Questo volume fa anche parte della collezione di DOCUMENTI E STUDI PER LA STORIA DEL COMMERCIO E DEL DIRITTO COMMERCIALE ITALIANO PUBBLICATI SOTTO LA DIREZIONE DI F E D E R I C O P A T E T T A ACCADEMICO D'ITALIA M A R I O C H I A U D A N O DELLA R. UNIVERSITÀ DI GENOVA LU. < t R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII G E N O V A R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA P A L A Z Z O R O S S O 1938-XVI. ' ^ • « - • • : DIRITTI RISERVATI Stab. Tlpogr. di Miglietta, Milano e C. - Casale Moni. - 1938-XVI. La Relazione della R. Deputazione di Storia Patria per la Liguria, che qui pubblichiamo, offre per la prima volta un'analisi completa dei più antichi cartolari notarili del R. Archivio di Stato di Genova-, fondo di eccezionale interesse non solo per la storia di Genova e della sua espansione nel Mediterraneo, ma ancora per la ricostruzione degli istituti economici e giuridici che regolarono il commercio e la navigazione ai primordi del grande sviluppo che seguì poi in Europa nel corso del Duecento. Nella Relazione è predisposto il piano per la pubblicazione integrale di tutte le imbreviature notarili di Genova e della Liguria, e si vuole con ciò assecondare il desiderio e la viva attesa degli studiosi di ogni parte del mondo, e costituire una fonte, ormai forse unica, per la storia del Medioevo. In seguito a felici accordi intervenuti tra la R. Deputazione di Storia Patria per la Liguria e la Collezione « Documenti e studi per la storia del commercio e del diritto commerciale italiano » il piano studiato nella Relazione è ormai in grado di essere realizzato. Esso sarà ora condotto a compimento con sollecitudine adeguata al concorso di tutti coloro, e sono molti, che hanno approvato l'iniziativa e le hanno promesso il loro appoggio. E la Relazione acquista dalla certezza di una pronta realizzazione del suo programma, un più alto significato, venendo essa ormai ad essere, non soltanto l'esposizione di un progetto, ma lo schema concreto di un'opera già in corso di attuazione. FEDERICO PATETTA. MARIO CHIAUDANO. MATTIA MORESCO. GIAN PIERO BOGNETTI (Relatore). S O M M A R I O I. Perchè i cartolari notarili liguri del sec. XII costituiscono una fonte di importanza eccezionale. — Il loro progressivo deperimento (p. 1-4). — I rogiti dei notai come specchio di tutta la vita cittadina e come documento della psicologia individuale e sociale di quel secolo (p. 4-13). II. Gli studii sui cartolari genovesi e le prime edizioni parziali (p. 13-20). — La Deputazione ligure di Storia Patria, la Scuola storica di ^Wisconsin, l'Archivio di Stato di Genova e l'opera preparatoria della palingenesi dei cartolari e della loro edizione integrale (p. 20-23). m. Lo stato attuale dei cartolari del sec. XII; il bombardamento dell'Archivio Notarile nel 1684; le origini del disordine nella composizione dei volumi (p. 24). — La serie dei notai giudiziarii e la storia della formazione dell'archivio notarile di Genova (p. 25-29). — Lo sdoppiamento dell'Archivio Notarile (vetus e novum) avanti il 1684; gli inventarli deWArchivium vetus e la probabilità che ad esso non appartenessero gli attuali frammenti di cartolari del sec. XII. I deperimenti anteriori e le conseguenze del bombardamento (p. 30-40). I cartolari del 6ec. XII nell'Archivium vetus e nell'archivio attuale (p. 40-41). Le difficoltà per l'identificazione degli autori delle varie parti dei cartolari attuali. Elementi diretti e indiretti di attribuzione, di datazione, di connessione dei fogli (p. 41-49). Metodo di formazione del cartolare. Notule o schede preparatorie; inserzione di atti anteriori o posteriori (p. 52-53). — La rubrica marginale « testes » e il VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI suo valore nel cartolare di Giovanni Scriba (p. 54-58). — Il rapporto tra la notula e l'instrumentum ; importanza delle notule genovesi per la storia della formazione dell'instrumento notarile italiano (p. 58-61). — La sbarratura degli atti e altri segni tipici (p. 62-63). IV. Analisi dei cartolari dell'Archivio di Stato di Genova. « Diversorum 102 » — Analisi del Reynolds (p. 64-65). — Note ed aggiunte. Descrizione. - Obertus scriba de Mercato (Pseudo Lanfranco) (p. 65-68). « Lanfranco I » — Analisi del Reynolds (p. 69-71). — Note ed aggiunte. - Descrizione del volume e degli inserti (p. 71-75). « Lanfranco II, 1 » — Analisi del Reynolds (p. 76-77). — Note ed aggiunte. Descrizione del volume e degli inserti (p. 77-80). « Lanfranco II, 2 » — Analisi del Reynolds (p. 80-81). — Note ed aggiunte. Descrizione del volume e degli inserti (p. 81-83). « Lanfranco III » — Analisi del Reynolds (p. 84-85). — Note ed aggiunte. Descrizione del volume e degli inserti (p. 86-92). « Cassinese » — Analisi del Reynolds (p. 92-94). — Note ed aggiunte. Descrizione (p. 94-97). « Obertus de Placentia » in « Amandolesio » (p. 98). « Notai ignoti » del sec. XII. - La paternità di ciascun frammento (p. 98-103). V. Palingenesi dei cartolari: «Obertus scriba de Mercato»; « Wilielmus Cassinensis»; « Lanfrancus » ; «Wilielmus de Sauri»; «Obertus de Placentia»; « Bonvillanus »; « Iohannes filius Guiberti»; « Iacobus » (p. 103-110). — Le edizioni imminenti (p. 110-112). APPENDICE. Le notule superstiti confrontate con gli atti del cartolare (p. 113-142). Tra le cose di cui Genova potrebbe, in confronto di ogni altra città del mondo, vantarsi, c'è, a parere di molti, la raccolta dei « cartolari » dei suoi più antichi notai, conservata nel R. Archivio di Stato. È pertanto un tesoro minacciato, almeno in alcune delle sue gemme più preziose; perchè per le precarie condizioni in cui vicende eccezionali han ridotto quei fogli, vecchi di più di sette secoli, e per la usura delle ripetute e pur necessarie consultazioni, si verifica, in quasi tutti i più antichi, un progressivo sfaldarsi e quasi sbriciolarsi della carta, non soltanto sui margini bianchi, ma molte volte nel corpo stesso dello scritto. Occorre, pubblicandoli, salvarli. Non sono monumenti destinati a riscuotere ammirazione di volgo; ma, quando fossero resi noti integralmente e illustrati nei tanti aspetti, pei quali essi possono contribuire alla storia dell'umanità, avrebbero sicuramente, anche fuori d'Italia, l'interessamento di ogni persona colta. Non c'è infatti altrove una fonte, tanto immediata, copiosa e genuina, che renda in modo così pieno il quadro della vita di una grande città al tempo del Barbarossa o di Enrico VI; né che, pel corso dei secoli, dia il modo di ricostruire, nel loro complesso gioco, i rapporti fra un grande porto della Penisola e i paesi del Nord e d'Oltremare. Cose queste che hanno un valore universale per la storia della civiltà; e un valore primario per la storia del posto che l'Italia e Genova occupano in quella civiltà. Con la praticità realizzatrice del loro spirito, ne hanno dato testimonianza tanto quello studioso americano che, circa vent'anni fa, fece eseguire la riproduzione fotografica dei « cartolari » di quasi una ventina dei più antichi Notai dell'Archivio di Stato di Genova (si dice tre chilometri di film; cioè, forse, quarantamila atti); quanto quel gruppo di professori dell'Università di Wisconsin che, su quelle riproduzioni, condussero e stan conducendo un alacre lavoro di trascrizione e di studio. Basterebbe dire che questa serie di « cartolari » racchiude — a darne per ora una cifra approssimativa e provvisoria — forse diesi. MORESCO-G. P. BOCNETTI, Per l'edizione dei notai liguri del sec. XII. 1. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI cimila atti del Sec. XII. Cifra, per qualunque dei massimi Archivi, imponente. Ma a considerarla poi nell'aspetto più tecnico, è impossibile trovare altrove, iq^ima sola serie documentaria medioevale, combinate in grado così eminente le doti dell'antichità, dell'intensità e dell'originaria unità. Inoltre la materia, cui si riferisce la maggior parte degli atti dei più antichi cartolari genovesi, non conta, altrove e per lo stesso secolo, che un numero limitato di documenti. Infatti è risaputo che, nella grande maggioranza, gli atti privati dei nostri Archivi, anteriori alla metà del sec. XIII, provengono da enti ecclesiastici; e quindi tali fondi risentono, nella loro struttura e nel loro contenuto, di questo carattere speciale, pur avendo ricevuto — pei varii modi di incremento dei patrimonii di questi enti — numerosissimi atti stipulati tra dei terzi, laici. E vi hanno poi prevalenza quelli che si riferiscono alla proprietà rurale. Questi cartolari genovesi invece, dove il Notaio scriveva, giorno per giorno, tutti i suoi atti, senza distinzione di materie o di persone, pur racchiudendo preziosi materiali per la storia delle istituzioni ecclesiastiche e del diritto canonico, contengono in una percentuale altissima (forse il 98 per cento) atti tra laici. In secondo luogo, pur essendovi un buon numero di istrumenti relativi alla proprietà fondiaria (quest'ultimi riguardano però, in alta percentuale, degli immobili urbani o suburbani, il che ne