Noal et in Sancto Ciprijano et per alia loca ubicumque mihi pertinent plenum et vacuum in i(ntegrum), una cum cartis earum ut a presenti die in eodem monesterio j Sancti Siri aut cui dederit sint potestate faciendi quodcunque voluerit; quod si ego qui supra Ru baldus vel mei heredes ex inde agere aut causare quesierimus vel ab omni homine defendere non potuerimus tunc in dujplum easdem res ut supra l(egitur) vobis re|stituamus sicut pro tempore fuerint melilorate aut valuerint sub estima cione in consimilibus locis et nec | mihi liceat ullo tempore nolle quod volui set quod a me semel factum vel conscripjtum est sub iusiurandum inviolabil(iter) conservare promitto cum stipulacene (sub)nixa. Actum in atrio ipsius ecclesie fel(iciter)..... 26 — Tav. Vili t. • mi li f x- ~ l> r«-vrx r. rn ^ , 7”*lr?Ì>À«" rrr>_^r~v ff ^ 1 vJp"%aX>\ ??* F71 •« 'l'rvò^xrfti^r* zfìT t- -■* - * All jklxj^lecsv t r | . i _ ' ' ..... ' * -M> t%^ -rr* ^ T “ ~r«r jr. (TStTt ’ wrH4lmin-^ji n ^ rr * ~«Tfc*»»rA , ^ ***«ifi-»»l«V; locn. *, ,rt. A w*-«ll^ar,. wJ )) M^-,.«ranJ^ nru^ULtb S*^r?r*T-.„ — 27 ( IX 1088 marzo Gezo ed Alguda, coniugi, con Gandolfo ed Anna, loro figli, donano al monastero di S. Siro i beni di loro proprietà siti in Paravanico e l'ottava parte della chiesa consacrata a S. Martino. A.S.G., A.S., Monastero di San Siro, n. gen. 1525/1. Edizione in L. T. Belgrano, Cartario Genovese cit., doc. CLVII; cfr. anche G. Costa-magna, La scomparsa cit., p. 31. Testes Paganus, Ido, Otto, Pummo, Andrea. Car(tula) ofersionis quam fecerunt Gezo et Alguda iugalibus et Gandulfo et Anna germani filii nostri et infrascripta Anna conius Dodoni ad monesterio Sancti Siri nominative de casis et omnibus rebus proprietariis et libellariis in Pala-vanego et octava pars de ecclesia que est consecrata in onore Sancti Martini sic nobis pertinet per quolibet ingenium omnia et ex omnibus plenum et vacuum sicut superius l(egitur) in in(tegrum). Milleximo octua-geximo octavo, mense Marcii, indic(ione) undecima. Dodus notarius scripsi. Tanto più che proprio in quel torno di tempo appaiono altri documenti apparentemente informi, come quello qui riprodotto, che ad un più attento esame rivelano di essere vere e proprie « notitiae » scritte, però, non sul dorso della pergamena ma su di un ritaglio della stessa materia scrittoria. Poiché esse vengono conservate senza la relativa pergamena nell’archivio del destinatario, si può ragionevolmente supporre che avessero un qualche valore giuridico. A tali conclusioni eminenti studiosi sono giunti anche per altri importanti centri di vita notarile quali Bologna (cfr. G. Cencetti, La « rogatio » nelle carte bolognesi, Bologna 1960). 28 — Tav. IX 4 * H fe CL» ' » «•& u t & o ? 3f U i* ô ? «* t fi & 71 « * 9* ******** V'*A Ci I v € M u ii ** C Sfr t % * *% 4 V* *£ «s* r J* *? '5c=Sr tr** < • J 4 î su <&. 3 3 ; - j -a. X r r ’ < *? t ai- U 1£ « rS .pii k - - 5 c b ï - ? v- - c : ÛV * «*> •à C j •3 - 29 X 1099 maggio Rainaldo ed Oberto, padre e figlio, con Matrona, moglie di Oberto, donano al monastero di Santo Stefano un manso, con casa e torchio, sito nel luogo detto « Mortedo ». A.S.G., A.S., Monastero di Santo Stefano, n. gen. 1508/1. Notizia in G. Costamagna, La scomparsa cit. p. 30, n. 49. Testes Amicus, Brusco, Bonusmato, Demilo, Gandulfus, Johannes, Grexencius, Martinus, Merlo. Carta aufersionis que fecerunt Rainaldus et Aubertus, pater et fìlio, et Madrona conius suprascripto Aubertus a monesterio Sancti Stefani nominative de manso uno in Mortedo cum mansione et torculo et omnes quod in illo pertinet iusta via et terra suprascripto monesterio a presenti die. Milleximo nonageximo nono, mense madii, indicione .VI. Questa « notitia », a conferma di quanto si è affermato, risulta che è servita ad un altro notaio per estrarre la « charta », come appare evi dente confrontandola con..... 30 — Tav. X r^Avniru L .1^. yv À%* ! fie t g l't~f 11 ci i h* n >i i )>\i) 1 •' ' * i - . 1 I G*y .IU l\j hV4?) J'kVlU»v*‘ U V> nt u^T ^ fri i+ A*d ì>w^*lj|-v Vut " tîl > tx» vi oftsty v * ? J <>il • tv v r-t i vv• Ì vfo iv ;vot-viyj‘ t\ a.*. itf ìliAVil'^ TV)*-Cui.»x vcintU\mw u «>c- 5^' 1 TUiìlvJ >\0 >>\i j V>l*-‘lu | 'V <• Jfef : , %r S % • i t»'». mit' XI 1099 maggio Regesto: cfr. n. precedente. Edizione in L. T. Belgrano, Cartario Genovese cit., doc. CLXVII. Anni ab incarnacione domini nostri Jhesu Christi milleximo nona-geximo nono, mense madii, indicione sesta. Monasterio Sancti Stefani proto martiris quod est constructum foris prope Civitatem Janue; nos Rai-naldus filius quondam Bonifilii et Obertus, pater et filius eius, et Madrona conius suprascripti Oberti, et ipso viro et socero nostro nobis consen-ciente et subter confirmante, qui professi sumus nos ex nacione nostra legem vivere romanam, ofertores et donatores ipsius monasterii, propte-rea diximus quisquis in sanctis ac venerabilibus locis ex suis aliquid contulerit rebus iusta octoris vocem in hoc seculum centuplum accipiet et insuper quod melius est vitam poxidebit eternam, et ideo nos qui supra pater et filius et Madroina in eodem monasterio donamus et oferi-mus et per presentem car(tulam) ofersionis ibidem abe(ndum) confirmamus, hoc est mansum unum et rebus iuris nostri proprietarium cum mansione et tordo et vineis et ficibus, aulivis super abente, quod habere vixi sumus in loco et fundo Mortedo; cum omnibus suis pertinenciis, coheret ei de una parte via publica, de alia parte terra Sancti Stefani, de tercia parte terra Alberti de Uuaraco, de quarta parte terra de Malauxelo et filiorum de Oberto de Dodo, sibique alie sunt ab omni coherentes, infra iam dictas coherencias omnia et ex omnibus plenum et vacuum una cum acesionibus et ingresoris vel exitu suo in in(tegrum) ab ac die in eodem monasterio donamus et oferimus et per presentem cartulam ofersionis in eodem abendum confirmamus, faciendum exinde a presenti die abas ipsius monasterii quicquid voluerint simul cum monachis qui ibi sunt vel deinceps in antea ordinati ese debent, sine omni nostra vel heredum nostrorum contradic(ione) quidem et spon-dimus atque promittimus nos qui supra, pater et filius et Madrona una cum nostris heredibus, ad partem ipsius monasterii suprascriptum mansum qual(iter) superius l(egitur) in in(tegrum) ab omni omine defensare, quod si de(fender)e non potuerimus aut si vobis exinde aliquid per quovis ingenium subtraere quexierimus, tunc in duplum eamdem ofersionem ut supra l(egitur) inibi restituamus sicut pro tempore fuerit melioratum aut valuerint sub estimac(ione) in consimili loco et nec nobis liceat ullo tempore nolle quod voluerimus set quod a nobis semel factum vel conscriptum est sub iusiurandum inviolabiliter conservare promittimus cum stipula-c(ione) subnixa. Actum in Civitate Janua fel(iciter). Signum + + + manuum infrascriptorum pater et filius et Madrona qui hanc car(tulam) ofersionis fieri rogaverunt ut supra. Signum + + + + manuum Amicus, Brusco, Bomato, Demil, Gan-dulfus, Johannes, Grexencius, Martinus, Merius rogati testes. .....Ia « charta » con cui è stata conservata. Infatti pur essendo andata perduta in questa la « completio », cioè la formula comprendente la sotto-scrizione e la convalidazione del notaio, è evidente come il documento sia di altra mano di quella che scrisse il n. 10. 32 - Tav. XI ( "\w : >»■»- Jn» wifrny «r-fl »1 ne tatti. \\ >v wV f» Jj ? -n Jj f C~t ihìin: J7* V »' *• li m m , {') ti tfr'-fa'hi Ì*r~.\ytnui art umzt- iu- rtu itìtiJ'■&>.' ''' 4 .fjkjwjtiù ~jtir' ysr vf.; ina- v-f.^W^ *' f * f f ^ # •* ^ ^ ffc *;J vifi/»®? v «i*T? w-» tok'&(Zei*tt rfr* ’ -■»*.** ’ <* ' - * * , *§ffrtfc ,fc' f/rr» ’. jy ft*rn3rt^ .«#r>7rti ■ ' ii»a »ortt*tè r?ì-fl • Mva■ ffat\àf AruwrshU' L*. */rfe» ! # i v:*!tfV tri' lutL.vbr *■».• t\idà Jrufb'~ *xi' -a «MaffmtU» aa* f»/Ufc . ,ri1 v^ar^f^nr £ J.y.nn yo&rv-m vj~f '.•''r.xr'i’sr (uri tMé .ih* a> Onmv ' U*-r^ w*fó ^ ? a*r?wrjffrî'W?» Æ«*f • * /pt.L" vjuurt füj- Vi*, amfi^a & ’jr t**-.* Jj $/,7jfsr tv ■« uu. •A'v »*» *•».f*»',--•«-.*•*••-•-;*'»• -««w ^ !**:**>• •<»»’ ■■sWt*’' - ff ’■ - <*•»"*' ^*»; ’K ’ nxaxerMwa'* J/.* j »W-uA*trré~ re.-wa «'»«r prwr fu/rnr j ut tfiilusnriiibt fa »*•* ma(iv*Uiga> \ u*c ivf? f;*rsr ^ ndUqatt»1^* f ’- f1 ^’frmtì fa str. at'tvf.rTfrv fuP uJ’umt^ .fi uaiJntMJ ihrixw^an ni vi fa H-1- 4#w fh 4(iu ^ 'i6UU r«* j^na .jlacjirjifr^ yjmo .usi*' frv tu• ^ ma? rr J m?/ j fu faUf • yj^ ^ y»'.',a warnw fc»-rl? rv-fan/• > — 33 XII IL CARTOLARE DI GIOVANNI SCRIBA 1157 ottobre. Martino ed Enrico manomettono Arimanno, figlio dell’ancella Antonia. A.S.G., S.N., Cartolare 1, c. 38 r. Edizione in M. Chiaudano, M. Moresco, Il cartolare di Giovanni Scriba, Roma 1935, doc. CCXCVII. (Si trascrive il primo documento). Libertas Armanni. Testes Baldezonus Usus Maris, Lambertus Grillus, Oion de Insola, Bonus Vassallus de Maraxi, Rainaldus de Arcu, Girardus de Vulparia, Ido de Arcu, Girardus de Vulparia, Ido de Vulparia, Baxilius Moscarol. Nos Martinus et Enricus comites facimus liberum te Armannum filium Antonie ancille nostre servum nostrum filium Boni Iohannis de Vulparia, precium inde accepimus lb.v., penam Ib.x. optimi auri Enrico de Vulparia promisimus. In pontili capituli, .mclvii., .viiii. kalendas novembris, indi-cione quinta. Occorre notare, tuttavia, che quando le « notitiae » acquistano un valore probatorio e sono consegnate alle parti si pone il problema della necessità, da parte del notaio, di tenerne, da un lato, presso di sè almeno una copia, dall’altro, di come conservarle, se cioè legarle in mazzetto o cucirle a mo’ di registro. Non si conservano a Genova documenti che permettano di chiarire come dal notaio venissero raccolte le prime redazioni alla fine del secolo XI e se fossero conservate in originale o in copia. Sta di fatto che alla metà del secolo seguente troviamo il cartolare di Giovanni Scriba, il più antico che si conosca. È difficile, però, dire se in esso siano raccolte le prime redazioni o non piuttosto una successiva trascrizione delle stesse. 34 — w,! m *»n* VkM* t ftit *%*# 4*Vt| XIII NOTULA DEL NOTAIO GIOVANNI SCRIBA Regesto: cfr. n. precedente. A.S.G., S.N., Cartolare 1, c. 181. Edizione in M. Chiaudano, M. Moresco, II cartolare cit., Appendice XI. Baldezon, Lambertus Grillus, Oion de Insula, Bonusvassallus de Maraxi, Rainaldus de Arcu, Girardus de Vulpara, Ido de Vulparia, Baxilius. Nos Martinus et Enricus comites facimus liberum Arimanum filium Antonie ancille nostre et filium Boni Iohannis de Vulparia; precium Ib.v., penam Enrico de Vulparia. In taluni casi è evidente che trattasi già di una seconda redazione, in quanto si trova traccia di un appunto, quale è questo rispetto al documento precedente; tuttavia, non è opportuno generalizzare perchè potrebbe darsi il caso che, o a causa della particolare complessità del documento o per non aver avuto il notaio a disposizione il cartolare, si sia reso necessario un diverso modo di procedere. Per taluni notai, che rogano in anni di poco posteriori a Giovanni Scriba, ci sono rimaste numerose notule cui è stato possibile trovare corrispondenza nel cartolare. 36 — Tav. XIII — 37 XIV 1164 maggio 26 Buonvassallo di Medolico vende ad Ansaldo, abate di Santo Stefano, l’ottava parte di un mulino. A.S.G., A.S., Monastero di S. Stefano, n. gen. 1509/11. Notizia in M. Moresco, G.P. Bognetti, Per l’edizione dei notai liguri del secolo XII, Genova 1938, p. 56, n. 1. Ego Bonusvassallus de Medolico cepi a te Arnaldo abbate Sancti Stephani pro ipso monasterio libras septem et mediam denariorum ja-nuinorum, finito precio pro octava pro indiviso molendini de ripa quod est ad Struppam, faciendum inde proprietario nomine a te et successoribus tuis in ipso monasterio aut cui dederitis quicquid volueritis sine mea contradicione meorumque heredum et omnium pro nobis, stipulanti etiam tibi sub pena dupli promitto hanc vendicionem me decetero nullatenus impediturum set defensurum legitime ab omni homine sicut valuerit aut meliorata fuerit, pro evicione dupli bona que habeo et habiturus sum pignori vobis subicio ut nisi sic observavero ex inde vestra auctoritate et sine decreto intrare possitis in bonis meis que malueritis pro sorte et pena et quantum hoc fuerit vobis faciatis estimari et esti-matum nomine venditionis possidatis; possessionem ipius vendicionis dedisse vobis profiteor. Memoratus abbas professus est Martinum de Mari superiorem summam solvisse pro filio suo quem obtulit eidem monasterio. Actum in ecclesia Sancti Laurentii; millesimo centesimo sexagesimo quarto, vicesima sexta madii, indictione undecima. Martino de Mari, Nicola Roça, Lanfranco Frenguello et Bonifacio Roça ad hoc testibus convocatis. (S.T.) Ego Iohannes notarius rogatus scripsi. Di Giovanni Scriba ci è rimasta anche la presente pergamena che egli estrasse dal suo cartolare e che ci permette due constatazioni: a) la redazione in pergamena, pur continuando ad essere indicata con il nome di « charta », è ben lontana da quella in uso ancora non molti anni prima, anche senza entrare nei dettagli si avverte subito la mancanza delle sottoscrizioni dei testi e di altre formule a lungo discusse dagli studiosi; b) se si confronta, poi, la pergamena..... 38 - Tav. XIV (*** 6cnuiN.MT.ill erp» \ic Arr lbo $c< >■ 9 Ì f • üptf* inmilHp H'fc|*tè T^ncdu fn*r »in.f» mtoj v< oruw \ pi>■> , : \ JV molenimif t* jUjiv vj.é4frfrru|m\ pae«ï>u m 4 riUecaT^mln îuiftm}vin*;miiu m> -j ta»ia--mif lineine A an *>ic mco*Aj;Î>WÎm. ? fa«*. . ï\ me ^up*i ta ttl <-|t*f H»Ih» _ib.ilnt ar fù j^i^iori Ui)t ^.Uuu* a\ n u< obftru-tu ' m ut** "ïftne WLn* mtiv ixifTitif mpie ut> lu \, \ s> ' *'» <* ' > ,x ^■pciii, - ainruu Kv j ia* ■ u<*t>fut tt u* e?! m>-rs 7:fht" *u> »i*>c uctV^ttio?i‘|?0fTiK\tif. ^ffeiTionê tp uentn#* «08 rfim-n.-. o>e • 'c . ^xrrttr.. *t- ,*r» îu j” ì ■ fünu fotuiiTV ^ftüo *\»<> aiie- oimiirr ci^ë tnmifVuv A crû moccli $«ci Lturvntt i. no\ tt*> au ^ 4. * i i| tàHhm* fcyAjdîtno u lu^h \hçh.'i -n\ . nc*^r un 1' > «un - lia» UfltK A • L^nliv* n a- finiri 1 fi U» > ftn»»* ut c ,-\ -. v> U*> v < s tt,n — 39 XV 1164 maggio 26 Regesto: cfr. n. precedente. A.S.G., S.N., Cartolare 1, c. 153 r. Edizione in M. Chiaudano, M. Moresco, cit., doc. MCCV. Monasterii Sancti Stephani. Testes Martinus de Mari, Nicola Roça, Lanfrancus Frenguellus et Bonifacius Roça. Ego Bonusvassallus de Medolico cepi a te Arnaldo abbate Sancti Stephani libras septem et mediam denariorum januinorum finito precio pro octava molendini de ripa, quod est ad Struppam pro indiviso, ut inde proprietario nomine et cetera, non impedire set ab omni homine defendere sicut valuerit aut melioratum fuerit, sub pena dupli, tibi cum stipulatone promissa et cetera, pro evictione dupli, bona que habeo et habiturus sum tibi pignori subicio, ut, nisi sic, intrare et cetera et sine decreto et facere estimari et nomine vendicionis possidere. Possessionem dedi. Actum in ecclesia Sancti Laurentii a parte Sancte Marie; .mclxiiii., .xxvi. madii, indictione .xi. Ipse abbas professus est Martinum de Mari ipsam summam solvisse pro filio suo quem ipsi monasterio dicavit. .....con la precedente redazione nel cartolare, è facile constatare come que- st’ultima, quale qui ci appare, sia alquanto più schematica, mentre, più tardi, verrà a corrispondere, si può dire parola per parola, alla « charta ». Del resto questa redazione, nella sua struttura, è ancora molto vicina alle « notitiae » di cui si è presentato uno dei più recenti esemplari risalente all’anno 1120 (cfr. n. 7). 40 — ~T>fW on^r*» » ■ Y»w rwi» . ) |1 wia Offju, •• |#f1) j btUj»», v . 1 \uigmr* I -7 SiJf(ij A*T>>Lf-«-<- fp^n/^rrKS '-, fe^«g,„cr n*rS>/4 *«<■ ^r^c*ì Jcàtri uf*~^ory*fi**nSbin«T It’o,uc CO - U-v fSSj VI*" .T1Wv(' » *X «“■ IH «OKI u V^' H*èfar iftvrcstfnne /*j„Vrig ' X ' J <■ T» —• Ft^ÜT rtùwrT^ «xn 5cc^»> wl^^r m^o^-oO «*>” “* f TliaoL^fo^^- - L«i A"*»w '’jvvrìg-tf'■'-? è * ■tj»y, u jfyir- \^r i««i ami 'j(*i*imc 2, S.m\ Vrxjwc. -j| e <»Ì2>> Jbi^f0 .xì*- >'n^j *iw>.*-/^«rtè' jlmt- uscLt^r- 3fc«» ■■ fwr-: f _j?tu+fCito»fcA. O Lft-L^tr ■)^J«ytr /*M~ r-p-^VI-JV» /l»tri I /■ .•< A' , ' A f A -J t r -/ Ls- J V r^~ ~i»C»m Lc>My~ X^Lyv*- Sor" >»yt~r «tr^orn. . y^cvt, )tvÀl< (1.^^-K"! . * ,**.» £*»»*'. /jL./f* j.fUw ^ ~"> -* ? t am r ^3/0^3^««/* a^a^o5: $•*£«# L/v»- ~ /*— . N _ /_ j . ‘ * ‘**W» n>wrw ,; r*<4* ^T->y»vr -V'UvT- , if ,Vr - : f ? i-"« '. fit - \ 01^m'^TW .A? v v~ ■___ 1 v ^ "5 * »‘<#*,# ïtyj. C ut™' ,n*rtU *• '-"«r ^ -.r^r.vuA -■ <*r'A*«n x ->/«. ?^*T wr cr nu»k«r. nr.» 'V ì\inU f.U* ; f**tì.m)^** £„,* • ^#$-V ^ ,*, **r>m. * ^n- >&T -H. kc- w' >w7 r ]«a >* ^ f' «for " h. >h i-*' r vi* j, ,\c -, ì^r -'ÿOti V K'fìiji&àe i«n «jIox^ /\r ,r ^ ^ \Ç"~ -^VfW? 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A.S.G., S.N., Notula in manuale inserto in cartolare 12/1, c. 120 v. + Ego Faciolus de Mari confiteor tibi Nicolao Anioino a te habuisse nomine Guidonni Lecavelli libras .xxm., soldos .vili., denarios .xi., que processerunt ex rebus quas tibi dimisit dictus Guidonnus in deposito sive custodia apud Buzeam. Testes Obertus Pistinus et Uuilielmus de Fiburgo. xin augusti. Dopo la metà del secolo XIII, invece, si può constatare come il sistema di trascrizione degli atti nel cartolare diventi uniforme e come, di norma, la redazione degli stessi sia triplice, come, cioè, esistano per ogni atto una prima redazione molto schematica, raccolta nel manuale e detta « notula », una seconda stesura, completa, conservata nel cartolare e chiamata « imbreviatura », ed, infine, la « charta » in pergamena, non sempre effettuata, consegnata alla parte o alle parti. Le tre operazioni, che avevano come risultato la notula, l’imbreviatura e la « charta », venivano rispettivamente indicate con le parole: « in notam recipere », « imbreviare » ed « in publicam formam redigere ». Quando, peraltro, non vogliono indicare in modo tecnicamente preciso una determinata redazione i notai usano generalmente il termine più comprensivo di « instrumentum ». Ecco la « notula » di un atto nel « manuale » mentre..... 46 - Tav. XVIII T Y^‘r- >„,.'.,n à* yCrij *« +tr(,< sx' ^T' (J 07 yX^ ^ -if*"f *kT 7^f >w r*’ V. A. c4-i*3 tcK«<~r ^ fliCTlV.' TTT *“ ./-/ rc**‘“ (./ V. Il XIX 1259 agosto 13 Regesto: cfr. n. precedente. A.S.G., S.N., Cartolare 34, c. 162 r., ultimo atto. In nomine Domini amen. Ego Faciolus de Mari confiteor tibi Nicolao Anioino me a te habuisse et recepisse, nomine Guidonni Leccavelli, libras viginti tres, solidos octo et denarios undecim januinorum, que processerunt ex rebus quas penes te dimisit in custodia apud Buzeam dictus Guidonnus. Renuncians exceptioni non numerate et non habite pecunie predicte et omni iuri unde tibi convenio et promitto quod dictus Guidonnus vel alius pro eo ..................... contra te vel bona tua faciet postulationem vel requisicionem in iudicio vel extra, de iure vel de facto, de predictis vel ipsorum occasione set.................................................................quod dictus Guidonnus hanc solutionem a te mihi pro ipso factam habebit ratam et firmam et contra non veniet sub pena dupli dicte quantitatis a me tibi promissa et a te stipulata et sub obligatione bonorum meorum habitorum et habendorum. Actum Ianue in banco quod est iuxta apothecam quam tenere consuevit Alegrus de subtus Sanctum Petrum de Porta. Anno Dominice nativitatis .m.cc.lviiii., indictione prima, die .xm. Augusti, post tertiam. Testes Obertus Pistinus et Uuilielmus de Fiburgo censarius. (A margine destro: Nicolai Anioini). .....questa imbreviatura, completa in ogni sua parte, costituisce la seconda redazione, nel cartolare, dello stesso documento. 48 - Tav. XIX ! 4 K i 'ùp sj » 'i L P ! f .....* * *< =*** j ,| ; ..^ 5 ' -, I .? > < v» f 3 -— ». ‘ w-e- ^ 1 P * ' s i\. t fa J&. a —i ». Jr “-v * , (ti $ &£■ i £ ^ 4 e JX> *~LV ^ F fi/ J ^ * t ^ r* I ^ C-<. * f Ç'-P *. L^\ L,, i ^ •(., * " ; * r-\ . sc ^ i y  * p ii lÿ; -i **-*’*•* ? r\ tf~ A Jl» » A rt>ty-~ l’uj \\ V— (V imk J ^ -v . *■' '* Mi*|V ijr» VtJ *>*» — 51 XXI 1307 aprile 13 Il Console « civium et foritanorum » ordina al notaio Corrado « de Castello de Rappalo » di estrarre « in publicam formam » un atto già altra volta estratto e di consegnarlo a Leone da Finale. A.S.G., S.N., « Apodixia» inserta in cartolare 134 tra c. 80 v. e c. 81 r. .M.ccc.vii. die .xiii. aprilis. De mandato domini Consulis civium et foritanorum vos Conrade de Castello de Rappalo notarie detis et extrahatis in publicam formam Leoni de Finario albergatori instrumentum per vos compositum de soldis .xxxv. denariis .li. januinorum contra Francischum de Berninzono de Naulo alias per vos extractum ipsi Leoni spectantem cum dictus Leo instrumentum ipsum amississe. FORITANORUM - Venturinus de Manarolia. Talora, come in questo caso, è il giudice a richiedere, con una sua « apodixia », che il notaio consegni una « charta » che,..... 52 - —‘h t- r*< 7*9 ^ f' c- if^tV r“** A. i H i Q~p ^'^ÏVWÏ ,'*W\\ XXII .....luglio 24 Franceschino « Bernenzonus » da Noli confessa di aver ricevuto da Leone da Finale una certa quantità di merce per la quale promette di pagare, entro 15 giorni, la somma di 35 soldi e 2 denari di genovini. A.S.G., S.N., Notula in manuale inserto in cartolare 134, c. 81 r. Ego Francischinus Bernenzonus de Naulo confiteor tibi Leoni de Finali albergatori in Janua me a te habuisse tot de tuis rebus. Renun-cians etc. Unde pro quibus tibi solidos .xxxv. denarios .ii. januinorum usque dies .xv. proximos. Privilegio fori etc. Et convencioni. Testes Jacobus Bona de Albingana et Nicolaus Pontezellus. Die .xxiiii. julii ante terciam. .....come prova questo documento, è stata estratta dal « manuale ». Ne è ulteriore conferma l’annotazione apposta sul margine sinistro del foglio, all’altezza della notula, che dice testualmente: «factum in charta; item factum de mandato consulis civium et foritanorum ». 54 — Tav. XXII t~ tVivcy , " à l'S'w-^V- ~r «M«st; * fc&*-Jn ^Vj\h*a^ A&t ,«**^*~- *■*' 1^)7' .ut».’ «?v*tfiC~-J^1 *^r~. 'jfVn'-N—{-' ‘""Nt'» 'v^’|'v,f nf*-<^v*ie cit., p. 22, n. 57. Cartularius instrumentorum compositorum manu Simonis Vataccii de Predono notarii, .ai.cc.lxxxi., diebus mensibus et oris..... prout inferius continetur. Omnia instrumenta huius cartularii scripta sunt per abecedarium, inquire abecedarium et invenies omnia instrumenta que volueris in quO' libet ............... omnia vero instrumenta huius cartularii in quibus est tirata linea una sunt extracta scilicet hoc modo , omnia alia vero instrumenta huius cartulari que sunt canzelata pluribus lineis hac forma /// sunt cassata, alia vero in quibus non est aliqua linea non sunt extracta nec cassata nec canzellata. Si noti che, come documento isolato, l’unico ad avere pieno e completo valore giuridico, in quanto munito della sottoscrizione e della convalidazione del notaio, è, in questo periodo, ancora la « charta », prova ne sia che per certi negozi quando essa veniva a perdere il suo valore doveva essere distrutta o « incisa » come dicevano i medievali. Ciò non toglie che una imbreviatura potesse venire cassata quando ancora non era stata estratta la relativa pergamena. Per essere certo di non rilasciare una « charta » in base ad una imbreviatura cassata per volontà delle parti o annullata in seguito ad errore ovvero per non rilasciare una seconda volta una « charta » già estratta, cosa molto pericolosa in caso di negozi comportanti il pagamento di somme di denaro, il notaio contrassegnava la redazione del cartolare con opportuni richiami di cui dava avviso, normalmente, all’inizio del cartolare. Era questa la « lineatura » che, peraltro, variava da notaio a notaio come si può desumere dal confronto del frontespizio del cartolare di Gioachino Nepitella con quello del cartolare del notaio Simone Vatacio. 60 — Tavv. XXV-XXVI 1 .• «- k o ir /V a»- /&>■ >» J* yW -*■** i a, V».»' • y *—• ■» «' • T • 4g* r v „.*► ' . tu VWV . ^ f-^v- UvuJ U^-U-v7 f- "y )*f- 1 f ,'£ ^ |cU iy -p *w ‘jV “ / .iUr^. »■*"* \ „ v -ataMN&fe' * "’ ^ -s ^muvtiiv'C t>vmiv «♦’frv* (j \ST I"(WS>IV , àT~TM. >u»v f\m-* Hft^ì CDyy'v C' uf A.*-'". « /v^ l7\c- f** •WN * v.7^c^ffAtA *4w\ M Co'' ^ u%r~^*rv^W|^ %*"f jip^ ^ C : ^ - * V i\ i Vlt>' XXVII 1277 gennaio 15 Filippo de Volta nomina suo procuratore Ottolino di Spigno. A.S.G., S.N., Cartolare 112, inserto tra c. 177 v. e c. 178 r. Notizia in G. Costamagna, La triplice redazione cit., p. 31, n. 90. Ego Philipus..... Exemplum a quodam publico instrumento scripto millesimo et die suprascripto manu Leonardi Nigrini notarii, per me Georgium de Camulio notarium, nichil addito vel diminuito, presenti millesimo, die .xxvii. madii. Georgius. La redazione del cartolare e, in mancanza di questa, come si è visto, con particolari cautele, quella del manuale, permettevano, oltre alla estrazione della « charta », anche di rilasciare, da parte di altro notaio, copie semplici « exempla », come si dichiara nella convalidazione del documento qui trascritto e come risulta..... 62 — Tav. XXVII thj* fk ^ $r(t £“?•*« tm>(^ZT -+-■ ■ffijp** jHisvXe- »$5 yYH^ ' •V*Y>C^Ìr J^«r*T-K^u' Hr*jHC\&yy s- / *)«^r*#ir ^ ^ wr* y£T> » *)rj S37a Ci $trCim ^ ^óÓT" *b ^ /V»u tu' 3 $*•" ‘*c^- v W*— , «sjfcj--. .£. f*TT ~~~ Y$7 (■$*{ •=*- ^ \J(sr ••&*. ~r3,*~ ^«.Jr,.— '~ l-tr" '*~“ ~'S“C"H ^ ,J« ffav )(—=? ' ~ 'i- u™ «/*> -W + •i=V— ~~ ^ -j*? --1» r^ ^ -••% ' fc’U' ~"T' H**" -c*^Mf U^kP A 'Y*.ffxftv ut;\£T <>V- 'Vr *\x\\ >1 ,v , . Vs ' ì cn( £°Vjii / ' . >’rff""ct ^ Jli'tn >5^ &*H*- PasjJa^a^CK ^OO ^0>HTU>, <>"( f>YC rsh£ **> ^^fvT W ***<■(!* .“H&.T r\ . /\ .. 1 jT™ i/VVVT^^f/ C* £ CTìi^ ^ ^vJ\vo tov.lMiVw.V'— L v L. /Yjujn ! • . ^ 1 ♦ 1 a>' 'V o^j>sM.iJ ìca Sxfrv XXIX 1343 agosto 21 Autenticazione di una copia da parte del notaio Antonio Bono, scrittore e sottoscrittore della stessa, e di due colleghi intervenienti e sotto-scriventi. A.S.G., S.N., Cartolare HO, c. 225 v. e c. 226 r. (S.T.) Ego Anthonius Bonus Sacri Imperii notarius supradictum exemplum cum autenticho predicto vidi, Iegi et in hanc publicam lormam redegi a dicto autenticho nichil addito vel diminuto quod mutet sensum vel variet intelectum nisi forte silaba, punto vel litera sententia tamen in aliquo non mutata ac ipsum exemplum cum autenticho predicto diligenter et fideliter auscultavi unaa cum infrascriptis Paullino de Magdalena et Oddoardo de Clappaira de Monelia notariis se subscripbentibus in pre-sentia domini Bartholomei Gambelli de Placentia Janue consulis de iu-sticia deversus civitatem qui causa cognita sedendo prò tribunali in hiis scriptis laudavit, statuit et pronunciavit huic exemplo adhiberi debere eandem vim, fidem et robur quemadmodum adhibetur autenticho predicto et hoc ad postulacionem domine Francholine. Actum Janue subtus palacium Serravallis in curia Consulatus Civitatis; anno Dominice nativitatis .m.ccc.xxxxiii., indicione .x., die .xxi. augusti, post terciam. Presen-tibus testibus..... (S.T.) Ego Paulus de Magdalena imperiali auctoritate notarius et Communis Janue cancellarius hoc exemplum a suprascripto auctentico instrumento in pergameno scripto unaa cum suprascripto Anthonio Bono notario et infrascripto Odoardo notario vidi, legi et fideliter ascultavi et quia utrumque concordare inveni de mandato dicti domini consulis me subscripsi meoque consueto signo signavi. (S.T.) Ego Oddoardus de Clapaira de Monelia notarius hoc exemplum a suprascripto autentico instrumento in pergameno scripto unaa cum suprascriptis Anthonio et Paulo notariis vidi, legi et fideliter ascultavi et quia utrumque concordare inveni de mandato dicti domini consulis me subscripsi meoque consueto signo signavi. L’istrumento oltre che in copia semplice poteva essere rilasciato in copia autentica ma allora occorreva la sottoscrizione di almeno altri due notai e l’intervento del giudice. 66 — Tav. XXIX — 67 XXX 1314 dicembre 2 Simona, vedova di Bernardo, e Benedetta, sua figlia, vendono a Bartolomeo Falcone una casa posta in Bisagno ed un terreno dietro la stessa per la somma di settantasei lire di genovini. A.S.G., A.S., Monastero di Santo Stefano, n. gen. 1511 /IV. (S.T.) Ego Ugolinus Bastonus de Quinto notarius rogatus scripsi et presens instrumentum alias per me extractum iterum extrasi et in publicam formam redegi ad postulacionem Stephani de Lavania executoris sindici Abbatis monasterii Sancti Stephani et de mandato domini Consulis Civitatis de quo mandato constat per eius apodixiam scriptam per manum Oberti Pellicie notarii et scribe Consulatus Civitatis .m.ccc.xiii. die .II. decembris. Con opportune cautele e dopo che il richiedente aveva giurato di aver persa la « charta » e che, nel caso di ritrovamento, ne avrebbe usato una sola, il giudice poteva autorizzare il rifacimento della « charta » stessa, come è specificato nella convalidazione di questo documento e..... 68 — Tav. XXX ^ vn nf6»3r Hjpi ’rrf - toi j«ojn • ,J«f Ml ■’W' ^■UntJ'Ç}'*- /’N*nW. v^i«~ frtfc- y*, 'rbm'hk'K ^rr >iôV«W h^'W. 1 f: h>r^**\i ) ^x,y - V*» . ViAj"' ^ ' ■ i r>rw> ™r-*- I 1 .*»»•»- T., .W VNÆ] n,.y,w, . V.V't^fc.W *»***. : . ^»"vV^n)W>|>ji««, J^i^VjU,; ÿmfi'mmMy ‘SVS^MSfc *ry fr»J.'ti(n b+Ln, • .' " "J *7 7*’"', ?v"‘£»*y W>»> ^rW, ^rrWW’t v~rt* ÎWW. xu,L*^ «Jk ,L*' i .!>• - i • t. /, ..*-i_, . ■ /1 ■./■.: y / J n , A,.-*-' nvw, mJ» w(t, '«mw-; ** ■ <.£ ’ TviiC.-71 V • • * IP ’‘-MV-nnrn ^ )S.rV<*«Wr'j. ,V^' <£ . ^ J ' Lq,i^ yr^/ jtA liyj; J , yutiny f*>oÀ t&fn ^ \ ' ^ **n* jr^ fit&ir, ,\UAr^. » I ) t^bis,CWa«-*i ■>«; m- -^. Ihj^ie-'i. ïw*n*r* - 69 XXXI 1317 novembre 5 Il Console di Giustizia « deversus Civitatem » ordina al notaio Guglielmo « de Cendato » di Rapallo il rifacimento « in publicam formam » di una « charta » dallo stesso notaio imbreviata e di consegnare il rifacimento a Villano Saivago, il quale ha giurato di aver osservato quanto disposto dal dettato del capitolo degli Statuti relativo alla perdita degli istrumenti. A.S.G., S.N., Cartolare 101, inserto tra c. 138 v. e c. 139 r. Edizione in G. Costamagna, La triplice redazione cit., p. 29, n. 83. .M.ccc.xvii. die .v. novembris. De mandato domini Consulis Civitatis vos Guillielme de Cendato de Rappalo notarie extrahatis in forma publica instrumentum per vos compositum per quod apparet quod Manuel Salvaygus filius Meliani Sal-vaygi (dedit) Villano Salvaygo lb. centum septuaginta quinque januinorum et dictum instrumentum tradatis in forma publica dicto Villano Salvaygo non obstante quod alias fuerit extractum cum ipse iuraverit et omnia fecerit que facere debuit ex forma capituli loquentis de amissione instrumentorum. CIVITAS - Venturinus de Manarolia. .....dall’« apodixia » con cui il giudice ordina il rifacimento di una « charta » al notaio Guglielmo « de Cendato ». 70 — Tav. XXXI ' <4 'r*Ç‘] fT”V*T........WK "p***1 \-*y »«^r— ^ ** ~ 4' p^JC>u*.....^ ^K*£aTwT^ r^-y*\T~2tr ■**•*&? '•'10 I’ - £ ^cVs>*v-pr rÇ\n/ yiMn^/ CV*- ^ *' * A% >>w1rp )>^CT w» ef* c-jcht^f* V7^*v fiÀw!>&' ■ -^.^T; %^°frìfeì v^r, — 73 XXXIII 1313 febbraio 10 Il Console di Giustizia « deversus Civitatem » autorizza il notaio Januino Vatacio, custode dell'archivio dei cartolari dei notai defunti o assenti, ad estrarre dagli stessi istrumenti « in publicam formam ». A S.G., S.N., Cartolare 201, inserto tra c. 90 v. e c. 91 r. Edizione in G. Costamagna, La triplice redazione cit., p. 28, n. 78. .M.CCC.xiii. die .x. februarii. De mandato domini Consulis Civitatis vos Januine Vatacie notarie cui preest per Commune Janue custodia cartulariorum notariorum defunctorum Civitatis Janue de quatuor compagnis deversus Castrum extrahatis et in publicam formam reddigatis de cartulariis notariorum defuncto-ium et absentium universa instrumenta extrahenda et ipsa detis in publicam formam illis quorum sunt. CIVITAS - Simon Vatacius. Per finire occorre ancora notare come si trovi traccia di un « mandatum generale » che non si riferisce soltanto all’estrazione « in publicam formam » degli istrumenti di un solo notaio ma a quella degli atti di più notai. Un simile mandato, nei primi anni del secolo XIV, troviamo conferito ai custodi dell’archivio dei cartolari dei notai defunti, come prova 1’« apodixia » che si riproduce. 74 — Tav. XXXIII M) CCC NjA**^ }<* | OkPH*** >ir ^T^fXî^y **“ ^ *j i^i*%UU^ f»'v * rx$h Hr*tvf "ìV"«>\*vh.U*k «<*' 7 C«r \t*Sfe i*i(^Ì^iwV 7»y^ ‘V1! » ^*A *TUj é|y * <" c^/V*nr*Y (Jl! III. J—•r — 75 NOTA BIBLIOGRAFICA A. Gaudenzi, Le notizie dorsali delle antiche carte bolognesi e la forinala « posi traditam compievi et dedi » in rapporto alla redazione degli atti e alla ti adizione degli immobili, in Atti Congresso Internazionale di scienze storiche, Roma, 1904. A. Gaudenzi, Sulla duplice redazione del documento italiano nel Medioevo, in Archivio Storico Italiano, S. V, XLI, 1908. F. Kern, Dorsualkonzept und Imbreviatur, zur Geschichte der Nota-riatsurkunde in Italien, Stoccarda, 1906. B. Pitzorno, La « carta mater » e la « carta filia », in Nuovo Archivio Veneto, N.S., IX, 1908. P.S. Leicht, Dictum et imbreviatura, Osservazioni, in Bullettino senese di storia patria, XVII, 1910. F. Schüpfer, A proposito della « carta mater » e della « carta filia » studiate in una recente pubblicazione, in Riv. hai. scienze giuridiche, XLVIII, 1910. H. Bresslau, Handbuch der Urkundenlehre fiir Deutschland und Italien, II, 1, Lipsia, 1915. P. Sch iAPPARELLi, Note dorsali, « Dieta », in Archivio Storico Italiano, S. Vili, XXI, 1934. M. Moresco-G.P. Bqgnetti, Per l'edizione dei Notai liguri del secolo XII, Genova, 1938. P. Rasi, Il documento e la traditio chartae nel periodo longobardo, in Pubblicazioni dell’Università di Pavia, Studi nelle scienze giuridiche e sociali, 99, 1947. A. Pratesi, I « dieta » e il documento privato romano, in Bullettino del-l'Archivio Paleografico Italiano, N.S., I, 1955. G. Falco-G. Pistarino, Il cartulario di Giovanni di Giona di Porto-venere, sec. XIII, in Biblioteca della Società Storica Subalpina, CLXX, Torino, 1955. 76 — IL NOTAIO NELLA VITA POLITICA ECONOMICO-SOCIALE DEL SUO TEMPO À CCttftttf* fr'UUltf PsllTtUJ ütt ui W»"uuu jltfVtn purctnciflinu* ClJiwsjfflfoiw*]? < ;'C*îî ^Lujt.^tmlirjcc m pufctacml*ç .Cv«niiiidiQi p2i*iïitiiô 02ï>iti4Ci fiicXC'fi* »/Va Tltnfcîo^cij i liti* CoftiUitu fùit ♦ nu* ïnî.Ac'Xci}- famanjo anno* CwfuUcnü imi’ bum. s%icn’C4pw. £uinirtf*n»uu<>-Jttìiltó; £tul&tc”W{C3* .....clavarii scribanique, can- çellarius pro utilitate rei publice in hoc consulatu primitus ordinati fuerunt..... (1122) 78 — IL NOTAIO NEGLI UFFICI PUBBLICI L esistenza della cancelleria nei maggiori comuni italiani è un problema aspramente dibattuto dagli storici e dai diplomatisti. Tuttavia, all interesse che la questione suscitò nei primi anni del secolo, non è corrisposto un analogo impegno da parte degli studi moderni. Se si eccettuano alcune opere, veramente fondamentali, sulla cancelleria fiorentina o su singole magistrature veneziane e milanesi, — per non citarne che alcune, — ben poco si è potuto accertare con piena sicurezza sulla « vexata quaestio », anchc, t soprattutto, per la mancanza di studi particolari in grado di aprire la strada ad una maggiore sintesi. Anche negli studi più documentati il comune di Genova è rimasto spesso ai margini: nonostante la poderosa opera del Sie-veking sulle finanze e, conseguentemente, sui diversi uffici finanziari del Comune, nonostante la grande mole di documenti che il tempo ci ha conservato, manca ancora uno studio che possa avvicinarsi a quello del Marzi sulla cancelleria fiorentina. Eppure Genova conserva la memoria dei primi scribi, eletti, nel 1122, per sopperire alle necessità del Comune; Savona conserva il documento di nomina di uno scriba comunale del 1182; Noli ci offre, attraverso i suoi statuti, la più antica documentazione sull’ordinamento comunale ligure. E’ lecito pensare che nel secolo XII, nel sessantennio che divide la testimonianza di Caffaro dalla nomina di Giovanni di Donato, al quale periodo corrispose la prima formulazione statutaria dei comuni liguri attraverso i Brevi (dei consoli o della Compagna), siano venute ponendosi le basi di quella vasta organizzazione politico-amministrativa che vedrà impegnato il notaio (divenuto anche ufficiale comunale) nei più diversi uffici del Comune; avremo così i notai redattori dei registri comunali accanto agli archivisti, i notai del Consiglio e quelli addetti agli uffici finanziari, giudiziari, portuali, i notai umanisti per la stesura delle lettere ufficiali e quelli del Banco di San Giorgio. Dai primi scribi, che accentravano nelle loro mani più uffici (come di vasti poteri godevano i consoli o il podestà) si arriva, nel Trecento e, meglio, nel Quattrocento alla costituzione della vera ossatura amministrativa articolata in decine di uffici e magistrature diverse, di molti dei quali riportiamo alcuni documenti. — 79 XXXIV 1144 agosto I consoli del Comune e dei placiti stabiliscono le norme per la designazione e per la nomina dei pubblici testimoni chiamati a sottoscrivere gli atti notarili. A.S.G., Liber iurium, cod. D, c. 15 r. Edizione in Liber iurium Reipublicae Genuensis, I, Torino, 1854, doc. XCII; Codice diplomatico della Repubblica di Genova, a cura di C. Imperiale ni Sant Angelo, in Fonti per la storia d'Italia dell’istituto storico italiano per il Medio Evo, Roma, 1936- 1942, I, doc. 134; G. Costamagna, La scomparsa della tachigrafia cit., p. 26. Ut queque urbes proborum libertate in eis degentium moribus atque diviciis augmententur, decet igitur consules tam reipublice videlicet quam causarum civium curam gerentium locis quibus presunt, que commodi sint prudentumque virorum consilio summo opere perpendere, suisque quoque edictis rationabiliter publicis actibus significatis populo in preto-rium convocato patenter exhibere; idcirco Ianuensium consules rei pubi^ ..... unanimiter id perquirere cupientes, quosdam peritos viros, venustate atque legalitate fulgentes, publicos testes eligere, qui contractus et testamenta atque decreta manu notarii scripta, que legaliter fieri posse conspicei ent, eorum subscriptionibus firmarent, contra que controversia et lite remota, perenniter firma persisterent. Quocirca prefati consules omnes contractus vel decreta duorum subscriptionibus firmata, precipue testamenta quinque de cetero ratas decreverint repperiri, tamquam sui ficientibus testibus cernentur probari.....Anno millesimo centesimo .xliiii., mense augusti. II documento prova che a Genova, nella seconda metà del secolo XII (e il sistema è ancora in vigore fino alla metà del XIII), esistevano i « pubblici testimoni », il cui elenco veniva continuamente aggiornato (cfr. Libet iurium cit., coll. 235, 328, 443) che dovevano controfirmare, dopo, si badi bene, la sottoscrizione notarile, i documenti dei consoli e, a richiesta delle parti, anche quelli privati (cfr. Codice diplomatico cit., I, doc. 135). L’atto riveste perciò particolare interesse ai fini dello studio della « publica fides » del notaio e, soprattutto, dei sistemi di convalidazione dei documenti pubblici. L esempio riferito è tratto dai Libri iurium, cioè dalla collezione ufficiale degli atti interessanti il Comune, la cui prima redazione risale, per Genova (per altre città è più tarda) alla metà del secolo XII, ai tempi del notaio Guglielmo di Columba che sarebbe stato uno dei primi scribi del Comune. Si osservi soprattutto la sottoscrizione del notaio Guglielmo di San Giorgio in cui si fa esplicito richiamo all’antico « registro comunis » ed alla copia che di esso fece il notaio Nicoloso di San Lorenzo. 80 — Tav. XXXIV m —rur---T, ..... ......_ UJ bc cwrnimhtf ftrrnif haivnft* 1 1 r istirtf(plvu' Islvmw int^ v^tramn tn**nH*r Mpmt• >it»r■ £>««- «jt»r ÎNMif «i rv» fniHftf 'nï* m* ctufrv nttium rstjwn permutai :ftvm ra-rt» xnivf'Vtmi&tirr •*«*, Uffre** *>**«* fvMtwl tr xts eltjrw tfui iwmamif V£ fctftommi» it% Wchm mr^*ah‘(i, aM&Ur* t%+*w fmrwtct A*v*m tnjVifufi^Km patew r^viol^tMfrmr^' ut er nnttmìr vt îvrttw «r trfUm oySipthr^mMi ttftF humm* *rfF f«tr imefei tÆ, ..mlr >>■*, m. ï«~ l’Miïw tv »rt\4*r<» po5»ffcnni1 t*lhbui 1^uWc ïv cmv' fa jlftr sy cs^ii . ymxnnr oftjtrw -frnhf wmanH ^ ^urfm'-'Jeiûîf^ fnw? Sfpttnw ■fte vin tltntml* i? wTnir^ - 81 XXXV 1182 Il console di Savona, Bongiovanni Foldrato, anche a nome dei suoi colleghi, investe Giovanni di Donato della scribania del comune di Savona. A.S.S., Cartulario di Arnaldo Cumano c Giovanni di Donato, p. 342. Laus Iohannis de Donato de scribania Saone. Bonusiohannes Fol-dratus, per se et socios suos consules, Arnaldum Labellum, Amedeum de Monte et Gandulfum Amedei, communi conscilio et voluntate hominum de conscilio, Arnaldi Iolte, Caracape, Nicole Caracape, Wilielmi Grassi, Rubaldi Casete, Ansaldi Bucaordei, Gandulfì de Rustico, Rainmundi Amedei, Ambrosii iudicis, Arloti, Ionathe, Truchi, Ardizonis, Balduini Bavosi, Peregrini Rubei, Baldi Rubei et quorundam aliorum nobilium civium Saone, et Ansaldi de Tebaldo, Clarii, Balduini Astengi et Bonevide de Rustico, in publico parlamento investivit Iohannem de Donato, notarium Ianuen-sem et civem, de scribania communis Saone et laudavit quod ipse dece-tero quiete illam teneat et possideat. Et ipse, tactis sacrosanctis evangeliis corporaliter, iuravit illam scribaniam bona fide ad suum possum servire et salvare et custodire omnes res eius et non fraudem committere et iuravit perpetuum civem esse Saone et conpagnam in perpetuum, salvo tamen dum scribaniam tenuerit et habuerit, quod si non habuerit non tenetur esse civis nec habitator nisi voluerit. Et predicti consules laudaverunt quod possit facere et supplere instrumenta omnia per magistrum Arnaldum in registris communis Saone imbreviata et quod eam vim et auctoritatem obtineant ac si ipse magister illa Arnaldus supplesset, et possessionem illi tradidit Bonusiohannes tam de scribania quam registris per elavem scrinii quo scripta et registra communis Saone in duana tenebantur. Anno dominice nativitatis millesimo centesimo octuagesimo secundo. Si tratta del più antico documento ligure, sinora rintracciato, sulla nomina di uno scriba del Comune. Il documento savonese precisa anche le funzioni archivistiche dello stesso scriba il quale, ed è fatto notevole, è lo stesso redattore dell’atto che lo riguarda. Giovanni di Donato succede o, forse, si affianca ad Arnaldo Cumano, il primo notaio savonese, scriba dei consoli del Comune, di cui sia conservato il cartulario, il secondo per antichità, dopo quello genovese di Giovanni scriba. 82 — Tav. XXXV p iaaà Ji »5 \ b »>>».«> \ J ai Lamia j-ÈomiPiv'ivj- fnl^rvny' yfi~' O^' { jrvAiuxm UUlum . Jvr>,«Um V rwmt 7 óW«i& -N^iikv cowiv^ou «anjàU lu^U.rovrt $ «njeL i*W . O*»**. _ .-«^v ™«h-' rii- ■ £, ì?f -f"* • T-f*^ Wii"i,v •6!"’ UVp Avtv^.^-jvt4*tv . WrW , ru • fcu-~ U4 ■ ^ -U -u~ ••‘u“- P xjluc ït«UAa. CUm~ & J^mu A/Wç -, ^.minuJkr- frw/tu* 04W.V» • 7./ 1 . "f— i v^uv^" ~iw ^ '/> . r. J -,UW ..W W «»•«*- >IUh -*"*<--• f*U- 1 . :1 Ig- ^ ^ £U«_ Uh. 11 -xkh^ r, ~j _ mJT sr -, kWw. ^ f’« ;t “T_ Y} „„ u«-- i *»■*-■ 7^-r r^ Hr — -f **% t? c ,v J1 < «im utm Ve »W.^r ^ U „v- vUW*»* 7 , - .—. w v- ' , r ~' v if, -ît? *u 6'14 ^ i ì Hf- tr* - r iDiv^HaiH^ftwtT- «n0, ima' H*r , fr^ 1 . ----- .....Quoniam omnia tenere memoriae potius est divinitatis quam humanitatis, non pos- sentque consules et potestates ac consiliarii omnia per eos ordinanda menti habere, ideo statuimus et ordinamus quod potestas .....vel consules una cum consiliariis teneantur et debeant in festo Sanctae Luciae eligere et deputare unum scribam communis..... (Gli Statuti di Noli, a cura di C. Russo e L. Vivaldo, in Atti della Società savonese di storia patria, XXVII, 1949, p. 68). — 83 XXXVI 1204 gennaio 31 Elenco dei documenti consegnati dal notaio Arnaldo al notaio Manfredo. A.S.S., Cartulario del notaio Martino, c. 88 v. In nomine Domini amen .M.CC.IHI., indictione .vii., die ultimo ianuarii. Hü sunt cartularii quos recepit magister Mainfredus a magistro Arnaldo scriba: in primis cartularios .mi. magnos et magnam quantitatem cartu-lariorum longorum qui sunt omnes de testibus. Item cartularium .i. quondam magistri Ottonis. Item cartularium .1. extimi. Item cartularios .vini, de collectis et aliis quibusdam rebus. Anche questo documento che, affiancandosi a quello precedente, è indice dell'esistenza di un archivio del comune di Savona, sta a dimostrare 1 esistenza di scribi-archivisti, impiegati al servizio del Comune. Il notaio Manfredo, infatti, rivestiva sicuramente la carica di scriba del comune di Savona, assieme a Martino che ha redatto il verbale di consegna riprodotto. E’ assai probabile che cada in questo periodo la cessazione dall'incarico di Arnaldo Cumano che, da solo e insieme a Giovanni di Donato, aveva retto la cancelleria savonese nell’ultimo ventennio del secolo XII. Tav. XXXVI .....habebo sospeale unum cum tribus clavaturis divisis in quo faciam teneri et poni omnia instrumenta, privilegia et conventiones comunis Saone..... (F. Bruno, Gli « Statuta antiquissima Saone », in Atti della Società savonese di storia patria, I, tomo I, 1918, p. 104). — 85 XXXV li 1209 giugno 2 Ponzio ed Enrico, marchesi di Punzone, ricevono dal comune di Savona la somma di 600 lire di genovini a saldo del prezzo convenuto per la vendita della loro parte di Albissola. A.S.S., Registri a catena, I, c. 26 v. Edizione in N. Russo, Su le origini e la costituzione della « Potestatia Vara-ginis, Cellarum et Arbisole », Savona, 1908, p. 224. - Regesto in V. Poggi, Crono-tassi dei principali magistrati che ressero ed amministrarono il comune di Savona dalle origini alla perdita della sua autonomia, in Miscellanea di storia italiana, III serie, X (XLI), 1906, p. 338. Carta de precio soluto Poncio et Henrico marchionibus Ponzoni sue partis Albuzole. Carta communis Saone. Testes Guisolfus Amici Nolaschi, Rubaldus Scaiosus, Vivaldus Bavosus, Willelmus Loterii. Nos Poncius et Henricus, marchiones Ponzoni, in presencia infra scriptorum testium et recepisse confitemur a te Willelmo Tortorino consulis Saone de dr. ipsius communis lb.DC. ianuinorum quas iuraveras tu dictus Willelmus (iuraveras) et nobis promiseras solvere ad certum terminum et de precio nostre partis Albuzole, quam tibi, nomine communis Saone una cum Petro marchionc. Ponzoni licet tune nos de ipso precio vocaremus quietos et solutos unde promittimus tibi sub pena librarum sexcentarum ianuine monete tibi nomine dicti communis stipulanti in boni nostris omnibus habitis et habendis ea inde communi Saone pignore obligando per nos nostrosqut heredes non facere inde aliquam communi Saone vel alii pro ea persone aliquam requisicionem seu molestiam vel brigam et insuper tibi promittimus sub eadem pena predicta vel nomine dicti commune recipienti, stipulanti in bonis nostris onmibus et cet. inde facere uxoribus nostris ipsi vendicione inde suo iuri renunciare et ipsam vendiccionem omni in tempore ratam et firmam habere et cartam inde ipsi communi vel eius certo misso a dictis nostris uxoribus fieri facere in vestra vestrorumque sociorum Saonensium consulum voluntate in laude untilus sapientis. Actum apud Varaginum, in domo Dondedei, die .ii. iunii. Si tratta di un altro esempio di registri comunali, dei « Registri a catena » del comune di Savona. Meno curati dei « libri iurium » genovesi, con molti errori dovuti alla penna dei loro redattori, contengono in gran parte privilegi, trattati, disposizioni relative al governo del Comune. 86 — Tav. XXXVII Gtr-TSbttc folut© tojn &C&tOf \At~ fauf rtiW. oagifor jvruttf*’ Tl «Val i>' Vu.ec* oiZn .AYnrn Irzcrrf / 7 (Twatc1 -RI» qntvi bnt iofnf rn.vt£tn|. Ogr toïif hotuto ofitwi tne rrcr^HBr auctn? i ^ì*r. t*?r>^cw tuw *11^ 1 • $brw tilt* q*aan 7ttiwa<> errem-n nurtlnr f«r .Vn sbircino cr»r twit? çmt^aSjfonœ» ftnte.q* fmr yrttn V esattali tb - v\ * 7 c.qr watot 1ulr fmr »e fcrtlV ai ftu* vw m^Hkt *’ Vn* iHif meri toèh bafrrtwr 7 "few tw fmW. tiofo q*.tltq» Iftm mtu fett . Cèfeffuf 6» ir fetiì? via fr retcftfle atmo %n« tntnfUo <5i Ctóv> qf owrVaItcIut -ftltt «fntü lmarin fvfliftni wortf frK fot xn&Ctbt % yX\nni.}x» -retmeuf mcpr 7?, tftF cfcr.tbòxfirn 7t*3prte Tfru fwrütr ^ \nu. fòrte- «ofctr getnj qu^^trCtl^&ctürq.-fw -vvni. 7t? vttt ^trte- ^ nm anCsifriltj:Wiu P -v, To^crr fdUfArT&>tr fxH fé yii /~f v. 7 fur ttf vi vmf . *lctO indenne ftlwu ^'nTntmif Urt£ vgp iukv fGtri&r^fcnwtflofco. bit* ytvi afigr, y up f^iut© faneio 7>»ntict» f> , fiirjpaf aUnncle-. 5 Ça*- ctn< ^\èr. r«f0iirW.f?Arma "-TwUfcH. tUiRtlìT fou<*y. AmutU^tvm^ue / \i'xa iimf.Tiej -pone? -rlmrtc çwctf fott^ont. Jit^fctuu wtfta f luwjktT tutnet7 Xfcm? mtnwjf ?ni>îî'kluf-rmirm 7$fao mr-j^nf 4ltmroV cpû V* iwSr cwc t-véc Arj.t <2 aVi^Tcm ttt’Mit ^cn.4*fcr41t<£n^nuimê'ngà.r# m*mni ^ci Y iwrtneu mr neof«tto Ut|n»V ttïWnif tmc 7c. tn fecrVvouV; rrftf vcnt»jc-cê* vh ^ tim rmûoArt'7t^ veuïncc tmf tifif veortbj ftert wrîuê. vcbxuç tbaca /TfiMvcftùcttr*ttil4Ul>r tn?t*ptctmAnn7rrt2 tcJkcy attardé* <»- e |Va^ iCZvtiUm - W~ ./nWi l . Vf-.f fUr~^ f- J~f— f**®- .^-■«r f« » î*tJ( f*«r~ C»jhn3» *t»«wr"' »« f, <|jSr fi7r^f'n*' Tt>vfA»^r> M«n ~X* n^Mf- #£T jvfwtrt* «3r p«>/***w^r— )«- fW-»M«»' •—•’■" ^»«2 S#t- p>*»-a|k>1* ivfnlu « HW- rvt‘‘> £***"**’'' *IU- i-Zfr* «%y * ?r+frj„ «♦«- £%-£■ >vrT|nrl*mn» ►*.«T- ***-- fV^K«^rw~ «w *!•£/ f^wVST* f&rr~tx-~ £t? ff^SZ |r >3*^ -<5' [fu |K»>C*r yfc™*'r . -, r» fed** «TU * | ^ cyy*^' ' « * ' ' **Ak Pt~ .....qui scriba notare debeat omnia et singula gesta et deliberationes consilii, nec non acta curiae et causarum..... (G// statuti di Noli cit., p. 68). .....et teneantur dicti scribe facere omnes scripturas, omnia acta et instrumenta pertinentia modo aliquo comuni Saone..... (Statuta antiquissima Saone cit., p. 99). XXXIX 1333 ottobre 22 Da una carta del « Registrum vetus » del comune di Sarzana Archivio Comunale di Sarzana, Registrum vetus, c. 35 r. Edizione in G. Pistarino, Il « Registrum vetus » del comune di Sarzana, Sarzana, (in corso di stampa), doc. 68. Actum in Sarçana, in palacio communis Sarçane ubi dictus dominus potestas Sarçane moratur et consilia fiunt, presentibus Iohanne Ranerii, cancellario communis Sarçane pro ipso communi et Spinetto Bovechii, nuncio suprascripti communis, testibus ad hec vocatis et rogatis, anno nativitatis Domini millesimo .ccc.xxxm., indictione prima, die vigesima secunda ottobris..... (S.T.) Ego Lupus condam Monis Millicerii, imperiali auctoritate notarius et iudex ordinarius et scriba publicus Sarzane pro communi Pisis, predicta omnia scripsi et firmavi ut in actis suprascripte curie Sarçane imeni et ad maiorem cautelam meum singnum et nomen apposui. Il « Registrum vetus » del comune di Sarzana, più tardo di quelli illustrati precedentemente, è un altro esempio, di grande importanza per a storia della Lunigiana, di quei registri comunali di cui si è parlato. Ma più che il registro in sè, è degno di attenzione, in questo caso, il « signum tabellionis » usato dal notaio Lupo. Nella Liguria medievale, infatti, il « signum » venne praticamente sostituito dall’« ego », più o meno adornato da fregi e disegni; in alcuni casi, tuttavia, si ha l’impressione che « ego » s inserisca nel « signum », per scostarsene più tardi, soprattutto nel Quattrocento, quando nell’antico segno personale del notaio vennero inserite le iniziali, e talvolta il nome, del notaio stesso. 90 — Tav. XXXIX & f^4ê J ì . lu s„?æ tl& r^î ft ti k HdiKlfN-l < t >cg ? I £ J I i ? r «_r. <"£- £ j» (; £ $ £_cO "A ~ t r r r È (Zi Ç"r ? V < £ #* n s «* “ «ré i-i £ — 91 XL 1314 dicembre 12 Dietro mandato del console di giustizia « deversus burgum », gli estimatori del comune di Genova procedono alla stima dei beni di Musso Saliceto in favore di Guglielmo di Montaldo. A.S.G., S.N., Cartolare del notaio Benedetto Vivaldo, 3, parte I. pergamena inserta tra cc. 49 e 50. .M.ccc.xim., die .xn. decembris. Nos Manfredus Falzonus, Rollandus pelliparius et Iohanninus de Monelia, publici extimatores communis Ianue, extimamus in burgo Sancti Thome, in bonis et de bonis Mussi Saliceti, et hoc iuxta mandatum nobis in scriptis datum a domino consule burgi, cuius tenor talis est: .M.ccc.xim., die .xxi. novembris. De mandato domini consulis burgi..... Et damus dicto Guillelmo in solutum pro libris septuaginta quinque ianuinorum ad rationem de duobus tria quorum sors est Ib.L. et pro sol. triginta ianuinorum expensarum de quibus in supradicto mandato continetur et pro lb.n., sol.mi. expensarum nostrarum, scribe et executoris nostri quatuor quintas partes pro indiviso tocius cuiusdam hedificii domus positi in fossato Sancti Thome super solo sive terra monasterii Sancti Thome. Cui toti coheret ab una parte fossatus Sancti Thome, ab alia parte carrubius, a tercia parte terra vacua, a quarta parte hedificium domus Enrici de Prementorio calafati. Mensure cuius tocius hedificii sunt ut infra: ante canelle .II-, pedes .mi., polices .xi.; retro canelle .11., pedes .v., polices .xiin.; et per medium canelle .ii., pes .i., polices .vni. Sunt tabula .i., pedes vivos .vi., pedes mortuos .mi., polices vivos .xiin., polices mortuos .VI. Et ut supra possessionem et dominium damus dicto Guillelmo de dictis quatuor quintis partibus pro indiviso hedificii supradicti in solutum pro quantitatibus supradictis contra dictum Mussum, ipso prius citato et domui et per continenta ipsius per bucham executoris nostrum, salvis semper mutuis et collectis communis Ianue que et quas dictus Guilleiinus promisit mihi Ianoto Deodati notario, stipulanti nomine dicti communis, de cetero solvere et prestare ipsi communi pro dictis partibus, renuncians omni privilegio et conventioni. Extractum est ut supra de actis publicis officii extimatorum communis Ianue per me Ianotum Deodati notarium, scribam dicti officii. EXTIMATORES - Ianotus Deodati notarius. .....cum ipsis extimatoribus constituam unum utilem et ydoneum scribam qui sit notarius factus per comune Ianue de numero notariorum et scriptorum in matricula pro cartulariis extimatorum tenendis ... (Statuti della colonia genovese di Pera, a cura di V. Promis, in Miscellanea di Storia Italiana, XI, 1871, p. 601). 92 — Tav. XL 93 XLl 1339 Cartulario delle antiche compere. A.S.G., A.F., Compera magna pacis, 208, c. 206 r. Cum pagis madii. sol.liil. de.n. Rippa pro utroque in emptore. Heredes Simonis de Carrega capsiarii: libras octo, sol. octo lb.vili., sol.vni. .M.ccc.xxxix., die.xx. madii. Descripte sunt dicte libre octo, sol. octo desuper dictos heredes, et scripte sunt super Baffum Deodati, procuratorem Ianoti Deodati, procuratoris Iacobi de Pignono in compagna Suxilie, carta .ccciii., et hoc de mandato et voluntate Valentini de Carrega, heredis dicti condam Simonys ut apparet per mandatum domini consulis burgi, scripto manu Francisci Maraboti de Clavaro notarii hoc anno, die .xin. madii, cuius mandati tenor talis est: .M.ccc.xxxvim., die.xm. madii. De mandato domini consulis burgi vos consules, officiales et scribe compere magne pacis describatis et describi faciatis de cartulario dicte vestre compere desuper heredes quondam Simonis de Carega casari cum omnibus iuribus, introvtibus et proventibus libras octo et sol.vin. et ipsas et ipsos cum omnibus dictis iuribus scribatis et scribi faciatis super Valentinum de Carega, heredem dicti quondam Simonis, vel super qua[m]cumque personam voluerit..... BURGI - Franciscus Marabotus de Clavaro notarius. Summa lb.xxvn., sol.xu. Si tratta di un esempio dei cartulari dell antico debite pubblico, anteriore all’istituzione del Banco di San Giorgio. La « compera pacis » venne istituita nel 1332 per unificare i debiti che i partiti politici genovesi avevano contratto durante la guerra contro i Catalani. Il debito pubblico veniva iscritto ogni anno negli appositi registri, divisi per « Compagna » ed ordinati secondo l’ordine alfabetico dei creditori. 11 notaio addetto all'ufficio iscriveva nella colonna centrale di ogni carta il nome del creditore e la relativa quota, in quella di destra segnava gl interessi pagati, in quella di sinistra annotazioni contabili o registrazioni inerenti a interessi dell’anno precedente non ancora incassati dai beneficiari. I titoli di credito potevano essere trasferiti, per eredità o per vendita. In tal caso, su mandato di un console di giustizia, il notaio provvedeva a depennare la « colonna » e a riscriverla nel registro della « compagna » alla quale apparteneva il nuovo beneficiario. Nel caso riprodotto, al nuovo creditore spettavano anche gl’interessi di maggio, ma gravava su di lui la tassa («rippa») di trasferimento. In fondo alla colonna centrale veniva fatta la somma dei capitali iscritti, a destra quella degli interessi pagati. 