aumenta la rarità e l'interesse), sono qui assolutamente in prevalenza gli atti riguardanti il diritto commerciale. Così pure vi compaiono in misura veramente notevole quelli attinenti alla condizione giuridica delle persone (interessantissimi, anche per la loro antichità, gli istrumenti relativi alla schiavitù domestica), al diritto di famiglia ed a quello di successione. Mentre qui si danno condizioni tali da permettere di ricostruire, con tutta verosimiglianza, il quadro della società cittadina e della sua economia nella seconda metà del sec. XII, la cosa è molto difficile, per quel tempo, in qualunque altra grande città, se non si voglia, per ricavare quel quadro, mettere in mosaico dei frammenti staccati, e forse eterogenei, e lavorarvi di ipotesi, o meglio di fantasia. Perchè solo a Genova e a Savona si sono salvati, a quanto finora si conosce, dei « cartolari » notarili, anteriori al Duecento, e tale fonte meglio di altre raccolte di istrumenti, si presta a questa funzione di ricostruzione integrale di un ambiente storico. I privati, anche più degli enti, usavano allora, normalmente, di un notaio di fiducia. Per una impresa marittima che interessava talvolta decine di persone era lo stesso scriba che rogava i molti atti relativi. Ciascuna dinastia di commercianti, ciascuna famiglia di proprietarii era cliente di quel tale notaio, anzi di quello studio o, come dicevasi, PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 10 « scribania ». Quindi il possedere la raccolta di tutti i rogiti di uno stesso notaio (almeno per un certo periodo della sua attività professionale), vuol dire raggiungere sia nel campo giuridico (per esempio per la ricostruzione delle origini del nuovo diritto delle obbligazioni commerciali, sorto dalla prassi mercantile, e giuridicamente sistemato dai notai, che già rivelano l'influsso della scuola bolognese), sia nel campo sociale od economico, una concretezza e completezza di vedute, impossibile attraverso gli atti staccati del solito tipo di archivio o cartario medioevale (quali si hanno del resto anche a Genova, per San Siro, o Santo Stefano, o nei Registri Arcivescovili). Si rifletta che, per esempio, pel solo anno 1191 il notaio Cassinese conta più di 1300 atti; che dei rogiti che « Obertus scriba de mercato » stese durante la sua vita professionale (anteriore al 1180, e continuata anche nel sec. XIII, almeno fino al 1214) possiamo ritenere ce ne siano rimasti almeno 6000 (di cui forse la metà appartenenti al sec. XII); e che fin dagli inizii di quel notaio, per un solo mese (4 agosto- 5 settembre 1179) possediamo circa 140 rogiti. Il complesso degli atti del sec. XII, che, approssimativamente, furono calcolati in diecimila, sono da distribuire tra soli otto notai. Degli altri coevi notai genovesi (parecchie diecine) non si salvarono che atti staccati o qualche isolato foglio di « cartolare ». E anche presso quei pochi fortunati notai, i rogiti, appartenenti al sec. XII si concentrarono nella loro massima parte negli anni seguenti : 1154-1164; 1179; 1182-1186; 1190-1200. Dunque una estrema intensità, che, da un certo punto di vista, ben compensa — per le osservazioni e rilevazioni cui si presta — le ampie lacune. La applicazione di un metodo statistico è, in genere, per i fenomeni di quel secolo, una fallace illusione; eppure se qualche cosa di simile è possibile (e certi studi ne sentono veramente l'esigenza) ciò non potrà farsi con serietà, che su una massa documentaria come questa, integralmente edita. Si aggiunga che trattandosi di documenti genovesi possono giovarsi, per una perfetta rappresentazione dell'ambiente storico e del diritto pubblico (indispensabile anche alla ricostruzione del diritto privato) del sussidio di tre fonti, pur esse rare nel quadro complessivo delle fonti della storia delle città nel sec. XII: i libri Jurium, gli Annali di Caffaro e dei suoi continuatori, e il Breve della Compagna. A lor volta, poi, come già risulta dall'unico dei cartolari del sec. XII interamente edito, quello di Giovanni Scriba (1), ma come 6Ì rileverà (1) M . CHIAUDANO - M . MORESCO, Il cartolare di Giovanni Scriba, Torino, 1935. I, pag. XXXVIII, in Collezione « Documenti e Studi per la Storia del Commercio e del Diritto Commerciale Italiano, pubblicati sotto la direzione di F. Patetta e M. Chiaudano », I-II. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI anche più largamente dai successivi, questi protocolli notarili — data la prassi della Cancelleria comunale di allora — contengono sentenze consolari, atti di giurisdizione volontaria, e atti varii della amministrazione comunale; anche delle comunità dei borghi e di quelle limitrofe. (C'è per esempio, negli atti di Oberto Scriba un breve statuto di camparla emanato dai consoli di Struppa, del 1190) (1). Così che questi atti, aggiungendosi a quanto ci hanno dato altre pubblicazioni ed a quanto di inedito si ritrova tra le pergamene di S. Stefano e di S. Sn-o, permettono di avere sott'occhi un saggio della diplomatica comunale genovese del sec. XII, non inferiore a quello delle meglio dotate città italiane. Quindi dalla conoscenza di questi « cartolari » molto possono attendersi, in primo luogo, la storia del diritto commerciale, dell'economia, della marineria medioevale; la storia del diritto pubblico genovese; la storia generale del notariato in Italia, e, più strettamente, quella della formazione dell'« instrumentum »; infine la storia politica di Genova, e quella della sua società (già si incontrano qui, nel quadro di una vita ancora semplice ma già fervida di traffico, i nomi delle più celebri famiglie patrizie; e quelli della vecchia borghesia). In questi istrumenti, centinaia di notizie illuminano e ci rendono più vetusta e veneranda la topografia della città, anche a sussidio di studi archeologici. Il lavoro di interpretazione e di elaborazione — che potrà appunto, sotto questi varii profili, valorizzare l'edizione — non dovrà essere meno accorto e minuto di quello — pur non facile — degli editori. Ma forse i risultati andranno oltre alle aspettative. C'è infine un altro aspetto, per il quale questa complessiva e facile conoscenza* degli atti notarili genovesi del sec. XII arriverà forse a modificare e ad arricchire in modo tipico — anche se in piccolo settore — le nostre conoscenze storiche, e quasi ad infondere, nella storia del sec. XII, un senso fresco di vita. E' stato osservato come a Genova si ricorresse allora, più largamente che non in altre città italiane, all'opera del notaio; e come vi assumessero veste di ¡strumento notarile delle notizie od accordi che, per riguardare la vita quotidiana più minuta o più intima, conservavano altrove il carattere verbale o di scrittura privata (il che portò, almeno per documenti avanti il sec. XIV, alla loro quasi sistematica perdita). Qui non solo scorgiamo una folla di mercanti e di navigatori sfilare al banco del notaio per concretare le grandi imprese d'oltremare; o nei portici e nelle botteghe, affaticarsi al guadagno; ma anche quegli stessi (1) Arch. di Stato Genova, Notai, Lanfranco I, fol. 43 v., 3 (doc. n. 469); 1190, Febbraio 4. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 5 mercanti li sorprendiamo tra le pareti domestiche, attorniati dalla famiglia, dalle schiave, dagli amici. C'è veramente l'uomo nei suoi aspetti eterni, che appunto danno risalto a quel tanto di mutevole che costituisce la storia. Qui la così detta modernità di certi atteggiamenti o sentimenti non è quella, arbitraria e ripugnante, della storia romanzata, ma è la espressione diretta degli antichi, così come il notaio l'ha raccolta, e, sul momento, anche tra cancellature e ripetizioni, l'ha tradotta nel linguaggio senza fronzoli proprio delle sue « imbreviature ». Il trovare in essi le stesse fondamentali passioni che fanno sublime, abbietta, comica, tragica, stolta l'anima dell'antico ateniese, o quella del rurale egizio, o il fiorentino del Trecento, ci fanno capire che (sempre che si sappia con forte acume interpretare e connettere questi istrumenti) anche il genovese, vissuto tra i tempi del Barbarossa e quelli di S. Francesco, può diventare, a suo modo, un « classico ». Quella convenienza della sua psicologia alla psicologia di noi moderni costituisce pure — qualunque sia l'interpretazione filosofica che se ne voglia dare — la condizione prima perchè una storia ci interessi. Aprendo, a caso, quei grossi volumi, e gettando lo sguardo su quegli atti compatti ed incolonnati, il pensiero corre ai protocolli burocratici, agli inventarii ed ai registri contabili. Fonti tutte donde non si attendono, di solito, rivelazioni psicologiche. Quel tanto di stereotipo che c'è in questi istrumenti notarili, li fa poi parere, ad un lettore affrettato, stranamente uniformi. Ma se il lettore, esperto di documenti medievali, ripenserà al quadro — quasi solo di carattere politico, o chiesastico, o rurale — che le pergamene del Millecento gli hanno offerto altrove, e all'impressione quasi di lineare monodia che gliene sarà rimasta nell'anima (la voce dell'araldo; il canto del guerriero; il salmo del monaco; il borbottio del leguleio; la nenia del contadino ), e confronterà quell'impressione con la ricca polifonia che qui l'umanità — compatta, varia, completa — finalmente gli ripresenta, si accorgerà che per lui, dopo il tramonto del mondo antico — così umano, in certe sue testimonianze miracolosamente superstiti — questi genovesi rappresentano, ad intuito, i. primi « moderni » a cui riallacciare l'origine stessa della nostra società. Non si può darne un'idea se non scegliendo a caso, tra gli innumeri atti (sebbene, nei singoli esempi, vada perduto il pregio precipuo: cioè la connessione con tutto l'ambiente). Apriamo, come capita, i primi cento fogli del « cartolare » di Guglielmo Cassinese. Siamo nel 1191 (Folio 61 r.). C'è ima mamma, probabilmente una vedova, che, davanti a tre gravi testimoni (tutti e tre della cospicua famiglia dei Vento) si fa promettere dal figliolo che almeno per dieci VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI anni non perderà, al gioco, più di tre soldi (una sommetta, allora) al giorno; e lascerà alla mamma l'amministrazione dei suoi beni, compreso il feudo di Sicilia; e le ubbidirà (1). E c'è il testamento del gentiluomo di gran nome, forse più abile nel governo della politica e della moneta, che in quello di sè stesso. Egli lascia una casa, comprata poc'anzi, alla sua servente oc que est gravida ex se » ; lascia al nascituro, unico figlio, il più della sostanza, e l'affida a saggi tutori (l'andrà come Dio vorrà). Ma ad un'altra donna, in un'altra casa, dovrà passare la cintura d'argento che era stata di sua moglie morta. E a questa, come al padre, vuol essere ricongiunto nelle preghiere (2). Pochi fogli dopo, c'è il testamento classico del padre di famiglia, e marito innamorato. Comincia pensando all'anima, cioè da buon genovese, alla fabbrica del suo bel San Lorenzo, e al proprio sepolcro presso San Donato; ma poi pare preoccupato di una cosa sola: che alla moglie tutti, nella casa, portino, anche dopo, il rispetto e la reverenza. Vuole che le resti il grande loro letto, che descrive minutamente, con le due coperte, le due « veliate », « et cum omnibus ut est ». E se un figlio (aveva tre maschi, oltre una figlia) dovesse pensare di costringere la madre, per interesse, a giuramenti, a comparse in Tribunale, abbia la sola legittima. La schiavetta di casa (« sarda ») sia resa libera se, col consiglio della padrona e degli eredi, si troverà un marito che possa assicurarle un'onesta vita. Una disposizione ancora, aggiunta alla fine: alla moglie tutte le masserizie della casa (3). A pochi fogli di distanza c'è invece il lodo arbitrale, nella lite fra due coniugi, aggiuntovi il genero. Una cosa forse pietosa, o forse ripugnante. 0 l'imo e l'altro. La figlia, Sofia, era morta. Giovane e senza figli, aveva, morendo, e forse nel pensiero di gioie che non le erano toccate quaggiù, disposto di ima grossa somma a scopo di bene. Non avendo che la dote, occorreva il consenso di quelli, cui la dote, dopo la sua morte, spettava. Quel consenso lo diede il padre. Quando si dovettero regolare i rispettivi diritti, la madre sostenne che, siccome nella dote della morta era stata conferita anche una somma che era sua, di « stradote », e siccome il consenso alla figlia per quel pio (1) Arch. di Stato Genova, Notai, Guglielmo Cassinese, fol. 61 r, 1191, Ott. 2. ZDBKAUER L . , Della promessa di non giocare a zara, « Studii Senesi », IX, 4, 1893, tratta dal punto di vista giuridico, su fonti più tarde, l'interessante questione. (2) Cassinese, cit., fol. 2 v, 2: 1191, gennaio 8. Testamento di Giovanni de Castello. (î) Ibid., fol. 12, 6; 1191, febbraio 23. Testamento di Safran de Clavica. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LICURI DEL SEC. XII i 7 legato, l'aveva dato soltanto il padre, l'onere doveva gravare soltanto 6ulla porzione che spettava a lui. La lite si era trascinata a lungo. Pare che l'arbitro decidesse in senso favorevole alla madre. Nell'istrumento che segue questo lodo, vediamo la madre incassare capitale e guadagno di un affare di commercio marittimo che essa aveva fatto, in proprio, con l'arbitro stesso (1). E nei medesimi primi fogli del Cassinese, c'è il testamento di Drua, figlia di Ugone Poesi: una giovane sposa incinta, che fa testamento, come essa dice, per volere del padre suo. Aveva già due maschietti viventi : Ughetto e Lambertino. Nel testamento, minuto, ordinato, tutti i casi possibili paiono contemplati, e a ciascuno è data una soluzione diversa. Sono considerati circa dieci casi di premorienza, morte di un figlio senza discendenza, ecc. combinati con le più varie circostanze; e vengono disposte altrettante sostituzioni. Una delizia (pensando alla data del documento) pel giurista studioso delle successioni. Eppure, anche ad essere giuristi, parrà, alla lettura, che soverchii la commozione per la sorte di questa giovane (si ricorda, involontariamente, l'addio di Alcesti), di questa mamma che, messo in due parole il desiderio di riposare presso S. Pietro di Mesenia, e disposto per qualche opera di pietà e di elemosina, in cui vuole siano concordi i suoi genitori ed il marito, pensa poi con una precisione che par nascere da una calma suprema, a tutto quello che la vita potrà riservare ai suoi bimbi (...se nascerà ima bimba, e un giorno avrà dei figli E se la bimba morisse, tutta la sua parte vada al fratellino più piccolo...). Sarà sopravvissuta? Forse, indagando meglio in queste migliaia di atti, la risposta si troverà. E ci sorprendiamo a interessarci quasi con tenerezza al destino di questa moritura, appartenuta ad una generazione che tutta, ormai, da sette secoli si è addormentata nella Morte (2). Quali contrasti in queste paginette tutte eguali. Ci sono, implicite ed oscure, le confessioni dei coniugi che non possono più vivere assieme. Vinti della vita? Crisi mistica, o stanchezza di una vecchia, cui le forze non reggono per assistere il suo vecchio che declina? Milo di Piazzabruna entra nella casa dei Crociferi, al Bisagno; col consenso della moglie, offre all'Ospizio se stesso e tutto il modesto (1) Ibid., fol. 4 v, 3; 1191, gennaio 17, Laus Altilie; ibid. 4; 1191, gennaio 17, Angeloti. (2) Ibid., fol. 19 v, 6; 1191, marzo 30. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI patrimonio, mentre i frati passeranno alla moglie quello che le spetta di controdote, o parafernali, od altro titolo (1). L'anno dopo il notaio è chiamato a rogare un atto — non chiaro — che forse racchiude un mistero piccante. Ma si resta perplessi: è rogato in San Damiano, e alla presenza di mi prete. Certo Daniele di Bisagno e Corrado de Cabenna si promettono scambievolmente di far in modo di trovare che esiste parentela tra Corrado e sua moglie. Evidentemente perchè il matrimonio sia dichiarato nullo. Le spese le faranno i due contraenti a metà. Ma se Maria (la moglie?) sarà « infamata per legittimo decreto » (dichiarata figlia naturale di Corrado?) Daniele e suo fratello Gerardo daranno a Corrado trenta lire; e se Maria avrà portato via dalla casa di Corrado qualcosa di costui, lo indennizzeranno. Pare che Daniele e Gerardo, fratelli fra loro, lo fossero anche di Maria. O uno dei due fratelli ne era l'amante? (2). (Quanti matrimoni in pericolo in questo porto, a cui allora era spesso sì dubbio e lontano il ritorno! Processi di annullamento stanno in questi cartolari). Ma non solo questo aspetto della vita, intimo fra tutti, è adombrato in questi antichissimi atti. Gente che scende, e gente che sale, nell'eterna vicenda. I nobili che si buttano a corpo morto nelle speculazioni commerciali e qui figurano, fra i mercanti di sangue nuovo, senza titoli nè qualifiche; e, accanto ad essi, i nobili di grande stirpe marchionale, che, ritraendosi alla montagna, han tenuto fede al castello ed alla terra, e, dovendo far stendere al notaio un qualunque istrumentino di permuta, sfoggiano — uomini e donne — ad ogni riga quei prefissi nobiliari che gli avi — i veri potenti — non avevano sentito la necessità di usare (3). Anche ciò che, per la storia del commercio, delle professioni, dell'edilizia, è — sempre parlando del sec. XII — rappresentato altrove da atti per lo più scialbi o isolati, prende qui rilievi subitanei e si inquadra nella vita dell'ambiente. Le fonti genovesi sono già famose per quello che, dal lato tecnico, sanno dirci a proposito di navigazione medievale, di commercio internazionale delle spezie, dei metalli, delle pelli e dei tessuti. Ma non solo per l'aspetto tecnico ci pare nuovo quel contratto dove un mercante pavese ed uno di Romano vendono ad un mercante genovese due grosse partite di « fustaneis de Papia contrafactis de Placentia ». si sara trattato di una imitazione, da indicarsi bonariamente al clien- (1) Ibid., fol. 1, 3; 1190 (1191), dicembre, Hospitalis Crucigerorum de Bisanni. (2) Ibid., fol. 80 r; 1192, gennaio 15. (3) Ibid., fol. 8 v, 2; 1191, gennaio 28. Monasterii de