94 — Tav. XL! t I * J v.s c*— sh a 1« h ivi H4 jsnr «K#i -çi-cij '5 sé 5 SHi <- V > C^f l| -—- 1- r ^ ç I ** r (ì £ s#,r iljtì 5* ^r * sf" !rl ' :« r fe 4^ ! — 95 XLI1 - XLIV 1342 agosto 2 Revisione dei conti della gabella sul sale della Spezia per opera dei visitatori delle compere. A.S.G., A.F., Diversorum negotiorum capituli, 1096, cc. 34 r - 35 r. sol. .v. .M.ccc.xxxxii., die .n. augusti. Racio Francisci Parentucii de Vexigna, cabellerii cabelle salis Spedie anni proxime preteriti de .M.ccc.xxxxi. redita per Benedictum Prodomo de Spedia, nomine dicti Francisci, officio vixitatorum. In domine Domini amen. Nos Galvanus Embronus et Ianuynus de Salado, vixitatores communis Ianue anni presentis de .M.ccc.xxxxii., vissa et diligenter examinata racione Francisci Parentucii de Vexigna, cabellerii cabelle salis Spedie anni proxime preteriti de ..vi.ccc.xxxxi., prout melius videre et examinare potuimus per scripturas introytus et exitus racionis dicte cabelle et dicti Francisci, nobis et nostro officio presentatas et ostensas per Benedictum Prodomo de Spedia, nomine dicti Francisci, invenimus per introytum dicte racionis habuisse et recepisse dictum Franciscum et per exitum ipsius racionis dedisse et solvisse ut infra. Primo habuit et recepit ut infra: Introiti s Videlicet ab officialibus communis Ianue, constitutis super dando et recipiendo salem, minas trecentas salis que valent ad racionem soldorum viginti trium, denarii unius pro qualibet mina dicti salis, libras trecentas quadraginta sex., sol. quinque ianuinorum lb.cccxxxxvi. De quibus dedit et solvit ut infra: Exitus Primo in consulibus salis anni de .M.ccc.xxxxi., ut patuit nostro officio vixitatorum per scripturas Petri de Reza notarii et scribe dictorum consulum, libras centum quinque ianuinorum. lb. .c. -V. Item in consulibus salis anni presentis de .M.ccc.xxxxii. solvit Benedicto de Spedia, die .xxv. iullii, ut patuit dicto officio vixitatorum per apodixiam An-drioli de Finario notarii et scribe dictorum consulum, libras nonaginta septem ianuinorum. lb. .i.xxxxvn. Item in mensuratoribus de Ianua qui mensuraverunt et honeraverunt minas .ccc. salis, quas habuit ut supra ad racionem soldorum sexdecim pro quolibet centenario dicti salis, libras duas, sol. octo ianuinorum. lb. .ii. Item in naulo dicti salis de Ianua usque Spediam, ad racionem denariorum decem et octo ianuinorum pro qualibet mina dicti salis, libras viginti duas, sol. decem ianuinorum. lb. .xxn. Item pro exhonerando in Spedia dictum salem et portando in cabella, libram unam, sol. quinque ianuinorum. lb. ,i. sol. VIII. sol. -X. sol. .v. 96 — Tav. XLII ■< , imi iwm ♦ • ft I j /*N "*■ *■** ^ wÿt * ore ,]. p^&v-Hi -y, )iÌM%yv h*w* SfT ' ci* 4.? s£ aç -L «L^ jl~, y j^ ^vì -> ^ V* - - ; -f - ~Y^p ,«U-a g*/ ^ a-,~ ^ '~}"y7f ‘t4ttf *** ^ di i- rf*'j'ft '*“• (hfin«, ut “" ¥,K . .*1 .-^ “* ìV" , ^ —*<&*■&« &P oü 7*r^i**«ir <•a'^Wv**^» £#lu> ' wj|M-' ?& »? -H\A\*f\ A»*** i>*ì *•«' J>* ■ 3Ïm* t*«»*4*tf »** v/ j>v*« Y^rif cor w - -*i I f ù ( 4 ( '< ' . <»»J" «*- X- /JT ~ .r~D£> «*£« * •“ <*■ *+-■ y **- y>**«>- ifpr■ ~>»' ^ •V"* y „' * 'ft** % «&'**» Ijtj~~ lk*» <***— ry°* ")«7 ^ C •-■>» , *«&* 1l^ì^atf^cili^rtJb^. V „ p.^f.f, sw? -p «A«- ^ <*. ^6-^p^y. «jwv.» -A*w! »C+ 1 Jb ìS ^Mi ^nwr»» eyf^t- [m~ -V «^ e^W"*wf*4 f ^ejMHUkUath l ftt* Jl* ' «»*£ ’-'••• l'&V* «by. J^w. J. 1^iX' **WI« •Sìf-«« 11 ? ^ ^Lui» J«p <*'%*' "fi* -ff&*r tfr J SfeSt»^% ,^ <~aJ- ' ( ^ ^ * i 1 , ■ V t/ . • • .^r r « ^*»«4 SCT -^WwS* ’ìt -w Ÿ*'- ; — 97 Exitus Item in sachis decem quos emit pro dicta cabella, sol. decem et octo ianuinorum. Item pro pensione domus sive cabelle pro anno uno, libras tres ianuinorum. Item pro mensuratore qui mensuravit salem in dicta cabella venditum, libras quatuor ianuinorum. Item pro salario dicti cabellerii pro anno uno, secundum formam regularum capituli, libras triginta quinque ianuinorum. Item consignavit in dicta cabella Benedicto Prodomo de Spedia, cabellerio dicte cabelle in anno presenti, ut confessus fuit dictus Benedictus officio vixitatorum salis, minas quinquaginta que valent ad racionem sol. viginti trium, dr. unius ianuinorum pro qualibet mina dicti salis, libras quinquaginta septem, sol. quatuordecim, dr. duos ianuinorum. lb. lb. .ili. lb. .ilii. lb. .xxxv. sol. .XVIII. lb. .LVii. sol. .XIIII. de. .11. Summa introitus racionis predicte est libras trecentas quadraginta sex, sol. quinque ianuinorum. Lb.ccc.xxxxvi., sol.v. Summa exitus racionis est libras trecentas viginti octo, sol. quindecim, dr. duos. Lb.ccc.xxvm., sol.xv., dr.n. Et sic est introytus predicte racionis plus quam exitus, in summa libras decem et septem, sol. novem, dr. decem ianuinorum, lb.xvn., sol.vini., de.x., sarvo erore calculi tam in introytu quam exitu et e contrario. Idcircho nos vixitatores predicti, vissa et diligenter examinata racione predicta prout meilius videre et examinare potuimus per scripturas racionis predicte, nobis et nostro officio presentatas et ostensas per Benedictum Piodomo de Spedia, nomine dicti Francisci Parentucii de Vexigna, cabellerii dicte cabelle, Christi nomine invocato, Deum semper habendo pre oculis et inmerite, omni modo et forma quibus melius possumus, ex baylia nobis et nostro officio attributa, dictum Franciscum cabellerium predictum condempnamus et condempna-tum esse dicimus et declaramus in libris decem et septem, soldis novem, denariis decem ianuinorum quas invenimus per racionem predictam restare .....statuimus et ordinamus..... quod singulis sex mensibus eligantur quatuor boni viri honeste conversationis et vite, quorum duo sint nobiles et duo populares, et appellentur visitatores comunis Ianue et habeant duos notarios de collegio notariorum Ianue..... Ipsi visitatores habeant potestatem et bayliam compelli.....et quoslibet alios offitiarios qui in aliquo offitio constituti fuerint in civitate Ianue vel districtu vel in aliquo loco ad rationem reddere..... (Regulae comperarum Capituli in H.P.M., XVIII, Torino, 1901, coll. 37 e 39). 98 — Tav. XLIII T y** »"*' '4*k r »-* n^Je £ h«# 'W ,-jt ‘} ,‘ir~ -i .W-JA » M**e * t C i Ht /fr y *.JU sfrvdJé^ y *y~~ pL. ^ ^ if V"*'**'™ y*4*4' . t > w ( "~V y~ t ^j*-.^ ,. «... ÇÎ. „„ JrfV. ^ ^ ifcJM ifr_i-. ^ ^ »>'c **T ~mn*»\ ►»•*,*-*. -o»™* .*, y- / . 4>M->srv^K t^(*f -jf j \4*i «<■ ■»»- -->t V -* \ £ C}..-* TT-^ VAf' #- )1^ Pr* ' ccc -yt- -4 u«vm^ arto C 1 fi ■* A « C*" <** «f- \vW c / y** *f <5ru, v* * Skt«^ ». *•»*«» y -vif j -jvuj *»-y ^ * ('»*' v*C")«*|tn£ tjw» 1^*. •Ï# \v»u4^? S&- *S*r*"7 7(T <^~~^a'ê* *** c^tT^j^x <7 ^^ -f,u^fyi'^- r wxi^. ^ w \^, SH~’ *- -~WfW ;iu' A~j— s—r .wLj v. Ku w, ^ 5P v^- !U GSHfrQli - 99 penes ipsum; quas libras .xvii., soI.vhii., de.x. ianuinorum dare et solvere teneatur inmediate consulibus comperarum salis Ianue nomine dicte compere. Ab omnibus vero et singulis horum que ad manus dicti cabellerii tempore eius administracionis pervenerunt occasione dicte cabelle ultra libras .xvii., sol.vim.» de.x., per ipsum dandas et solvendas consulibus comperarum salis ut supra, ipsum Franciscum cabellerium predictum absolvimus et absolutum esse dicimus, declaramus atque prononciamus dummodo non appareat ipsum Franciscum cabellerium predictum plus habuisse et recepisse nec minus dedisse et solvisse prout supra in presenti racione sua continetur. Benedictus Prodomo de Spedia solvit pro Francisco Parentucii cabellerio predicto illas libras .xvii., sol.viin., de.x. ianuinorum de quibus per sententiam predictam condempnatus erat pro reliquatu racionis sue, videlicet consulibus comperarum salis de .m.ccc.xxxxii. sive pro ipsis consulibus in officio navatarum, ut patuit officio vixitatorum predicto per apodixiam publicam scriptam manu Andree de Finario, notarii et scribe dictorum consulum salis, .m.ccc.xxxxii., die .XXVI. octubris, quam apodixiam dictus Benedictus presentavit officio vixitatorum predicto .m.ccc.xxxxiii., die .xvm. ianuarii, et quam apodixiam ego Iohannes de Peraldis de Gavio, notarius et scriba dicti officii vixitatorum, mandato ipsius officii, in presenti cartulario inferius registravi predictis modo et die et cuius apodixie tenor talis est: .m.ccc.xxxxii., die .xxvi. octubris. Noverint universi quod Benedictus Prodomo, cabellerius salis Spedie, solvit consulibus salis de .xxxxn., pro dicta cabella anni de .m.ccc.xxxxi. in Francisco Dentuto et Anthonio de Podio Banchorum libras decem et septem, sol. novem et dr. decem ianuinorum et sunt pro Francisco Parentucii de Vexigna. Lb.xvn., sol.viin., de.x. (S.) Andreas de Finario notarius. Ego Iohannes de Peraldis de Gavio, qui dictam apodixiam registravi ut supra, ad maiorem cautellam me subscripssi. (S.) Iohannes de Peraldis notarius. 100 — Tav. XLIV T*"* T 1 7-7 <É0^ U — &•**« 'jjM*! ty.; c^7 v*>M6 T^ #*? yj f fMpy eJ'e ^ f fp 'J&r 2 s>^*~‘' *«: - J ( ^ r r r _ ^ *&^Sî? *pê%*ms <ényit&* ç&b**ir j, £%r*~c (fot* ,’Uc jUc f-*y $ -*»1 ‘*”t t*»»" £ V*^~' -jvv« • /S 2T? ~y "* *ff* **“**"»*>■ \#y ^**v“*- 'ifp>' -*y <^n^x ryZT- "?*&+' 'n*r Vr*} •>**"«• ^ vu» VvC- •**-j <£+. jjf ^ -A^frC y«***+■ 4t?-*y-'pn ■^v ^ vrtf^y- • r**' ih1 ***** *?r !W. %<-? ^f^yTv^ ré *p~. 7 i t _p> W—/"*- ' utute"^ ^-s)VA -ór* ,»£»lsriy»g^-j- '•fT^T^'' rw w? rr1' 1tv*»? ^»*>£*«*'M‘J £# -<*T2*U '''ft 'p'^1 ^ p ‘ „_Jcr.«';vtftyf 4*f» ' I tv — 101 XLV 1351 Arruolamento di marinai per la guerra contro Venezia da pai te del-l’Ufficio della guerra. A.S.G., A.F., Galearum marinariorutn rationes, 628, c. 97 v. Antonius Raynaldus, filius condam Raymundi de Rainaldo de Monacho, qui habitat in domo Ansaldi de Sancto Petro Arene, magister et cet., iuravit et promisit michi Dominico Valanucio notario, tamquam plubice persone officio publico stipulanti, nomine et vice magnifici et illustr ìs domini, domini Iohannis de Valente, Dey gratia Ducis Ianuensium, et Offìcii Guere Venetorum et tocius communis Ianue, sequi viagium et obidire mandatis domini admirati et sui patroni et homnia alia facere que superius sunt iscripta et que facere tenetur et debet secundum la forma capitulorum civitatis Ianue loquencium de marinariis et galleotis fugitivis et alliorum capitulorum civitatis Ianue de predictis loquencium et ordinamentorum Officii Gazarie et debet habere in mensibus tribus libras novem. Et pro eo de predictis omnibus et singulis attendendis, cumplendis et observandis versus me dictum notarium, stipulantem et recipientem nominibus quibus supra, solenniter intercessit et fideiusit Ansaldus de Sancto Petro de Arena magister et cet. supradictus qui habitat in burgo Sancti Thome, in domo sua propria. Renuncians iuri de principali..... Habuit die .vii. iunii in Ianua, ad banchum, manu Cristofoni Pilavicini, lb.vmi. Segue una lista di nomi di marinai arruolati con la formula abbreviata: « Iohannes calegarius, qui habitat in burgo, iuravit et promisit ut supra et debet habere in tribus mensibus libras novem. Et pro eo Tomai- nus Lizardus..... renuncians ut supra et cet. ». I riferimenti del documento rinviano ai « Capitula comunis Ianue » (cfr. Statuti della colonia genovese di Pera cit., cap. CLXIX) e al « Liber Gazarie » che conteneva le norme relative alla navigazione e al diritto marittimo. L’« Officium Gazarie », creato tra il 1313 e il 1314 « super factis navigandi et Maris Maioris », ebbe come compito iniziale quello di provvedere alla sicurezza delle comunicazioni con le colonie orientali e, soprattutto, con la « Gazaria » o Crimea. Nel campo marittimo il nuovo ufficio si affiancava, praticamente sostituendolo, a quello « Mercantie » che aveva come suo compito principale « intendere et tractare ea omnia et singula que ad utilitatem et commodum mercantie pertinere videbuntur ». Per gli ordinamenti marittimi cfr. Leges Genuenses, in H.P.M., XVIII, Torino, 1901; V. Vitale, Le fonti del diritto marittimo ligure, Genova, 1951. 102 — Tav. XLV ? f*T <■ € /■ 5 J i if r) fA u t k*À ut* * ecw**^fàÇ3**“ ^rHV’ ì---- ^’T' r" —7 I~2 • v- _4> -V «**fi h- »»ur^i tiU<9^*0 t^h* (}1iì^l!*wt>*>o ’ s tfa,fL- y*«*^ 3»* -—Vç «** «H"-î ’^ïr^ - ol^MW* VV/W*j /-«fc. r> h%^ 4&*p ^V4*,*^cv &*i "“VA'- ; è.Kr, vff^ }«~r 'f'^ir-1', -s - •wjn*»o‘’ ^<^-.utW') -\*W- V~l^ *V$W &W*rW " ~h tmÇ" n»nyw)k»/\__. rK*- h'-^- * * A — 105 XLV1I 1412 Esempio di un c'artul^io della*« massarìa » del Comune di Genova. A.S.G., A.F., Massarìa communis lamie, 33, c. 75 r. + .m.cccc.xii., die .xvini. aprilis. De mandato illustris domini marchionis Mon-tisferrati, Ianue capitanei et cet. et consilii Antiano-rum, vos Thoma de For-nariis et socie, massarii generales comunis Ianue, solvatis Petro Imperiali olim commissario et cet., pro certis expensis per eum et duos eius famulos factis eundo Provinciam, libras decem et soldos decem ianuinorum sive lb.x. sol.x. fanue116 Benedictus de Andoria notarius et cancellarius. Dexerinus de Pastino notarius. Recepimus .m.cccc.xii., die .xvii. iulii in Nicolao de Aurigo in .ccn. lb. .liii. sol. .x. de. .1111. Item ea die in Petro Imperiali in .cciii. lb. .x. sol. .x. Item ea die in Cipriano Spinola in .lxxv. lb. .m. Item ea die in Stepha-no de Vadavanto in .CC.LXI. Item .M.cccc.xni., die .XV. februarii in Petro de Furnariis et Sceva de Auria in .ccxxnil. Item ea die in Iohanne Grillo et socio in .cl. lb. .xxv. lb. .XXXVI.CCLVI. Item die .x. martii in offic io magistrorum rationalium et de eo in Antonio Bianco in .VI. Item die .xiiii. augusti in dicto officio et de eo in Oderico de Bias-sia in .ccxiin. Item .m.cccc.xvtii., die .xxiiii. septembris in officio dominorum patruum communis de eo in Raffaele de Podio in • CCLII. lb. .XXXI.DCCXXXXII. sol. .XI. de. .vim. lb. .CLXVIII. lb. .DXXXVIIT. lb. .LXXXI. sol. .1. La « Massaria communis » esercitava il servizio di cassa dello Stato, cartulari dei massari registravano Dertanto le esazioni ed i pagamenti a ottando i principi della partita doppia. I massari non potevano effettuare a cun pagamento senza un mandato («apodixia») del cancelliere, sottoscritto dal notaio dei « magistri rationales » e munito di tre, talvolta quattro (se si trattava di SDese straordinarie) sigilli: quello del Doge, degli Anziani, dei « Magistri rationales » e degli « Otto di moneta ». I « Magistri rationales» controllavano l’attività dei massari, sia firmando i mandati di pagamento, sia in sede di consuntivo. Per gli « Otto di moneta » cfr. tav. XLIX. Per la tenuta dei registri di massaria si osservi, in questo caso, che si e conservato, nella pagina relativa, il mandato di pagamento in favore di Pietro Imperiale (a sinistra della tavola); si trattava evidentemente di spese straordinarie la cui esazione è registrata, secondo l’annotazione delle uscite, alla c. 221 dello stesso registro. 106 — Tav. XLVII 107 XL VI II Esempio di lettera spedita dalla cancelleria dal comune di Genova. A.S.G., A.S., Litterarum communis, 1781, c. 433 r. Gubernatori Montispesulani. Magnifice amice carissime. Ut ex litteris et processibus huc allatis per Iohannem Burnellum intelleximus, tres querele contra nos ad vestram magnificentiam delate sunt; una est Bernardi de Andrea, alia Marabotini Bartholomei, tercia Iohannis Nicolai. Hi enim omnes queri videntur quod capta a classe nostra galea Iohannis Vitalis Narbonensis, retentis certis mercibus ac bonis que ibi habebant, gravibus iniuriis affecti sint. Distinguemus casus eorum ut, c-biectionibus eorum confutatis, innocencia nostra clarius intelligatur. Set ante omnia cupimus ut prudentia vestra illa consideret que in omni re precipue spectanda sunt, animum scilicet agentis et exitum rei. Intercepit prefectus classis nostre galeam illam Narbonensem non ut subditos serenissimi domini regis lederet, quos potius fovere, iuvare et amice tractare habebat in mandatis, set verius ut Venetorum et Florentinorum bona, cum quibus iustum tunc bellum gerebamus, excuteret et interciperet. Capta itaque galea et quidem predivite ac preciosis mercibus plena, in qua regiorum subditorum multe opes erant coacer-\ate, ea fuit prefecti nostri modestia atque innocentia, ea mandatorum nostrorum vis, ut ex tantis illorum opibus nichil prorsus attigerit. Non veremur ut quisquam prodeat vere regius subditus, qui se re aut verbo violatum possit dicere. Immo pro repertis in illa mercibus hostium, vocato ad se Iohanne Vitali, ita plene illi pro naulis satisfecit ut ipsarum mercium demum non melius fuerint ei satisfacturi. Que res declarant quo ille animo galeam ipsam capi voluerit. Querere libet hoc loco quisnam est in cuius potestatem tante opes devenissent qui vel maiorem innocentiam vel fideliorem reverentiam ad regiam maiestatem de se prestare potuisset, potissimum cum ille nimium veritus bona regiorum subditorum attingere, multa hostium bona que sub nomine Francigenarum latebant intacta dimiserit quod nobis postea ad irrisionem exprobatum est. Verum quod attinet ad querimoniam Bernardi de Andrea, quamquam ille enitatur asse\erare se esse incolam Montispesulani et ob id regium subditum..... Una delle più importanti funzioni dei cancellieri della Repubblica era quella di scrivere le lettere. Riproduciamo qui una lettera del cancelliere Iacopo Bracelli, notaio e umanista, che intestava tutti i fascicoli del suo registro « litterarum » (composti di 24 carte) con la data e il numero progressivo del fascicolo (cfr. p. 114). 108 — Tav. XLVIII Agmjlct Mmrt ccvttvflvmc- ~^«*v*jfì£wi W*" A^Atv* £ 4?a™*t Hvu\\v41vim* vvw< t-»2\M? «jtxui W< • A"1 • %d*ÌC jmwr vn* c W HWfeieti* * aIw* wamaI****** Brt*.t^?°^rn,M i jil^,>*vivò -w^aì • |tv vSwvs drmw^ iWWJti 'o&tn*'**- ^ l*iti-lcm‘r>|trf ttiftanh*J wtcl^' >n«> .MW il‘i (pt.iwlnt« .tj^iìfVv fr-ijVmT*****’’''''' ovè vo*""1 * VI* tdncrt'u'ml'H# t>«n*t -**njpn*i*h*, ìnOAi'^ *,tA C^ v‘ V"M**" U* rii S'**U,H*iM,|,,-“'r*,"M^ „«» ,*« ■r-w^'* v*'** -rW "“‘"k T‘"T ’" ^ JL»L».f^ xi*- «n-—• ’w,w ■ -...... fw VZ1'S~J> *+•* ~~ * t t* ......*r'- *• , .vr,f„« ”“w drtvUvcill» y*»*,w4l‘' ^ ' n 1««**’ . * „ ,„V»“- **» Vt»Hiv**« . - - ÎJ. w,m w W*|H*^ f**” ,v.«2' _ ; ^iilwi^KSU. (W- l*».. ««n»»^ lai*1”1’ • - i _ „ ,«4 «**” 'l^ "-“•■'•■*......»1-^—- 3S , ' u*. ^ ^ "’-u............... — 109 XLIX 1471 gennaio 1° Frontespizio del cartulario degli « Otto di Moneta ». A.S.G., A.S., Officium monete, 714, c. 1 r. - .M.cccc.LXXL, die prima ianuarii. Cartularium diversorum in quo annotari et scribi debebunt deliberationes et alia diversa acta fienda per spectabile Officium Monete anni presentis et scribenda per me Lodisium de Berney notarium et eius seri-barn infrascriptum. Cuius quidem officii hec sunt nomina: Iacobus de Guizo prior Raphael de Francis B. Acelinus Lercarius Baptista de Costa Marcus Gentilis Bartholomeus de Canicia notarius et Iacobus de Auria condam domini Ianotus Calvus. Dominici Bartholomei Lodisius de Berney notarius. La magistratura degli « Otto di Moneta » fu istituita nel 1363 da Gabriele Adorno per la direzione dell'amministrazione delle finanze. Gli « Otto di Moneta » venivano nominati dal Doge, dagli Anziani e dai quattro « sindicatores ». Nessuna spesa straordinaria che oltrepassasse le 375 lire all’anno poteva essere fatta senza la loro esplicita autorizzazione, che si esplicava mediante l’apposizione del loro sigillo al mandato di pagamento. Ad essi incombeva anche il reperimento di fondi straordinari necessari per l'allestimento di flotte e spedizioni. Spesso erano in grado di opporsi validamente alla stessa autorità del Doge. 110 — Tav. XLIX ... Ili 'S ■&M- L 1473 gennaio 19 I Protettori delle compere di San Giorgio procedono all’elezione dei consoli e degli scribi addetti ai vari uffici del Banco stesso. A.S.G., B.S.G., Ordinationum M.M. Protectorum comperarum (1472-1475), c. 33 v. + .M.cccc.lxxili., die martis .xvim. ianuarii. Magnifici domini Protectores comperarum Sancti Georgii communis Ianue anni presentis, in pieno numero congregati, intelligentes necessarium esse electionem facere scribarum, subscribarum, consulum et aliorum qui se exercere debent in negociis comperarum que pertinent et pertinebunt ad annum presentem, cuius regimen habent iidem domini Protectores, prehabito inter sese examine et matura discussione, nominatis et iudicio calculorum expositis omnibus illis qui infrascripta officia seu exercicia requirebant, tandem elegerunt infrascriptos et quemlibet eorum ad exercicium inferius declaratum cum salariis et obventionibus consuetis et usque ad beneplacitum ipsorm dominorum Protectorum, attento quod in electione cuiuslibet eorum convenit legitimus calculorum alborum numerus et maior quam in nominatione reliquorum qui pariter iudicio calculorum expositi fuerunt, videlicet; ad consulatum: Petrum de Mari et Gasparem de Casana; ad scribaniam consulatus: Antonium Loardum notarium; ad scribanias cartulariorum pagarum: Constantinus de Albertis et Simonem loardum notarios; ad scribanias columnarum: Antonium Erenam, Paulum Ragium et Gotifredum de Albario notarios; in cuius tamen Gotifredi electione interfuit egregius Paulus Marru-lus, subrogatus loco domini Leonardi Sauli prioris, inde amoti propter affinitatem qua coniunctus est ipsi Gotifredo; ad subscribanias columnarum: Dominicum de Recho, Petrum de Villa et Iohannem Baptistam de Romeo; ad scribaniam officii salis: Nicolaum de Garbarino notarium. Nel 1405, sotto il governo di Jean Le Maingre detto il Boucicault, governatore francese di Genova, una commissione di esperti provvide a dare un assetto definitivo al debito pubblico, riunendo tutte le « compere » (o debiti di Stato) sotto un’unica amministrazione: la Casa, Officio o Banco di San Giorgio. Tale organismo, che apparve al Machiavelli uno Stato nello Stato, rappresentò una formidabile potenza finanziaria, alla quale la Repubblica finì per cedere, oltre l’appalto di tutte le gabelle più importanti (compresi dazi e dogane), anche garanzie di carattere territoriale (per es. la Corsica). L’allargamento delle funzioni del Banco determinò una complessa organizzazione amministrativa di cui il documento riprodotto è specchio fedele. 112 — Tav. L ----|—^Î>nmrîjapiutVw tnct«j ■ ct^rt" Jm»i rv»wHp**i«y «>15 riithfi ■'OPixtnttA^ftt^i J it K'î t /e».'iìxt»+n^ ; aorìjnhuy r?'«iIvoB_^o / cTW) ta/vtU* rt » I • „ , r -*i»«Mtv £ <^W* K CVv'lîtVaA.'Cm^ayS OCnnrx*-*'»'?- tn ^>»1 f f *•"* *vyi ?_ ■ >*w>K<«6o»s*»S • jywltwro whfx-fl-ft t>cv —~Zqi^l\knt- iHr*V> A<^ 'yc^brut^t Wm fìUAsicyg ok'iitoilì «W r-VXfk <»* kweWh^ -voayhnvooa^^ t«k*$na^ SUfVnW a, U, A*Xtlvnv c^fi^ ibX> oo^w^vl. Lc,.Knv»v3 cedmh*?àlL*f w£$ ^ù.1 ■y'rt'tut»1». u CTsInù-euy5 ■ *''*'£> * » • <». .4*1 OP>'/uL9 H«ÌxVTt\u ty ■ A d chkì>*Lmi>«^j/|»^«i>-j ( vnfbcintinH? h> aìivKj v«tf ' ^ÌW«HiW |«vw«tw*5 ■ ,4.«i gfleilwmag ■ /4 'ttfcov.nvv, 0 -uASi-n-i^ - '—s. ’'• "psut Wj -K>^W » *«S N ■ v 1 ÌJWW CHtv, «V* UaHÌjO '?V> 'Vi. ll*) E»»*» ”^0. VOsLumh'^' «Maji J’1? sotm-'o /4.4 <5m0rtm**v0#WM v 03 ut smh X' jn«.brtìnnv^> {ì-irfr«.^i«g /ÌlCj . Aj^nt*k«W fn^t*fm»Vv3g ^ .- 5«5V ^ tav -V * Jìh «vt-wg fct cpiixfcxili t‘!ttii- ?»itasA«ii« ~ fìi)>ìWC?a.h\C Voi» V 1—£*hU ; •mù.'- 4woh Cji-uX tAJ^ivuucftt^e/VtjH ^x>tv fiuLfl* A*^ j*bfcvjXnn\Ag cd**i*mMy2 - 113 ... ' >., ■ 'V~ Tl« tu «LU J . .ittroaum. 7 :oi; W‘ i; NOTA BIBLIOGRAFICA A. Olivieri, Serie dei consoli del Comune di Genova in Atti della Società Ligure di Storia Patria, I, 1860. A. Bruno, Gli antichi archivi del Comune di Savona, Savona, 1890. E. Sieveking, Studio sulle finanze genovesi del Medio Evo e in particolare sulla casa di S. Giorgio, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, XXXV, 1906. V. Vitale, Intorno ai Libri Iurium, in Giornale storico e letterario della Liguria, 1927. V. Vitale, Come si otteneva un ufficio nel secolo XIII, in Giornale storico e letterario della Liguria, n.s. VI, 1930. A. R. Scarsella, Il comune dei consoli, in Storia di Genova, III, Milano, 1942. V. Vitale, Il Comune del podestà a Genova, Milano-Napoli, 1951. G. Costamagna, La convalidazione delle convenzioni tra comuni a Genova nel secolo XII, in Bullettino dell'Archivio Paleografico Italiano n.s., I, 1955. D. Gioffrè, Alcuni aspetti della legislazione archivistica della Repubblica di Genova, in Bullettino dell'Archivio Paleografico Italiano, n.s., II-III 1956-57. G. Costamagna, Note di diplomatica comunale. Il « Signum comunis » e il « Signum populi » a Genova nei secoli XII e XIII, in Miscellanea di storia ligure in onore di Giorgio Falco, Milano, 1962. 114 — IL NOTAIO NELL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA Un discorso a parte merita l’amministrazione della giustizia, sia perchè essa consente un discorso unitario, sia perchè la presenza del notaio d’ufficio ad ogni fase del processo ci consente di chiarire i problemi connessi al passaggio dalle forme orali a quelle scritte. Si è ritenuto spesso, più o meno a ragione, che la procedura scritta del giudizio sia un’innovazione canonica che prese le mosse da un canone del concilio Lateranense del 1215. In realtà la norma, più che innovare, servì a codificare, a legittimare un uso che doveva essere già introdotto nella procedura del tempo. Alla norma seguì la dottrina, seguirono i diversi formulari con i quali le scuole giuridiche medievali, e quella di Bologna in testa, semplificarono la pratica dei notai proponendo formulazioni di cui si ebbero echi negli statuti di numerose città italiane. A seguito di studi in corso, di cui qui si anticipano alcuni risultati, i cartulari notarili savonesi di Martino da Vercelli (1203-1206) e del presunto Saono (1216-1217) — di cui è annunciata la pubblicazione sono probabilmente i più antichi registri di atti giudiziari pervenuti fino a noi nella loro integrità. Sulla base di essi è possibile ricostruire 1 intero svolgimento del processo civile dei primi anni del Duecento, è possibile dimostrare come, a differenza di altre città italiane e di quanto sostenuto da molti studiosi, Savona e la Liguria utilizzassero neH’amministra-zione della giustizia in assoluta prevalenza i notai d'ufficio, limitando grandemente la presenza dei notai di parte. Per alcuni momenti del processo romano-canonico siamo ricorsi ai documenti, seppur più tardi, dell’« Officium Robarie », di una speciale magistratura genovese costituita principalmente per il risarcimento dei danni provocati da pirati genovesi, le cui funzioni, tuttavia, non sono state ancora chiarite esaurientemente. — 115 li - lu 1216 ottobre 11 Esempio di denuncia. A.S.S., Cartulario del notaio Saono, foglietto inserto tra c. 33 v. e 34 r.; c. 5 v. Osservazioni: Si trascrive il testo della tav. LII. Die martis .XI. octubris. (X Rubaldus Paglacia agit contra Tercium et petit ab eo equam unam blancam. Hoc ideo quia dictus Robaldus et Tercius inter se permutationem fecerunt, in qua permutatione dictus Robaldus et Tercius in ter se convenerunt quod dictus Paglacia ei dare debebat asinam unam et sol. .XX. et dictus Tercius ei dare debebat dictam equam pro dicto canbio et sic ei Robaldo manu ferivit dictum canbium et ideo agit et petit ut supra, vel solvat dictus Tercius ipsi Robaldo sol.xx. iure capituli Saone et omni iure. La causa si apriva, su querela di parte, con la denuncia presentata oralmente o per iscritto. Viene qui riprodotto un foglietto sciolto (tav. LI) contenente una denuncia, scritta dal notaio Filippo di Scarmundia. Il notaio di turno della curia, Oberto di Mercato, ha provveduto a trascrivere la denuncia nell'apposito cartulario (tav. LII), aggiungendovi la data di presentazione. 116 — Tavv. LI - LII 'T^~ *&<& er\™- M-nX ^liCA^yn '\^ae & , y^P*c fi 'fU&jXbo w a*»*», ptrtutt— ^«r* -M.V jVt*^t— k'ICT*^ » f 'fgip^ >: :M #>*■*» t — 117 LUI 1203 dicembre 19 1204 gennaio 19 Mandati e termini di comparizione, dilazioni del podestà di Savona. A.S.S., Cartulario del notaio Martino, cc. 109 v., 110 r. Eodem die. Datus est terminus Iacobo Baiole usque dies .vili, post annum novum proximum probandi et monstrandi totum id iuris quod monstrare voluerit in causa quam ipse habet cum Iacobo Iule de faxo .1. beccunarum quem sibi ipse Iacobus Iule petit et quem ponit in sol.c. Die .vu. ianuarii. Data est dilatio Raimundo Emengarde, qui est in Sicilia, ,vi. menssium ut veniat responsurus Bonavie Rustici et Rubaldo Buccaordei et Raimundo Rustici qui sibi petunt lb.LX. ianuinorum. Die .xii. ianuarii. Datus est terminus peremptorius domino Henrico, marchioni de Ponzo, ut veniat usque dies .vim. proximos venturos Saonam audire sen tentiam que dari debet inter ipsum dominum Henricum et dominam Ursam matrem Trucci; et inde mandavit ipsi domino Henrico litteras per manum magistri Martini scriptas. Die .xvim. ianuarii. Data est dilatio Ogerio Rabinanti super causam quam habet cum Wilielmo fabro de Niza producendi testes qui sunt intus usque diem sabati proximi; et illos qui sunt Pereto et Albe a proxima die iovis usque ad .vili, dies; et illos, scilicet Ceve, qui sunt Septe, usque .VI. menses, et illos, scilicet Wilielmo Bocherio et Marino Ianuensi, qui sunt ultramare, usque .vim. menses. Eodem die. Datus est terminus Ansaldo Borrello ut debeat dare magistro Arnaldo lb.x. ianuinorum quas sibi confitetur et debet. Sia all’inizio della causa, sia durante il dibattimento, venivano emanati mandati di comparizione delle parti o dei testimoni, ed eventualmente concesse dilazioni per coloro che si trovassero momentaneamente assenti dalla sede del giudizio. Tali atti venivano presentati agli interessati o ai loro familiari, oralmente o per iscritto, a cura del cintraco o messo comunale. 