Talieto. (Domina Maria, dei Marchesi de Bosco). PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 16 te? Oppure eran stoffe che volevano già farsi passare per quello che non erano? Qualcuno immaginerà l'ammiccare furbesco dei tre compari, e penserà che, dopo il gran silenzio seguito all'antichità — ricca di tutte le malizie, e delle loro voci spregiudicate — questi mercanti sono forse fra i primi che ci manifestino di nuovo lo spirito, come fu detto, del commercio (1). Del resto, meglio una vendita di panni contraffatti, che — sempre per stare tra i mercanti lombardi; ma stavolta è un milanese — un contrattino del 12 febbraio 1191, in cui due mercanti in partenza promettono per quaranta soldi (20 subito; 20 all'arrivo della merce) di mandare a Genova uno schiavetto di Sardegna, in età dai 12 ai 18 anni. Evidentemente stavan per salpare per quell'isole sfortunate, nelle quali ai tempi di Gregorio Magno i genitori vendevano i figli per pagare le tasse (2). La lunga tradizione aveva fatto sì che a Genova, (come 6Ì può appunto constatare da questi cartolari) « sardus » volesse significare, per antonomasia, lo schiavo bianco cristiano. Note di arguta umanità avevano i contratti di lavoro, specialmente quelli di garzonato. Ai garzoni (si trattasse pure di un inglese) (3), i padroni dichiaravano che tolleravano rubassero, chi fino a 3 soldi, chi fino a 12 soldi all'anno (4). E un apprendista, ingaggiato per sette anni, promette al Magister che se lascerà la casa sua, vi farà ritorno dopo non più di tre giorni (5). (Il notaio aveva scritto: «si forte aliqua ira exiret domum eius » — e il caruggio era parso animarsi, nel vivace quadretto, di voci pittoresche —; ma poi lo scriba doveva essersi ricordato o qualcuno doveva avergli fatto osservare che non è forse sempre « aliqua ira » che un giovanotto può starsene tre giorni fuori di casa. E allora il notaio corresse « aliquo casu ». E, nell'impreciso, fu ancora più umano). Questi uomini, così moderni, ad un tratto ci svelano rudemente il medio evo, cui appartengono. Schiavi e schiave pagane, cristiane, (1) Ibid., fol. 12 v, 7; 1191, marzo 1. Ugulini Malloni. (2) Ibid., fol. 10 v, 6; 1191, febbraio 12. Widonis de Rezo. Nel sec. XII quel traffico era piuttosto il frutto di razzie o della libera disposizione che in Sardegna i padroni avevano dei figli degli innumeri schiavi rurali, da essi, a loro arbitrio, accoppiati. Un impressionante quadro della vita servile earda nel sec. XII è offerto dai condaghe di S. Nicola di Trullas e di S. Maria di Bonarcado, di cui esce ora l'edizione critica a cura di E. Besta e A. Solmi. (3) Ibid., fol. 60 v; 1191, setteni. 29. (Il garzone era Ragul Anglicus; si obbligava per 4 anni; teste, fra altri, un lordanus de Lundrex). (4) Cfr. p. es. Lanfranco I, cit., fol. 80, 1; 1190, maggio 7; Cassinese, fol. 82 r., 5; 1192, gennaio 30. Cfr. Leges Genuenses, Breve della Compagna, col. 7. (5) Cassinese, d. c. (f. 82 r, 5). 1 0 MATTIA MORESCO • CIAN PIERO BOCNETTI bianche, arabe, negre stanno nelle loro case. Un po' del caldo vento delle coste dell'Islam pare correre le romaniche mura severe della Genova cristiana. Proprio sul caruggio accanto alla canonica di San Lorenzo, nel 1191, si affacciava l'edificio del bagno di Balduino Guercio (1). Quale fu, in una sfera più elevata e pura, il senso della natura, il progresso del gusto, il desiderio del bello per questi genovesi che stavano veramente ricostruendo in se stessi lo spirito civile? I primi monumenti dell'architettura cittadina, e quel segno artistico che si fa sempre più frequente e ricercato anche nella dimora del privato, molto ci lasciano immaginare della loro psicologia. Però ripercorrendo quelle strade della vecchia Genova, che noi sappiamo più folte di abitazioni nel Sec. XII, e quelle strade che erano venute sviluppandosi allora in zone prima non costruite, si avrebbe l'impressione che i Genovesi poco si curassero del sole, dell'ampio Orizzonte marino, del panorama. Le costruzioni sull'altura del castello potevano avere soltanto una ragione militare, pratica. Il culto per la « gratissima vista del mare », che ancora il legislatore Giustiniano cercava di difendere era, dal mondo romano, passato a tramontare sul Bosforo? La bella posizione naturale prediletta dai monasteri medievali, il nome di Bellosguardo, dato frequentemente ai castelli feudali, farebbero però pensare che anche in occidente almeno le classi elette l'avessero conservato o già rinnovato nell'alto medioevo. Più ricca conferma sembra darne la toponomastica d'oltralpe. Ma è certo che fra tutte le ricerche storiche, queste paiono essere le più ardue, perchè rivolte a indagare delle sfumature psicologiche, e per un'epoca e un paese nei quali la Letteratura non ha ancora, anche per questi sentimenti, la sua grande funzione di interprete e di testimone. Sarà quindi apprezzato il contributo abbastanza originale che vi dà un breve atto del 9 Gennaio 1191 (2). Accanto alla chiesetta di S. Silvestro, sulla sommità presso il castello di Genova, si stendeva un luogo, di proprietà della chiesa, chia- (1) Cassinese, fol. 42 r, 7; 1191, luglio 12. (Un contratto di affitto di un bagno, in Arch. St. Genova, Pergamene S. Stefano, 1203, agosto 17; Iacobus Notarius). Nel fondaco dei Pedicula, che dava sul mercato di Genova, un giorno, in un crocchio di mercanti dove figuravano i più bei nomi dell'aristocrazia marinara della declinante Amalfi (ma anche un Simeone da Pavia, dimorante in Genova) un mercante di Amalfi vendeva ad uno di Sorrento, per 15 bisanti, uno echiavo arabo, che si chiamava, in « lingua latina », Giovanni, e, in « saracenica », Maometto. I soliti piccoli episodii che coloriscono, sotto tante luci, un ambiente e un'età. (Lanfranco III, f. 103). (2) Ibid., fol. 8, 9; 1191, gennaio 28. Sancii Silvestri, Bucutii de Mari. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 1 mato il « Belveder de Sancto Silvestro ». Già il nome — dato dal documento — dice il valore panoramico di quella località. Adiacente ad essa vi era il terreno, unito alla casa di Bucuccio De Mari. Delle quercie eran cresciute sul terreno del De Mari; si pensa dovessero restringere od impedire il panorama a quei della chiesa. Se, tolte quelle piante, i preti ne avessero fatte crescere sul loro, sembra che la bella vista della casa dei De Mari avrebbe a sua volta sofferto. Perciò convennero che i De Mari avrebbero tolto tutte quelle piante, e che nè dall'una nè dall'altra parte se ne sarebbero più ripiantate. Ciascuno dei due, autorizzato, se mai, a farle tagliare « radicitus », senz'altra formalità, nel terreno del vicino. Episodi banalissimi: non ci fosse di mezzo la data del documento. Così pure, forse decine di migliaia di vecchi contratti per forniture di marmi e pietre lavorate si sono salvati, presso gli archivi di fabbricerie e parrocchie. Ma trattandosi di istrumenti (e saranno gli ultimi che citeremo), del 20 giugno e del 16 ottobre 1191 (1) e rogati per laici privati (quindi verosimilmente destinati ad abitazione civile), hanno uno speciale valore il contratto stipulato fra Durante di Gardiano di Carrara e Guglielmo Fundegario, di Genova, di fornitura di una colonna di marmo, lunga nove palmi e mezzo, grossa quattro palmi e un semisse, che dovrà essere consegnata a metà agosto nel porto di Genova pel prezzo di quaranta soldi; e l'altro contratto, stipulato fra Stefano de Zartex e Lanfranco Ricerio (un personaggio del mondo commerciale, quest'ultimo) con la garanzia di maestro Gerardo (l'architetto?), per la fornitura, franco in porto di Deiva, a metà dicembre, di 12 colonnine di pietra rossa di Passano, e relativi capitelli. Le colonnine, alte cinque palmi, dovevano avere lo spessore di un semisse. Prezzo: quattro soldi e mezzo ciascuna colonnina, e tredici danari il capitello. Le dimensioni fan pensare a colonnine per finestre. Dove saranno finite? guardando alle molte bifore e polifore e agli altri frammenti architettonici medievali che il costante amore degli archeologi genovesi — indimenticabile la generosa passione di Gaetano Poggi; ammirevole la onnipresente sagacia del Grosso — han saputo far riapparire, qua e là, di sotto gli intonachi recenti, un po' in ogni angolo della vecchia Genova, viene fatto di pensare che quanti, sulla scorta di tutti questi vecchi atti, sapranno rievocare, nella sua concretezza, la minuta vita quotidiana di Genova, dall'età del Barbarossa a quella del Petrarca, avranno veramente ridato a tutte quelle vecchie strade oscure un'anima più antica ed un'inclita noti) Ibid., fol. 37 v, 8; 1191, giugno 20; Ibid., fol. 64 v, 5; 1191, ottobre 16. 1 2 MATTIA MORESCO • CIAN PIERO BOGNETTI biltà. Perchè, dall'altura di Castello alla porta dei Vacca, le murature delle case sono, per la gran maggioranza, le murature di quei secoli lontani. Più modesta e insignificante pare la casa e, quasi sempre, più antica e archeologicamente interessante ne è la struttura originaria. Di quelle case si potrebbe dire, su per giù, quel che si deve dire di questi istrumenti notarili: isolati sarebbero trascurabili, riuniti fanno un complesso che, restaurato, avrebbe pochi uguali sulla terra. Lo studio sistematico dei documenti saprà appunto ricondurre, idealmente, in quelle case i loro antichi abitatori; e, nelle botteghe e nei cortiletti, sostituire al traffico dei mercanti e degli artigiani di oggi, quello — per la nostra fantasia, tanto più pittoresco — dei loro antenati. Le case che sono oggi abitazione dei più miseri erano state costruite per propria dimora dai più ricchi mercanti: gente nota nel mondo internazionale. Chi, dopo quella rievocazione, volesse immaginare di essere così potente, da sapere, quasi per prodigio magico, trasportare in case più salubri, e verso nuovo centro di traffici, quanti oggi abitano nei più vecchi quartieri, e poi pensasse di liberare dei successivi rivestimenti e sopralzi, e ripristinare nelle finestre e nelle porte, nelle forme esterne dei fondaci e delle botteghe, e nella distribuzione dei piani tutte quelle vecchie case (e in verità, per far questo mancherebbe forse una cosa sola, la magica tra tutte: il danaro), potrebbe fantasticare di avere restituito all'umanità qualcosa che, pel Medioevo, rappresenterebbe — sotto alcuni aspetti — quello che Pompei è per l'antichità. Quel tanto di ipotetico e forse arbitrario, che questi ripristini importerebbero, e l'impossibilità di ritrovare, originale, tutto ciò che non è scheletricamente architettonico, sarebbero qui compensati dal fatto che a queste mura — a differenza di quelle della antica città campana — sono legati i ricordi di una repubblica che fu tra le principali potenze del suo tempo, anzi nel cuore stesso di quella civiltà; e son legati, tuttavia, senza soluzione di continuità, l'origine e lo sviluppo della odierna società genovese. Res sacrae per i Genovesi se, riconosciutele, sentiranno la pietà verso i padri e l'onore del sangue. Ripristini così vasti - anche se temperati da nuova opportuna destinazione degli edifici - son sogni inattuabili. Ma in un'età in cui quasi tutte le città abbozzano eversioni e risanamenti edilizi, ne discende almeno il monito di non impedire, con le nostre distruzioni, quel che domani — in un mondo più concorde e interessato alle origini della sua comune civiltà - un'Italia più ricca e una Genova più PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 3 decentrata forse rimpiangerebbero di non poter compiere più. Non meritarci insomma, dal mondo intero, la taccia di barbari che avrebbe colpito i nostri padri se, quando fu scoperta l'esistenza sotterranea di Pompei, essi avessero — per ipotesi — sconvolto, a scopo utilitario, tutta la parte di quel suolo, che non era loro possibile di scavare. Il fatto che si sian volute, in una grande città d'America, decine di migliaia di copie fotografiche degli istrumenti notarili genovesi, può forse esserci indice di un culto che, nell'avvenire, sarà più largamente e praticamente fattivo. Frattanto, nostro compito è appunto, salvandone e pubblicandone le più genuine memorie, di rievocare, intera, l'anima della antica città. II. Non si può dire che questi « cartolari » non sian stati più volte, e da tanti studiosi, indagati; nè che la loro edizione integrale sia stata poco auspicata. Anzi, le così dette pandette del Richeri (un consultatissimo manoscritto del sec. XVIII, in molti volumi, che di quei cartolari offre, in forma tra di indice, e di regesto, una notevole parte del contenuto) (1) facevano sì che i ricercatori, dopo quel primo facile approccio, desiderassero di poter consultare anche il resto degli atti; e per esteso; e in una forma altrettanto od anche più comoda, cioè in una bella edizione. La fama della loro importanza per la storia politica e per la storia del commercio e del diritto, è andata progressivamente crescendo, nel sec. XIX. L'edizione di analoghi (ma meno antichi) atti marsigliesi, fatta dal Blancard, suggeriva, a chi già conosceva gli atti inediti genovesi, un paragone a tutto vantaggio di questi. Il profitto che, per la storia del diritto commerciale, traeva Enrico Bensa dai protocolli notarili genovesi anche meno antichi (2), faceva comprendere che si trattava di una miniera a cui, per quella materia, si sarebbe sempre dovuto ricorrere. (1) Una copia ms. in 14 tomi, di conserva in Archivio di Stato, Genova, Mss. n. 535 (altra in Civ. Bibl. Berio). L'opera del Richeri risale al principio del sec. X V I I I , anzi al 1724. Cfr. HAR- « I S S E H., Christophe Colomb, Paris, 1884, p. 26 eg. ( 2 ) Ricordiamo, per il suo valore generale, il classico BENSA E . , Il contratto di assicurazione nel Medioevo, Genova, 1884. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI Già del resto tutti eran venuti a conoscerne un vasto saggio con la edizione di Giovanni Scriba (il più antico dei « cartolari » genovesi) inseriti nel volume secondo Chartarum degli Historiae Patriae Monumenta (Torino, 1853). Era, si può dire, una edizione integrale (malgrado l'omissione di cinquantotto atti) (1); ma l'averli c o n s i d e r a t i non già come un tutto organico, ma come atti staccati, da disporsi cronologicamente in quel volume che racchiudeva carte eterogenee, anche di altra regione, e quindi l'averli a quest'ultime f r a m m i s c h i a t e , mostrava che gli editori disconoscevano l'elemento forse più prezioso e tipico di quella fonte, solo apprezzandone l'antichità. Criterio più retto informò invece l'edizione (parte in regesto) del liber di Maestro Salmone (1222-1226) fatta dal Ferretto (2); ma per essere fonte posteriore a Giovanni Scriba di più di mezzo secolo, poteva forse far crescere la voglia di veder pubblicato quel moltissimo che esisteva in quell'intervallo, ma non poteva certo dar l'impressione che, finalmente, all'auspicata integrale collezione, si fosse dato l'avvio. La necessità di quest'ultima era, per esempio, dimostrata, in una opera fondamentale che, edita in più lingue, si può considerare di diffusione universale: la Storia del Commercio dei popoli latini del Mediterraneo, di A. Scliaube (3). Ciò che, del resto, la rendeva, per allora, inattuabile, era la mole stessa dell'opera: senza un ente che coordinasse il lavoro di molti, e garantisse il finanziamento della edizione. Uno studioso solo — qualificato a un lavoro che, tra l'altro, nella frequente integrazione delle lacune e nella lettura dei caratteri più smarriti, richiede una preparazione speciale — non era facile intraprendesse disegno così vasto — forse superiore alle stesse forze fisiche — e si sobbarcasse ad un'opera che, mentre impone una fatica minuta e monotona, seduce invece, lungo la via, ad elaborazioni parziali. Così il Belgrano, dopo aver esercitato con tanto profitto la sua pazienza di editore sui Registri della Curia Arcivescovile di Genova, uti- ( 1 ) Cfr. CHIAUDANO, prefazione a CHIAUDANO e MORESCO, Il cartolare di Giovanni Scriba, cit., p. XLV segg. ( 2 ) FERRETTO A., Liber Magistri Salmonis (1222-26), in Atti Soc. Lig. St. P-, XXXVI. ( 3 ) SCHAUBE A., Storia del commercio dei popoli latini sino alla fine delle Crociate (traduz. ital. di Pietro Bonfante, Biblioteca d. Economista, Torino, 1 9 1 5 ) , p. 133 sg. conchiudeva le sue informazioni sui notularii inediti con questo giudizio: «• Questo ricco materiale dell'Archivio pubblico genovese offre ancora alla indagine un largo campo difficile a efruttare, ma tale che promette una messe abbondante ». PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 5 lizzava i protocolli notarili nella serie, veramente monumentale, dei suoi lavori di storia ligure (1). Il De Simoni pubblicava gli atti notarili genovesi di Famagosta (1299-1301), El Alaia e Beirut (1271-1274-1279) (2). E il Ferretto, l'editore di Maestro Salmone, fondava poi sugli altri cartolari una serie copiosissima dei suoi lavori : dagli Annali Storici di Sestri Ponente (3), ai Documenti sulle relazioni tra Alba e Genova (4), ai Documenti Genovesi di Novi e Valle Scrivia (5), al Codice diplomatico delle relazioni fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante (6). ^ Ma, da questo punto di vista, sarebbe impossibile citare tutti i lavori che presero a base documenti di questi « cartolari », o parzialmente ne fecero uso. Si potrebbe quasi dire che ogni serio lavoro di storia Genovese, per un periodo anteriore al sec. XV, si è fondato in gran parte su di essi. Per consultarli, frequentarono l'Archivio di Genova parecchi fra i maggiori storici stranieri; e taluni ne parlarono espressamente nelle loro opere : dal Sieveking (7) al Caro (8) allo Schulte (9) al Kehr (10) al Voltelini (11) al Sayous (12). (1) Ricordiamo solo, per l'ausilio che possono dare a chi meno padroneggia la storia della società genovese, BELGRANO L. T . , Della vita privata dei genovesi, in Atti Soc. Lig. S. P., IV; e Documenti inediti riguardanti le due crociate di S. Ludovico IX re di Francia, Genova, 1859. (2) Estr. «Archives de l'Orient Latin» I, 1881, II, 1882. (3) Atti Soc. Lig. S. P., XXXIV. (4) Bibl. Soc. St. Subalp., XXIII, L. 1. (5) Ibid., XLI e LVII. (6) Atti Soc. Lig. S. P., XXXI, 1, 2. (7) SIEVEKING H., Genueser Finanzwesen mit besonderer Berücksichtigung der « Casa di S. Giorgio », Friburgo, 1898, I, p. X. Traduz. ital. Atti Soc. Lig. St. P., XXXV, 1, p. XXII sg (notizie degli estratti del Wolf, mss presso la R. Dep.). ( 8 ) CARO G . , Genua und die Maechte am Mittelmeer, 1257-1311, II vol. Halle, 1899, p. 417 segg. (Diceva, allora, giustamente: « die oft genannten und wenig durchforschten genuesischen Notarregister»; notizie sul ms Richeri). (9) SCHULTE A., Geschichte des mittelalterlichen Handels und Verkehrs zwischen Westdeutschland und Italien, Lipsia 1900. (10) KEHR P. F., Papsturkunden in Ligurien « Goettigen Narhrichtungen », 1902, p. 171. (11) VON VOLTEI.INI H., Die Imbreviatur des Johannes Scriba im Staatsarchiv zu Genua, in « Mitteilungen des Oesterreichischen Instituts für Geschichtforschungen », LXI, Innsbruck, 1926. (12) Cfr. SAYOUS A. E., Der Moderne Kapitalismus de W. Sombart et Genes aux XII et XIII siècles, in « Revue d'histoire économique et sociale », 1929, p. 6 sg. ; ID., Les mandats de Saint Louis sur son Trésor et le mouvemente international des capitaux pendant la VII Croisades, in «Revue Historique » 1931; ID., Operations des banquiers de Génes à la fin du XII siècle, in « Annales de droit commercial » Ott.