118 — Tav. LIII Jpf - m- ■ *r V*y -A^GSTtobS»~ U ^~U-V^w»-y 6^v^rjju5r. * . . -* V rt. ° ^ "UW V- 1^^‘V jjCrivv 4-» X ttv -|-é^t t>t-<*''VWw J?W«l ^ V»' «ifü> '‘Sf^T'n'^W ■ U*«««et. y- -vh W^4Urt-v ì^tS^nà VjU^-ice *^jk=~ t . f •' ? “ * ; ^/. > Ia^‘ "*** «-SaV^rn* Q$p« vnir»-»»'»! . ’ vj^JSTÿS. \p^ Sx Nfc*** -yi^. ^Vvü*^. Tt^Wj • w sLt, pt-, iuj1^ ^£e. «jy is. ’ -V ..aJ "*’ * ’ 'A • . ■ i. îL» -i* : ■ ..to' : ; a» * - £..... ' .'•. - 119 LIV 1395 marzo 26 Mandato di comparizione emanato dall’« Officium Robarie ». A.S.G., N.G., Notaio Pietro di Sarzano, I. + Die .xxvi. martii, .m.ccc.lxxxxv. Preconate vos preconate robarias. De mandato dominorum Baldasalis Marihoni et Dagnani de Zene-streto, officialium robarie civitatis Ianue, est quod omnes et singuli homines sive habitatores Portus Veneri compareant coram ipsis dominis officialibus ad defendendum se a quadam sentencia lata cuntra ipsos homines dicti loci anno prosime preterito, die .xx. decembris, in favorem Iohanis de Rapallo quondam lanini, per quam fuerunt condempnati ipsi Iohani in libris ducentis, occaxione robarie facte in ipso lochc- Portus Veneri de certis bonis et rebus ipsius Iohanis per dominos Raphaellem de Reza et Raphaellem Tortoram, visitatores castrorum, in ea parte comissarios et delegatos magniffici dominis, domini ducis et sui consilii infra dies sex prosime venturos, quo termino etlaso et dictis non comparentibus vel opo-nentibus contra ipsam sentenciam, ipsi domini officiales haberent ipsos homines dicti loci pro rebelibus et robatoribus dicti Iohanis de tanta quantitate de quanta in dicta sentencia fit mencio et contra bona ipsorum procederent in capiendo ea et ad faciendum de eis solucionem et satisfa-cionem ipsi Iohani usque in dictam quantitatem librarum ducentarum contentam in dicta sentencia. Et predicta facta sunt ad instanciam et requisicionem dicti Iohanis de Rapallo, petentis sibi satisfacionem fieri de dictis libris ducentis. Officium Robarie (S.) Petrus de Sarzano notarius. Comunis Ianue Ea die. Nicolaus Curonus, cintrachus et preco publicus re[tu]llit se hodie, de mandato dictorum dominorum officialium, viva, publice et alta voce cridasse et proclamasse in Banchis, in omnibus et per omnia prout in dicta proclamacione continetur. Aliter et cet. Et hoc ad instanciam dicti Iohannis. Pur risultando chiaramente dai documenti precedenti e da altri sincroni che i mandati e le dilazioni venivano presentati dal cintraco, non abbiamo, per i primi anni del '200, che le relative attestazioni scritte negli appositi cartulari « terminorum ». Riproduciamo pertanto, a titolo di esempio, un mandato dell’« Officium Robarie ». 120 — Tav. LIV .vìi ’ro»wlH~ 'V*^ j. k-t.,x4 •wit'-'O^ÙYn £t~ “^I^VW'VI V Se* \ ** nojHìv'te of^cv(»t^r%wTj x4m:u-tT’ivwm^ ’^/vvmaaJ' v-JV- ijvvj? -<*0 ' u> C.>Çnh\tv*vt5 ■^CCKfeNKT»'^1 c> ■p-v^x-iv^vt— C'fF'O.'k&Ê^é Stfc»Sb^v’'v) f\*> SJvV"^^ CvK-1 'ïpoff M'*"nv6 Vvm &Oa C\y,y\C -ppy^" •yvotO'CiW ^vm£ So TU^ys&s *p C^U>VVV) '■1^‘P >v ürSôeÊv'jjîM«(; ‘ .VJ^M^vO SW S^S^voV . ^t- pv, ytfc+'&^'C 4 /—* vv-nM^-co^ ^ P»m«>h> ^ ct-^tW -*5“ ^ì/m-o^à, •vt ffyevKt^jè^^ ?rcs vp«T"p" K*vç>^Wi -fyjv ÇXu'' • or- mjo^K1 &VCTV ^O^VilS .(wjKfftf.- <^‘<]v?tj\TStvrhv ÇVWtv-WOA fit- Ot-^ ÇJ., w- 1 vr- or- t • „ q?vn> i ~'v ^ f ^ lr ‘ fc x V’^y- c'"“’£#1 »•*- 4’^—''? o- ^1. "LÜr v^.-- J-1 —^ ~N‘*4— ^ l*"' tSyr-~ ì^* K (Vx.* a ,T^ )r+^#» - 121 LV - LVI 1203 novembre 18 Esempio di deposizioni delle parti. A.S.S., Cartulario del notaio Martino, c. 37 r. In Dei nomine nostri Iesu Christi amen. Incipiunt positiones et confessiones tempore domini Guilielmi Guertii, Saonensium potestatis, facte .M.cc.iii., indictione .vi., die .xvm. novembris. Positiones Petri de Cario contra Conradum Durantis. Et tempore domini Nicolosi Aurie facte fuerunt huius cause positiones. Ponit Petrus de Cario quod lignum de quo nunc agitur est novem loci et novem marinarli ipsum lignum serviebant. Respondet Conradus: credit quod novem loci erat et quod novem homines eam serviebant. Item ponit quod in tempore illo in quo lignum predictum venit Buzeam, mondinum salis valebat Buzee bz.xxv. et plus. Respondet Conradus: credit de.xx. et non de plure. Item ponit quod mondinum Buzee est mine X. ad minam Saone. Respondet Conradus: credit. 1216 febbraio 10 Esempio di contestazione della lite e di deposizioni delle parti. A.S.S., Cartulario del notaio Saono, c. 42 r. Die .x. februarii. Lis est contestata inter Bertam de Volta et Ottonem Francisium de havere quod ponit in lb.xx. Positiones Ottonis Francisci contra Bertam de Volta. Ea die. Ponit Otto quod quidam homo de Novaria habebat in domo Berte de Volta soomas .vii. de lavezis et soomas .il. azarii. Respondet: non credit. Item ponit quod diete laveze et azarium fuerunt Tercii. Respondet quod lebetes fuerunt Tercii set azarium non. Item ponit quod quando consules fece runt saxire predictas lavezias pro hominibus Novarie, quod dieta Berta fuit confessa quod habebat in domo sua soomas .mi. de laveziis homims Novarie. Respondet: non credit. Item ponit quod in secunda vice, quan o consules mandaverunt eorum nuntium pro saxiendo havere hominum Novarie, in domo Berte de Volta, quod ipsa Berta confessa fuit quod in domo sua erant soome .vim. inter lavezios et azarium..... Presentata la denuncia, seguiva la contestazione della lite, mediante la quale il convenuto, respingendo le affermazioni dell’attore, trasformava in vertenza quella che era, fino a quel momento, una semplice petizione (e « petitio » si chiamava anche, nella terminologia del tempo, la denuncia). Alla contestazione, che era spesso contemporanea ad esse, seguivano le « positiones » delle parti. Articolate in brevi proposizioni, cui si doveva rispondere affermativamente o negativamente, servivano a individuare meglio i punti controversi sui quali si sarebbero prodotti i testimoni. 122 — Tavv. LV-LVI mœÆ*.*em* :u^s«ató V*s^ ^ U*'- -wy j^fcve B UjpCz'^* 1HÛ *ç j* „ I*- ^AV.W «^£«kétes^ ^Urjr b^ u jp* • c** '^^SKt'^’ *7'y^* J**ï“ 'Jf^^-vSTu^er"^ v*vwfc • (. & -Wi-^ÎX ^Sf% i .f4i : ;•• < - — - * -%rr 9t$*~Tr=- l~ï -, rfn„^,- /, ^.f,~ yt,^^r . , fft . V*- . , -*' !<•» •<** • &**é^ K Pn t* j| <>*• hA«~ l S*mr ftriT vn. -!<• A y.Avm |X. - M<* «VfV rVi" jw>- i|' S!' ^aÌ^ac- rW>y f»'** jV#mAp i.l|. ^ «(MiAJHf*- • >1/ §1^>. j- rfil ..«Y- 5p ^.fVicv' ^J'av%<4, b+"**T~ ^ÎW. **>»»,***•<” tW $er*r~y:*£tr*' f *f* P£$*■ | • V*w R ^ |>Vr»«r - »*»♦» • A0*tH*+ * *"* « ^ y *1‘i * v fe-^r-r M-Ut ^ r® ‘'«•«v. ^•""T *~w.; Ir y—<-•* * r-*‘" v- ”•■ ^ •f. '•*' , ♦ » .AfASr * * »^~-''V?' ,17>ty ’je?.*’ — 123 LVII 1203-1204 Verbale di deposizioni testimoniali. A.S.S., Cartulario del notaio Martino, cc. 124 /•. e 146 v. In nomine Domini amen. Incipiunt testes et tituli tempore domini Wilielmi Guertii, Saonensium potestatis, dati .M.CC.III., indictione .vi., die .XXVIII. octubris. Testes Boniiohannis Vitii. Item Item Item Wilielmus Vitius, iuratus dicere veruni de supradictis titulis, tam pro una parte quam pro alia, interrogatus de primo titulo respondit sicut in titulo continetur. Interrogatus quomodo scit, respondit: «Quia presens lui et meis occulis vidi et audivi ». Interrogatus qui fuerunt Nadalengii qui fecerunt asaltum et qui fuerunt eorum amici et eorum adiutores qui erant secum, respondit: «De Nadalangis fuerunt Conradus Rustici et Arnaldus Grenna et Nadalis Clarii et Balduinus, filius quondam Boniiohannis Astengi, et Curllaspedi, scilicet Anselmus et Bonusiohannes et Trucus et quamplures alii de quibus nomen ignoro; eorum amici et adiu-vatores fuerunt isti: Brunus Amedee et Ansaldus Lcmbardus et multi alii quorum nomen ignoro ». Interrogatus quod cambium facere volebant super homines de Gaita et de quanto, respondit: « De lb.ccx. ianuinorum sicut continebatur tunc [in] laude inde facta». Interrogatus quomodo scit quod esset voluntas domini Rogerii quod hoc cambium tunc fieret, respondit: « Quia mihimet precepit ut ego et Vicii et mei amici cambiremus et caperemus tantum de rebus illorum de Gaita, quod haberemus solutionem nostre laudis et etiam misit Girardum, serventem potestatis, cum duobus aliis sotiis cum Baldo Vitio..... Individuati i punti controversi, le parti presentavano al giudice, per iscritto, i nomi dei testimoni e i cosidetti titoli sui quali avrebbero dovuto testimoniare. È assai probabile, anche se gli studiosi non sono concordi sull argomento, che i verbali venissero stesi dal notaio d’ufficio sotto dettatura degli interessati. Lo stesso documento che presentiamo prova che il notaio si preoccupava di scrivere subito ciò che gli veniva riferito a voce, lasciando ad un secondo tempo il completamento delle parti in bianco riservate ai titoli e ai nomi dei testimoni, presentati per iscritto. .....dicta ipsorum testium debent scribi in actis curie per scribam communis.....(Statuti di Noli cit., p. 81). 124 — - Tav. LVII « " ** % * ****** -WTy^x,. ; v^% w, a \f T < > ■ I- ' > r ’i; r> / y ~n*A ^ -(U- n .-te'. ,jL.*^ • A*t'^-‘^.' H -*«*'' ^ -WW-- \4aV u-t *U% i^-n«rv' • \-.,‘ 'l .V , v •' -X^. rJ - ’ ~ ) / t 1 JftWr^ ^ p«- Jü!^Ki ^o^-v *y ’^4'J f• "U*r..^' "Vvcv^ ^WU- i'JUftîH. guitta ^ '?**)*■ '»'«*' UjW .*,^— Xtr ^vwbbÌ^U «.uSm^Vvm^,. 4r»t\ ^(iu. 125 LVIII 1200 Verbale di deposizioni testimoniali. A.S.G., S.N., Cartolare 6, c. 187 r. Edizione in R.L. Reynolds, A Business Affair in Genoa in lite Year 1200; Banking, Bookkeeping, a broker and a Lawsuit, in Studi di storia e diritto in onore di Enrico Besta, Milano, 1938, II, pp. 176-177; Giovanni di Giliberto (1200-1211) a cura di M.W. Hall - Cole - H.G. Krueger-R.G. Reinert-R.L. Reynolds, Genova, 1939, doc. 95. Testes Wilielmi Barbavarie contra Oliverium concarium. Ex eo quod Wilielmus de Parisiis comperavit tot gariofolos a Rollando Mallono qui constaverunt lb.xvm. minus dr.x.; qui gariofoli fuerunt comperati prò societate de volta; in precio quarum lb.xvm. fuerunt racionate ille lb.x. quas Oliverius predictus solvit Wilielmo bancherio. Oliverius qui stat cum Wilielmo de Parisiis iuravit et dixit: « Scio et certus sum quod Wilielmus de Parisiis comperavit cum Lanberto de Roei a Rolando Mallono tot gariofalos unde venit in parte Wilielmo de Parisiis lb.xvm. minus dr.xvm. pro societate volte quam habebant insimul Wilielmus de Parixiis et Wilielmus Barbavaira et Oliverius, et de quo debito Rolandus Mallonus noluit se tenere super Wilielmum de Parisiis neque super Wilielmum Barbavairam, set credo quod Wilielmus Baibavaira duxit Rolandum ad banchum W[ilielm]i bancheri et quod fecisset ei alterare predictas lb.xvm. minus dr.xvm. Et bene scio quod WLilielmus] Barbavaira venit ad voltam et dixit mihi Wilielmus — Scribe quod debemus dare lb.xvm. minus de.xvm. Wilielmo bancherio prò Rolando Mallono. Et credo quod Oliverius pagavit in predictis lb.xvm. rnrnus dr.xvm. vel pagare fecit lb.x. Et venit W[ilielm]us Barbavaira et dixit mihi Scribe quod debemus dare Oliverio lb.x. quas pagavit Oliverius Wilielmo bancherio prò predicto debito. — Et bene scio et certus sum quod fuit solutus de predictis lb.x. Oliverius quas dedit Wilielmo bancherio prò volta. Et ideo scio [quod eram ibi] quando Helias de Mogis dedit et lb.xn. pro isto debito.....] alo quod debebat recipere et quando fecerunt [ra- cionem in volta fuerunt recordate predicte lb.x.] Le principali discordanze degli studiosi riguardano, come si è detto, a presenza del notaio d’ufficio. Gli statuti di numerosi comuni italiani consentivano infatti, spesso in accordo con la dottrina giuridica medie-va e, che alcuni atti processuali, specialmente le deposizioni testimoniali, venissero redatti da notai di parte. L’esempio riprodotto riflette sicuramente uno di questi casi, provenendo esso da un cartulario di atti prevalentemente privati. 126 — Tav. LVIII K*ftef ^vn\hAMe%r <* oltamT c^-yn-tfT • $*X9 '■ ; X yw’-èfwfi’ \y ÆcJfà-<£'ft*i n-M^X:um' »‘ n r) û(w|ïiVW»**; / ftToSJWV:' W- c)*îv«*'»*^H>vt< » iwo. Hijif-Ì JPpmwì >f<~ |Vwm fTwviC îîtt*d(& p«£ Jx>vv«ftx(f C7llt5v^ '^J{WI^v»n» (vnn’ f\uwf& k|K^ -» ?»< «h 4'M fîtn^tf Cu^5M»Kvv>rî^>tv- |ùj» p"‘,, fw r»tu> ^tu Ç5> i» Ri>Sy ',‘f »£*’ fi pi {vt^ ta&uKijt\*i% K'k' iw»fìr^v<%4rt* f»tO tMv: hfhfcttinïi; Vvjow— je Wl(5 j5>>: %- (jTfw txtitPv vt. A- > (Ofcnt^OWi) vr>- ^ Qtu. rv41SW:_ aKi9wv«vU— V'ïfc'Wï U tók, ^ <** «•*>«. «t-5 «w *.« fïKW‘A* &<* €>auv«^ v vuf> nor^î, ^^3rtN ^ effe p*iun.-v- w'T^î»v»»*i ti>\^<^ vccvpn«fv Au».w«w Krwéi j i^int 'F'“*M q'^.h fóilvvc# ^-»cf flio uit- jV»^*-.-]"’ 49W^ôwt^ Viiftvuv- cjfV- u*>* *i fhm(* *9; « • i ^«'àsT i“k3fa*+“ ‘cfn'1 \nvfVŸWé>k*-<^»eaìm (\»i'<5v: jl«9ipiv».v(h ipivnw txtv. fcuHi Q\h ve 1^1*«^'^ "7\»Æw.v0 ■fipinUR'- CV»I^- ^(TVrfL-*- ^ ^ r t*^K^ ^uVvw^vi*-. -v ruc*Miy«é >\ ’----< T^AAm*%MU> )%P ftltH " ( . ,cvV .i(ci ^ Cmj^t»' kvtvU—, -v-iioer^WH •*!• »V *•• — 'vV’r"rv •Htcv . ^xtvAlTc t|c^®1«o»v\v — 131 LXI 1205 febbraio - marzo Esempi di sentenze. A.S.S., Cartulario del notaio Martino, cc. 190 r. e v. In nomine Domini amen. Incipiunt laudes et sententie tempore domini Petri de Ranfredo, iudicis et vicarii domini Wilielmi Guertii Saonensium potestatis, .m.cc.v., indictione.vm., mense februarii. Die .xv. februarii. A petitione quam fatiebat Vivaldus Bavosus adversus Gisullum Amici Nolaschi qua sibi petebat sol.xx. nomine mutui, dominus Petrus de Ranfredo, Saonensium potestatis viccarius, absolvit, visis utriusque partis rationibus et diligenter inspectis, Gisulfum predictum. Die .xvi. martii. In ecclesia Sancti Petri, presentibus testibus Gandullo Astabella, Girardo de Monte Silice et Baldo Rubeo. A petitione quam tatiebat Salvus Gavengus contra Vivaldum Urse de quadam sua portione unius osbergi quod ceciderat in mari, et quam portionem posuerat ipse Salvus in sol. •XX., absolvit dominus Petrus de Ranfredo, iudex et viccarius domini Wilielmi Guertii, Saonensium potestatis, dictum Vivaldum, visis diligenter utriusque partis rationibus, presente Bonavia Rustici, procuratore dicti Salvi. L’atto conclusivo della causa, la sentenza, era scritto nello speciale cartulario « sententiarum ». La sua redazione si svolgeva, in genere, in due tempi: stesura (in segreto) del dispositivo e successiva pubblicazione in udienza pubblica. Il notaio annotava schematicamente il primo del suo manuale, senza data nè testimoni: solo dopo la pubblicazione, egli trascriveva la sentenza definitiva nel cartulario con l’indicazione dei nomi dei testimoni e della data. In taluni casi, tuttavia, le stesse indicazioni (o « publicationes »), senza le quali un atto non era considerato valido, venivano aggiunte nel manuale che, perdendo l’originario carattere di minuta, veniva ad acquistare lo stesso valore ufficiale del cartulario. Alla riproduzione di una carta del registro di sentenze di Martino (tav. LXI), seguono gli esempi delle due redazioni (in manuale e in cartulario di una sentenza; il dispositivo della stessa (tav. LXII) è di mano del notaio Filippo di Scarmundia; le aggiunte e la trascrizione nel cartulario (tav. LXIII) sono di Uberto di Mercato che assistette, probabilmente, alla pubblicazione della sentenza. 132 — Tav. LXI >t luifìnj -z vi^ÌKa ^W^-tVvui-u \;rr^v*.» «-■«♦wi ^ e « Xv. x>» ^^îrxV ^«feVÏ .1 -~*«oe--v>v^ ~^v»L|dUvlt- -UV^',^V*tt| v»\k' ^ >■**■•■ *\>y ar>7>i- ^■x- u m .«\Ìvi ^ -V.W*. ^»«4 j ^ '^T g-^t*x Ç^U Y^rVW^\^v^AL . u%^ "*~y ^ ^4lu.-v.' » V.t .....Debet iudex sententiam diffinitivam prius formatam in scriptis inserere et sic publice, officio presente, per se ipsum ex scripio recitare..... (Rogerii, Summa codicis, in Bibliotheca iuridica Medii Aevi, I, p. 83). — 133 LXI1 - LXI 11 1216 giugno 20 Esempio di una sentenza redatta nel manuale e nel cartulario. A.S.S., Cartulario del notaio Saono, manuale inserto nel cartulario, c. 122 r; c. 141 r. De causa Anseimi, svndici ecclesie de Castello, nomine ecclesie, contra Iohannem de Rancho, Guillelmum de Valle et Guillelmum Ricium de La-vagnola. Est peticio die .xviii. augusti. Iuret Anselmus, et iuravit, quod scit, vel firmiter credit quod vinea, unde agitur, est predicte ecclesie et quod Gandulfus Niger tenuit et laboravit suprascriptam vineam pro ecclesia et, si iuraverit, condempnentur ad restitutionem predicte medietatis dicte vinee dicti Iohannes de Ranco et Guillelmus de Valle et Wlillelmlus Ricius. Lata in capitulo Sagone, die lune .xx. iunii. Testes Obertus Caracapa, Philipus scriba. Salvus de Abone. Sententia Anselmi, syndici dicte ecclesie, nomine ipsius ecclesie. Die lune .xx. iunii. (X Causa vertebatur ante dominum Rufinum Buccamnigram, iudi-cem consulum Sagone, inter Anselmum, syndicum ecclesie Sancte Marie de Castello, nomine ipsius ecclesie, ex una parte, et Iohannem de Ranco et Wilielmum de Valle et Wilielmum Ricium de Lavagnola, ex alia, cuius tenor talis erat: petebat enim ipse Anselmus, nomine dicte ecclesie, ab ipsis Iohanne de Ranco et Wilielmo de Valle et Wilielmo Ricio quatinus sibi, nomine dicte ecclesie, dimitterent medietatem vinee quam tenebat quondam Gandulfus Niger de Ranco, cui vinee coheret vinea ecclesie predicte, Anna, uxor quondam Willelmi Guercii, et costa. Hoc ideo petebat quia dicebat dictam vineam predicte ecclesie pro medietate, iure dominii, pertinere, et hoc ponebat pro pignore banni in sol.XL., et super his instrumentum livelli inducebat et ipsi Guillelmus Ricius et Guillelmus de Valle, pro se et pro fratre suo Iohanne de Rancho, confitebantur cannonicis dicte ecclesie medietatem de eo quod in libello continetur. Unde ipse iudex, visis et auditis rationibus utriusque partis, per sententiam condempnavit dictos Iohannem et Guillelmum de Valle et Wilielmum Ricium ut ipsi Anseimo, nomine dicte ecclesie, restituant medietatem dicte vinee, delato sacramento ipsi Anseimo, et ab eo prestito, quod scit vel firmiter credit quod vinea ipsa, pro qua lis est, est predicte ecclesie et quod Gandulfus Niger eam tenuit et laboravit pro ipsa ecclesia. Lata in capitulo Sagone. Interfuerunt testes Obertus Caracapa, Philipus scriba, Salvus de Abone. 134 — Tavv. LXII-LXIII / " ! ■ I •/ C- ft& ■ t*C~ W»M • 7T fo*JS *±Xj-r' « f&j'^ ' lir.^fînncg, — ^ —•** — •“ A^vr- r «^»»U4t-/ ^ Jtitc—/ »^rf • Wti |.4ji^i rfat • 7^{f’V -dlf' u.-ritb rW f 'i rpuSf^ ïc JyldJC~ j -*^nr~ i ^~- „ a __ \i ii ■ r * ^ ».*js ■ || ' ‘ 7^^ y / -MU fr+fKJsJ -v i' - ,W |Wfr * • ^ * - «" < pi& frOV. fI (" •S»^F 4»v|^n« ]V>4^'W- Jtrtf j»imî / / , f- ”-«w *«/>X ^ ^ ,~wfc y 1 i / - * /. /,.— -* \~tfJ- ^ tf/ àÌui x***Lf~ itftt-(~ rf«fKc 4tfxp fia V *u)L('r-**#i r<«o wB" -wWr*«F ->.mki x*~À*r ^4 Æîtèdpuf ^ T -i fa'ft’*-VefCnf^1 wWot/- j*H?- k*5i |*w«f- -*i<* ^ün^ver^ f o5T ,p >^V' .Arri»* ^**»*'r" at^fr' ■>**»te* kuTZi -ui/k"? fi~m\ .fa Tcr>. Cu .«ronfia quf irifVtlatof filio'nroç ff4 nfiucos fa UurtimrVurtn- ç'jpnottrn tjf ooll» wrtn^ &}> caia ì* -insanono fot affiori' uiótrfui 'br ^ptioo mmìuto ijünonbû J?uoÇ ftcur wxpt (nitocceptr. Jïw^; bifcmxôttffé-j^x^xo. fcptatnan&rm c^umn utwncj: Mtmxb ouocimcf.au ìnait, mtotub-, ^tntjbtwrol); fnt injffO faa^ canitor) tw> tnjta wvrtahtf^ prbnf retejKiatte a^4W<- ronca mtfeomr mflx tutmman Titilla (tmç tm*tfi7iullmf--pabutù fànamfo fique ajjurmnr aff tpenatf. (DÌ & cmf Iwç^nw»#-toifneqiunç ira**. <>uourîp cnuctpmj j) ^)&qu«r • 3-^ rv uftiuju«j> dima mimale Nrîï ôrrartü xxtom nia m fn laurrrrai pf ctnfii *7 iüa fi* 'fi Ì w r emomca 4* ^ fr'L—* Gtufarbu? '^muvnulitç-iu cdliKj ^ oïrtu*turnf abbonoirm &ft ' ûtderf- 7h*&bopîm> acfeftî Î1kJ>0 Lu catJtOç •motmç tt tunrôôrnumfli tur tabalay V m cpuorbectm m f-*»* ytno^ itn octa .ut ftramV ttîa. c. eli. orftt 1^*1 \rt marna jj-u. Il xnu - i crrfiç cane crutllaniç ~^atx ^cepuitn % ■ f9r.lu4tm »c|.- >î. f*' r ^ t gt mmr . CjT° ^uitd7 'r* Cjp ! ^9 gtiU et'rt V Tnai»rç liifc L '-f-, m" ' /{■> ^gO_gui’cW y/, -'c — 141 LXVI 1143 novembre Dal Registro della curia arcivescovile di Genova. A.S.G., Membr. XC1I, c. 1 r. Edizione in L.T. Belgrano, Il Registro della curia arcivescovile di Genova, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, II, parte II, 1862. Oglerio Vento, Guilielmo Lusio, Ugone iudice incipit prologus. Cum bonos provectus benigna vota sequuntur, omnes igitur negocia liberalesque causas alicuius magne parveque rei exercentes decet ea diligenter inquirere ac honeste collocare, quatinus ne testium defectione aut publicorum instrumentorum amissione que gesta luerint tradantur oblivioni. Quo circa ego Alexander, iussu dompni Syri, Ianuensis archiepiscopi et consulum auctoritate, hyconomus publica instrumenta necnon contractus, tam quos gessimus quam quos in archiepiscopatus cartulario antiquitus actos invenimus, presenti volumine seriatim significari decrevimus ne malignitate quorundam fraudolenter subreptis, res archiepiscopatus in aliquo detrimentum paterentur. Preterea condiciones, fidelitates, locaciones, usus, debita civitatis, castrorum, ecclesiarum, intus et foris, nec non et villarum cunctaque Ianuensis curie congrua inibi descripsimus, quatinus m illa dubietas potestatibus de cetero preminentibus occurrat neque quelibet illarum morte vel alicuius scripti amissione que curie ferri debeant neghgenter amittere valeat. Explicit prologus. °me, f Chiesa Cattedrale, anche la Curia arcivescovile ebbe la necessita di far compilare un registro nel quale fossero riportati i più tichi document! della diocesi. Così, per ordine del l’arcivescovo Siro, nel , essandro, economo della Curia, provvedeva a far scrivere un nuovo g s ro, sia sulla base dei documenti del suo tempo, sia, ed è fatto note-v e perche attesta dell’esistenza di un antico registro, sulla base di vec-scntture che non ci sono pervenute. La redazione giuntaci, tuttavia, j 6 3 comP' azione di Alessandro, perchè in essa sono compresi anche menti relativi all’arcivescovato di Ugo della Volta. La redazione del rpAvn° ^7eglStro’CU1 seSu>- nel secolo XIII, un secondo volume (cfr. L.T. Bel-r • ' .i(:cou registro della curia arcivescovile, in Atti della Società secolo ytV T0 PatrÌU’ XVI11’ 1887)’ va P°sta Pertanto verso la fine del secolo All, dopo, comunque il 1180: L.T. Belgrano, Illustrazione del regi- II parte ICppü 2^252^°^' “ ^ S°detà Ligure di St0ria Pa,rÌa' 142 — Tav. LXVI p*cmCurv;4-v^n bmiif «nncnÌM * . jy . % ' « W. i rlcHtilàfir v.f'ibfttri cmi 4mbi< uA* * \~i~ M SÌ11VÌ*mi ~w * ■ , lujto.^j^wie varice. ) © V * bmujru Ç^CÇDCU libctaldìp 4UIÛ* lfl[<*Tf? Igtft p|TlfcrifT _ 1X1 «wrcrito fccccr ca OiUjntf imjinrof ' xc hondk ne rdtmm çcfrc tuv. .tur publuvÿ mffoiihtp# • ., • * iìllc#b f*tcnnr ftotfunr obUiuoni « àvûCrçr turni bòptu £vn umìcnfif .hrhcpi.T[|»rjAttoim iuc «few l'Vton^niìif publwu ì&Animcma. nccn ww$tM. tmu V H Tìuijfhtfp.mir amilme^wnjiSni^si^D 1«; .Mv nnrpffnnuclummc ftrunm fi^mtìcun ufjiiÿiitjc ^uptSdjm fcu^uloi^fulwx^'niî-tïS^/TbicpÊaii*J \tmainfm p.Kn\piam%Trurm condii ** iocu*wu>- ufiif ^dua^ auia^f-.afhr^. crct.i^ mi flttrjut- in»b» V ijp«*«r i«p*y'^rAf -vu •'itdMAéî vi* r*wvv,«< T*^ '3Sl iS'*»ii«»i».. JÇ-^vrs^ ci*vitf- Wrÿrê' • *|u"stf t*n.'n • *l-<^ Ç 47^ «îp ^fuu^ 'V’fwXinU |r» • ‘j 1 ^,vtv 7%ynrH £*-% T'crv&. ^ïkoK wüm ^LytrtL^r |Uvu.g“ aruKt^vJ. > tort/ S\<- .*7*^ Xv». ,. . ~|4ki^. fi ••»•*• •»•"■ «jü.’ k mu r— ^ < M ut «t i vul v< / r&iiifit* < r tA. ' *ÙÊtï À ' '~ IjttArnvì »W ' af^tnv^ ''i^ftn». ■»» ■/‘"/'CV1 t“ N^Tk «tHvyîau.'" t-u.» ^ Wrtirt -.Vt*-»vr .'Ma ,• oifi ;vtn, rv4>& * V i*J * *u«-rt.n i-UM.*-; 2»->. | .H 't *« 0)i^ ^i,\v' 1 f*r*»»VTU- ^Mf t%iA*%> wtvn^tna^ enC'*,v‘vw'x' *^*A^|ï. jàu »nv*im y^VTUJT'Kr ^ iVj^vHy* ^COV >% Ailôr iim yut- yk**fc‘ <-*' cCw i ^» {^.‘►‘i ySr m ♦j-1 j^iutw^t i^xvl%$~ *lè&%u\ c ^nt- îjÿ»^ >V|hrt- >v/t$v*>u"*À? ^ M& j\.4j t.^sv'êir % |p«H«t}&nU'U£~ wT^O t^UNJ /* ^T^i|| ^U*îvT“^fU K*yWm'* 'A'm' w iqimrïli y vIa^ TS*m# *àî&' Æ21. .J» .Ü C-... "1 Aùîié »\ itSiv «vin n*<«v' 4* S v>.u iVlAjrvj WivCiV^pw» i.^ >*m# y$$L «0 JlÇry ;1|^- }A'' H • ^‘If’ « v*ri« y* -nt>v^cntf lyfeîv vwnci» «|Hé4»«S# < (/ /t. ■> 't\ - 145 publicum instrumentum sigili consueti dicte archiepiscopalis curie appensione munitum. Actum et datum Ianue, in prima sala nova archiepiscopalis palaci! Ianuensis de Sancto Laurentio anno dominice nativitatis .M.CCCC.XH., indictione .mi. secundum cursum Ianue, die vero sabati, .xiii. mensis februarii, ante tertias, pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini, domini Iohannis pape .xxui., anno secundo, presentibus testibus venerabilibus viris dominis fratre Antonio de Mezano, priore ecclesie Sancti Victoris de suburbiis Ianue et presbytero Francisco de Nigro, ministro ecclesie Sancti Marci Ianuensis ad hec vocatis specialiter. (S.T.) Ego Simon Francisci de Compagnono, imperiali auctoritate notarius et curie archiepiscopalis Ianuensis scriba, predictarum originalium litterarum presentationi, transcriptioni sive registrationi et extra-ctioni, auctoritatis interpositioni et de cetero omnibusque aliis et sin-bulis suprascriptis interfui, dictasque originales litteras in presentia dicti domini viccarii et suprascriptorum testium rogatorum instrumentum pre-sens legi et fideliter ascultavi et quia presens exemplum cum eisdem litteris concordare inveni me inde subscripsi, appositis signo instrumentorum et nomine meis consuetis in fide et testimonium omnium pre-missorum. NOTA BIBLIOGRAFICA G. Cappelletti, Genova e le sue chiese suffraganee, in Le chiese di Italia, XIII, Venezia, 1859. C. Desimoni, Regesti delle lettere pontificie riguardanti la Liguria, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, XIX, 1887. A. Ferretto, I Genovesi in Oriente nel carteggio di Innocenzo IV, Giornale storico e letterario della Liguria, I, 1900. A. Ferretto, Carteggio inedito del Pontefice Gregorio IX coi Genovesi, (1227-1235), in Giornale storico e letterario della Liguria, IX, 1908. M. Lupo Gentile, Il Regesto del Codice Peiavicino, in Atti de Società Ligure di Storia Patria, XLIV, 1912. D. Cambiaso, Sinodi genovesi antichi, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, LXVII, fase. I, 1939. G. Costamagna, Documenti pontifici inserti nelle inibreviature dei Notai Genovesi, in Bollettino Ligustico V, 1953. D. Puncuh, L Archivio Capitolare di S. Lorenzo ed il suo nuovo or namento, in Bollettino Ligustico, Vili, 1956. G. Pisi arino, Gli scrittori del codice Lunense, in Bollettino Ligustic°’ IX, 1957. F. Guerello, Lettere di Innocenzo IV dai cartolari notarili Genovesi, in Miscellanea Historiae Pontificiae, Roma, 1961. D. Puncuh, 1 più antichi statuti del Capitolo di S. Lorenzo di Genova, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, n.s., Il, (LXXVI), fase. IL 1962‘ 148 — IL NOTAIO Abbiamo documentato le più svariate attività dei notai nella vita pubblica, ma non abbiamo speso una parola sul notaio ambasciatore o annalista, maestro di scuola o giudice, umanista o ammiraglio. I documenti esposti, accanto ad alcune delle personalità più spiccate, illustrano alcuni momenti del collegio dei notai, falsi notarili, statuti, nomine ed aspetti curiosi della professione. - 149 LXIX - LXX 1258 novembre 22 Il notaio Tealdo « de Sigestro » rilascia procura a Filippo barcaiolo per la riscossione del compenso dovutogli dai due nobili di Genova per il servizio da lui prestato nella torre della porta « de Plaçia » di Porto-venere. A.S.G., S.N., Cartolare 66, c. 12 r. Edizione in G. Pistarino, Le carte portoveneresi di Tealdo « de Sigestro » (1258-59), Genova, 1958, doc. XLII. Ego Tealdus notarius de Sigestro facio, constituo et ordino te Fili-pum barcharolum, presentem, certum nuncium et procuratorem meum et loco mei ad petendum, exigendum et recipiendum a duobus nobilibus Ianue solidos quos ab eis recipere debeo et habere pro custodia turns de porta de Plaçia Portusveneris..... 1423 ottobre 2 Da un cartulario dei « magistri rationales ». A.S.G., A.F., Apodixie magistrorum rationalium, 110, foglietto inserto tra c. 58 e c. 59. + Die secunda octobris. Domine Dexerine de Pastino et Luca de Bardis annotetis in qua-dam partita libr. quinquaginta solutarum nobili et egregiis Andree m brono et sosio, consignatoribus municionum et cet., quod sunt pro ex pensis per vos fiendis in predictis et pro carbono emendo occasione classis, de quibus reddent racionem non obstante quod in ipsa apodixia non contineatur. (S.) Blasius de Axereto cancellarius. Due notai, Tealdo «de Sigestro» e Biagio Assereto: un armigero un ammiraglio. Il primo, il quale roga il documento che lo riguar a, oltre al notaio fa il guardiano della torre di Portovenere; il secon o» sarà 1 ammiraglio della flotta genovese che vincerà la battaglia di Ponza, i feudatario di Serravalle, l’uomo di fiducia di Filippo Maria Visconti-Balbi, Uomini darme e di cultura nel Quattrocento genovese: Biagio A5-i reto, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, N.S., II (LXXVI). fase, pp. 97-206. 150 — Tavv. LXIX-LXX \\0 rtm j\..r i i -» **» p,j- U4f***iv. p>. iu,f *w V- ? A~n)V ■- f * W».’“ ”* “j ni het*» ✓ . t ' . 1 .