-die. 1934. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI Un genere di lavori, anzi di edizione di atti, merita però una menzione speciale: quello, promosso dalla Società Storica Subalpina, sulle relazioni tra terre piemontesi o prossime al Piemonte e Genova. Oltre ai due già ricordati, del Ferretto, su Alba e su Novi, son da ricordare il lavoro di G. Rosso, Documenti sulle relazioni commerciali fra Asti e Genova (1182-1310) (1), dove quasi 150 atti son tratti dal Cassinese; e quello di G. Gorrini, Documenti sulle relazioni fra Voghera e Genova (960-1325) (2). Essi sono costituiti, per la massima parte, da atti di questi notularii notarili genovesi. Ma, come ha notato argutamente A. Lattes (3), ne risultava piuttosto che una storia delle relazioni tra città e città, la storia di privati artigiani, albensi, novesi, vogheresi, etc., domiciliati o dimoranti in Genova. Cosi che, aggiungiamo, si è venuta a verificare questa situazione quasi paradossale : che, delle migliaia di individui che sfilano negli atti dei cartolari genovesi, quelli che si possono dire meglio noti, anzi offerti, con integrità di fonti, allo studio di tutti, son proprio i non genovesi. Fenomeno, del resto, spiegabile. Perchè, da un lato, tutto ciò che interessava il Piemonte trovava, a proprio servizio, quella mirabile organizzazione creata dal Gabotto; mentre, d'altro canto, circoscrivere in campo così stretto l'indagine e l'edizione voleva dire adeguare il lavoro alle possibilità ed alla curiosità dei singoli studiosi. Erano indagini che, se si fosse ritenuta probabile l'edizione integrale dei notulari più antichi, o non si sarebbero compiute, o avrebbero avuto altro campo o confine. La serie, ad ogni modo, non pareva esaurita. Forse la morte impedì al Gasparolo, assiduo studioso e trascrittore di questi cartolari, di attuare, per i rapporti tra Genova e Alessandria, un proposito consimile. E nello stesso Archivio di Stato, da lunghi anni, il Cav. A. Piccardo, — attualmente preposto alla Sezione notarile dell'Archivio — è venuto, di propria iniziativa, scoprendo e trascrivendo gli atti che riguardavano Piacenza ed i piacentini in Genova. Una parte almeno di quel lavoro viene adesso riassorbita dall'edizione generale, alla quale, come diremo, parteciperà anche il Cav. Piccardo. E siamo sicuri che, all'intento comune, egli sacrifica oggi (1) Bibliot. Soc. It. Subalp., LXXII (anche Reg. Chart. It., XXIX). (2) Ibid., XLVIII. ( 3 ) LATTES A . , Nuovi documenti per la storia del commercio e del diritto genovese, in « Archivio Storico Italiano », sez. V, t. XLVI, p. 4 dell'estr. Cfr. ID., Genova, nella storia del diritto cambiario ital., in « Riv. Dir. Comm. », 1915. ID., Di una singolare formula genovese nei contratti di mutuo, ibid., 1924; ID., I.'assicurazione e la voce « Securare » in documenti genovesi del 1191 e 1192, ibid., 1927. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 7 anche quel frutto — ancor inedito e così personale — del suo lavoro, con lo stesso spirito di generoso quanto modesto concorso che ha sempre reso preziosi per gli studi storici questi nostri archivisti. Ricordiamo, prima di lui, il Cav. Ferrari, largo di aiuto e di indicazioni ai lettori di questi notularii. Collaboratori benemeriti ai quali va tutta la stima e la gratitudine degli studiosi. In questi ultimi decenni, poi, nuovi fatti hanno portato a comprendere che l'edizione, oltre un interesse scientifico, è quasi un dovere nazionale. Il Bratianu pubblicava una silloge di atti di questi cartolari riguardanti colonie genovesi d'Oriente (1); e storici nostri dovevano, in quella e simili pubblicazioni, cercare dati nuovi per la storia del nostro diritto (2). Specialmente la storia del diritto e la storia del commercio hanno, per singoli problemi, la necessità di esami complessivi di questi cartolari. Da uno studio approfondito di essi son nati i recenti ottimi lavori del Lopez (3); e presso gli Americani i lavori del Byrne (4), del Reynolds (5), del Krüger (6). Ma non era uno spreco di energie, un rallentamento negli studi (1) BRATIAN u G. J., Actes des notaires génois de Pera et de Caffa de la fin du treizième siècle (1281-90), in « Etudes et récherches de l'Académie Roumaine », t. II, Bucarest, 1927. Cfr. ID., Recherches sur le commerce génois dans la Mer Noir au Xlll siècle, Angers, 1929. (2) Cfr. LATTES A., Una nuova serie di documenti mercantili Genovesi; estr. « Riv. di Diritto Commerciale », Milano, 1930. ( 3 ) LOPEZ R . , Studi sull'economia genovese nel Medioevo - Torino, 1936, in Collezione Documenti e Studi per la Storia del Commercio e del Diritto Commerciale Italiano pubblicato sotto la direzione di F. Patella e M. Chiaudano, IX; ID., L'attività economica di Genova nel marzo 1253 secondo gli atti notarili del tempo, « Atti Soc. Lig. S. P. », LXIV ; ID., Genova marinara nel Duecento, Benedetto Zaccaria, Messina-Milano, 1933. ( 4 ) BYRNE E., Commercial contracts of the Genoese in the Syrian trade of the twelfth Century, «Quarterly Journal of Economics» vol. X X X I , 1916; ID., Easterners in Genoa, «Journal of the American Oriental Society», vol. 38, 1918; ID., Genoese trade with Syria in the twelfth century, « American Historical Review », vol. XXV, n. 2, 1920; ID., Genoese Shipping in the twelfth and thirteenth centuries, Cambridge (U. S. A.), 1930. ( 5 ) REYNOLDS R., The Market for Northern Textiles in Genoa (1179-1200), in « Revue Belge de Philologie et d'Histoire », 1929; ID., Merchants of Arras and the Overland trade with Genoa, twelfth Century, ibid., 1930; ID., Genoese Trade in the late twelfth Century, in « Journal of Economic and Business History », III, maggio 1931. ( 6 ) KRUECER H . , Genoese Trade with nordwest Africa in the twelfth Century, « Speculum, a Journal of Mediaeval studies », luglio 1933. Altri lavori su queste fonti: HOOVER C. B., The Sea Loan in Genoa in the twelfth Century, in « Quarterly Journal of Economics», 1926, vol. 40; M. WINSLOW HALL, Early Bankers in the genoese notarial Records, in « Economic History Review », ott. 1935. M. MOIIESCO-G. P. BOGNETTI, Per l'edizione dei notai liguri del sec. XII. 2. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI — oltre ad una minaccia per la conservazione di queste carte — questo dover rifare, studioso per studioso, l'indagine su di un testo che edito e corredato di indici, sarebbe valso a risolvere, quasi automatica- • mente, tanti problemi annosi, e a dare alla critica ogni elemento di riscontro? E a suggerire, in tanti campi, problemi più consistenti? Ecco perchè da questa fase che si potrebbe — passi il traslato — chiamare del « pilluccamento », ci si è orientati sempre più verso il proposito dello studio complessivo del cartolare. A questo chiaramente invitava lo scritto, già ricordato, del Lattes. E, nel 1925, il Chiaudano premetteva al suo lavoro sui Contratti Commerciali Genovesi del Sec. XII un ampio capitolo su Guglielmo Cassinese ed il suo cartolare, che è il primo saggio sistematico di analisi di un cartolare genovese, di indagine sulla paternità delle singole parti, sulla personalità del Notaio — illustrata nei suoi vari aspetti —, e sulle caratteristiche esterne ed intrinseche degli atti (1). Subito dopo, nel 1926, compariva, nelle Memorie dell'Istituto Storico Austriaco, uno studio su Giovanni Scriba di analoga natura, dovuto ad uno specialista di grande autorità, il von Voltelini; già noto pel monumentale lavoro sulle imbreviature notarili, trentine e atesine, del sec. XIII (2). Lo studio di Giovanni Scriba — nel quale venivano pubblicati anche atti omessi dall'edizione « Monumenta » — era stato da lui preparato con ricerche compiute a Genova un quarto di secolo prima. L'interessamento sempre più concreto e meglio orientato di molti studiosi, quello della Società Ligure di Storia Patria, della direzione della Collezione « Studi e Documenti per la Storia del Commercio e del Diritto Commerciale » (diretta da Patetta e Chiaudano), e dell'allora reggente dell'Archivio di Stato, Prof. Di Tucci (che dai notulari ricavava in quegli anni, fra l'altro, un interessante lavoro sulle « costruzioni navali in Genova e la banca privata ») (3), parvero portare ad un rapido e felice avviamento dell'Edizione. Fu interessato alla cosa l'Istituto Storico Italiano, presieduto da S. E. Fedele; dei manoscritti venne a prendere visione Luigi Sclra- (1) CHIAUDANO M., Contratti commerciali genovesi del sec. XII, Torino, 1925, p. 1-27. Cfr. dello stesso: Notizie sulla sede di Genova della gran Tavola di Orlando Bonsignori, in « La Diana », 1933; e Studi e doc. per la Storia del Dir. Comm. hai. nel sec. XIII, Torino 1930. (2) VON VOLTELINI H . , Die Imbreviatur des Johannes Scriba, cit.; ID., Die Sudtiroler Notariats - Imbreviaturen des Dreizehnten Jahrhunderts, I, « Acta Tirolensia », II, Innsbruck, 1899. (3) Dì Tucci R., Studii sull'economia genovese del sec. XII; La nave e i contratti marittimi; La banca privata, Torino, 1933. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 9 parelli, a scopo di concretare il lavoro. E se la morte dell'illustre compianto paleografo non avesse rapito un tanto ispiratore e consulente, l'impresa già sarebbe probabilmente in uno stadio più avanzato. Però, come primo frutto di questi propositi, comparivano, nel 1935, i due grossi volumi contenenti la riedizione del cartolare di Giovanni Scriba, a cura dei Proff. M. Chiaudano e M. Moresco. Anche per ragione di antichità del notaio, tali volumi costituiscono il primo numero della serie che ora si vuole arricchire della immensa mole dei notai inediti. Le ragioni perchè della precedente edizione dello Scriba, compresa nei Monumenta, non ci si potesse accontentare sono state in parte esposte qui, poco fa, ed in parte si possono leggere nell'introduzione, scritta dal Prof. Chiaudano (1). Gli indici ed il glossario — che serviranno da modello anche ai nuovi volumi — hanno, a giudizio della critica, moltiplicato l'utilità dell'opera. Quell'edizione (alla quale il Municipio di Genova aveva dato un contributo prezioso, assumendosi la cura della riproduzione fotografica preparatoria, mentre il finanziamento era dovuto alla Confederazione Fascista dei Commercianti) fu assunta, in parti uguali, dall'Istituto Storico Italiano e dalla Collezione « Documenti e studii per la storia del Commercio e del Diritto Commerciale Italiano », diretta da S. E. F. Patetta e dal Prof. M. Chiaudano. E contemporaneamente, un valente giovane paleografo dell'Archivio di Stato il Dr. R. Morozzo della Rocca, si accingeva alla trascrizione dei frammenti di cartolari notarili contenuti nel cosi detto Ms. 102, appartenenti al sec. XII; e ne ultimava la parte che poi fu riconosciuta spettare al Notaro Oberto Scriba de Mercato, e quella che veniva riscontrata opera di Oberto de Placentia. La Società Ligure di Storia Patria riceveva frattanto dal Prof. Roberto Reynolds, continuatore dell'opera del Byrne nell'Università di Wisconsin, la proposta di pubblicazione degli atti del Cassinese (1190, 1191 e 1192), trascritti dalla riproduzione fotostatica. Lo stesso Segretario della Società Ligure, Prof. Vito Vitale, che a questi notularii, con lavoro di lunga lena, aveva attinto i materiali per suoi apprezzati studi, come quello « Le relazioni commerciali di Genova col regno normanno-svevo » (2) e una magnifica silloge ne pub- (1) Il cartolare di Giovanni Scriba, eit., p. XLVI, segg. ( 2 ) VITALE V . , Le relazioni commerciali di Genova col regno Normanno Svevo, « Giornale Storico e Lett. della Liguria », N . S. ILI, 1927. Cfr. pure BOCNETTI G. P. - Note per la Storia del Passaporto e del Salvacondotto, a proposito di documenti genovesi del sec. XII, Pavia, 1933. 2 0 MATTIA MOIIBFLCO - MAN flKlW BOfJHBTTI blicava, riguardante il (Otello »li Moni furio in Comica (I), e che della produzione storica, fondai« KII queste fonti, era stato da anni critico segace (come il /,atlcs lo è per la parie giuridica), ni faceva con una felice esposizione sintetica, divulgatore della necessità di pubblicare i notularii dell'età eroica del commercio genovese. K ne parlava proprio in quella sede donde i mezzi materiali per la vanta impresa potranno logicamente affluire più copiosi (2). La Deputazione Ligure rli Storia Patria, successa alla Sezione Ligure della Deputazione di Torino, che per prima aveva edito Giovanni Scriba, e successa contemporaneamente alla Società Ligure di Storia Patria, che aveva edito il Liber Magistri Salmoni», trovava cosi, dagli stessi precedenti e dalle sue peculiari funzioni, imposto il compito di realizzare finalmente la monumentale edizione. * # * Il problema dei limiti entro cui, almeno per ora, contenere il piano di edizione, e quello delle sue caratteristiche fondamentali, si imponevano pertanto come pregiudiziali, e non solo per ragioni finanziarie. Poiché già era stato riconosciuto — ripubblicando lo Scriba — che era essenziale di conservare al cartolare di ciascun notaio la sua originaria unità, il criterio ordinatore del piano pareva presentarsi semplice ed ovvio; e coincidere con la stessa composizione del relativo fondo archivistico. Infatti la sezione cr Archivio notarile » dell'Archivio di Stato è ordinata per notai, e le sue buste non contengono già, per la parte più antica, atti sciolti, ma volumi che, in generale ed a stare alle indicazioni esterne, sembrano contenere ciascuno, in serie continua, gli atti di un singolo Notaio. Questo è in massima vero per la maggioranza delle buste, specialmente quelle dei notai dopo il sec. XIII. Ma se si sale all'esame delle buste più antiche — quelle del sec. XII e del principio del XIII — ci si accorge (l'hanno già dettagliatamente dimostrato, tra l'altri, il Ferretto, il Chiaudano e il v. Voltelini), che ne la paternità (mancano negli atti le sottoscrizioni dei notai) corrisponde sempre e in tutto a quella enunciata dalle intestazioni e dagli inventarli, nè la composizione dei fascicoli può essere quella originaria. Così delle sette buste contenenti atti del sec. XII, cinque racchiudono quaderni di cartolari di parecchi notai, talvolta nel più completo disordine; e le due interamente appartenenti ad un solo notaio, non sono < 1) \ ITALE V . , Documenti sul castello di Bonifacio nel sec. XIII, Atti Deputaz. P - *** \ L i ^ r i a ' 1 'A. Soc. St. LXV), Genova, 1936. 2) ID L'età eroica del commercio genovese, in « Realtà », Riv. Rotary Club Italiano, 1934. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII però di colui cui furono finora attribuite (Lanfranco), e devono essere riunite a fogli che si trovano in due altre buste, nonché nella miscellanea dei Notai Ignoti. Questa ultima poi contiene fogli staccati di tutti gli altri Notai già classificati. Per dare — pure a titolo preventivo — una idea delle incongrue mescolanze avvenute nella legatura di questi protocolli, si può fin d'ora dire che, per esempio, gli atti del Notaio Guglielmo Da Sori dell'anno 1200, si trovano per il periodo dal 1° Gennaio al 17 Maggio e dal 24 agosto al 31 dicembre nel « Ms. 102 Diversorum » mentre il pezzo intermedio (maggio 17-agosto 24) è rilegato nel cartolare detto Lanfranco II, 2. E, per essere uno dei più patenti, è però anche uno dei casi più semplici. A questo proposito, anzi, tanto il Prof. Reynolds, quanto il Prof. Chiaudano comunicavano alla Presidenza della Deputazione le loro analisi dei manoscritti, dalle quali, tra l'altro, emergeva l'esistenza di notai, avanti non individuati, come autori delle parti più cospicue di questi cartolari. Quelle analisi lasciavano però non datati, nè approssimativamente collocabili, un numero rilevante di fogli; e più ancora, ne segnalavano molti di incerto autore. In tale stato di cose, conveniva forse pensare alla edizione di ciascuna filza di archivio, nel suo ordine attuale? Il problema fu rimesso alla decisione della Commissione per l'edizione dei cartolari, che la Presidenza si accingeva a costituire. La Presidenza avrebbe potuto assegnare senz'altro le singole parti del lavoro a singoli studiosi. Ma fu tenuto presente che le incertezze che ancora esistevano e le numerose difficoltà per la attribuzione, datazione e integrazione e per la stessa lettura degli atti, sarebbero state meglio risolte se non solo si fossero scelti a collaboratori degli storici che già da anni si erano specializzati in questo genere di fonti, o nello studio della storia genovese, ma anche se si fosse loro dato il modo di mettere veramente in comune queste esperienze, e di imprimere al lavoro un carattere più omogeneo. A tale titolo il Presidente della Deputazione, Prof. Moresco, chiamò a far parte della Commissione i deputati Proff. Bognetti, Chiaudano, Ciasca, Pandiani, Valle (purtroppo, dopo poco, rapito agli