>. Vi* y'»n n***W*P * Vt >! jK#'i ^—J—- ^ •§-mwia< ««(*^v #• ft^wwv-- f &<*$ Q^GS^vrivM-f' -nyan^Vjt*** A*W1 ^7 '^C^~\ci '~£-a'*6 ^ht^3'~\^|> it'n-f c&»f ^-K^kw-^ -7 x^?• of»»v^ ibu* Koc tTACls*lwtwropfr^ quod f«t* mirtmn 6c vmu»gjemi dei nomi Omet-rtcwc^ ip)tu*5irn\tL òuvtrgffM# V* ne xjmèt Atù^rcofete S«ti icktnnifr cuiuc, ofì nm lacrattfèrmortrm iWl cresi»*^ .4 \~rbr cjvi ie*fcere Letuie <|uO<^ ÔC rrv^rti --.. w Noerendt S écAltm marttns trtumfiunMc^ mtltv(y if'f Crinite sfvrHdvtf* Jpxu' *n>ifTf*tu^ip.‘y' 'StT»tHÓ»M f~'?>ysti*« I’hn»j ve jy tnuU* / O fu nt-<« uaTvjo ^‘n?V‘ï tV j> |ì- ^u«ì iHta.oo'lf^inaJië h» H^rvytgw 44>*'Tyyn*»^ »‘«fS*** ^vUtuo^-p«iyff^n«tfettat*-* yctreticxUSmP1lStyhn«h‘^>) ^c'p^v**-^3' .inni ^vUfiV il&ü# ^M©>H«àÌ4 n<*tv*9 "} (Vf^* ^vwi>2) <ìktvwt-y^ ^uttuitu r»tt»vni< w4b- |Mé\+ H) n*t' «WvWMi^IttKUV ^ mu ^ <"£' r vfbi«t- ^ a» nifi**) pM: ft«w tvt$ 'V ì^ié 'e ^u,tfe*yv»»t*4 frphutprtt*- vfvC^W ^ f y -j V t~ ^Uwt* fton* wmìj» tMwuymta. »WH< i £ s^_ ■ cffitun*) .*1^1 • - âî ** vT Uv»| '-CT ,~xV.'\,m*4fKlki(t'f iNtrsfHvt^^v--^ j- , ,utn« "v;$riw*'®'vi** ■HV0Ìff^t£> octr>u. Vù; ^ M»a\:cij&£t'' \ìjnvvt^ ' a*VàtCdt*f &utny* lM.(jpàla*Vgifi~ ' /l*"‘ ^jti . P*.^ uÇh\nièu ‘Jtu^ 45 P’ r ;'5?mrn2 ien' tvw C‘H*usffmmipt ipnv V iWi# ^t*v(4*tt’ \^*ti/H»w CTCt *>I— (Mi -ti. V . ’ C.- *■* ? ! /’ (\H t* p>ffv vft'vnîh pyvn»** «jr* ,fi 7'f» 1 emù. tmin. 7M»^ *"* «yf1-" *{Uu ^ u 1 ; v ««t*!** ‘ / ^ tt\ o* j ' 7^aa •*•*“* ^ . -otfwe- H>r" Il^-«K'SI“"~"‘ T ‘t' U'*T ^.dU- -T 1*T "~+‘ [*# ’ X * f/ì c- ~- ^ 1 ^ . ^ 7 •««•«•l * *«M ]** ”*Vb ^ ^ &>■ «$«f »W^ì*«Tr»*»- Km'Sfiiw^ ^ ^ |M*ir >* «-<£>* • r*« ^ ’-*^“'><«v U~~------ ' . ~ '~— ~ ~ «t-'nf* JWwW ? £*«*. «k fmU- irte r*“» ■ ^ ,t*. f pJ £p /M»- »«* « y*. ^|uv^ -f^ m **p 'A'1'5W ** f~ *r *K«*f«^ s» *i» -w»o» •»»«{ f°w«f i» * C » i »~N r*** Jb— ^ ^ ^ «ta ^ C"** T ^ 7^UU Jk rcr^r^Tf W .*«. ~ 7«f .7^r^rh~K >r« ^ »'«"*• ff Jr'jti* ^ w**“ -? ^ ‘ rtf" . 4.V =wU ■J'f»* K i" -“f ,% ry r^^r 1 &«? V P*«** if** ■*** . or- (•f'***1 *•* ï S £* ' sr"* 7<^ rt feUitfkf^jtytpM* ~f^ f*** f" T$> « W** r«t~4*~ 'ir*l*’r"*éh~r ^ ru ‘b’**. a. w« f f.;- ^ T^/ ,.r u^f - • P ^7 ’T^ -f fT ’T^SG. j- -f-ws? f7^L ‘ ^ fi* ^ “ n ^ c**^‘*r t“ w. .'ifct*f u«j»-^- «M ~ V > JJ» =? fpf.v 7*^ t».w-tt 1«^ r* “*• 4r- t-- rH1^ v”ip* ^ ^ !'~ ^zrrzz rrTf«= f= -+*> jfÿfr < up Ht?£W; A ^ ^ .Vi ff«r wr ^ Iwtr ^ ^ 7^^.'“ fmvST ei«/SP **»*£»*< «i*** fà w>tf^ « t»- - 157 LXXV 1238 ottobre 29 Da un verbale di deposizioni testimoniali relative ad una causa circa la legittimità dell’elezione del vescovo di Aiaccio. A.S.G., S.N., Cartolare 25, c. 1 v. Edizione in V. Vitale, Documenti sul castello di Bonifacio, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, LXV, 1936, p. 4. In presencia testium infra scriptorum quorum nomina subter leguntur, precepit mihi Tealdo notario magister Aprilis, canonicus Turritanus et clericus domini Orlandi de Camparra, domini pape capellani et Sedis Apostolice legati, qui vicem et personam gerebat predicti domini delegati super testibus recipendis super electione facta Aldebrandi electi episcopatus Aiacensis ut ego deberem dicta testium et atestaciones reddigere in publicam formam et publicum instrumentum, ut dicta et atestaciones pre-dictorum testium autenticarem ut dicta eorum et atestaciones in perpetuum essent valiture. Dicta quorum inferius denotantur. Testes recepti super electione facta Aldebrandi electi in episcopatum Aiacensem..... Item si plebani et capellani observaverunt scrutinium et formam se eundum quod continetur in decretalibus et secundum formam iuris, respondit: non, quia nesciunt quid sit scrutinium et quid sit forma electionis quia huiusmodi talia ignorant, set predictum Aldebrandum unanimiter et canonie e elegerunt secundum quod alii episcopi consueverunt eligi in Corsica. Interrogatus si elegerunt ipsum Aldebrandum secundum quod consueve runt eligere alios episcopos, respondit: sic et istum elegerunt in concordia et canonice per meliorem et discretiorem et sapienciorem quam sit in episcopatus. Interrogatus si post electionem factam placuit id quod factum uit et erat de dicta electione dominis et militibus et magnatibus dicti epi scopatus, respondit: sic. Interrogatus si dictus Aldebrandus est de legitimo matrimonio, respondit: sic. Interrogatus si est bone fame et honeste con versationis, respondit: sic. Interrogatus si ipse Aldebrandus bene disposuit omui sue, respondit: sic. Interrogatus si de dicta electione jactum tua publicum instrumentum per manum publici tabelionis, respondit: non qma non sunt ibi notarii, tamen electio fuit scripta per manum cuius-am rneoni qui vocatur Iacobus. Interrogatus qui sunt illi qui faciunt in rumenta et caitas in illis partibus, respondit: omnes qui sciunt scribere, n errogatus si per illas cartas et instrumenta homines possint consequi tus suum et racionem optinere, respondit: sic..... Da questo curioso documento emerge la situazione notarile della orsica ducentesca: non dovevano esistere troppi notai se si poteva ricorrere m oro mancanza, a chiunque sapesse scrivere. Di necessità i documen i i ta e origine facevano testo come se fossero stati redatti da veri Tav. LXXV L P * V0 7»^ f ’ ««* t*~ IH f* >•*- p T «fvr 4*'"r j£J '0tfr' fi** LXXVI 1295 giugno 7 Testamento di Costanzo del fu Cosmo da Massa. Edizione in G. Pistarino, Una fonte medievale falsa e il suo presunto autore -Saladino de castro Sarzane e Alfonso Ceccarelli, Fonti e studi dell'Istituto di storia medievale e moderna dell'Università di Genova, II, Genova, 1958, doc. LXVIII. - Regesto in G. Sforza, 1 più antichi protocolli dell’archivio notarile dell'Aulla, in Giornale Storico e Letterario della Liguria, IX, 1908, p. 340; U. Mazzini, Regesto del protocollo d’un notaro lunense del Dugento, in Giornale storico della Lunigiana, VII, 1915, n. 68. In Dei nomine, amen. Anno eiusdem millesimo .ccxcv., indictione octava et die .vii. iunii secundum. Constancius olim Cosmi de Massa, sanus sensu, intellectu, mente et memorie, licet corpore sampolutus, et volens sibi animeque atque corpori et eius falcultatibus providere priusquam moria-tur, (et) per presens testamentum nuncupativum sine scriptis ordinavit et fecit ut infra. Primum animam suam omnipotenti Deo comendavit et voluit et ordinavit eius corpus sepelliri coram altare Sancte Maptillie posito in ecclesia burgi Masse, ubi eius antecessores fuerunt sepulti, cui ecclesie r[e lliquit libras decem, et voluit et ordinavit ad eius exequias funebrales adesse sacerdotes decem et ibi dari in ellemosinis pauperibus dispensari duo sextaria panis ac duos cados vini et pondus unum casei pro anima sua. Item reliquit et lassavit pro anima sua Andreono ohm Melchionis libras quinque ac sextarium unum frumenti, ultra id quod habere debet pro mercede sui laboris et servitutis quam (quam) fecit et facit..... Si tratta di uno dei casi più interessanti nella storia dei falsi documentari, sia perchè il testo in questione è stato accettato come fonte storica fino a pochi anni fa, sia perchè si tratta di un caso unico: la falsificazione di un intero registro notarile. Lo studio del Pistarino ha consentito di chiarire il problema della redazione del cartulario e di scoprirne l’autore che fu uno dei più abili falsari del Cinquecento: Alfonso Ceccarelli, che ha saputo imitare abbastanza bene i caratteri grafici ducenteschi (non tanto da reggere alla critica moderna), si è dimostrato più o meno esperto delle consuetudini notarili della Lunigiana, ha perfino cercato di invecchiare la carta, ma si è dimenticato che la carta che usava era contrassegnata da una filigrana tipicamente cinquecentesca. 160 — I Tav. LXXVI (nS !hnv5^*< 4üï£*'f*£ïl^i c ^yvjy^y. V* «*Wy>* S S* v*\v* \^tvv K\V aY^W VV VVM. v. AÌW'AhV _SsV >? 4h*& jttVHtoàêï»*; <1r Vv^V^V %v dvb*vw> ***** tV^I&VSV** * V** r\‘àu •>. ^ vtv^w J ^ (\vw^ ^ ^pitiìr ^WsSAM** V-iSV^ ***** ^vàVn ik \tM^ ^#v ^h Vwvv' ^► ^r^*|k^>v# *iV /■'^V VfcVk^wS >VvM» Wv !Ì V»*< w%|*'* v*^ <^v^V S\ Yivi«**'tV' ^Q0*»+*\vti»s^ Nw »—-■■-VaWvs SV*»\\#hvN Vm^ swT |îtUir \^v>M\'v K «wW* ^Vvw^fcwV- t't v SS* u^h** *? - ' V|fc\rw\ *\aVu<^ 4|l - l$l LXXVII 1382 ottobre-dicembre Sulla immissione dei figli di notai nell’esercizio di funzioni notarili rese vacanti. A.S.G., S.N., Notaio Antonio di Credenza, c. 66 r. Edizione in G. Balbi, Sul collegio notarile genovese del 1382, in Miscellanea di storia ligure in onore di Giorgio Falco, Fonti e studi dell Istituto di me :e vale e moderna dell’Università di Genova, VI, Milano, 1962, pp. 281-29». In nomine Domini amen. Prisce consuetudinis racio, que ex imperiali indulto communi Ianue et venerando collegio notariorum civitatis eiusdem concessa traxit originem, persuadet ut, extinctis et defficientibus alias ellectorum avacancium gradibus, de successuris eisdem m conser- vacionem prerogative eidem collegio per..... olim rectores, proptectores et consultores ipsius adepte diuctius sit provisum. Et sic per institucio nem successionis huiusmodi honor ille, dicto collegio provida presentium rectorum et consultorum dilligentia subveniente, salvetur: prudens etiam veterum rectorum et gubernatorum dicti collegii antiquitas diffinivit quo viventium notariorum nati loca potissima in omni institucione advacan tium, prout gradatim sors concederet, obtinerent. Hec igitur actendentes, perspicaces viri utique et industres, domini Nicolaus de Lazaro et etrus Venerosus, rectores, ac etiam.....Anthonius de Multedo de Monelia, quatuor clavigeri matricule dicti collegii et ipsorum antiquorum rectorum et pro ptectorum dicti collegii vestigia inmictantes, nomina filiorum legiptimorum notariorum viventium hodie, primo iusserunt in uniformibus cedulis sive brevibus denotari et in quodam recludi sacheto, ab aliis nominibus filiorum notariorum migratorum de seculo segregata. Deinde alios natos vivos nota riorum defonctorum et mixtum cum ipsis, alios filios dictorum notariorum viventium naturales, in consimillibus cedulis sive brevibus alibi seppositis anotatos, debere prefatis succedere decreverunt. Et omne prorsus privatum commodum, nisi in quantum sors prebeat respuentes, cum omnis plurimo rum utilitas fideli debeat actione compleri, namque totum viciosum geritur ubi conscientie puritas non habetur, ipsas cedulas huiusmodi nominum u turorum advacancium predictorum fideliter extrahi de saculis in loco in ra scripto et publicari nomina quam plurimis ibidem adstantibus man ave runt, prout sors omni dolio et fraude reiectis, ipsorum successive cui i e ministravit et sic seriatim in nova matricula conscribantur..... Questo documento rientra in quelle disposizioni relative all ammis sione al collegio dei notai: durante una seduta del collegio, che si può collocare tra il 24 ottobre e il 19 dicembre 1382, furono estratti a sorte nomi di 481 figli di notai, che avrebbero potuto accedere a funzioni no tarili vacanti. E’ una disposizione di notevole interesse per la storia e notariato ligure, anche se inefficace, da sola, a chiarire i molti problemi relativi all’ammissione al collegio stesso ed all’esercizio della professione. 162 — Tav. LXXVII 0™^. „SJW , ÓSH& >»ty cL.ntfvr w ,rt'' ' '•‘JfcBUvC«- m oim mjfretisZt g-.<v^- ^ cvStw.-r <£*n<-k^: \„ ^ «fxrTvRr”^ "^Vv|yv^* Vtvi^ v(7___ (?».<£ Çirfta £- vA.«-Sn»vttf X' Jïjn'mîfu*. h^fxt Wçyu* *o*7 cv,: 'n^x-r.^ SS^mSST' (/Uvf^ìr Jt T2>A«ffi£V ^JmîvKrw) •*>11*fui , 8: #t-^h1 i-r )U> ^^hÇS» Çr> .JliS.t r,0 _ &■ w iW% ^ tflfe «& vf~ S^^HvCfc^fc $*£'-y%%C?vvw^v t^tu.u^cv4 m4#^ufir. JvVi vV-iT^ / VA •- M. *«»' ì- * *.; uÂ^r$rszï‘r« f- fe4», . + -, *p ' J>^ 7 'ir V’ "MortmK ^ rot** I Ct >« ÌjPa-jt> v tv^ìl tkàc^éCfrfbtm .^fV r^w^y, mAVuvfx . ^f- , ^.<.^t^.->^^^t> <-1^1*+. r^cfw»^ ycl*~!'cm*- Shw>«-»*T .^f fj. t^vyn-tu) nctvj >»%<>:.-» ^mr -y»--.M* fevt* ^ >ft f£ r-fim? ^ ^c- ^ ^ i li — 163 LXXVIII 1462 Dagli Statuti del collegio dei notai del 1462. A.S.G., Membr. LXV, cc. 6 r. e v. De procedendo contra notarios crapule et ebrietati datos aut inhoneste viventes. Cum propter crapulam et ebrietatem posset notarius ad sui dedecus ac ad illicita de facili promoveri, cum sit etiam reprobabile valde ut notarius cui tanta fides adhybetur ubique inhoneste vivat et sit vitiis dissolutus, ad habendam noticiam de ipsis talibus dicti collegii rectores procurent. Nullus enim de dicto collegio audeat nec présumât intrare tabernam aliquam que sit intra muros, suburbiorum sive burgorum Ianue, nec etiam in circuitu stare alicuius taberne vel loci illiciti intra muros predictos, qui quidem locus si sit illicitus stare debeat declarationi dictorum rectorum et consilii. Et si quis contrafecerit, penam incurrat soldorum viginti ianuinorum pro prima vice et solidorum quadraginta pro secunda, applicandorum premisso collegio. Sed pro tercia vice incurrat penam in carcere standi, in illo videlicet de quo eisdem rectoribus et consilio videbitur ab octo diebus usque in quindecim ipsorum arbitrio cum cibo et potu taxandis et ordinandis per ipsos rectores et consilium, ad quem carcerem ille qui contrafecerit ire teneatur et ibi stare, habito precepto a dictis rectoribus vel altero eorum seu ab eorum nuntio cum cibo et potu et per illos dies ut preceptum fuerit. Aliter condemnatus sit in libris decem ianuinorum applicandis dicto collegio et ultra moretur in carcere ut superius dictum est. Possint etiam dicti rectores et consilium contra dictos dissolutos seu inhoneste viventes procedere ad suspensionem fiendam eis ad aliquod tempus ab officio notarie seu ad ipsos ab eodem officio perpetuo removendum; qui si fuerint sic ad suspensionem aut remotionem damnati, dicti rectores mittant preconium per loca publica Ianue ubi de consuetudine fiunt preconia, quia predictis fuit occasione premissa prohv-bitum per tempus vel perpetuo ne dictum exerceant officium notarie et quod acta publica, si qua tunc de cetero confecerint, nullius sint valloris. Non è rimasta traccia degli statuti del collegio dei notai genovesi, anteriori al secolo XV. A differenza di analoghi statuti di altre città italiane, questo non contiene che scarse norme di carattere teorico, ma molte di carattere disciplinare ed organizzativo. Il brano riportato commina severissime sanzioni applicabili a notai che avessero minato il prestigio e la dignità della professione, abbandonandosi alle crapule ed all ubriachezza. 164 - Tav. LXXVIII V ^ conn‘i noano5 cràpule et rkntt-.itT d.itx*S nefìf uinftitcÿ. * / y> t:r.b liitafn'ìV* mah pt-c.-no:ier-- ai w» fit et rtTrelvi^.le SÉLÎ- '/. ^ « f / f ■*5 ; N>t" >*<*«rut* mi fritti fìJes nJhvvetxir v>l>,^3 •>, K'^cfì L ^ !i-ir hnJa'n cincin,n*ìe ly,,* rnith-fbcti W sJ .. _/ _ . — - / . S cvliecnt ceci:m ^Aicto cr>l!e•» Muy.i-cf.e ut-'-.tr<« »111105 ftibu*-f / 1*1 ^ / aio*:i;?yi fj uintic*: ntfr /r ri a-.-ct*;fxt /ìnre alien ut?. feilvr N ^ * I M j1'** *crt «mcìft i^tfra ttv.troi? pc^trtotr. .jiv cjiaôcm |o~iS <ì f'xrtlU ~ mi- thr.r.e <ï5ebi*nt-ì>ecl 1 r t;ertx>^. -5 crn/ìlij Lf lìijiu£ iVutKchfO^ììtt'- .*-.ii-n fttaiterAt-ìlhoA# vjrçrmti uinouivn pjo ^ ir»’. (~r fo^iccrutr (jitrt&m^»n(n pt?c fèm>»<11.4tppIimiN'iv cvlleçrio. i>ivfj?c!i m cnccft’c’ f?n»îï»t -u 1H0 etfdein vectmith) •x confiho vìfce4»:f-^ t-è» o^r'bu'èu^ ^<|3 1 iLficii>'i aulnttrio. cmii ci(x> c*t- puf - tn- » *<>»*! 2< ♦nmìvter^.» • .){l . "% op: :l Cf '.e entree*u.^ n i/ic1 *Ji«» ac*ntìa^-rirt**t'n:<^ ' r? tln fìnve ìfoì itr- \re.ytc a um.-nri V. ® 6 / j « X4 I ^ f /7*i. :fc tVci'n nt< "■’iu* cïi.vî nix» rt- tx+tn. et p ti Ics •ItV ut-f’‘Yn"" K'W- Alita- ,„ l,ons^„„{ lify./.m.i>i9'».cft. od// ,jx» alcali offne j-fvn.f ' , ■. ”'•* r' f:,‘T”‘f '’r .me vnnrt^mwt, 1 , f«w»e» j, /«n ^,c., f !"»' pw,,„. (_1^ fJu&tufie A'itf-orra/;,n,e mn.yjà rccl-lVU,tt„„ m_ ! 1 'n-«s ••<•/ pe>=rf'“’- -«•'»«<*•"> rt-ciTO,.., „cr/uie. ,-j . P .p1' ‘ “al fiqu Stille Vrcfciv nu'Iniÿ »’,„f xtilìon» A ’j f f: — 165 LXXIX 1468 febbraio 18 Verbale di mancata consegna di una citazione davanti ad Antonio Bonombra, vescovo di Accia, al prete Abramo di Belgodere per una causa vertente tra lo stesso ed il monastero di San Venerio del Tino. A.S.T., Abbazia San Venerio di Tiro, mazzo VII. Edizione in G. Pistarino, Le carte del monastero di San Venerio del Tino iela tive alla Corsica (1080-1500), in Biblioteca della R. Deputazione subalpina ai storia patria, 1944, doc. CXLVIII. + .m.cccc.Cl],xviii., die .xvm. februarii, in Belgudere de Balagna. Eo Petro de Antonecto de Calvi, notario et tabellione publico, subexicu tore apostolico, essendomi stato apresentato uno comandamento retro scripto per parte de lo [re]verendo in Christo patre misser Antonio Bo numbra, episcopo Acciensis, iudice, delegato apostolico, scripto per mano de Vinciguerra Cocexio notario, in questo anno, die .ni. februarii, ad istan tia de misser frate Antonio de Ussio, sindico de lo monisterio de Sancto Veneri, rechirendo quello si contene in te le retro scripte lettere, et eo Petro iam dicto corno fìglolo de obidientia receppi diete littere cum debita reverentia, offerendomi fare quello si contene in quelle. Sono andato per sonalemente in Belgudere, unde fa residentia misser prete Abra’, rector Sancto Gavino de Belgudere, cum due copie simile a le retro scripte lettere, autenticate per mano de tre scrivani, dubitando misser frate Antonio de mandarlle a resico a ciò chi non fussino streppate. Et pertanto e Petro essendo in Belgudere, voglando comandare a prete Abra’ corno 51 con[t]ene in le retro scripte lettere, se misse a fugire minazandorrn farmi despiacere, si eo li facia lo dicto comandamento; dapoi retorna presto cum arme dicendomi: «Vati cum Deo, altramenti tu ci avarai mala iornata »; et cum elio venneno quatro o cinque homini in sua coìn pagnia, cum arme minaciandomi et stringendomi da ogni banda. n°1 possando eo ressistere contra da elli, mi venni a partire; et tucti vio en ^ mente me streppono le diete due copie de le retro scripte lettere. ^ lamentandomi dissi: «Prete Abra’, eo vinia a cte per comandarti corr] se contene in queste retro scripte lettere, e crediti di fare lo tuo meg ° a straparmi le diete lettere, e tu fai m[al]e li facti toi». Et queste cos^ eo Petro subexicutore ò facto et exequito in omnibus ut supra, non P°s s[a]ndo fare altramente: unde forza est [la rìaxione non v'à locho. tucte queste coxe ò demand[a]to et requesto li infrascripti per teS moni..... Eo Petro de Antonecto de Calvi, notario publico et subexecutore apostolico prefacto, in fede et testimone io] de le predicte coxe mi son0 socto scripto. Incerti del mestiere e..... rischi professionali Tav. LXXIX LXXX 1484 giugno 4 Guglielmo di Marciaso, conte palatino, in base alla facoltà concessa alla sua famiglia dall’imperatore Carlo IV di Boemia, nomina notaio Pietro Maria figlio di Baldassarre « de Olivola ». A.S.G., A.S., Paesi diversi, 351 bis. Notizia in G. Pistarino, Una fonte medievale falsa cit., p. 43, n. 6. In nomine Domini amen. Anno a nativitate eiusdem millesimo qua-dringeximo octuageximo quarto, indictione secunda, et die quarta lumi. Ut contratus et alii actus legiptimi cum omnibus debitis solempnitatibus celebrentur et eorum memoria in scriptis publicis et autenticis in perpetuum serventur, noctariatus, tabelionatus et iudicatus ordinarii offitia sunt inventa. Que cum ab imperatoria celsitudine conferenda sint et ipsa celsitudo ubique locorum per totum terrarum orbem minime valeat personaliter interesse, providentia imperiali, sacri Lateranensis palatii comitibus aliis que proceribus et viris illustribus quos ad hec elegit auctoritatem et potestatem plenariam largita est ut ipsi possint et valeant per totum Romanum imperium facere et creare [notarios publicos] seu tabe-liones et iudices [ordinarios]..... Cum itaque Carolus, Dei gratia Romanorum imperator quartus, semper augustus atque Boemie rex, nobilem virum dominum Baptistam condam domini Aluixii de Marciaxio Lunensis diocesis, de plenitudine.....comitem fecerit, elegerit, constituerit, creaverit et imperiali edita statuerit quod ipse nobilis vir dominus Baptista et eius per lineam masculinam legiptime descendentes ex tunc in antea possint inter alia que in dicto edito et privilegio continetur, creare notarios seu tabeliones et iudices ordinarios per sacrum imperium, qui ydonei sint et in litteratura sufficienter experti cum plenaria potestate ad noctariatus seu tabelionatus et iudicatus ordinarii officium pertinentes eosque et quen-libet eorum instruendi de predictis officiis per pennam et calamarium ut moris est..... Hinc est quod nobilis et circumspectus vir dominus Guliel- mus.....comes palatinus, ex dicto privilegio et induito dicto domino Baptiste, eius avo paterno..... indutus precibus, industria et legalitate discreti et periti iuvenis Petri Marie, filii nobilis viri, ser Baldasalis de Olivola coram eodem nobili viro, domino Gulielmo antedicto, flexis genibus humiliter suplicantis quatenus ipsum Petrum Mariam facere et creare publicum notarium et iudicem ordinarium..... idem prefactus nobilis vir, dominus Gulielmus, comes palatinus, asseruit diligenti inquisicione et examinatione de honestate, vita, prudentia, sufficientia et ydoneitate supradicti Petri Marie, et reperto ipsum Petrum Mariam sufficientem esse et ydo-neum ad prefactum officium honorabiliter obtinendum et laudabiliter exercendum, ipsum Petrum Mariam presentem..... fecit et creavit notarium publicum seu tabelionem et iudicem ordinarium..... Nella Lunigiana medievale, alle normali investiture dell’impero o della Sede Apostolica si aggiungono, nella seconda metà del XIV secolo, nomine di autorità locali, come quella riferita che si rifà ad un privilegio dell’imperatore Carlo IV di Boemia. 168 - * Tav. LXXX — 169 lacchi BnctScî Getnxafis Lucubrationes De bçfoHifpamcnfi libri (füfKji. ^ De ehm Geflucnùbm bbclìas vaus, ^ < Ddcn'pdo Lygurix libro vuo. ^ t Epiltoìirura Lb.vnus. ) : Additumc^ diploma min aariqui'rati's TabcBç m agro Gcnucnlìrepertf. NOTA BIBLIOGRAFICA Notizie spettanti ai genovesi illustri: Giovanni Stella, in Giornale Ligustico, s. II, I, 1837. V. Poggi, Contributo alla storia genovese del sec. XV, in Giornale Ligustico, XVIII, 1891. G. Pistarino, Gli usi cronologici a Portovenere nel quadro dell’espansione genovese, in Bollettino Ligustico, V, 1953. V. Vitale, La relazione di Biagio Assereto sulla battaglia di Ponza, in Bollettino Ligustico, V, 1953. Si vedano anche le note bibliografiche precedenti. 170 — IL COSTUME, LA SUPERSTIZIONE, LA MEDICINA «Alors que dans les autres villes italiennes, la plupart des petits accords de la vie journalière se faisaient oralement, à Gênes nous ne voyons pas seulement défiler devant le banc du notaire le propriétaire qui vend une maison ou une terre, le tuteur scrupuleux qui désire faire établir un inventaire public de la succession qu’il devra gérer, mais aussi le riche marchand qui vient y faire concrétiser ses vastes entreprises d’outremer, et rédiger les titres probatoires qui lui permettront de récupérer ses créances sur les différents marchés de l’Europe; bien plus, ce même marchand aura recours au notaire pour enregistrer les contrats de moindre envergure qui se concluent quotidianne-ment dans sa boutique, comme pour coucher par écrit les conventions qu'il passe dans la privé, avec son épouse, ses amis, ses enfants, ses esclaves » (R. Doehaerd, Les relations commerciales entre Gênes, la Belgique et l'Outremont d'après les Archives notariales génoises au XII et XIII siècle, Bruxelles-Roma, 1941,1, p. 5). « I cartulari notarili ci immettono nel pieno della vita privata e del suo tipico aspetto economico, commerciale e marinaro; sono frammenti di vita che si compongono come in un mosaico a formare il quadro dell’attività prodigiosa e dell’incontenibile espansione in cui è il segreto della vita medievale genovese. È tutto un mondo vario e interessante, pieno di curiosità e di fascino, un mondo senza troppi veli e pudori che mette in carta ogni impegno di qualunque genere » (V. Vitale, Vita e commercio nei notai genovesi dei secoli XII e XIII, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, LXXII, 1949, fase. I, pp. 9 e 18). — 171 LXXXI - LXXXIII 1191 marzo 10 1 coniugi Martino « batifolium » e Mabilia contraggono una « acco-mendacio » di 16 lire di genovini con Idone « de Palio ». Martino s’impegna, per il periodo in cui avrà detta somma, a non bere, a non mangiare e a non giacere con alcuna donna fuori casa e, infine, a non partecipare ad alcun gioco. A.S.G., S.N., Cartolare 6, c. 14 r. Edizione in Guglielmo Cassinese, a cura di M.W. Hall - Cole - H.C. Krueger - R.L. Reynolds, Genova, 1938, doc. 277. Et iurat Martinus quod usque dum Imbuerit de rebus eius in potestate sua, quod non bibet nec manducabit nec cum aliqua femina iacebit extra domum suam in qua habitat vel in qua habitabit, et quod non iocabit ad ludum in quo perdat de suo nec de alieno, et quod non donabit..... 1195 ottobre 2 Ottone Longo s’impegna per dieci anni nei confronti della madre a non perdere al gioco più di tre soldi al giorno, ad obbedire ai suoi ordini, a consegnarle in custodia tutti i suoi beni, ed a subire, in caso d’infrazioni, l’onerosa pena di 200 lire di genovini. A.S.G., S.N., Cartolare 6, c. 61 r. Edizione in Guglielmo Cassinese cit., doc. 1167. - Notizia in V. Vitale cit., p. 55. Iurat Ingo Longus non ludere ad ludum ad quem perdat usque ad annos .x. ultra sol.ni. per diem preter quod lucraretur in die illa qua ludet. Et iurat stare et obedire preceptis domine Sibilie sue matris et eius ordinamenta adimplere bona fide, et de feudo Sicilie et de aliis suis rebus quas habebit ponere in eius potestate bona fide. Et si contra-fecerit in aliquo istorum, penam lb.cc. ei stipulanti spondet..... 1275 aprile 13 Tinacio del fu Guarnerio, considerando l'utilità che potrà venirgliene, e per non correre il rischio di rovinarsi completamente, s’impegna nei confronti di Godino Bove lanaiolo a non giocare per due anni ai dadi nè ad alcun altro gioco, nemmeno per interposta persona. A.S.G., S.N., Cartolare 68, cc. 75 r. e v. In nomine Domine amen. Ego Tinacius quondam Guarnerii Paganelli de Florentia, considerando utilitatem meam ne me et bona mea disipem et devastem, promitto et convenio tibi Godino Bovi laniero per pactum et stipulationem adhibitum seu adhibitam in presenti instrumento, quod hinc ad annos duos proximos non ludam nec ludi faciam per aliquam personam pro me ad aliquem ludum taxillorum nec ad aliquem alium ludum ubi amittam meos denarios vel amitti faciam..... 172 — Tavv. LXXXI-LXXXIII — ^***>|AWÌfcr yt»'' hIi^^ )W-AT AtVüifA ^ i7rr- y •» I } /** L " —-* w~~w lw " ”7" ^ >vv*'>* % I»r* ^MniTIIC* 'ir*9, ^ vS| yfù#%,r> '~rJJir>t%f ¥****»{■**'■'***• »* , mAv' v*-.'7r» ,»m rtiir .lm,*i -*'’’ j t *4 ^ j * V _______I^WTy <*t' Ui*« n ,fL**r*n • ‘y^»/4vr*t*f' Wftf, V^Uw/jdt^vVU^ Wl«r 7A^ti^ fKy£r òn^Cta».‘ fMt. - «,V 71-r^i^ci* AïÿfcrU»«A ian / ..—li . _ ' J . / "jnw«-*t/ *xhu fato? . £-vjv 't'jiHXrti*? XT*b*i* (♦‘«.M-wfH* -y.vj*nv^» -iS fi-**. <** fthS*sv£* «smfir^m^Tîiv* £ïT ■ yrr*ff-fi y'***"*' **£• c ' *** ^ • X /W*V7 Ah />$ ^ ^ H' ^ T* tfftìàUiftwi 4 fc<&, fUT^ xfjT'J" yy**-** ^ "*% É*r*fc târnf^Vh^ f*** * £»» T f.Uw 1*1 (V<*C*y -JAcnf -f«ir ÿ>'^ ^ ^ ^ .*>** f&M-ijp /y»w*». S^'-kn" V ^cwsf J£ W f*“r prj*** . ’ff'*r «7>^rNmf W vtó *** .'T 'Mi •»< 4 ut1 X - j . -/*- . -- i , , / 1 ipK I"'1* ^A:>^ •>iu^ ^ - rM t\ 4. ^. \. ii*y utis^»i' . -, vvit-" '■<'*“ y&*Cl*< \ 1* ) u ^(vt tAtX^I 0<-T <\ ^T’ h'tvj} ^-iv\T\Hr7v Ir^cvi T*-'W 7 *^ln. |y|»»U«<\f^nvn. ' 1 " ‘ 1"L, V l" S ^Ut7v”’ iSk N**.0» v / " " MH^ - t-tu S.« p.)f_ lu*~+Uuu*U^ v 1f l'-'—1- ■^>..|------f VM^V*' VVN'tV t\|^ L „„ . - _ ‘"A 1 f’ r...... *'1------1 V M-*J H ,\?J(‘ .vv r^.* ^ I' *v1>d (X ,v/> i I *• ‘r'UH-.fv j Hv- , a.'^ jtl" I x*»n'f\t ^*A^J\ A> Hs, .^y^jvp ™{vy^^/ jày Jf^ æ f> >* "j*** »a‘-V-'**f^ VM.' ^jh v^Mtf- rrSfibj-^ ^ o~&Ç-\ ^ *^ s r±*fr~™~Tf~ ? 9&* ^r‘ P *~ /&$***>*. f^Çf A &*?L8' ’ìjZp*' /7 c7^vS lì^^py-^ ;^K- p t***^->+* jvtv^v^- Qr-rji ■ÿ£r*y f fiCnj \f*~ ty**?’ 0 + Cv»*»* n^àfiyti <&> 7 Qftjf1# ** *rfS,»r ^»A »Ì*A~~^—l)H&lflfa A.rpy^-- ■yrf^tr {tfx^ ri*A fÿr?** ^ ^’jfy. yrffolf «»£W 'V~<*-ir^ jvcti- • ^l**t y ^4r^ fy^^^e-p '^J>r\twv r «Sf^ 'CHVvf^: y**^Y ^ Lïrpi- ***«A' » V^W* -.♦♦AHOn/ /1 ****^’*(fl tfr, tìwT' M, i rJn ■ih- -Ù& ~*ìVf'” rT^:T^m ,.!?. ,^Zi r^w^v 'hrvW-- ° '*0^H /r »*T77« TT ^ //™ 7 k- ■ <■ 1Hiy' 'H’“y '^Vv** ' ^r’ yy*\T*vf? '^V»»y ^/»»*^v«ir ■ yÿ-+ (fl/rvwV 1 ryw**^ '-***^~/'{j/\*t*>\ /—- >«-c- p u*r<- **£- &n ^>W)1.1»»*2r% ^rf^rr- ry\r^rf\r>î^£w^^y?l*>**»r4'*rrv‘ -j^tH^0 wJrtçrrZ ^Sat- \wftyr* »»A**“ ydj^f 'yxjfam y*r~ j)tr 'tf^ •fikr fj49vmi* &&()?rf*A - * I * ‘ -- î-— a i y ~X-r-x .rriîifv‘-irK: — 179 LXXXVIII 1224 ? Formula di scongiuro contro le morsicature velenose. A.S.G., S.N., Cartolare 14, c. 140 v. Edizione in A. Ferretto, Liber magistri Salmonis sacri palatii notarii, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, XXXVI, 1906, p. 413. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti amen. Ego te incanto ad honorem Dei et Virginis domine sancte Marie de serpe et de scorçon, de tarantola, de cesaro, de sarton, de laxerton, de stras, de buç, de scorfano, de lupo, de cane rabioso, de fasene et de maia et de omni mala umbra. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Ad honorem salvatoris et groriosi Dei patris qui de virgine fuit natus, ad mortuos donavit requiem eternam et ad vivos pacem, sancta corpora que in Roma iacent, sancta duodecim altaria, sancti duodecim compatres fontai, sancte misse que canuntur in Pascha et in Natali, sanctus Petrus, sanctus Paulus, sanctus Marcus, sanctus Matheus, sanctus Luca et sanctus Iohannes per istos quatuor evangelistas et per corpus Iesu Christi liga lo serpente cum lo ve[ne]no ardente, liga lo scorçon cum lo veneno maiori, liga la tarantoram quante de et quante naxernede et omnia mala fiscula qui venenum et to-sicum in buca portant quod in nullo tempore li possint tarmare Petro. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti amen. Sicut virgo beatissima sancta Maria non habuit malum nec doliam de suo filio in ventre portare, ita per nullum tempus de mundo possit habere malum Petrus de serpe, de scorgano, de tarantora, de lupo, de cane rabioso, da fasene, de maia et de omni mala umbra. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti amen. Et debet accipi filum filatum primo die veneris marcii a femina virgine et debent facere tres nodo in filo et postea comburi et non tibebis postea venenum predictorum incantando. 180 — T Tav. LXXXVIII >i è-(i * / - I î * ? £pii '5 ïf^ » îiL ^ ‘•w l" 2 ï '=- î f 1 i k 11 * f f; ? f* 'Ì ì1 fI * %t | t I lis f /<] /¥. - >• 'i 'H ?■ (Trî i>,2* ' Hiv1 nu ' -4. f - ber te N* >£ i rt ,, è N t' v t 11 s ï o «i : ' t ? fit I ,V i ,till i£i 4| ^ i 'ÿ ? ^v-?! -« { pi ! -Mi t i-^liY,' : »,. Z * f i | « v ! '* ", 11 V t ■ f hi K f? I | v ' tiêtî1 iu in v £.» » * * \? i ‘ ï I r* l i. _ *L i r: ^ y ^ /6 *" ? f S ? J* £ "F fe|tii|&| "i, I \i’H ~r i .« j j ]> ^ £ -é ^ / ^ tx w u j t 5 I f it i? - * _1 ^ ^ ir. &* ^ £ 'T”,'! «■ Ì- ? £ « ! A s * -2 t" * i T r j -* ( V f H i t i'- i i* 4 1 l 1I - U u *• < 1 i * ü ^ (r É rs. — 181 LXXXIX Diverse formule di scongiuro. A.S.G., S.N., Cartolare 57, c. 128 r. Edizione parziale in G. Rossi, Storia di Ventimiglia, Torino, 1827, p. 84; A. Ferretto, Liber magistri Salmonis cit., p. XXII. Mulier tempestas nox bubo rusticus estas tondet agit rorat pronunciat angit honorat agros equor humum ululatus hostia dumum false napho rore clamoribus obice flore. Et erit tamquam lignum quod plantatum est siccus deversus aquas quod fructum suum dabit in tempore suo et folium eius non defluet et omnia quecumque faciet semper prosperabuntur. Si vis ut mulier statim pariat, scribe has litteras cum his verbis circumscriptis ut supra et liga in coxam mulieris dextram et statim Deo dante pariet. Ad malum de matricibus. Accipe fucum plantaginus maioris et mi-xa cum bono vino quod sit tantum ut fucus et da bibere mulieri si habet ipsas supra ventrem, si autem habet inferius accipe lanam novam et volve eam in dicto fuco et ponat mulier hoc in sua natura infra. Aliter accipe pignas de pino novas et pone in ignem sic quod sint bene calide et quod fument et fac mulierem profumare subtus eius naturam et liberabitur. Ad fluxum sanguinis mulieris. Accipe pollastram que non fecerit unquam ova et de suis alis fac exire sanguinem et de illo sanguine scribe cum ligno olive benedicte in quolibet pulso manuum et in quolibet pulso capitis: consummatum est. Alcuni elementi di queste formule sono espressi con segni crittografici a procedimento traspositivo: cfr. G. Costamagna, Scritture segrete e cifrari della Cancelleria della Serenissima Repubblica, in Bollettino Ligustico, 1957, p. 22. s A T O R A R E P O T E N E T O P E R A R O T A S Ad sanguinem stagnandum. Scribe de dicto sanguine in fronte ipsius hec tria nomina tali modo: + agla + aglala + aglalata. 182 — Tav. LXXXIX PU* % V (Vr* « J> v . ,,*iy . i’.-.k'• 'tic. ,x^ 'f** *' -..»>*« Y*'t 4»<-*-f^vTv- fnr ♦«*£ ♦4 ! t\ ; : *# fi *\ ,;-« /# \ . ;., .> y T U * , i ♦ * * f----- i i * % ' ì t i T* » U- t r M" *f -§.' /*-ff p lg* ‘n'c‘Vi ' —<1>,f~-a ^ IWr'wJÌlr T'^M ^at-,-l*f. '• \ ***" K^'V «ém*r*T~+ **'» «T> k *>k*. *4v> jp*5ià* ;*> ■. . -p' \v '. »* •sL'fîrTT? I/ ^r, «ir r ■ . . vr Vrr ^‘^**7 v * / » / V , « N-V*^ ■yv a"“^ **W IkMr *«£ .m^Jr t*%, .li ■'f*_‘>M «•■ >•'. jÂ^rM' n»* ì fì^',’;k T) -fnA «,^|/| t"»‘k ‘Vnjhc *¥ %^- rrÌMnh ry«r7ffif^à7r < \~ T' r: r liSPr >4- * / ** f ^ìsWrtt^ xc 1244 agosto 2 Rogerio de Brucha di Bergamo s’impegna a guarire Bosso lanaiolo. A.S.G., S.N., Cartolare 18, c. 308 r. Edizione in R. Lopez cit., p. 117, n. 1. - Notizia in V. Vitale, Vita e commercio cit., p. 52. + In nomine Domini amen. Ego Rogerius de Brucha de Bergamo promito et convenio tibi Bosso lanerio sanare et meliorare te de infirmitate quam habes in persona tua, silicet in manu et pede et in bucha bona fide omni adiutorio Dei hinc usque ad mensem unum et dimidium proxime venturum tali modo quod de manu poteris te inbochare et incidere pannem et calciare et melius ire et parlare quam modo non facis et egomet facere debeo omnes expensas que et quas in hoc necessaria erunt et tu debes mihi dare et solvere ea occasione lb. septem ianuinorum et non debes comedere de aliquo frutame neque de carne bovina nec de sicca neque de pasta lissa nec de caulis et si predicta tibi non observabo nichil mihi dare debes. Et ego Bossus predictus promito tibi dicto Rogerio dare et solvere tibi infra diem tercium postquam predicta mihi observabis et sannatus ero et melioratus lb. septem ianuinorum. Alioquin penam dupli tibi stipulanti spondeo et inde omnia bona mea habita et habenda tibi pignori obligo. Insuper nos Alchisius de Bergamo et Iohannes de Papia lanerii promittimus tibi dicto Rogerio quod si dictus Bossus non observabit ut supra tibi promisit, quod nos tibi observabimus sub dieta pena et obligatione bonorum nostrorum. Actum eodem loco. Testes Daniellus Bullus et Opiço Bonus Viccinus lanerius. Die eadem, circa vesperas. Numerosi contratti relativi ai medici sono in A. Ferretto, Codice diplomatico delle relazioni fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, XXXI, I, pp. 88, 91, 96; II, p. 342. 184 — Tav. XC — 185 XCI 1227 ottore 2 Inventario dei beni di Enrico della Torre speziale. A.S.G., S.N., Cartolare 7, c. 268 v. Edizione parziale in A. Ferretto, Liber cit., p. XXIV. - Notizia in R. Lopez cit., p. 214, n. 2; V. Vitale, Vita e commercio cit., p. 91. + Ego Balduinus de Turri, heres testamentarius patris mei Enrici de Turri conversati sive in conversione ingressi, volens immitare consti-tuciones sanctissimi principis Iustiniani de inventariis conficiendis priusquam aliquid de bonis dicte hereditatis attingam, venerabili signo crucis propria manu preposito, vocatis creditoribus, et legatariis..... repertorium facere proposui et incepi..... in apctheca inveni hec infrascripta posita in quantitatibus infrascriptis: in primis barriles .mi. blace positas in lb.v. ianuinorum; item specierum molutarum lb.xi. in lb.i. et sol.v.; item alumen çucarinum in soLxn.; item rubos .m 1 /2. auripigmenti in lb.i. sol.xiu.; item datilos de Alessandria in lb.v.; item centenarium .1 1/2. gummiarabici in lb.ii. ; item centenaria .mi. piperis in lb.xxxvm.; item tefanias .mi. rami et bariles .ii., in lb.m 1/2; item centenarium .1. et terciam çucari in lb.v., sol.vm.; item centenarium .1. et lb.LXX. cannelle in lb.xn., sol.vi.; item ampullas in lb.vi., sol.xvi.; item morta-rios rami et garbellas in lb.v., sol.x.; item buxolas et amolas in lb.n.; item antidotarium unum in sol.x.; item in spico comunali et pulvere Ib.XLV. in lb.v., sol.x; item porcelletas grossas et minutas in lb.n.; item pulvis sanguinis draconis lb.xn. in lb.n.; item libram .i 1/2. ca-sturni in sol.xv.; item lb.n. resargarii in sol.xn.; item belancias parvas et magnas in lb.i., sol.x.; item arangios cum meile in lb.n.; item herbas et semina in lb.i.; item lb.xxxvm. cartamonii in lb.vni.; item lb.n. et uncias.vni. de galanga in sol.xnii.; item lb.xvni. piperis longi in lb.nn., sol.x.; item rubos .n. mastici in lb.vi.; item centenaria .II. et lb.Lvin. turis in lb.xxx.; item centenarium .1. et lb.xxv. çucari rosati; item centenarium .i 1/2. gingibrate gingiberis de Ianua in Ib.xv.; item rubos .ni. gingibrate arangiorum Ianue in lb.i., sol.x.; item cantaria .ii. cimini in lb.m.; item lb.Lin. spici in lb.xxi., sol.x.; item centenaria .vii. pulveris çucari in lb.xv., sol.x; item Obertus speciarius debet dare lb.vi. ianuinorum; item in lactuariis et sirupis et aliis confectionibus et rauba minuta lb.xxxi.; item cantarium .i. ferri, boiolos .ii., virgas .n. et cacias corii in lb.n. Summa valimenti dictarum rerum et peccunie lb. .ccLiii., sol.x. Item vessicas vacuas in lb.vi.; item aluminis de monte Argentarie cantaria .ccl. in lb.x.; item quartos .in. muscati in lb.nn...... 186 — Tav. XCI ~t (^*- -Hr» uTZ *JZT!2ì'^^ ="a v-^ -*-!* •*!-■* rL?rr-* ?*-**# .— i&w ÏI- muil ’ "*■ ~ iw tirisi *u«M. ^v*¥*V f ÇWWmw* T«*e»< «*£ J„. • ,_-, f * 5a**' V„ •^Ttwwre pd^i, ^-r,i ,_. r 'TT*^*' ,,4,rf •?"r*,^‘»w~, »V* • ... ... . . * ’ ' r*1 >*r»«**» t t- .»—■* I ....... *r- f- w *—w ' -—r ^ **J - , r^Tr i---' ^ ’w"1 ^''Hr rf tu,*. j»^f. * v ^ |r fr^ ’^- ’* ^Wft, jjMvws r> »^pt«ì,rir,. 3+mfjr,ìr„r .~r "* U> i fi. ort.^' ....--*.Jk^_____ •*—. »......« 1-1.' - a. . , " ^,T*"«*» 1 *• '.f7 J' '^»g«V <•« wtrlie- v-l i, Jr IwUf- 7^w»i«(l T-f >' '"•fmw*mmtrnM', q| „,„, fc. ' **** *" vf ?"” >-♦fv,,,.^1^,r*„„^.^>a<„ 7» ... 7* jw ^&£ri '"" -'È^ *+* K^ if ritv.jfUf.*. ÿ-go^ ^ """”’ T'“"’JN-'**"• ff«'.I W. }*«»* >«« ■ )f «f-7|>lru&. Htcotm.^f <*«ff>-«*f 'T'# vi.}» *^* * ^ ' jVT^rr^f,,, ì'*h„ JrLy^f?i^,. Jf-„.T*.,. pAVX,t) pforr+L, C^’>T't (' t'"ff^'- '" ì^ ** -7<* «*« '|^»- Jr •yrr «w»*, ^ fin. Jrti.ifu n»w "V* T'Ir,Jrwt ^ko-t^T&.i ^ ^ yfn~{r~^ T**^" ^ UUw^. rft »»l • KwmwT ... t^t.-T ’ ' TyvU^U un jn*-. ’.!»»• U, Myn," ’ IT}^ •IMI 7W ?~»frC t*..f yï~i.* t fM. j,, ^ f, Tf/" lr ^ ! v'-rym'ì t ì t x- ?«yn«f H- y^r^f T^l v . „a^>'^ ^ /“‘W- 7.»^“»r«f r*i - S“~* fc r '"'• f" frc**lf ,f t" f* y*f (UT 'l^r*- W-r fp* 7r^ -’*U*~"‘V ■*>-' K>- i' ■' ir «k<» UU»m %-tr' o** * tv !» « ”' *“"r Y^"1*- ft 'Jr i f-„ " yf- 'H- ^ r-Z’’ ^ WT^W w — rj^F- i-v* -U- ”• i '*•• ' ' ’ i p*«#i pr | u*? f« rUW "^1 K Jftrn^.^ m ‘~~ <&f !*■'*"■ J» rcvirr^-JfftiiUL W kì«»nr.«, A^, ','f^tó'^■^yf^fimif,' U*cT n* ,, W j^ì - ^ ^ 4« tt'»* }hW**.« y^r„^ T-^.^ — 187 xcii - xeni 1259 aprile 30 Inventario dei beni del fu Dondidio speziale. A.S.G., S.N., Cartolare 68, cc. 20 v., 21 r. Edizioni in A. Ferretto, Liber cit., p. XXVI; R. Lopez cit., p. 251. - Notizia in V. Vitale, Vita e commercio cit., p. 91. .....unam in qua est lb.vn. diancosi. Item ampola una in qua est lib. duodecim et dimidia gingibrate. Item cassariam unam vacuam. Item cassariam unam in qua est gingebrata et ponderat ipsa cassaria et gingebrata lb. se-xaginta septem. Item cassariam unam in qua est gingebrata de Bardena et ponderat ipsa cassaria cum gingebrate .lxii. lb. Item ampolam unam in qua est benedicta settupla, et ponderat ampolla cum ipsa benedicta Ib.xvn. Item ampolam unam in qua est çucari violati, et ponderat ampola cum ipso çucaro lib. viginti quinque. Item buxolam unam in qua est lb. decem castornate. Item ampolam unam in qua est pitris qui ponderat cum ipsa ampola lib. viginti quinque. Item ampolam unam in qua est diapenadion, et ponderat cum ipsa ampoleta lb. tresdecim. Item ampolam unam in qua est çucarum rosatum, et est cum ipsa ampola lib. triginta una. Item cassariam unam vacuam. Item ampolam unam vacuam. Item ampolam unam cum pauro axunçie gaiine. Item ampolam unam vacuam. Item ampolam .i. vacuam. Item ampolam unam in qua est lib. tres sirupi corsi mellis. Item ampolam unam in qua est unguentum a scabia, et ponderat ipsum unguentum cum ipsa ampola lib. decem. Item ampolam unam in qua est viole piste cum pauro çucari, et ponderat cum ampola lib. novem. Item ampolam .i. in qua est osimel, et ponderat ipsa ampola cum ipso osimel lib.xnii. Item ampolam unam in qua est sepe vulturis lb. una. Item pignatam unam in qua est unguentum fusco, et ponderat cum ipsa pignata lb. undecim. Item ampolam unam vacuam. Item ampolam unam in qua est paurum rosate novelle. Item ampolam unam vacuam. Item ampolam unam in qua est elactuarium contra ventositatem, lib. una. Item ampolam unam vacuam. Item ampolam unam trodorici anacardini qui ponderat cum ipsa ampola lib. sex. Item ampulletam unam in qua est paurum ipochistidion. Item ampolam unam in qua est lb.im. ema-gogi. Item ampullam unam diagingibrios cum mele, et ponderat cum am-pula lb. duodecim et dimidiam. Item diaboraxinis lib. due. Item ampu-lam unam in qua est lb.v 1/2. çucari canti. Item ampuletam unam in qua est grasia quam non cognosco. Item dulium unum in quo est paurum olei aneti. Item amrplolam unam vacuam. Item ampulas duas vacuas. Item aliam ampulam vacuam. Item ampulam unam in qua est paurum axunçie. Item ampulam .i. vacuam. Item ampulam unam in qua est paurum salvie salvatice. Item ampulam unam in qua est aurea alexandrina, et ponderat cum ampula 1b. viginti duas. Item ampolam unam vacuam. Item ampulam unam in qua est nescio quid sit. Item ampoletam .i. in qua est polinis Tav. XCII - _, jK" 'w^»(a ^,k j>S•■•»*•> ‘•"'h*,pi* ,, 4-aW**-.^ '**'’** ■>’ ***<••"’•’ }•**• ^ ye^iHVfw ;r,\ -T^tn.' - . . ^ . %* y‘vW. r. 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C^»i -*»•«-• ^\f> a /«^«Kfo w °“*»v ' ytthdaf ..,^ru<*' -fé»-» , v'»* ->/ ■. v*»M ’ - ““<■' y^\M* . .1-' y vvvv ;.v Iv,----- r"— /rF’.l'ï A~rv*f .v^v W Ir3 ,n~«k' ^ 1- " . - 'i J t ^**^««»1 ».»j ^|or v « »r. \ v”• t vcr^^ T,- vS^ ^ >ç^^r „• mrr,^ '»4- ur( y^v V«-Juv ? < Mr«.+ ^.vynnc y^.. ->L^ rv-ìV"^ ^ ^ltv^ ^S"f' Y'_> ^ ■j"''^ J)“^WTrffif jVk'- . ? -nU<“- HSHr \,tr> \ V*t \.I4* j^r1 JfV rumrn |r'vv p»»n,rt*.sv < rx^; J l1^ h-wW»\HU *vvt.^ y^v [mAivo^ v^*' ^IM( »*4 1^1^» «'fi* >-|^v n>v > ‘ f\V«wtAÌ f\y |r'|vl« ùè'ypnax ÿif Jt\ c J"\- ''r~*' r\- «V’i»* \ ni' <~ì “fc f\yi'i\p-ntc\ sW ('• ». \6 v |<- oSr "N** ^jn.jta^rfTV S*^ yv^rruf v«*> 1 » «|w -« 's'- ^ y*r*Sc~>yst ^ l^tr ^*.Vì4^44* *^»4f I - '|fr \*ù» «" ^4**# v >XV 1 ^ i&^^tujxnn" ,\jr~ ^ -n„- -- /. yc^T^ri’^ rV tsKViM^ j^ ^ vH.r > *4r Srciv»i <&*,ttw irt y~ >hm ^ l*ìs (v, i «MiiMiriut y,*n.*/Kr | fi »v*t*- v>m* y- Unf - .v,. -,.n1. )r*»'- -f*"»* <*< *’“**' l *%»• *£* £*%? t# 5^ p* lk^*t * fy^»f <^%*«* f*' fa* T )»"**"&»* »«»<*- ^pmT» ♦ 't*H* k*w< *^,a '**“• w-*f« ttj“<£ 4t^W Ì^WmT 7*p,^*w*V rU. ìf.U ^|Ui»* pif»- \U^ \t0mA »mT fcU» 4 !««,;', ,,{.t*^ IàT D ^ ^ » ",- ^ / * ■»* • ’ —" ’ r "ii*«* ufy n»WAvTn”‘* ^ T^* f ' ^ ^ ,^Ì4 t*y» k'"* •*■ "“'W p^*" if~£* ^ J ,?4;. |U* ^Hf W l’ j'"' ;- <^ frv U«- >S ^ sw-i K* * ?^j;.'7 <*^kAp tWfrfèn, ^*'*Pe S ' t. c ^^n»f «nif m?- ^k- * ^imit-fnr ^Jlrn*^* ■ ^ rî^ew ì- -V &^ j£ »n t*e«à»v<«^*'^‘ ■? jpfe~nîr yn*£ '• *?*%. ■ ** ^ St^htK A\«r Lji« 4- fyU4^^^ |»-wi - ■^«f'W ì^ r <4l^> .tSr"'!»-» ^*^»^ k^ 'j . a ^IWìÌp»**^ ii ‘ * v‘ ; ■~>îçf «»r «*»^;|»«M|f- / l ■**' h ié ... * \ A . A-A*é l.ìL »,i^.L ÿ. *4»*^' ^Wf f- ‘«A ,»r |*»nr in |»*N»^|r*"<,,*•* V» ^ ’iPt^Nif 4- , . vH«^- W ' ' w«-*V >i rgi^r *w> (1 Wl"kn'‘' 4 «wf ^r^mf *ah*+ éi»H<4»" 'lfT" •y»”*,A ^**j^i Vjjt, |>*n wa T'^iW'f àm$ ■ ^1<*•«& fJ*** ftnìG |aW(Wnf( t*tnò> '~K»nM'y» fratti ,y ^ -rvnu" uJt^m *U(TAf*~ —Krutl>i» j‘)f ç^f* y IH*?fbmA V*^int rf+u|ii jîüTdHi^é-at/kt»^ 1 Huv^txru* |Vi4 yv^t^rùT'^'c*"' ^pj^* '~?f*ct$/^ Y*h 4^ WHKV- iMUrti aiti* cJ^t^ciw~nn*T' ^ v’ xSu^r-, j,. Ja*4* itfjjfM -Hii*!***- ivi^ltr<u>\ s: gcjluwi h^mIT. u*t^ 2**™^ ^jty -"***"< * *“* Htto ^ fMWWHf pLtctntw,. SunviiZTIywsfrcAtSP ■ ^‘f»fv; wa*JL’ f«rin c£T pu* ^tJb cLjL -r*lL~ brtmttr-cUvyy. ** ^<4*’ ittr** r _ t«»H y*w «t-jtu-* Jn ‘jrtr utV '1^ 4|iA«$-fu*j‘ , ^ 4?!^' 0*lT>v 7^tr \ vi ' jl^tuoA iuHtUt* ,| *Uv“ “ju ^UHirÌ- I^ATV "tu vi*-' fuftpttT ■> vunV ;C~" ' ^*-A<‘ jrf.jN* syo**A c-*c*- ^iAìP t^T jldio J^TTtJU** ,c^ ag»L -ftr òo* Ut vw|k- ■>nMM4t> T 0*1 j'ytv^u ■ jr Jsir' 4r|>Hfrt«« feU«~ ^ j ' ÛO* *p' Jtfil*5' V» 4Htjj ^Çur ^ é'$*<*>» ■yrinti, l , .. n^t*M^A " -<^$r Sut ~Jafc. j/Ll. t jjt ' »U>\4r £ ♦H.'ff* ]t 14 V< c f ‘r-? - rJT L a r* *y i — 201 XCVIII 1487 maggio 16 Inventario dei beni del novarese Bartolomeo Lupoto cartaio. A.S.G., N.G., Notaio Gerolamo Loggia. Edizione in P. Accame, Alcuni appunti d’arte ligure, in Miscellanea di studi storici in onore di Antonio Manno, Torino, 1912, I, pp. 106-140; G. Pistarino, Bartolomeo Lupoto e l’arte libraria a Genova nel Quattrocento, Fonti e studi dell’istituto di storia medievale e moderna dell’Università di Genova, III, Genova, 1961, pp. 193-217. + .M.CCCC.LXXXVii., die .xvi. maii. Inventarium rerum et bonorum repertorum in apotecha condam magistri Bartholomei de Novaria carta-rius, posita in carubeo Fili, factum de mandato egregii domini vicarii sale superioris ad instantiam. Et primo in mediano dicta apoteche, videlicet in quodam banchareto, Bibiam unam, de litera grosa, nundum completa, de stampa. Item volumen unum de Vita Patrum, de stampa. Item Avangeristarium unum, in vulgare. Item librum unum intitulatum Nicolò de Lira, Super Actibus Apostolorum. Item volumina duo intitulati Claudiani. Item volumen unum intitulatum Petrarcha, in vulgare. Item volumina duo intituflati] Euclidas. Item volumina duo intitulati Pistole Efrem. Item volumen unum intitulatum Comento de Lucha. Item volumina tria intitulati Daneyxi. Item velumina tria intitulati Gordiani, Super eticha Aristotiles. Item volumina duo intitulati Vegitano, Super eticha anime. Item volumina duo intitulati Questiones Antonii Andree super meta-fexica. Item volumina duo intitulati Fasiculus temporum Item volumen unum intitulatum Gordinanum, Super eticha. Item Bibiam unam ligatam, in vulgare. Item volumen unum ligatum intitulatum Quarta parte fratris Antonini. Item volumen unum ligatum intitulatum Secunda parte sancti Thome. Item volumen unum ligatum intitulatum Prima pars secunde partis Summe sancti Thome. Item volumen unum ligatum intitulatum Quarta pars sancti Thome. Item librum unum ligatum intitulatum Lo Meschino. Item librum unum intitulatum Alii, ligatum. Item librum unum ligatum intitulatum Teofasis, De plantis. Item librum unum ligatum intitulatum Dante, cum comento. Item librum unum ligatum intitulatum Francesco de la Piasa. Item Breviarium unum parvum ligatum. Item volumen unum intitulatum Valerio Maximo. 202 — Tav. XCVIII <5»vA f \yn**À#n* fi^x-kr^ ^m^ìvtJl^ £**7* L * ^7 i ^ V*^*^ ' < 3^.a-a-.^Z^ ;i ( y+4*£2*t I .P ; P«)ywD £v*0 )'^7~ ^ W, vrtO ! >-V*<^0«#rfP J -**^*0.^^. J. 3 r : (3*~&~, À~v»l- < «CZ^v ^vt^*‘Mtirfc^‘—- irt^r^*. ^ 1 C ^>w# !*/!>*&*, .rjWkv#*^ v fcv^V»v»^ftQ I } ipy.\r^v^h<~ 1 *■ >■■ ^fr“ > Vvntrvp J t&%tLnm j |D V^CW»^ - - s t^#4M»*v-v > ^w^é»^C5 y*f^Z t*»V» b~^< J (3 Av»f>*4r> ì Çàtd& Ÿ**kp*4*éï3 c~4> -O-jM ji'*tn<=»»^4P ìo^ui^ào L^v^Mgf^v» ctvtV^^’V t Irv»^ -------- ^•>o#4^C^'—......_ ;Wj» Àrfjr^ | — 203 Mille ducenteno decies curenteque seno anno natalis Domini fit gratia talis: verberibus laudes Christo gens nuda canebat atque suas fraudes et crimina viscere flebant atque cantuatim, signo crucis anteriore, pergere terratim Christi patiuntur honore. (A.S.G., S.N., Cartolare 57, c. seconda n. numerata, v.). NOTA BIBLIOGRAFICA L. Isnardi - E. Celesia, Storia dell’Università di Genova, Genova, 1864-67. C. Braccio, Giacomo Bracelli e l’umanesimo dei Liguri del suo tempo, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, XXIII, 1890. F. Novati, Umanisti genovesi del secolo XIV, in Giornale Ligustico, XVII, 1890. F. Gabotto, Nuovo contributo alla storia dell'umanesimo Ligure, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, XXIV, 1891. G. Falco, Una scuola privata di grammatica in Portovenere verso la metà del '200, in Bollettino storico bibliografico subalpino, XIV, 1909. A. Ferretto, Un inventario di libri e di arredi della chiesa di Santo Stefano fatto nel 1327, in Rivista Storica Benedettina, III, 1909. G. Gorrini, L'istruzione elementare in Genova e Liguria durante il Medio Evo, in Giornale storico e letterario della Liguria, n.s., Vili, 1931, IX, 1932. L. Reynolds, Two documents on Education in Thirteenth Century Genoa, in Speculum, XII, 1937. G. G. Musso, La cultura genovese fra il Quattro e il Cinquecento, in Miscellanea di Storia Ligure, I, Genova, 1958. G. Pistarino, Libri e cultura nella Cattedrale di Genova tra Medioevo e Rinascimento, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, n.s. II, (LXXVI), fase. I, 1961. G. G. Musso, Politica e cultura a Genova alla metà del Quattrocento, in Miscellanea di storia ligure in onore di Giorgio Falco, Milano, 1962. F. Borlandi, La formazione culturale del mercante genovese nel Medioevo, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, n.s., Ili, (LXXVII), 1963. 204 — IL NOTAIO E LA VITA ECONOMICA I documenti che seguono vogliono illustrare solo alcuni aspetti peculiari della vita economica genovese quali appaiono dai cartulari notarili. Abbiamo tralasciato di proposito le forme tipiche dei contratti di « accomendacio », di « societas » o di mutuo, che appaiono con estrema frequenza, per segnalare alcuni atti di interesse particolare quali contratti navali, operazioni bancarie ed assicurative « nel periodo in cui la ricchezza cittadina si consolida sugli aspetti primitivi di formazione e si avvia allo sviluppo e alla potenza dei due secoli seguenti, perfezionando gli istituti intorno ad uno dei più notevoli strumenti di essa, e creandone un altro, la banca privata, veicolo di denaro, come la nave è veicolo di merci » (R. Di Tucci, Studi sull’economia genovese del secolo decimosecondo. La nave e i contratti marittimi. La banca privata, Torino, 1933, p. 6). L’unica eccezione è costituita dal documento relativo ai rendiconti mercantili del cartulario di Giovanni Scriba, perchè la sua data, l’eccezionaiità dell'atto e della sua forma di presentazione sono tali da giustificare l'eccezione. XCIX 1156 Atti e rendiconti mercantili relativi ad una « accomendacio » stipulata tra Ansaldo Baialardo e Ingone della Volta. A.S.G., S.N., Cartolare 1, c. 164 v. Edizione in G. Astuti, Rendiconti mercantili inediti del cartolare di Giovanni Scriba, Torino, 1933, p. 8; M. Chiaudano, Il cartolare di Giovanni Scriba cit., II, p. 250; G. Falco, Un indovinello paleografico, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, XXXVII, 1935, p. 129. Osservazioni: si tratta in gran parte di calcoli e di somme con alcuni numeri riferiti a caratteri crittografici risolti da G. Falco cit., pp. 125-127. Si tratta delle più antiche carte contabili medievali che siano finora conosciute; esse contengono il rendiconto di tre operazioni commerciali compiute, nel giro di circa tre anni da Ansaldo Baialardo, un mercante alle sue prime armi, inizialmente per conto di Ingone della Volta, una delle figure più rappresentative del capitalismo genovese del tempo, e successivamente, « in societate » con lo stesso Ingone. Nella prima operazione quest ultimo aveva affidato ad Ansaldo una certa somma « in acco-mendacione»: l’eventuale guadagno doveva essere ripartito nella consueta proporzione di tre quarti aU’accomendante e di un quarto all’acco-mendatario. Nel corso dei tre anni noi osserviamo, attraverso successivi reimpieghi di capitale e di utili delle operazioni effettuate, al triplicarsi del capitale investito da Ingone, che passa da 205 lire di genovini a 617, ed all afiermarsi di Ansaldo che, partito dal nulla, cumula profitti per 169 lire di genovini. 206 — Tav. XCIX A ’t srJ' tfcr h*r* L% f»f >»v~v*r . . <|M«f V»X? |«V^i» >V« «*H«r».X ->£&« .«£**»**. +,L.ii ì, 'V°A |i|. V»" \tÓrr( ■' ( S*^j- W^kniu . /’iiwU.'’ aI^K< S* **« |diW0«t|’.' TT* f.r »(Vu.v « ei u 7’W ivTjNnik^yiii C - CI 1187 marzo 26 Primo Papa, Forte Pisis e Rolando Bove convengono di armare una galera, in proporzione di tre quarti per i primi due e di un quarto per Rolando, in modo che essa possa partire non oltre l’ottava della Pasqua. A.S.G., Ms. 102, c. 54 v. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 52. Nos Primus Papa et Forte Pisis et Rolandus Bos compromittimus ad invicem armare galeam Virmiliam, nos Primus et Forte quarterios .in. et ego Rolandus quarterium .1. et ut est expositum promittimus armare usque ad octavam Pasce proxime ita ut tunc sit armata prò movere nisi iusto Dei impedimento vel licentia maioris partis nostrum steterit. Si vero aliquis armator appareret qui vellet armare in galea et partem emeret in galea, debet pro parte illa habere et trahere et si armaret in galea sine compara quisque nostrum debet habere pro sua parte galee quam armat. Alioquin ille qui contra fecerit parti observanti quarterium .1. galee nomine pene stipulate spondet..... 1187 aprile 8 Primo Papa, Rolando Bove e Forte Pisis, proprietari di una galera, concedono agli armatori Guglielmo « de Infantibus » e Onesto, figlio di Filippo Chierico, di arruolare tre gruppi di uomini sulla loro galera, impegnandosi a fornirla attrezzata di tutto punto e a dividere gli utili della spedizione a metà, dedotto un quinto per i due armatori meno un ottavo per i proprietari. A.S.G., Ms. 102, c. 61 r. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 54. Nos Primus Papa et Rolandus Bos et Fortis Pisis concedimus vobis Guillelmo de Infantibus et Onesto, fìlio Filipi Clerici, armare tres compa-gnas in nostra galea, quas compagnas debetis furnire de solidis et de vianda et totum illud quod aliquo modo lucrabimur dividemus ita tamen quod debemus prius extrahere super totum quintum et quem quintum debemus vobis reddere secundum partem contingentem de quinto vestris tribus compagnis et de illo quinto quem vobis reddemus occasione quinti debemus habere octenum; et debemus dare vobis galeam furnitam et guarnitam sine aliquo obstaculo alicuius rei et debetis extrahere pro comitaria pro vestris compagnis ut alii pro suis compagnis quoque armatis et sic promittimus vobis attendere et complere sub pena dupli vobis stipulantibus. Item promittimus vobis quod non habebimus aliquem armatorem sine vestra licentia et quod faciemus ita quod nauclerii et marinarii et omnes qui ibunt in galea tenebuntur sacramento vobis et hoc cum volueritis in vestro ordinamento ut nobis tenentur vel tenebuntur et in galea aliquid non fraudare sed totum ad partem ponere et unicuique vestrum partem contingentem dare et rebus et personis custodire sub pena librarum .L. denariorum Ianue..... 208 - Tavv. C-CI — 20? CII - cm 1187 giugno 12 Pietro di Pannesi s’impegna a consegnare a Dondidio di Camogli entro la metà di agosto un certo numero di bordonali. A.S.G., Ms. 102, c. 77 r. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 23. Ego Petrus de Panixi promitto tibi Donodeo Camugi dare tibi ve! tuo certo misso bordonales .un. usque ad kalendas augusti proximi et alios .il. usque ad medium augustum, omnes in longitudine goas .vii 1/2., et duos in amplitudine palmos .il. et quarta et grossitudine palmos .ii. minus quarta, alios .li. in amplitudine palmos minus digitum .1. in gros-sicie digiti et grossos palmum .i 1/2. tractos in ripa maris, iuxta clavicam Susilie, ad meas expensas pro precio librarum .v. denariorum Ianue de quibus sol.XL. denariorum Ianue a te confiteor accepisse, de quibus me quietum et solutum voco; et remanentes debes mihi cum predictis bordo-nalibus tibi debitis et si contrafecero penam dupli tibi stipulanti spondeo unde omnia mea bona tibi pignori obligo. Insuper iuro, tactis evangeliis ut superius legitur sine fraude et malo ingenio complere et observare et nullomodo contravenire nisi quantum iusto Dei impedimento vel licentia tua steterit et cet. Et ego Donumdei promitto tibi illos bordanales ut supra accipere et solvere sub pena dupli tibi in meis bonis stipulata. Testes Gandulfus de Beliarda, Balduinus Rubeus, Rainaldus Blancus can-nator, in buteca Maloxellorum, .xu. die iunii. 1200 settembre 4 Enrico Sozzafigura acquista da Saono Busello un quarto di una nave per cinquanta lire di denari genovesi. A.S.G., S.N., Cartolare 56, c. 215 v. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 40. Ego Saonus Busellus de Saono confiteor me accepisse a te Onrico Sozafigura lb. quinquaginta denariorum Ianue pro quibus finito precio vendo, trado et cedo tibi quarterium mee navis quam habeo in Saona, que navis habet ancoras .vi. et agumina .vi. et paresias .il. et velas .11. et velonos .il. et bene guarnita de alia sartia que pertinet navi de qua sartia tota vendo quarterium. Quem quarterium navis et sartie tibi tuisque heredibus aut cui dederis vel habere statueris ab omni homine sub pena dupli prout valet aut valuerit legitime deffendere et auctorizare promitto unde omnia bona mea tibi pignori obligo. Possessionem et dominium inde tibi confiteor tradidisse et de precio me quietum et solutum voco abrenun-cians exceptioni non soluti precii. Testes Wilielmus Guercius, Ogerius et Agusinus, Primus Papa. Ante domum Aurie in qua Pusellus stabat. Eadem die. 210 — Tavv. CII-CHI AtVvV W>vCs 4tfuCQ v w^xvrr» • U ^yvA Jk^ly^V » »vvvj feijr <3>*trt> fmv -W J^tv ^U*'WwHt ^ i'V Jvrwcu j , ____{ Ìm,’-' ./ ..........._..............,. r ' j f^TfOT^V*^- 'f™"* * o«Sgj W4 ^ ru* )V UmU^-yu.-uj^- H. ^ ü ^ r^W-u. «fo ^ ^ ^ ^ 7 iwu>j -v yf r!àm' "7 ‘-ywfK" y.iUv*f-tv >n^rc*’ ^ i^»n- 7S^jVf^ Lr &**£- tr1^ ^-vrvm *fg?{Kf «fctf'-ife*. 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Ego Symon de Camila promitto et convenio vobis Oberto Columbario de Montenario cum .xi. sociis et unam compagnesa nomine Ma-telde Amore Dei, Iacobo ferrario de Maçario cum .xiiii. sociis, Obertino de Marcenasco cum .x. sociis, Guioto Ferragu de Scarmagno cum .V. socns, dando pro quolibet sol.vn. denariorum Ianue quos a vobis accepisse confiteor abrenuncians exceptioni et cet. Et debetis habere placiam de-subtus coriorium et desuper et desubtus ponte si oporteret et portare victualiam ad unum mensem, et si aliquis vestrum abesset possit indicare res suas ubi vellet, et si aliquod dampnum vobis evenire, quod absit, non teneamini restituere nisi ex communi voluntate esset, et ducere vos Mesanam Deo propicio vel ubi navis portum fecerit et omnia que vobis superaverint possitis extraere. Testes Albertus scriba, Balbus de Gavi, Ogerius de Sancto Stephano. Actum ante domum Symonis de Camila, millesimo predicto et indictione, die .xii. setembris, inter primam et terciam. 1186 dicembre 9 Bernardo banchiere riceve in deposito da Maria Sarda una somma di 11 lire all’interesse dichiarato del 10 %. A.S.G., S.N., Cartolare 2, c. 121 r. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 93; Oberto scriba de Mercato (1186), a cura di M. Chiaudano, Genova, 1940, doc. 316. Testes Pantaneus Pedicula, Nicola Capra, Willelmus Lupus de Soselia et Rainaldus Bonaventura. Ego Bernardus bancherius accepi a te Maria Sarda lb. denariorum Ianue .xi. quas teneo in banco meo, quas promitto tibi vel tuo certo miso redere usque ad dies .vili, postquam michi vel meo certo miso a te vel tuo certo miso fuerint quesite et de tanto quantum eas tenebo dabo tibi ad racionem de lb.x. pro centenario in anno. Alioquin penam dupli tibi stipulanti promitto et inde omnia mea tibi pignori obligo et cet. Actum Ianue, ante fundicum Pedicularum, nono die intrantis decembris. 212 — Tavv. CIV-CV ~ç» * * 1 1 à- #1 *.• «hi*»* £*»»tv**n# s» Ê,«if. -i'» 1t#t* »n,Jw-^ «KM»' ^ At«(v dm « lWx^t< • t* -*VM ■ ll».'-^^ ** f*'* J^--* ■hA/iti «,f '(lUhTlf pL»« • ^ -m. sf. 4f ***** Ir f, J,i -r ^ ~*r ^ ijv i - k • ^ ^ j,, .w- a»££S* 4**' ** Çf! "T* f*C«f * .>«»rr, r èli’ r l , ,1' % ) . „ v6 — p—. f&*« ^Uu ' ^ ;U-vT JLnr «z»» y’**'» “ite — 213 evi - CVI1 1190 febbraio 18 Enrico banchiere riceve da Guglielmo fornaio e Rainaldo Bonaventura la somma di 220 lire, da Ottobono di Chiavica altre 50 lire, da utilizzare per imprese commerciali terrestri e per operazioni bancarie. I profitti saranno ripartiti nella misura di due terzi ai prestatori, di un terzo al banchiere. A.S.G., S.N., Cartolare 2, c. 48 v. Edizione in R. Dr Tucci cit., p. 87; Oberto scriba de Mercato (1190), a cura di M. Chiaudano e R. Morozzo della Rocca, Genova, 1938, doc. 154. Testes Bernardus Rufus, Willelmus Lucensis Credo et Bartholomeus bancherius. Ego Enricus bancherius accepi a vobis Wilielmo fornai io et Rainaldo Bonaventura in societate lb. denariorum Ianue .ccxx., silicet ab utroque lb.cx. et a te Otonebono de Clavica lb.L. Cum ista societate debeo laborare in terra et in banco usque ad .i. annum. Proficuum et capitale quod Deus in ista societate dederit, cum toto lucro quod Deus mihi inde vel occasione rerum quas in banco habuero, in vestra vel vestri certi misi potestate mittere promitto et extracto capitali tercium lucri habere debeo. Omni sero debeo predictam societatem in vestra potestate mittere. Insuper iuro super Dei evangelia predictam societatem et si quid super societatem mihi comiseritis salvare, custodire et non in-fraudare et in vestra vel vestri certi misi potestate mittere et asignare et totum ut predictum est complere..... 1190 febbraio 27 L’astigiano Ottolino di San Martino si riconosce debitore nei con fronti del banchiere Enrico per la somma di 41 lire di denari di Genova. A.S.G., S.N., Cartolare 2, c. 52 r. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 104; Oberto scriba (1190) cit., doc. 188. Osservazioni: si tratta di un contratto di cambio che probabilmente maschera un contratto di mutuo. Testes Bernardus Rufus, Lanfrancus Ventus et Vivaldus çocholarius et TJrsus çocolarius. Ego Otelinus de Sancto Martino Astensis accepi a te Enrico bancherio tantum cambium unde promitto tibi vel tuo certo miso solvere usque dies .xvii. intrantis maii proximi lb. denariorum Ianue .xl. Alioquin penam dupli tibi promitto et cet. Et ego Ubertus Vaca Astensis, si Otolinus non tibi bene compleverit ut supra, constituo me tibi proprium debitorem et pagatorem predicti debiti sub pena dupli et cet. Actum ut superius, eo die. 214 — '5 ì ' . ? JN ' !•' ii 3 ì-1 ^ {m i ti I' U, H' et H v?11 Jr ^ f(.! V fc " 1 ^ \ r^xhj> t J~ki^ H S Tavv. CVI-CVII CVIII 1197 agosto 28 Rolando « de Çimignano » dichiara di dovere alla prossima fiera di Lagny la somma di 17 lire di provisini a Bertramo Bertaldo banchiere in relazione di ciò che dichiara di aver ricevuto da quest’ultimo. A.S.G., S.N., Cartolare 56, c. 186 v. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 116. Ego Rolandus de Çimignano confiteor me accepisse a te Bertrame Bertaldo bancherio tantum de tuis rebus unde tibi vel tuo certo misso in fera Laniaci proxima lb.xvn. provesincrum solvere promitto. Et si peio-rati essent dabo tibi pro soI.xlvj. marcum argenti. Alioquin penam dupli tibi stipulanti spondeo, quod si non fecero et inde in antea occasione huius debiti mutuum vel expensas aliquas feceris vel in dampum incurreris totum in verbo tuo vel tui certi missi et sine sacramento tibi stipulanti restituere spondeo. Unde omnia mea bona tibi pignori obligo abrenun- cians omni iuri..... Testes Aldricus Tertone, Baldacia Maloxellus, Willel- mus de Orto, .xxvm. die augusti, eodem loco. 216 — Tav. CVIII ! — 217 CIX 1200 marzo 1° Pietro di Sant’Agnese dichiara di ricevere dal banchiere Manfredo « de Sorta » la somma di 24 1/2 lire di genovini che promette di i imborsare entro il mese. Superato questo termine, pagherà un interesse mensile i 5 denari per lira, cioè del 25 °o all’anno. A.S.G., S.N., Cartolare 56, c. 188 v. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 101. Ego Petrus de Sancta Agnexia confiteor me accepisse a te Mani redo de Sorta bancherio tot unde tibi vel tuo certo miso usque ad mensem unum lb.xxv 1/2. ianuinorum solvere promitto. Et si plus tenerem, pro mitto solvere tibi pro unaquaque predictarum librarum ad racionem mensis de beneficio donec tenebo dr.v. usque fueris solutus, quas ultra voluntatem tuam mihi tenere non liceat. Alioquin penam dupli et cet bona pignori..... Testes Rostagnus de Setetorio, Petrus Marçellus, Wille- mus de Sextetorio. Inter vesperas et sero, in , banco predicti Manfre i, eodem die. 1200 marzo 1 Ugolino Cavarunco si riconosce debitore nei confronti di Guglielmo Ferrario banchiere per la somma di 61 lire di genovini a seguito dell acquisto di una partita di materia tintoria. A.S.G., S.N., Cartolare 56, c. 188 v. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 10/. Ego Hugolinus Cavaruncus confiteor me accepisse et comperasse a te Wilielmo Ferrario bancherio tantum granam que est societatis tue et lacobi socii tui renuncians exceptioni non accepte rei, unde tibi vel tuo certo miso usque ad kalendas augusti proximi lb. sexaginta unam denariorum ianuinorum solvere promitto. Alicquin penam dupli tibi stipulanti spondeo, unde omnia mea bona tibi pignori obligo..... Testes Willelmus Cursus de Covo, Raterius censarius, Petrus tinctor. In ecclesia Sancti Georgii, eodem die et hora. 218 — Tav. CIX — 219 fosV >“ ;V'‘tfe K W Ær'X 32 2p ■ÿ -4 'v^ 'ÿ&A-* w 'T' twjfrS/t* £•# v* 'T *'*•{’> Çfc *gS -r VPn**ï ex 1251 aprile 8 Il fiate Giacomo Bosco, insieme al banchiere Giacomo Pinelli, dichiarando di aver ricevuto la somma di 95 lire di genovini, l'accreditano presso il prete Guglielmo di Alba, qualificato come « mercator » e « cane-varius », perchè questo la versi al latore del documento « ad hoc », rilasciato dal notaio Bartolomeo Fornari. A.S.G., S.N., Cartolare 27, c. 139 r. 'n ■ Berretto, Documenti intorno alle relazioni fra Alba e Genova riYYYTv Aln> BlbIioteca della Società Storica Subalpina, XXIII, 1906, doc. aaaI\ , A. Lattes, Nuovi documenti per la storia del commercio e del diritto genovese Firenze, 1910, p. 38; A. E. Sayous, L’origine de la lettre de change, Parigi, 1933, p. 46; R. Di Tucci cit., p. 121. Reverendo in Christo fratri, domino fratri Wilielmo de Alba, mer-catoi i et canevario domus Dei Astensis, frater Iacobus Boscus et Iacobus Pinellus, bancherius Ianuensis, salutem et omne bonum. Vobis presenti instrumento cupimus esse notum et vos rogamus quatenus latori huius instrumenti presentis, pro nobis et nostro nomine certo nuncio nostro speciali, dari et tradi faciatis lb.LXXXXv. ianuinorum quia eas reccepimus in Ianua ab eodem, renunciantes exceptioni non numerate peccunie et pro-mitimus tibi Bartholomeo Fornario notario, nomine dicti fratris Willelmi, fìrmam et ratam habere et tenere solucionem predictam et contra in aliquo non venire et ut predictis fides adhibeatur publicum rogavi fieri instrumentum. Actum Ianue, in bancho dicti Iacobi, die .vili, aprilis, ante terciam. Testes Nicolosus Herodis de Mari et Iddetus Stanconus et Wiliel-minus ferrarius de Castro. 220 — Tav. CX - 221 CXI 1253 novembre 19 Guglielmo e Ido Lercari danno mandato al nipote Guglielmino di pagaie a Gioidano Rondane, od a Nicoloso Bisia o ad Ambrogio Vallicella, 2.200 lire tornesi sui crediti che essi vantano presso i Templari per conto di Luigi IX, re di Francia. A.S.G., S.N., Cartolare 29, c. 253 r. Edizione in R. Di Tucci cit., p. 122. Viio pi o\ ido et discredo Willelmino Lercario nepoti dilectissimo, Willelmus et Ido Lercarii fratres salutem et omne bonum. Prudencie vestre tenore huius presentis instrumenti cupimus esse notum et vobis mandamus quatenus lordano Rondane vel Nicoloso Bixie seu Ambroxio Valicene vel alteri eorum pro nobis dare debeatis lb. dua milia ducentas turonensium ex illis quas prò nobis recipere debetis a thesaurario domus templi Parisiensis, pro illustrissimo rege Francorum, secundum tenorem litterarum quas vobis tradidimus et quas dare tenemur Iohanni Asche-rio nomine cambii; et si forte aliquis predictorum presens non esset, eas dare debeatis alicui de societate dicti Iohannis Ascherii. Si autem aliquis de societate predicti Iohannis Ascherii ibi presens non esset, eas pro nobis dare debeatis alicui de societate Oberti Gothoherii et ab illo cui dictam solucionem feceritis instrumentum nostro nomine recipiatis de predicta solucione, quia tenemur dictam solucionem facere predicto Iohanni Ascherio usque ad dies .vin., intrante mense ianuario proximo per publicum instrumentum; unde dictam solucionem faciatis vel deponatis ita ne inde possemus in dampnum incurrere et promitimus firmum habere quicquid inde feceritis sub vpotheca et obligatione bonorum nostrorum et ut predictis fides plena adhibeatur de predictis, rogamus publicum fieri [instrumentum]. Actum Ianue, ante domum canonicorum Sancti Laurencii qua habitat Willelmus de Valle speciarius, .m.cc.liii., indictione .XI., die .xviin. novembris, post nonam. Testes Symon Lomellinus et Thomas Lomellinus. Tav. CXI l: A j ( « t * i \ A'V-il t ï » \ (L - ? i ì •£.' * ~ | I /^ Sk r r r •sj^tìT''- J '■ * *- > si rtr! i4v.ii Mi1' u 1 . ‘ J. 1 U - ° S.I l k 1 % ’-H t'iÀT*'* ifc **'i -K * »c * ■ ~ f * 1 tì ï^T fi % L_ j v ì-' t; l^ ì '^i4 jì^.ì <* "-"r sw 7rì > AJV - I c -*.r i i 4 ' N * i ^\|- .'* £ £ ? I *\4 4 I I , i \ ti I nU£>tT|i?r i s J * ■‘i i ç-t'5 'b5 v.m ' M*;j M ,<^]4i m-.vï? ' f-3 ì-t y.Ì*ji * < Vra . , i £ ,ri * ‘t ì k h ir.. &1Ìli'»Vr* * — 223 CXII 1191 settembre 27 Nicola Leccanozze si assume ogni danno nella persona e nelle cose che Guglielmo di Beders potesse subire nel regno di Sicilia. A.S.G., S.N., Cartolare 6, c. 50 v. Edizione in A. Lati es, L assicurazione e la voce « secura re » in documenti geno-e . *n Rivista del diritto commerciale e del diritto generale delle obbligazioni, XXV, 1927, p. 3 (dell’estratto); G. P. Bognetti, Note per la storia doc P^»Wi\ wv*v. «r- C^ t«1imn>nA'l' ot'rVUnf1. ^TvCmf-^Uc*, *n»w* \vjfMn 'WjH^tllV yf vi rUmlwkCi^WlUiw? *vw sMì"ì± >* m v \*w\ i*M y^teu^ >«•{/ fì VfJUlf*v»n ***- wf%0- ‘**£kJP~{ *1 i*M éC ^(3?1 Tip*i3?,r/*^v^ uir’i »** ■v*ì^v»Uj£~ **»iK « y d\H»*tr« p*«* utt^'c^fvu'rùi uknjttjT 0 yv,«vcri»r »n* ^rV'-'c*' *v‘ftrk‘r 'JrlJU f- A*-* 'W' £n-*yr «k^MMi.6 Ç^JAryvsrû ti i»#â«yf"«.' *M«»t» -Xv'w»<*' urVr | %J*(ô»rv^' ^vtu* i t - 225 CXIII 1347 ottobre 23 Giorgio Leccavelo assicura a Bartolomeo « Beses » per sei mesi 107 lire di genovini per un viaggio da Genova a Maiorca. A.S.G., S.N., Notaio Tommaso di Casanova, 13, c. 333 v. Edizione in E. Bensa, Il contratto di assicurazione del Medio Evo, Genova, 1884, p. 192. In nomine Domini amen. Ego Georgius Lecavellum, civis Ianuensis, confìteor tibi Bartholomeo Beses, filio Bartholomei, me habuisse et recepisse a te mutuo, gratis et amore, libras centum septem ianuinorum, renuncians exceptioni dicte peccunie ex dicta causa non habite, non recepte, non numerate et omni iuri. Quas libras centum septem ianuinorum, vel totidem eiusdem monete pro ipsis promito et convenio tibi solempni stipulatione redere et restituere tibi aut tuo certo nuncio per me vel meum nuncium usque ad menses sex proxime venturos, salvo et reservato, et hoc sane intellecto, quod si cocha tua de duabus copertis et uno timono, vocata Sancta Clara, que nunc est in portu Ianue parata, Deo dante, ire et navigare presentialiter ad Maioricas, iverit et navigaverit recto viagio de portu Ianue navigando usque Maiorichas et ibi aplicuerit sana et salva, quod tunc et eo casu sit presens instrumentum cassum et nullius valloris ut si factum non fuisset, suscipiens in me omnem risicum et periculum dicte quantitatis peccunie quousque dicta cocha aplicuerit Maioricis, navigante recto viagio ut supra. Et etiam si dicta cocha fuerit sana et salva in aliqua parte, usque ad dictos sex menses, sit similiter presens instrumentum cassum et nullius valoris ac si factum non fuisset; et similiter si dicta cocha mutaverit via-gium sit dictum instrumentum cassum et nullius valloris ac si factum non fuisset. Et in dictum modum et sub dictis conditionibus promitto tibi dictam solucionem facere. Alioquin penam dupli dicte quantitatis peccunie tibi stipulanti dare et solvere promito cum restitucione dampnorum et expensarum que propterea fierent vel substinerentur, litis vel extra, ratis manentibus supradictis et sub ypotheca et obligacione bonorum meorum, habitorum et habendorum. Actum Ianue, in Banchis, in angulo domus Carli et Boniffacii Usus-maris fratrum, anno dominice nativitatis .m.ccc.xxxxvii., indictione .xv. secundum cursum Ianue, die .xxni. octubris, circha vesperas. Testes Nicolaus de Catio draperius et Iohannes de Recho, filius Bonanati, cives Ia-nuenses. 226 — Tav. CXIII l *** ^^TTVUV jt" iT. • iC -jirn w fy, ~J ^ K Aff f~U,‘’ £*'+•*' -*rv rv... nr»»,f &, , ^ Pfl ?** <-rtÉ~zr,s~ ^/ VtK«'-*- <''♦*'«1l** # Tpr ^™''Vw- I.TT-kt «*sO-~ ____ ( /*— * ( —1 ^ >l4»t»|*~ ‘Y'tf )•«*'' t ^V>-WVC4> ! |V^£? wflT V TCjW r- '.«, ^yv,,, ^jnr, CL Vr~ j ^-, * v»v Oa*\ JC-A*-» &"»■ (S'Ari- 4*v 'HVWi.wiJ1 ., ?> w . vk -r~f, . j >H,Tir >vi ■ ., *■ v->»« ! X" c \ -V, * , -*r-J' , pi^f q, r, f r> «■*" ^ Vf*’**'» •<*&->* • /V nVu., y, r Vn^v.- ^\ei> ^** /^•'••' ^ w- 'I —*3*» , Nr^A vr.,t(lJVv_t-i^ MM<< jtptftfv v, ,M^ t^-^f"* <^\-r>vA ÿ\ $L* u.! i^A . . 'k,| ir»»""" 7Tj^it j-,. p, &£f |Vr fr 1*fV^ <-* ^ Û * • f ^ ~ ? <'£ ......- £Wj~ j*f$* " 'yrf* ~ *■> *r i^nfi f,j^rc^ ^ % a— -vptaZr/*^ ? ).a ^ ^ ^ P tffX^ <^fbd^w«v ^ / w^./hv **CT»~' '-&-M fO^'^jpZSy w 'Tf^f h'> /'*"* rt^v-r ^ ^ <-x?“' “^- < MA<Ç jiïr * ' ^ *' ^ ^ - 227 CXIV 1425 agosto 27 Assicurazione di una nave di Pietro Ferrari e del suo carico pei un viaggio da Porto Torres a Genova. A.S.G., S.N., Notaio Antonio Fazio, I, f. 322. Edizione in E. Bensa cit., p. 223. In nomine Domini amen. Infranominati, et quicumque ipsorum pro infrascripta peccunie quantitate, sponte confessi fuerunt et in ventate publice recognoverunt michi notario infrascripto tanquam publice persone officio publico stipulanti et recipienti nomine et vice Antonii de Martis speciarii in Ianua, licet absentis, et per me dictum notarium ipsi Antonio licet absenti sese emisse, habuisse et recepisse tot de ipsius Antonii rebus et mercibus causa infrascripta, renunciantes..... Unde et pro quibus et quarum rerum et mercium precio et valore, dicti infra nominati et quilibet ipsorum, pro infrascripta peccunie quanti-tate, promisserunt michi iamdicto notario, nomine et vice quibus supra stipulanti et recipienti, dare et solvere dicto Antonio, seu persone legiptime pro eo, hinc usque ad mensses quatuor proxime venturos infrascriptas peccunie quantitates, videlicet: Bartolomeus Lechavelum florenos viginti quinque ianuinorum; Parmerius a Peli florenos viginti quinque ianuinorum. Sub pena dupli et..... Ratis et..... Et proinde et..... Salvo et specialiter reservato, si quod navigium patronizatum per Petrum Ferrarium de Boniffacio vel alium prò eo, qui, Deo propicio, navigare debet ut supra, venerit, steterit et navigaverit ac aplicuerit in portum Ianue et ibidem in dicto portu steterit ad salvamentum per horas viginti quatuor postquam in ipso portu aplicuerit et ancoram in mari progesserit necnon si naulia ipsius navigii, silicet res et merces super ipso navigio exi-stentes et future, sana et salva conducta et exonerata fuerint in tera in Ianua, quod tunc et his casibus presens instrumentum sit cassum, irritum et nullius valoris et prò rata. Et inceptum sit et esse inteligatur huiusmodi rixicum, postquam dictus navigius recesserit et seu veliffìcaverit de Portu Turris de Sardinia..... sane tamen intelecto et predictis non obstantibus quod si et quandocumque suprascripta naulia deficerent super ipso navigio, quod tunc et eo casu totum huiusmodi rixicum sit, stet, remaneat ac esse nichilominus inteligatur super corpore dicti navigii tantum..... Actum Ianue, in Banchis..... 228 — Tav. CXIV F r\ft~sT+- 3*3 * ^«€V- ^ Wj£ ^ w^wÇï '"''■^ ^ L¥'*t’i*r~yf$' '-w §»*♦• !W ~*HLZT*T ■vNMSr-- .^Y ..< , , sSF'ÿf"" * Sjw® -v Vs-*Hp -X^vó *-vvw!Ws ^ —^WkS? : ■ • * < -- , 'MV» "V ^fjCr- . fv% y ,^?S* ....^^ '■ 1 A—''Ot'ìJé ■rpv *v~rv+«£ --«no» ■% I *'l%A4(»Te\~£ 'uJaC^ ,>v v •wOrVB>^\’ ^v^i>v*vXS~' -v<| "■'^*^-> v^**f ■'♦n'-St ’-v Aj A'^'*' ; »--»■» •*--£• »» » *wf' »• ' / * 2 ^*^V£, yvnrf $pv. » • Çf^éeb -vvOlJ •\v4vïr'/*v^vv«kr- dAÀ^J? ***. ., ^Uvv^vP v ve 4^^ 'Ì? ^ Ï ' fot vf SNVP1 "N *ÌAV >*$S > /p-? * fr T~^'^ t ì^-rriyd* •cr'O^v-r»*--v^—t»n4v- .*>£j*V y.*é*£ SW-«* '“ - rT.riÿ^'^'^ÿ t2£ -*•* r'J^: E£t £p p^r .v*= t T~ ' ' * ÇiVr^rK^ '\.J£avK,~ OOvv. yj^^L rzM^r* r Æ TW Kj-'V'- >' -....... -(N*tf fTr* „ 1 ••;*: • %n^>" ìsr- T ^ 'i Kl>AX r* / .wr-W -^rc-' ^-.^r-ì-^vl^ yCr'' -v'-jH^ '7V-r^',w ‘ vvtât 4*M \ '' -JZ2: •vw? — 229 cxv 1427 aprile 29 Corrado Cigala, Antonioto Italiano e Battista Lomellini assicurano a Dagnano di Oliva per 125 fiorini una partita di vino da trasportare a Roma dall’Italia meridionale. A.S.G., S.N., Notaio Branco di Bagnarci, II, c. Ili t'. Nomine Dagnani de Oliva. In nomine Domini amen. Conradus Cigalla fior, viginti quinque ian. Antoniotus Italianus flor, quinquaginta ian. Batista Lomelinus condam domini Batiste fior, quinquaginta ian. Actum ut supra. Per il crescente aumento dei contratti di assicurazione, il notaio era costretto a limitare al minimo il documento, limitandosi a scrivere in alto a sinistra il nome del beneficiario, al centro i nomi degli assicuratori, di fianco a destra l’oggetto dell’assicurazione e le eventuali clausole. Super vinis onustis et seu onerandis in castro Amari, Regii, Neapoli et seu in Neapoli et seu in quovis dictorum locorum per Antho-nium Calvum sive a-lium prò eo et sive per Iohannem de Prosio. Super navigium pa-tronizatum per Antonium Rogum de Por-tumauricio sive alium pro eo. Incipiendo ri-sicum onustis dictis vinis et onerando pro rata et deinde dieta vina conducta fuerint ad salvamentum in Roma et ibi intera ad salvamentum fuerint exonusta et cet. Habeat vel non habeat et cet. Et credatur et cet. Qui Dagnanus fuit proptestatus quod hanc securitatem fieri facit de commi-sione dicti Iohannis de Prosio retenta tamen in se ipsum Da-gnanum exactione et cet. 230 — Tav. CXV fife I I CZ^O n l4iU4r'0$>$tL ~'V.'lif*J>«0f\«4 Ititi lì. x^~ vftu/t^njfjT Ht~ 2tr^n^T r~ U Ak*-0 f>, / *; t j ^ ri^ >.r. < U-^‘- f-w^v Vv>vri-3^ t -*nt , I ***♦* ; i, ^ ^>-v *\* fv'* -i ^ j»xù^5» , c V"-4 ih i*. C ijf'lk v, £ !)ff O ^ LÌ t 1 * » */* fhiT-?S ^.ï ? ^ -" - 1L H Ki ^ 1**> ?7 JkH w * Vi r H -t ì^ik I 'w ! X L S l ^ 5 j -I ? L i. v i ^ > * - \ /* i %- /t ? * ' ”*>r ^ r> vV4 i • ^V4* - i t • « ■j^ r tó ;.' 4. ' v’ T'-Y f *-** ^,t ;,• f l>. (v * r ' ' •Tv’ r 1 / ^*s*5s q "h J ^ Vr V li r‘: > " f?\ :^ 5 U r. * r\ kf ! f i l \Y ? *- i T % /: -f» ì r- : * # : » -Hk S ? t* <=> . 4 ,/ ' -X J* 4 - J ï k u Y 1 r ’; - fi 'i i 'I ‘ , P-' • *V f *>- Ni»». ^ f. y- , t > i 'Sì '3 * t I o , -1 L *- ■' 'i- k -* i ÏU.4. fv i ■ ,-’1- 1 l V. • x Wv ? ti ^ : £ «a c * I ’r £ &L <: 't n r i t ì^i 2 'a f r. y *y !y % ì ïJ ■ , il A -i >>_ •; i y 6 'K r Im r ^ •' i St * 1 h • 1 F Mi ! ^ ' % I ^ L T r- A i .. * 'è_1 i - Il ■>• i >''i -«. • i - IV- Wj 1 - » j | c, J. ’<' \ 'J j ; v 4 h - i (i •f ì ik u , 'k -r-, J >V- * . f -T, r- - W-i U (v 'l t ' V4 -i ri ì ^'ì ir J^or C rX. CXVII 1265 giugno 19 Tiro Lanfranco di Carmadino rilascia procura a Pagano di San Lorenzo, Giacomo di Lavagna, Ambrogio di San Matteo e Guirardo Sperono per la riscossione di quanto dovutogli dagli eredi di Cardinale di Soziglia. A.S.G., S.N., Cartolare 65, c. 75 r. In nomine Domini amen. Ego Lanfrancus de Carmadino facio, constituo et ordino meos procuratores et certos nuntios Paganum de Sancto Laurencio, Iacobum de Lavania, Ambrosium de Sancto Matheo, absentes, et Guirardum Speronum presentem et recipientem et quemlibet eorum in solidum ita quod occupantis non sit melior condictio et quod unus inceperit alter finire possit, ad petendum, recipiendum, postulandum, exigendum et requirendum ab heredibus Cardinalis de Suxilia seu fidei commissari is ipsius quondam Cardinalis vel altero eorum quicquid et omne id et totum quod michi dare tenebatur et debebat dictus quondam Cardinalis et quicquid et omne id et totum quod pro me ab aliqua persona aliquo tempore receperit aliqua occasione sive causa que dici vel excogitari possit..... Actum in Tyro, in domo communis Ianue, anno dominice nativitatis .M.cc.Lxv., indictione .vii., die .xvim. iunii, circa vesperas. Testes Petrus de Carmadino et Albertus speciarius de Suxilia et Ianuinus de Campis de Suxilia. 236 — Tav. CXVII it *4 \ ■■ Î £ il] l*hp é m ^hit hi {1 i*. , gf *“ £, ( V « /, *1 4 £‘ f ^ —ì :4rf , s-, 1 h tifili ì\i H l.v±t a I. * * ^ ^ M 1«, , Sr. I «ì J ÿ ii % S ^ 5 % * f* ^ ìL if 1- <* * 4) 1 j ; | ì 11 - r 1) p llrì îr? 1 ni ili r; Hi S fi, } - {.f g n t. <1 { £ 4X’ r- 111 i î -ï % !i i ? 3 k t (i ^ ^ tv r Sx I & f *"4 f- | c* r * ri cl’t I Hit LÌ I ilCn I li 5 Hi - 237 CX VI II 1279 agosto 2 Beyrouth Ciacomo di Sigratico rilascia quietanza a Giovanni di Rapallo, fide-commissario dei beni del fu Vivaldo di Quinto, per la somma di 15 bisanti saracinati dovutigli dal defunto. A.S.G., S.N., Cartolare 65, c. 75 r. Edizione in C. Desimoni, Actes cit., p. 97 (dell’estratto). In Christi nomine amen. Ego Iacobus de Sigratico confiteor tibi Iohanni de Rapallo de Rissecho, fideicomissario bonorum quondam Vivaldi de Quinto, habitatoris in Baruto, ut continetur in testamento ipsius scripto manu mei Petri de Bargono notarii infrascripti hoc anno, die .xxini. februarii, me habuisse et recepisse a te solvente de bonis et rebus, que fuerunt dicti quondam Vivaldi et que ad manus tuas pervenerant et qui tibi restabant ex dictis bonis, facta omni ratione diligenter ad invicem, bissan-tios quindecim sarracinales ad iustum pondus Syrie, quos ipse Vivaldus mihi dare tenebatur, ut continetur in testamento ipsius predicto, renuncians exceptioni non numerate et non habite peccunie et omni iuri..... Actum in Biruto, in logia Ianuensium. Testes magister Iordanus the-sorerius in Biruto, Rahu de Beltrame et Berogninus Placerius. Anno dominice nativitatis .M.CC.LXXVWI., indictione .vii., die secunda augusti, circa terciam. Tav. CXVI II t? 'Vr,> ^ ... y^J^- ^ W' ^ n™*- j» rr-yfi» N^rfC* <^P,y>prm A■ |^J# ,(5FV'Jftf*-' !')'*~ (r~* <*v^~'-ri “** Jwr • >*^- .^c— n u4 » ^ri **• f^v: ^ ^ zr-jfcxrry*^-U- r4^JSn"r"’ ‘1 ’?‘HlfH# "~-v * iÿr&tf '^èrT kV r~* - r ^-£-v ^Zzhx**Jk ^/U ^vB,^ ,«JU 4~Q^ ~ •/'T»^W * V^rvr1 d*j ^p^v, irf^rr fi dyì'fc^r r*''-)£■*. rwv P- -* -U"r"/1 "** ffi**** ** TT^r- J^' " î^9^ T rf^uS‘X rr-yf» ^ v^P wX ÌJflK-i^WrC <^m yt^ui**4- *4r~'Q£‘r4&f\ fj Y^S^yf J\ Pyjf^ÿL^ ,►. /> l'Jìj l* fr»*vi|w^'. ^ 0*ìb£2Mf 7*0*0 "^>y>*\ fpp'ç >vm.*- ' 1^*^ ,<9 f^/Jr- j5^ p^~^~^>*^'4CP^t*S>ftjt* «y^/Jp»^iSr~ì', pn* 'jM ih ì>v^w^«*t- .yirZTXXr^^: y. jr~*«p - IfrZï'ryï,. KOÌl^ i ^ kF' ^;r r ' r|H^ *f~ lT7^ y>tyr±&Li • / ** I w^T. ^-qAwP;^<^JV r r“-^ V*v~~ *•*"- —rr*.-' ' frjj- njwVjf' m {ymv~ ■ &f»~ »“?«Kyj '■rnmrff ^ /py**’ ^•^r'/t o/< i’-yt nrr^ . »^r»*-^r- ^£péf^S. ^-J ~y wï |riC~r Y*^1 • *f* w»«i ^ ’Jj'T) P n^iily ”*•<*- ^p»»/7 ‘t^A *.**t<4,Jp ’"“Li“*' ’ *.......-4-*: ..iil*,.,. . »„ ..;• .^.- a CXXI - CXXII 1274 agosto 21 Soldaia Lanfranchino di Savignone, in nome proprio e del fratello Rogerino, rilascia quietanza a Bonifacio Dondidio per tutto quanto doveva loro. A.S.G., S.N., Cartolare 121, c. 57 r. Edizione in G. Bratianu, Recherches sur le commerce génois dans la Mer None au XIII siècle, Parigi, 1929, p. 307. - Regesto in A. Ferretto, Codice diploma ico cit., I, p. 388. In nomine Domini amen. Ego Lanfranchinus de Savignono, filius et ema[n]cipatus Guillelmi de Savignono ut dico de dicta emancipatione, tam meo proprio nomine quam nomine Rogerini fratris mei, confiteor tibi Bonifacio Dondedeo me et dicto nomine a te habuisse et recepisse integram rationem, solutionem et satisfationem de omni et toto eo quoc mecum vel cum dicto fratre meo habuisti facere hinc retro quacumque de causa sive racione que dici vel excogitari posset, renunciando..... pro mittens tibi dicto Bonifacio, tam meo proprio nomine quam nomine icti fratris mei quod de predictis nulla im perpetuum fiet vel accio move i tur, in iudicio vel extra, contra te vel heredes tuos per me vel dictum fratrem seu heredes nostros vel habentem causam a nobis, liberando et absolvendo, tam meo proprio nomine quam nomine dicti fratris mei, te et bona tua de predictis per acceptilationem et aquilianam stipulationem solempniter in verbis deductam. Alioquin..... Actum Soldaia, in domo qua habitat Enricus de Platea Longa, anno dominice nativitatis • M.cc.lxxiiii., indictione prima, die .xxi. augusti, inter nonam et vesperas. Testes Lançea de Messana et Petrus de Campo, filius Acursi de Campo. 1290 maggio 2 Caffa lanino di Ancona vende a Pietro di Spigno una schiava circassa. A.S.G., S.N., Cartolare 121, c. 25 r. Edizione in G. Bratianu, Actes de notaires génois de Pera et de Caffa de a fin du troizième siècle (1281-1290), Bucarest, 1927, doc. CCCVII. In nomine Domini amen. Ego Ianinus de Anchona, titulo vendicionis, vendo, cedo et trado tibi Petro de Spigno omnia iura, raciones et acciones que et quas habeo et michi competunt seu competere possunt seu unquam competierunt in quadam sciava mea nominata Corpa de prc-ienie Iarcaxia, quam dimisi tibi in tua custodia cum recommendacione ita ut ipsis ìuri bus, racionibus et accionibus uti possis, agere, petere, deffendere, exigere, oponere, transigere et pacisci et omnia demum facere que unquam facere potui..... Actum in Caffa, in logia Ianuensium, anno dominice nativitatis millesimo .cc.lxxxx., indictione .ii., die .ii. madii, inter terciam et nonam, presentibus testibus Bernabove de Porta notario et Petro Torcimano pro Ianuensibus. 242 — Tavv. CXXI -CXXII j|ì* 1 **î "^7““ l'A,‘ ** t (f tH^m, ’ • hi V" -+•&> f* **» >f •»* (j iîïr ¥*•£$>.< , S’* >.'fa wf*m’ 'v*'^t-¥ ' a ^ ^ ■ A | ^ it^p* ■>»«'*•" (fi.. f£* <3^ ■*■ ‘ " «• J V ~4' * 'fi» »4 ^«./H *>««•■ '»»'•' • r-fr &' fvtv >*£*- ‘Ï / *** *•' l‘"V i> ’ «**— ' y-c&bt wjrijpj, •» l'MVMjln- >«*-. Y •*-. ■ st i*frwr~ 1^3^. ^sr, -,S5r~*J£ , JrJft^ *- '~^'W*’v<' ^ **" JJ) àr'^yw ». j »,,».^ ^ “* ’ *** ~ ** '??• - ^Ur > - 'i-**. y „! J>. « *- fr- (W-W ,w _., ^ w ,4^ v -(-w. ««.*.». * ^ -=' -- ,fc. _ , ‘ ^„,Tiw c^ct' - -y£~s se, ,>Jw. ^ - s^t ^ ^ ^ j, (%rfe a,— ^ ^ (-^^*»«yv- ^ tff' Ï r**L$fK fr* V* ■ '>**" -SliW J-A ^ ‘ ?'>»<'■ •>■<* -*$■ *• ^r<»*r nfr-sf y»». 3^v- . i ■■--■• f ? •’*/>“ ">*5' <)'»(«*^A4 • ''TY»/J>- ,.~l»4. J yX'fV* C <^c»\>«^,. flf ** ^ r~| (*> |j, 4 as • f^y-r•» - '-\ ■ 1.^-pv•’'r**" >-» *1|«* -Uwwwi»,^ ,ÿ,s V '.n W» • ’'%rx ,~ ^«v^i %^cv >-rv>4- '^ .. * >««-«-.. ^ v L ^«N*. I ’ li J y'V-S U^èr Hf" W? 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Ego Lanfranchinus Sapana confiteor Iaco-bino Spinule, quondam Iohannini Nicolosi Spinule, me a te habuisse et recepisse tot de tuis asperis Savasti, renunciando exceptioni non habitorum et non receptorum daremorum, doli in factum et condicioni sine causa et omni alii iurii, unde et pro quibus, nomine iusti et veri cambii, tibi vel tuo certo nuncio, per me vel per nuncium meum, dare et solvere promitto in Ianua libras viginti sex, soldos tresdecim et denarios quatuor ianuinorum infra mensem unum postquam a me, per te vel nuncium tuum requisite fuerint..... Et ego dictus Iacobinus confiteor et protestor quod dictum canbium est de mea communi racione et Guillelmi Spinule socn mei. Actum Savasto, in fondico Palvi Calatazai Sarraceni, anno dominice nativitatis .m.cc.lxxiiii., indictione prima, die .xvim. iulii, inter primam et terciam. Testes Fredericus de Magdalena et Gabriel de Pagana. 1274 luglio 26 Vatiza Bovarello Lercari s’impegna a pagare a Gabriele di Pagana la somma di 4.805 aspri bericati (o di Caffa) otto giorni dopo il suo arrivo a Soldaia, in cambio di 3.100 aspri di Soldaia. A.S.G., S.N., Cartolare 121, c. 55 v. Edizione in G. Bratianu, Recherches cit., p. 306. In nomine Domini amen. Ego Bovarellus Lercarius confiteor tibi Gabrielo de Pagana me a te habuisse et recepisse mutuo gratis et amore assperos soldaninos tria milia centum .... unde et pro quibus, nomine iusti et veri cambii tibi vel tuo certo nuntio per me vel meum nuntium dare et solvere promitto assperos bericatos quatuor milia octingentos quinque infra dies octo postquam in Soldaia applicu[er]o ad risicum et fortunam monete quam in Soldaia tu dictus Gabriel portabis. Alioquin penam dupli cum omnibus dampnis et expensis..... Actum Vatize, iusta domum qua habitat Guilielmus Mastracius de Sancto Petro de Arena, anno dominice nativitatis .m.cc.lxxiiii., indicione prima, die .xxv. iulii, inter vesperas et completorium. Testes Guilielmus ferrarius de Sancto Thoma et Bonaven-turinus de Domo. 244 — Tavv. CXXIII -CXXIV “8^ TS>Vj>A*^ y, ^ ~L,'. •*-«- m- <-# »■* # óytft*r tP**> « A> ^ C]«^, K 1 "E“ y<> “ ,»*-!, lnv.T.». ■ aCi ^V1» ~ A f « . -»«r^ y^'‘. ÏZ, ,„/K , » ,• Oa*»£,' 4w ^ *..<=*• Av’ v.v . ym.sr*!**»*- ï$£0*r*#*K .ifn 1 9fSr -f >u '. tyc v*Sf*~ •'•** 'i' «■* '*V"' f***^ *X.„^ Tp^ 9-»^r, ‘V7T>5"<^'1 9Kj+,4 n*'j\>*: *■**< y S"—»* / 7\fk K- £*« .1 ^W rt‘}y»r>' • 6-r ^otte . >*** ^"-^1 (W.'V. X ,r%c ^ / ^.fw- f->--'V & snrUi-Q trfr . iSSv-Ja-ÌJ.. ^ ** *r o*kr v* .* ** *v >„« ^ <#*#, ;Wt ,^{ . W ^ t^'- *7*- ^ \ ». , .. ^ /1 ^CnX* ,-$ ‘1 J«5T. WS «-_. tf.-'g,----jf„.-J J ._ , , , ^ yÌK^.I, _ •ìrfrGrfcr.^ " ~~; f -- w. 4c<: J' -'^ ">• ‘-'"T * ’f- ^ .. •-i «to' -«=- 'JJ'1" ' - -.* ■-.»•> ~-(.. ■"fC — thkT?T ^'~ 'p,v*rf%y^. '/ ,-^vA «• « /• ■* ma ^*'Cf’ ^ • »'A trx | •/ w «>, ’-:£gÈf ' ’, ^ - 245 cxxv 1346 settembre 12 Chio Convenzione tra Simone Vignoso, ammiraglio della flotta genovese, e la nobiltà greca di Chio. Biblioteca Civica Berio, Codex Chiensis, m. r. Cf. arm. 15, c. 1 r. Edizione in C. Pagano, Delle imprese e del dominio dei Genovesi nella Grecia, Genova, 1852, pp. 262-266; P. Argenti, The occupation of Chios by thè Genoese and their administration of thè island (1346-1566), Cambridge, 1958, II, PP- • Dactio Grecorum civitatis et insule Chii et conventio inter eos et dominum Simonem Vignosum, armiratum galearum .xxvini., .M.ccc.xxxxvi., die martis, duodecima septembris. In nomine Domini amen. Cum strenuus vir dominus Simon Vignosus, civis laudabilis et popularis civitatis Ianue, pro comuni Ianue et excellenti domino Ianuensium duce honorabilis armiratus felicis exercitus gallearum viginti novem Ianuensium et gentium ipsarum una con patronis et arma toribus ipsarum quorum nomina inferius describuntur et cum gentibus ipsarum gallearum usque die sexta decima mensis iunii proximi ad guber nandum sibi insulam et castrum Syi et incolas ipsius insule et castri tan-quam odiosos et inimicantes Ianuensium hostiliter descendisset in insulam predictam et circa castrum predictum condicto exercitu suo in obsidione stetisset, tam per mare quam per terram dictum castrum cotidie debel landò et invadendo et totam alliam insulam predictam, videlicet omnes partes et contractas Mastici et Cardamile, Volisso, lo Pitio cum omnibus suis pertinentiis sibi subgigasset iam diu et de tota insula utilitatibus et m-troytibus dicte insule predicte nunc habeat plenum dominium et possessionem, et iam diu habuerit nisi de sollo castro Chii et ex dicta posessione et guerra homines dicti castri redussi in dicto castro dicti loci dicte guerre velint et desiderent finem imponere et tot in comoda per concordiam evitare, Deo volente, ad honorem et exaltacionem comunis et populi Ianue et domini ducis Ianue ac ipsius domini armirati et sociorum et patrono rum predictorum et eorum nomine ex una parte et Protogurachari Tetra-goniti, Costa Civi, Micali Coresi, Megasachelari Sevasto Coresi et Georgio Agelasto, sindici et procuratores domini Callo lane Civo, capitanei castri Syi et universitatis hominum dicti loci, habentes ad infrascripta plenum et..... 246 — Tav. CXXV lXCTtOERH^GMTATiS MNSVU-CH H-ET- tNVfllO. ! NTEH £OS- ET- i> SlAONtA\-I 'yi&nqSÇ;- mTraov .■xxvhh., I^ÀCCboC^Xvf-IM E.AUTO DVODClA^PTf jjfòf 111 OTtii ne'lVhun t'Atner» „ Cvm flwMuifW Lmm^mn*Vun^ OM^ vf j^e e1_'1>Y^ .jhm» iW^ ijonoTAini^s hvmvtMU£ j*lu:t$ ejetrcUup 0'v>t^nd tiouf cxmjjtUrom$nza*cmtatcrt*.bç ^mç/> c^uot^. yicx^k. vnfauÿïytrtlM g[[U/t¥> ujîp>irjryt*becy™* j^injulwmr^CxfbuA^n Syx'vjnco!^ ^ 1ji^Jnjide/8CC4fhcitzvn^odwjv$'-x>ì^^ jyofhlitrt^sp^n j 'VjjH- nrànjuìaictitrn'\>ç om*r j \ Vtwtts^oOT^TdLCtnx jblfhci et- Ovcbanmlf 'VoltHT Uì ific Ùr Æ-jy — % t i v ^ t Ji i ;< rici fxtn nw^s^T i«n>iaiu c ac font j-r^HUi Wtitta^u^^ru-vnoy le' p-reòtett*' -rvtmc rrvMw^oiwmw T^tsofTpmcnerH/ef- iam i. ki i i ' v ,i „ J\- ? r1 j| ' f ita bAbueritr wÿ <%p>Llc ça.jb-0 cbtj 'X^cdicta. -pojèjjumt ~c^nfyr,x bou$ -reèvyji rrSnctv aijfro'btcti loci Ug!U ^eUn-e «Ht—' ^mC7n«4-w4xmeyf ne tôt- -m cornoort. p rwnrt>r\ri f-aifave ' NJ f J■ r I ! i •” 'I ^ , h- 1 . j^UCtg j«wvue/«ir tp% J • '^pciorivYr* 'xjyjttoncv pjixetw^ et ewfwmrme ep-vn&txuftt. fr^tot^rAtyasn tebr.i^o7nti;C0^ Otte /UcaUoMtp' ‘4)gdji4hri '$euajb*Coref\ /a^foyi kgeLj-h fWLcirxfrt»cur• V m»«A ,-§- fj^fcpvr* 0*fc ^ ^»mU» Lf"***’ > U*«~ ' C.#»»» ,< «fc, W» fil 4. "TiW« fw.f* * *#*>£“' k»x** y> M“f '* —/h* y»»W f «1-^ ^ ' £*ff ^ Ar scw» Yy^' V ■ ^ W* nl>** -4lr«MV * Jp>»' tfT r -w*' (p l*»f 7ym»r. )*r *p-$*<**« ■■♦JUm^. £•**• '!t-wV ^ O**.* ™]^ *—j> *|' J^ir *r *4^. **»- >Lf ut <* &*»« "\'j *' ‘J*’* yJtmh''' 7 -!t~J *1,. - «p# fwkr ?* -*4*Ww- 4,1* iST- Li? -*X**J -•$. }*.-<<“ vlnav»r- v» *i»t % ^ 4 • i / **» ì .4 »f»*r /jUwST*<»>J^r*t>- <«£»»*• ?Wv. wm^nì, -^v >«.'jp.*- *y.< > .,- .'.yW-. •>-•* >4—^ "** • j |S 4•» v> <' •^'- y/ jjL»» ,-4. ., .: .«ri« UwHhf»# ïÿ?, , ,iwr I» ~y -p* **» ipw«r>wr Lf w- ?Vw 0V 'p'.^ '^*Ç!5! v U 4-, v ■ r ** -vX« It' 4%,iir tir i» ^ 3-m.v ... ctUv K<1> ^ 4 u.* V /• • * , 1 , f ‘": r. ì /jt fc^e '$!? 4 w* *,,'!*r r -ir»*^i««* «»»-. 7^. s^jf "^h-k ' ’■*•»>“'' ■>#»>,•• r-wT'^-MT >>,»-^>•»» i'f^ 18 iter7mt7^1^ ^:V'7 ' —v rf w ^ iC «*r S- -ifLiïr ,p yYgxm’S'r. m»*fa ÿ.» I %«# * «r «>^7Y* ~1"7^ ***'’ * 1 ^ fe? y» ^ |»r - »f\v iV. \ 1 ■$*'**■ *■ $r~ 3 r j m 0$ ^ ^ .H^s jj5\** ^ ^ 8e ^ *■' H <,J?V*‘"* lf»^ t>À» -Ww» aST* |»r fi ; ^ "; Ìf1> >F^t W /W Ci ~ * # 1 ' * 4. > - • C - •’ e ^ f A n#nr4i*. ■ -j” fTsIo' — 249 CXXVII 1361 gennaio 28 Chilia Giovanni Giambone, abitante di Pera, si riconosce debitore nei confronti di « Fons Orendis » di Trebisonda della somma di 7 sommi d argento, restante da pagare per l’acquisto di una nave («ciguta»). A.S.G., S.N., Notaio Antonio di Podenzolo, II, c. 3b. In nomine Domini amen. Iohannes Iambonus, burgensis et habitator Peyre, quondam Jacharie, confessus fuit Fontis Orendis de Trapessunda quondam Rendis, presenti et solempniter stipulanti, se eidem Fontis Orendis dare et solvere debere summos septem bonos argenti et iusti ponderis ad pondus Chili, restantes eidem Fons Orendis ad habendum ex precio cuiusdam medietatis unius cigute vocate Sanctus Theodorus vendicte per ipsum Fons Orendis eidem Iohanni precio summorum decem argenti prout de vendicione predicta apparet publico instrumento scripto et composito manu mei Anthonii de Podenzolo notarii, scripto nunc paulo ante, non obstante eidem Fons Orendis in aliquo quod de ipsis summis dictis bene quietum et solutum vocaverit et abrenunciaverit prout in ipso in-trumento continetur, cum in veritate dictos summos septem argenti a me habere debeat ex causa predicta, renuncians..... Quos summos septem argenti eidem Fons Orendis vel suo certo nuncio per ipsum Iohannem vel suum certum nuncium, eidem solempniter stipulanti, dare et solvere pro-mixit hinc ad mensem unum proxime venturum et hoc sub pena dupli et de quo sive in quo contraheret vel ut supra non observaretur..... Actum Chili, in domo habitationis mei iam dicti notarii infrascripti, anno dominice nativitatis .m.ccc.lxi., indicione .xiii. secundum cursum Ianue, die .xxvm. ianuarii, circa terciam, presentibus testibus Segurano Perrola sartore, habitatore Chili, interpretante predictis, et Gaspale Maro-colo condam Gotiffredi, cive Ianue, ad hec vocatis et rogatis. 250 — Tav. CXXVTJ * fife n*t' ’ ^****£0*' Y? **'£*$& ' |M*r» e pk» ■•««**£■ JUH- -r %jnii;\fl^V»«'*■ w»* **»->>«- -«‘JS'l l’4t« rv»^» A W ~” ' t-•*“•*•'$*»''**' •> ** ^ w |W- h*~ «ff*Il'ì'i# %&■'**>•£ }..jW .iS^ r’H i.^vXft. }^4 ••*»«* ' ~ •■'-JM»- ‘ -, (b*.., *■".,) -•"' ••» s-j-'- ÿV^^-î,V> GrV ■fh&ff+i'- *&ufit .a V u*'• •■• ".' * r^ts.Uf.-r-wv-■pC'7H,"r' fT j/' ’' J rW" ';' *! I?’^1 f1’****'*"" V ” „t fc*" » *> ^ '**■ ,nv ~c->^ «r***» /»*• ■ v* .** .„. <*»»««««. i ? v.jsr’.., *%■:■; i-itw«;.'- «? 1ÎJ* * m ^Jynry 1 >Hr,®|> »M»W l'Wt'j 1. r»>« ^ * * h4?i»>'^ d?yt>i A* i *"5V/ 5 | ^!■' 1 »- >1$ «m&V% p>&*<‘}'>!*' |>>|^]"-y:;*' ' ^i'} ' r ‘^5/ »m.4?ju.*»îîrv^ÿm^”' '^'*1 ^ *4 4 _ t a/ttrlrt# ».7 4-^.r i- ' '■il WMt 0- -.•■■ i ' l~t, 'nfU P a 4«v*r eCyr ^ 1 fi ~:A ,,,*‘ n- i A. . - - 1'^' . ss, - , »■•*> #< vw li,)! (H|Éill|. frr iì“i ? wfcfr |*«* ' i,T\ . af.6 ^»S C? Sui — 251 CXXVIII 1374 giugno 10 Rodi Nicolò Sinistrario rilascia quietanza a Teramo di Savignone per la somma di 20 ducati d’oro, prezzo di una schiava venduta dallo stesso ad Antonio di Savignone. A.S.G., S.N., Notaio Bartolomeo Gatto, c. 19 r. In nomine Domini amen. Nicolaus Senestrarius, civis Ianue, confessus fuit et in veritate publice recognovit Theramo de Savignono, habitatori in Rodo, se ab eo habuisse et recepisse ducatos viginti auri boni et iusti ponderis ex precio processuro de quadam sciava per eum venditam Anthonio de Savignono vigore cuiusdam publici instrumenti venditionis scripti manu notarii infrascripti hoc anno et die et de ipsis florenis viginti auri boni et iusti ponderis se vocavit bene quietum et solutum..... Renuncians et..... liberans et..... faciens et..... promictens et..... alioquin et..... sub..... ratis..... Actum in Roddo, iuxta macelum Roddi, anno dominice nativitatis millesimo tercentessimo septuagessimo quarto, indictione .xi. secundum cursum Ianue, die decimo iunii, parum post avemariam que pulsantur de sero. Testes Bartholomeus Campana et Benedictus de Turri quondam ****** cjves ianue ad hec vocati et rogati. 252 — Tav. CXXVIII L 4~ff* aWrChé^ ^yC£\Av^7 ^ J/ / *# „ a . . £2T^ I * vtv^r* V~~- iti- '-«y-KgfeÇ) <«v*-4jv% £ pv^^» Lh- yf^ff" *~?'n £5j^-j '-iifì'j&ró-* ^tr rA'; f ',ep“'‘" "7 -<* r '—«*v -> T TV fn\H> \v) i&v yj-jì U < tv^vgTjl^^ ;po» J'^TLf? Htf a^|>^^'vv ^"'“f > jwvs«£ "> l^vifK''*- jr~*.v*n> y$tf* Avvi|<.^vV v-«iì«^m's • ^ ? f ' ;.r-'> ^N. T ‘Xav3 /Vero — cxxx 1380 novembre 2 Zara Pietro « de lo Pino de Saulo » rilascia quietanza a Pietro Sabina, curatore dei beni del fu Quirico « Schaparri », per la somma di 8 ducati d’oro dovutigli dal defunto. A.S.G., S.N., Notaio Antonio Felloni, III, c. 155 r. In nomine Domini amen. Petrus de lo Pinu de Saulo confessus fuit et in veritate publice recognovit Petro Sabine, tanquam curatori et curatorio nomine bonorum et hereditatis iacentis quondam Quirici Schaparri, presenti et stipulanti se a dicto Petro Sabina, dicto curatorio nomine, habuisse et recepisse in peccunia numerata florenos seu duchatos octo auri, pro quibus dictus quondam Quiricus eidem Petro de lo Pinu tenebatur et in quibus dictus Petrus Sabina, dicto curatorio nomine, vigore testium productorum per dictum Petrum de lo Pinu et sententie late per egregium dominum Gasparum Spinulam, capitaneum generalem galearum Ianuensium et scripte manu Quirici de Thadeis, notarii eiusdem cancellarii, hoc anno, die .xxvn. octobris, extitit dicto curatorio nomine ad dandum et solvendum ipsi Petro de lo Pinu condemnatus, de quibus dictus Petrus de lo Pinu se bene contentum et solutum vocavit et vocat, renuncians ..... Actum in civitate Jadre, provincie Dalmatie, in vicho iuxta platheam ecclesie Sancte Anastasie, anno dominice nativitatis millesimo trecentesimo octuagesimo, indictione tercia secundum cursum Ianue, die secundo novembris, hora paulo post tercias, testibus ad predicta presentibus Ia-cobo Adani de Portuveneris et Anthonio Frexeta de Portuveneris vocatis ad hec et rogatis. 256 — Tav. CXXX -^iCCoe / jVDnA^^**» ni*4^ n#»m« jet» 4»uti t» i'» fj»i»»v^fr\iefextt*n -yn. ^ct*'pît^'Sc-D'pim* «ejW« Lttc cXuucin^&ftjSo-tf M«r- ■f-V *■ - >* A '^*'‘' C*U Wiunfò»w>'Wt ("Qe auvtl**’&rtu 6 £• jh nu ,.t oh !»&«uwj 'VocxMtV «t- V«t- *“« "£*♦«*#££ m. •■• .< fcfc -uinu ctK*»|-prH.-<> jÀlit»* ^i*+o *«^5 c^-»hm, «, ,w> *vtf1 >itcK*5.« enwj uct 1» 1^-kfi aD*» m«p«> •wouoCie Cy PlrKo * *jue ipÌ4Ìfo ct^wofctn# ■twrç-fUeeii'- olTflu^"! «1S.-3 i2t» *m«*Tftne«r5 frò»\t itHìyvt>c0 £> |»*M» Lÿ*w* a*»> *SC^WWÜ 0*n«» *TWlMt\t^-Klc«M* , ivjkLi*p><^ J.injC 504«!^ ytfKthu«tf\*xjf1^^ .Wr^-.^' Ç } K(gn44 — 257 CXXXI 1380 dicembre 6 Cefalonia Stefano, figlio di Filippo di Zara, s’impegna per un anno al servizio di Giovanni Restano di Voltri. A.S.G., S.N., Notaio Antonio Felloni, III, cc. 115 v. e 139 r. In nomine Domini amen. Stephanus, filius quondam Philipi de Jadra, provintie Dalmatie, prò eo et me notario interpretante de locutione scla-vona in latinum et erga Franciscum de Ragusio, provintie Dalmatie, pro-mixit et solemniter convenit Iohanni Restano de Vulture, filio emancipato ut dixit Nicolai, presenti stipulanti se cum dicto Iohanne tanquam ipsius famulum stare et perseverare hinc usque ad annum unum proxime venturum ad sulcandum et collendum terras, vineas et possessiones dicti Iohannis et ad quecumque alia debita obsequia artificialia que dictus Iohannes voluerit in domo eius et extra, die nottuque, bona fide, sine fraude prout ipse Stephanus melius sciverit et potuerit, res et bona dicti Iohannis que ad ipsius pervenerint manus iuxta posse salvare, custodire, furtum in eis minime comitere neque comitere volenti asentire, adulterium in eiusdem domo non perpetrare, uxorem intra dictum tempus contra suam voluntatem non accipere necnon ad terminum anni unius predicti a sua servitute et suggetione non aufuget neque separabit. Verssa vice predi-ctus Iohannes Restanus, hec omnia aceptans et volens, promixit et solemniter convenit dicto Stephano presenti eundem sive ipsum hinc ad annum unum proxime venturum in ipsius Iohannis domo secum manu-tenere et tenere sanum et egrotum eidemque prebere vitum cibi et potus, et vestitum calciamentorum et vestimentorum, dumtaxat secundum congruam consuetudinem famularum et non iniuriam et suprapositum facere sed potius postquam in dicto tempore bene et fideliter serviverit relaxare ..... Actum in insula Zufalonie, in litore maris cuiusdam portus dicte insule deversus occidentem, anno dominice nactivitatis millesimo trecentesimo octuagesimo, indictione tercia secundum cursum Ianue, die sexto decembris, hora avemarie, presentibus testibus Francisco de Ragusio, Anthonio de Calcinaria, Iohanne de Bonsegnore condam Leonis, Dominico Castilia Bianco, habitatoribus insule Syi, consciliariis prescriptis et lane Francopolo Dagmala de Syo ad hec vocatis et rogatis. 258 — Tav. CXXXI j-co ( n n h r 1f\ n*tm*/Vj^tMU* -^L.» liw -y—..... - hr)*U»4*vC JJ) c« k.+ *nf "»Ul« ,lnt rt-t-t»- T 5 -An*»v»'»'ì' Wf- —tìt*»vvxiV a- f*[amiK y.ouf- ^*Q« |!*fVw»»*^ cmXhp ->ìi«Jai j>~\ ftty f* tu*M'Tv+*7£*t +*TUh ’V’*'» r»,^ et- ^trffeueiulv* t^,4t. .jr^ 3fr "ìm.« wTT )TK fMUw, «t- tn«4l X’*nr.\* *-yi»frcr%^ Vih~pj*~* *t'^n ‘V'3s "SA*** «‘CVlifMw* ^wK^tuiCU V '>•* ^ï» tjn^Min Ti«t\ -*-rvfft-f>(>wi' rw^wX* f-fivirtu >n «li"*"'' iV-n»itvrr nn^ (»wi*n "VCuti* ,,|£i4-»r » .lÌVU*» u*>^ ,~V-««f*v*-jVW>T>v« l'w £Jv*r>*r| ^V*>>--vn, V|r*<«4 <2tteTK^»« J |*U **<4**"*- CWlfcre nvrntxf ^VW*>—• " ^.«î'y'â» * -f CWjUgth tv^«vf~-A U«- TéLJ^n*- •**•* ' <* '”“*r,e*r •?»*>*“* {*"*"> -I*?***’ ^"2 ‘ v>.»~ fi* f**»40 rt- Mcfhto* 4*-««fWÌWw»n, ©>^X-M- -r% J JL ^W^^ c.UrgvG* •«» Afi: f* *&u ~nt~^ 3^SLCnJt j4« ÉS"* ’üT ^ rrÌc-^- n i-~- rr f>—‘^, rr *V «arLa via<-|*<>* —> r"* rHî TW-~n»w^j S IL* ^ r^-g£;^ ? . _jvL vavGt^, Mwu ««»1—’£i,ta '^nm r^ \f >%f duerni* *|"3z -ri d.A.-r.v.». /ftW' f-* m^ »«i‘(’*,<: .fertili*—'f-r^r /ì|T4ll r M ‘*y i . ~~s. ,i,ìs-.iìLe.. 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VHti*A-tt o >in < H’ »' rr' >_< ' ' ‘I J» tniJLM rrtrv cpMV* 4,|V«- [Ujp .v> ' ■’.!"^ : | Ir-Vttvf ' "a H'11^ q-0-tì-v»' ! twtStv^ .lS- 'T 1 ivfuio ■n ■ Ì 1 w. t^4^^ • ' ■ O **Su£fe^tA. ^VUl 7 l^v|t^vA f'V^-^ 9W>W^ A.Sw 5> nutü n,0 X^JL^ 'n,mcnaC ^ , |y*-oy> o. eu y^.'^-nrvi-,.^ ^-Ç.-t< Ir^ntf.cv^ v-*\|Hì.a a.$v 1/X4 U'm *j ^ ctt , ''WWw c~iuinitk Kah** ÇiMV!|ixtv.»tV* H-frt^WpiÊC CXXXIII 1470 gennaio 2 « Castrum Marsachalexii » (Barberia) Giorgio Ordano di Cervo cede a Domenico e Giovanni Calvo la terza parte di una nave («lembo»). A.S.G., S.N., Notai ignoti, mazzo XI. In nomine Domini amen. Georgius Ordanus de lo Cervo condam Ansermi, sciens se esse participem pro uno tercio in uno lembo patro-nizato per Dominicum Steyra, in quo lembo etiam ipse Dominicus et Iohannes Calvus, etiam de lo Cervo, sunt pro duabus terciis partibus, volens dictus Georgius exire de dieta sua tercia parte, predicti participes ad callegam mixerunt dictum lembum, traditum plus ceteris offerenti in eo dictis Dominico et Iohanni pro libris centum quadraginta sex ianuinorum ut sponte omnes predicti mihi notario nunc confessi sunt. Ideo ipse Georgius cessit omnia iura que habebat in dicto lembo pro dicta tercia parte cum omnibus iuribus et emolumentis spectantibus dicte parti dictis Dominico et Iohanni presentibus et acceptantibus pro sese et heredibus suis, quantum pro tercia parte dictarum librarum centum quadraginta sex ianuinorum que essent libre .xxxxvin., sol.xm., de.im. quas dictus Georgius confitetur se habuisse et recepisse a predictis et de ipsis se quietum et solutum vocavit et vocat..... Ita ut dictis iuribus..... constituens..... promittens..... Que omnia..... sub pena dupli..... cum restitutione..... ratis..... et sub ypotheca.... Actum in castro Marsachalexii, in domo Panis, solita habitacione mei notarii infrascripti, anno dominice nativitatis .m.cccc.lxx., indictione secunda secundum cursum Ianue, die martis, secunda ianuarii, hora .xxn. diei, presentibus testibus Guillelmo Bertolucio et Nicolao Lamberto de Cervario ad hec vocatis et rogatis. 262 — Tav. CXXXIII //,yc , »' >1« ax>n^^r A.lV^i_ /. . • _T J '**<'•• TSa- *"*'T1 T>, ‘f-C/Vyv 'TJ « •T' -v ij,C^ . ; , —f, w -Ü K*' , r i4k'-t- w w- . ■'"'IV-4'*’ <',y" 4Z. i**- £-+"*- ;> ' •*>■* ■••-*' _r ^ ^*,v , _»fc. <1 £&'ir <^r>—-*) Jbv J'1- 5^---T'h-‘' _ r/’l)— *—•- >7 ? sqr&’K sr r-'1'- tv —’-7~y ' ÿw-‘ - 3*' ^ - /s 4 ,fc M r * r* vt ^ rr *y ? f * L- ^ 1 f 4 / - i , « J v v £ -4 t £ C < r* . ì Î mV M i L X * ? y, t. ** * *ç ? > j * * .1 f j +~ ■ e S V *Ü f lo y t Jt ■* y. % f* '“t V -X '** 4 II- 2 1 ï I ÌP X I * W, ' * * \k % i ,f i 'T V i ^ ^ ^ ^ 1f L M i 't 'j î J Ÿ 5 ir * r' I I V r ■£- l U '£ >l J “* ì ì 1 r ì h !ì ; l l H V y ^ 4 4 : î * ^ f-.r J * ,r 7.f, r Lt ?- * L ..vi ! i*.' 7 cCj 4^' J T ! r * * ri t ^ * ? * p i X < CL * j 4 t ^ 4. ? - ^-j - * | i i, ; fF~ i w <2- T 5 i IM . 1 *r t -f « far> !/, i. t'W ! 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V*f*- <-f*4 CH‘ ••j 1 ». •> 11 h r Uh* pf tf 1 I. • j ^ * '-'5^ - 275 CXLII 1306 ottobre 25-29 Manuele e Leonardo Pessagno noleggiano a lanino Malocello e soci due galee armate ed equipaggiate di tutto punto per caricare lana inglese in Inghilterra. A.S.G., S.N., Cartolare 124, c. 99 r. Edizione in L.T. Belgrano, Documenti e genealogia dei Pessagno, ammiragli del Portogallo, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, XV, 1884, p. 250. In nomine Domini amen. Nos Manuel et Leonardus Pezagni, fratres et patroni duarum galearum nostrarum, locamus et naulizamus tibi lanino Marocello, stipulanti et recipienti nomine tuo et nomine domini Locerii de Aiguerigo et fratris Leonis Morigie, civium et mercatorum Mediolani, et nomine filiorum ipsius domini fratris Leonis, duas galeas bonas et sufficientes nostras ad eundum de Ianua ad partes Anglie causa ibi levandi et honerandi in dictis galeis pro te vel predictis vel aliquo eorum vel noncio seu procuratore tuo vel ipsorum vel alterius eorum, tantam lanam de Anglia que sit cantaria duo milia septingenta ad can-tarium Ianue, pro defferendo Ianuam pro naulo et nomine nauli et condicionibus infrascriptis, promittentes tibi, dictis nominibus stipulanti, dictas galeas expenssis nostris, dictorum fratrum, habere paratas, stagnas et furnitas, armatas et guarnitas et bonas et sufficientes et cum sarcia, conredo, vellis, antenis, arboribus, armis, victualibus et omni apparatu ipsius bene et sufficienter et cum hominibus marinariis centum quadraginta pro qualibet galea et infra kalendas madii proxime venturi cum dictis galeis taliter armatis et furnitis ut supra separare de portu Ianue pro eundo..... Emanuele Pessagno, che qui compare, fu nominato nel 1317 grande ammiraglio della flotta portoghese dal re Dionigi, con diritto di trasmettere grado e titolo agli eredi e con l'obbligo di avere sempre con sè venti marinai genovesi. 276 — Tav. CXLII I Ì P LJ ' k % k t «5- y ?:4 j ** &> f r, «,< < c r ■ ì 1 » ^ h 1 tjf ìt- ^ I . ^ F~ 2 i i ' i u> c | **Cv £) k - , et <1 # *-11 Uu_ X _ *> S r M ' --T ;■ ■1 ì I- Gl É » *0 . ^ * b> I ? Mi ~ ? <• <# <* cL 6 U I >«£> ' r r- £ I *r-<* £ % ^ ^ î 4 t - -5 f f /a—/ j (7 | Tr: * * «—< T Vi * i $ h ; I f, i? % i * J ;; «T- | - ' * L ~®* ° <7$ ^ t Ì * ~T * c * cL I /i * ^~vi * ir-» T * ? r ^ ? 14 j» ' i ij' i ? J^ U-rtvvvnftr w xUoçaX auati?v_ » confcqiun# TUC coffvwtufl «««^ J ^J , 1 . ,-—f- • <-> ' -~—^snÌx\W tme«WiJbo nec > • f i . < ^dicritux. rz> attutine, m«s— ^ j,fHt >Utft rr **** nh lUfcWfc^n cm«nU« -touUmF coti*—* -vel i\vt\ 4nccmvwuv tVil j - V 4 ^ v,juiiiiAjtt-6- VoMivwvAÓowtnvff -é»v6~^ Hffrww orMiAvi *• j9«u«- p"* ^ lovwin^trc jutojÆfott- Vv&w? jpc^iauAl > c^tuttmvi^ Vctrnenrwr W» p-J^V; ^4nOT» r*Vtex.' / r*u« r *»»«. «H**» "'arw r^V*1*. w ' c ! 1 .___.» _ t V W -omtte c^lriMr rmup »i ^ imn^m Wxhtvìn — 279 CXLIV 1479 agosto 25 Verbale di deposizioni testimoniali in cui compare come testimone Cristoforo Colombo su richiesta di Lodovico Centurione. A.S.G., S.N., Notaio Gerolamo Ventimiglia, II, f. 266, ora in Raccolta colombiana. Edizione in U. Assereto, La data di nascita di Colombo accertata da un documento nuovo, in Giornale storico e letterario della Liguria, V, 1904, pp. 13-16; Cristoforo Colombo - Documenti e prove della sua appartenenza a Genova, Genova, 1931, p. 136. Testes pro domino Ludovico Centuriono. In nomine Domini amen. Noverint universi et singuli presens publicum instrumentum testimoniale inspecturi quod constitutus in presentia mei notaii et testium infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum et rogatorum, Cristoforus Columbus, civis Ianue, requisitus hic in testem et pro teste recipi et examinari debere ad eternam rei memoriam, ad instantiam et requisicionem nobilis Lodovici Centurioni probare et fidem facere volentis de infrascriptis. Et primo probare intendit et fidem facere quod rey veritas fuit et est quod cum alias de anno proxime preterito eo tempore de quo testes dixerint, Paulus de Nigro, de commissione ipsius Lodisii et dicti Cazani vel alterius eorum deberet mittere ad insulam Amaderie, causa emendi certam quantitatem sucararum, et ipse Lodixius misisset dicta occaxione ducatos mille ducentos nonaginta sive groxados mille ducentos nonaginta sive valorem ipsorum dicto Paulo qui debebat emere rubas duo milia quadringentas in plus sucarorum, Cristofforus Columbus, de ordine dicti Pauli missus fuit ad insulam Amaderie et ibi incapparavit seu emit summam sucarorum supradictam, expectans a dicto Paulo promissionem pecuniarum pro solvendo dictum precium, sed dictus Cristofforus non habuit quam ducatos centum tres cum dimidio et ipsis computatis usque in valorem tricentorum decem milium regalium monette Ulisbone in diversis partitis et diversis temporibus sicut per racionem dactam per ipsu Cristofforum constat, itaque, propter defectum promissionis pecunie non misse per dictum Paulum, dictus Cristofforus non potuit habere totam summam sucarorum emptorum et incaparratorum nec potuit onerare super navigio patronisato per Ferdinadum Palensium Portugalen-se dictam quantitatem sucarorum, deffectu pecuniarum et ita fuit et est rey veritas. Con questo documento è possibile stabilire con una certa approssimazione la data di nascita del grande navigatore, che l'Assereto afferma essere nato tra il 26 agosto ed il 31 ottobre del 1451. 280 — Tav. CXLIV J-Ww AC\v*vS- tH«i evnt jf y P < f' U^ro-rtrv-w L- xÇCJrà yn\rx y^vhtK -—r %*r- ^ gyJa-vM~v^rAb»Hj 'T^Vt+ÇA***»»? +***■*-—'" ^ L^A^r- ^T«wvM»*«WÌ.4^D |IM»' ►>--f~ /^T " !yvrh\ ~Z>, r t ^yte-l»AwK> p (b*4KÌ. 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I SUPPLEMENTO GENOVA - MCMLXIV NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO TURSI i I ir 'ScLI ì H IP I I '3 3*^2 I 3 <£>, jg £ sifi 4^8èvt rM g | £ I r .-3 s ! I ? w 1 I f i. e 1 ^t4t> 1 1 f. § ‘I I 2 *■••£• id «.8 ^ M s± h i & § - tr ^ i P £ || 2 2 « ^ n U, 1 ? ÿ s & lh S 2 '§ di 3 § ° B. "S | 3 g ! * | IjKf.tX^ Illi * *11 III sfili •S- S 1 i -* 1 1 3 f i à j t ^ i fb o £ e - r: a S « >t ^ ,.*;. I g 1 ‘2 5 g f f I P I <1 s 1 ? Ì 7 - * M f £ 3 *#141 i,S «*»3 5, iit ili ilHfl UlM-ï<î|î^il|lBj . 1 JîïîlHlf -- ? § -S 5 _ .C :=• S — le £ l||*1îsïîl! ’ WÎ11»filli I P 5 .53 £ -.4*” 5 p ’£• 5 •-£ 1 • *-» *T <.tt l - * c fc 'C "S -g ^ j3 s £ 2 v 5 k ‘î> 3 ^ i ’}*•£ § 2? £ ' is ^5 §r -j „ k € J î - * f 3 Ê*'5tf ^ / ■s-ï U*1 i ì I -**I i iit f M f 1 **1 à 1.4 =ç s .5-| g» || â \ -f ? ? .r é gcâ-.e r s Î2 £ d ■» 13 — Ç "c V '^ •/> ~o s Hmî fe 11 i.fa ! S <3 2 5. P a = f^§<-- «Ji1» , ■a -> ® 3 a,:| 3 fi- J: „• r t i s iffe Ü -js fc «• • rf * ~ '% § g £ *. -S 3 f 1 I 'I - t *» I f é I i ssr S 2s 3 s J c S = * ? f 1 i | 'I 11 -'I. *§ | I il «fili t11 3 i 8 J *£ - 3 f ^‘3 ^ 53i- s v 5 tr ~ ÊîiQp JT fl *• g g «• ç ê § V 3 t i é '£ l è .r--' ? « |S è‘5 I iil ,fr f .* ,a, 3 | ç s si I | i Hfvf 1 f 1 |l Ì II ' II ;c *- § v ? 3 | {£ 2. & 3 I ^ ë é gì. "§ g J ^ i a ^ III ? Jï Ils é fil1 * 1 fc ° fc 3 ? ^ § s s S -*"nic s», ri «-• f? t} ri —* ’Çf w t -i •Ê 5"3|EX.. 1 e :s ‘I i IV f. =2 ?ë I • . II | | I 6~ £ 2 * -5 c 3 <£ g |o>* S 1 ■rr • Vr Æ >ii &3 '4 8 -Jr 4. 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