studii prediletti) e Vitale. E desiderò pure che l'Archivio di Stato fosse rappresentato, nella Commissione, dal suo eminente capo gerarchico, il nuovo Regio Soprintendente, Dott. F. Perroni, che ora noveriamo tra i Membri della Deputazione. Questa partecipazione dell'Archivio di Stato, quasi come Ente, oltre che come accolta insigne di collaboratori (ricordiamo fra essi l'illustre storico genovese, marVILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI cliese dott. G. Pessagno, il dott. R. Morozzo della Rocca — purtroppo, da qualche mese, non più a Genova; ma che alla presente edizione ha assicurato ima più che mai alacre collaborazione —, il cav. A. Piccardo, le cui benemerenze nella preparazione di quest'opera già furono richiamate e più risulteranno in seguito, e la dott. C. Jona), è tornata particolarmente gradita alla Deputazione. L'invito è stato, anzitutto, un piccolo segno di riconoscimento delle benemerenze di lui Ente che, se è destinato espressamente dallo Stato anche ad incremento degli studi storici, si è, in Italia, sempre prodigato in questa sua funzione con mio spirito per così dire volontaristico. L'edizione comprenderà anche notai liguri i cui cartolari non si trovano nel R. Archivio — tale, in prima linea, il cartolare del Cumano, di proprietà del Comune di Savona; sagacemente utilizzato nei belli studi del Noberasco (1) — tuttavia il nucleo principale, bisognoso di una larga revisione critica, appartiene al R. Archivio di Stato. La Commissione, nella sua prima adunanza, — nominato Segretario il Prof. Vitale — deliberava di limitare per ora l'edizione ai notai del sec. XII, intendendo però che — data l'organicità del cartolare di un notaio — ne venisse pubblicata anche la eventuale continuazione nel sec. XIII. Inoltre poiché fu scartata l'idea di pubblicare i cartolari nell'attuale caotica loro composizione, la Presidenza dava incarico al Prof. Bognetti di riscontrare e completare quelle analisi dei cartolari che il Prof. Reynolds presentava come contributo provvisorio, di metterle a confronto coi dati offerti dal Prof. Chiaudano, nonché, attraverso lo studio del modo col quale i cartolari originali poterono andare scomposti, e poi, arbitrariamente, ricostituiti, svolgere le indagini necessarie per l'ulteriore identificazione dei notai, e la datazione e ricollocazione dei frammenti non ancora classificati. Si convenne pure che se, malgrado le ricerche, fosse rimasto un gruppo di fogli di incerto notaio — ma di data certa, o sufficientemente approssimata - essi sarebbero stati pubblicati (con tutte le indicazioni relative alle loro esteriori caratteristiche) in appendice al volume di quel notaio che, cronologicamente, sarebbe risultato più prossimo. Fu esclusa l'idea — per ragioni scientifiche, tecniche ed amministrative — di proporre all'Autorità competente il rimaneggiamento e la ricostituzione materiale di questi cartolari (offrendo troppo poca analogia il caso del Giovanni Scriba, oggi effettivamente riordinato). (1) Cfr. NOBERASCO F . , Savona allo spirare del sec. XII, in Atti Soc. Sav. St. Patria, voi. XIV, Savona 1932; Cfr. pure SAVIO P. G„ Tre questioni di storia fina• lese, in Atti Soc. Lig. St. P., LXI. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 2 3 Nell'edizione, pur ridistribuendosi i fogli a seconda della apparte. nenza ai notai, e disponendoli nell'ordine originario del cartolare, saranno date delle tavole di ragguaglio, e, per ciascun atto, sarà indicata la collocazione nel manoscritto, cosi che il riscontro con le precedenti edizioni o citazioni di questi atti, fatte in tanti lavori storici e giuridici, potrà avvenire senza alcuna difficoltà. L'indice dei nomi sarà dato per ciascun cartolare; il glossario in* vece seguirà l'edizione di tutti i cartolari del sec. XII, e sarà unico. A qualche mese di distanza da quella seduta il Prof. Bognetti comunica ora alla Presidenza il risultato delle sue ricerche, alle quali desidera sia premesso: — che l'analisi dei cartolari resta, fondamentalmente, quella proposta dal Prof. Reynolds, anche a nome dei suoi collaboratori dell'Università di Wisconsin (U. S. A.); coincidente, in massima, per la parte cronologica, con le analisi del Prof. Chiaudano: ai quali pertanto va dato il merito precipuo. Furono solo necessari e possibili dei riscontri e dei parziali completamenti; e quasi insignificanti sono state le rettifiche, per lo più suggerite dalla connessione delle carte, che non poteva risultare dalle sole riproduzioni fotostatiche, disponibili in America. Tali rettifiche erano anzi espressamente previste e sollecitate dal prof. Reynolds, che presentava le analisi come cosa provvisoria. Di quest'ultime s'è pertanto voluto dare qui una traduzione testuale, perchè i lettori ne potessero valutare ogni merito. — che in tale lavoro egli è stato facilitato e quotidianamente assistito dalla cortesia del Soprintendente e degli Archivisti tutti del R. Archivio di Stato. Quanto è dovuto a loro scoperte o a un più personale loro interessamento verrà pertanto segnalato qui, di volta in volta, con particolare gratitudine. — che, infine, gli attuali risultati, se possono ritenersi sufficienti per la preventiva impostazione dell'edizione dei cartolari, potranno probabilmente subire parziali modifiche o completamenti nel corso stesso della pubblicazione; quando la trascrizione dei singoli atti darà occasione a più minuti rilievi dei dati in essi contenuti, o quando — attraverso il lavoro preparatorio dell'auspicato inventario a stampa e della storia della formazione del R. Archivio di Genova che, a quanto consta, è stato predisposto dal Soprintendente — potranno emergere nuove notizie sulla struttura e vicende dell'antico archivio del Collegio dei Notai. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI III. Per comprendere come a Genova si sian salvati notularii cartacei cosi antichi e così stranamente rimescolati, e per avere anche qualche estrinseco indizio per poterli ricomporre, è necessario (non diremo, purtroppo, sufficiente) rifarci alle vicende dell'Archivio del Collegio dei Notai. Si ripete da un pezzo che tutto quel disordine, come le perdite e le lacune, che facilmente si intrawedono, dipendono da un incendio, provocato in quell'archivio dal bombardamento francese dei 17-28 maggio 1684 (1). Si fa osservare come effettivamente le scritte più antiche che si trovano sulle attuali rilegature di quei protocolli, non paiono anteriori a quella data. E si mostra una vecchia pandetta o rubrica di filze notarili che porta, di mano coeva, sulla copertina in pergamena, la data: 1684; e, nel frontespizio interno, di una mano posteriore, ma comunque appartenente al sec. XVIII, la parola: « Combustorum ». In realtà, come ci risultò da un rapido esame, si trattava di tutt'altro che di un inventario di filze bruciate; ma, comunque, quella parola c'era. Tuttav ia, anche da parte di chi poteva dire di aver passato in rassegna pressapoco tutte le supposte filze superstiti (cioè una buona parte delle più di diciassettemila che provengono dall'Archivio Notarile qual'era al tempo della fine della repubblica aristocratica), veniva assicurato che vere traccie di bruciacchiature, sui margini o in altra parte di quei protocolli, non era stato dato di riscontrare. Per una filza (del notaio dugentesco Giovanni Amandolesio), un cui fascicolo si presentava mezzo distrutto, con dei margini interni un po' accartocciati e di colore più scuro, era nato il dubbio che veramente si trattasse di combustione. Ma anche quello s'era poi dissipato: i topi dovevano aver fatto, nel mezzo del cartolare, una loro tana, attorno alla quale delle sostanze liquide probabilmente organiche avevano, imbevendo la carta, provocato un alone sospetto. Dire che, dopo quell'incendio, si doveva aver scartato tutto il materiale che fosse risultato intaccato, è in contraddizione col fatto che molti di questi cartolari risultano gravemente danneggiati da un anteriore deperimento. Eppure furono conservati. Sul mistero di quella parziale distruzione, meritava si andasse un po' più a fondo. I cartolari provenienti dall'antico archivio del Collegio Notarile sono stati suddivisi, nell'Archivio di Stato di Genova, in due serie: (1) Cfr. FERRETTO, Líber Magistri Salmonis, o. c. pref. p. XXXII. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 2 5 notai e notai giudiziarii. Un semplice riscontro mostra pertanto che uno stesso notaio figura spesso, contemporaneamente, nelle due categorie. Originariamente, i deputali dal Collegio all'ordinamento dell'Archivio ne avevano fatto una serie sola, e perciò nelle rubriche o pandette dell'Archivio figuravano, spesso frammisti in uguale « cantera », i « fogliazzi » degli « instrumenta » che il notaio aveva rogato su richiesta dei privati, e i « fogliazzi » e registri degli « acta », cioè i libri che egli aveva tenuto in funzione di pubblico cancelliere, sia in uffici giurisdizionali che in puramente amministrativi. Questo stato di cose derivava, del resto, da ciò che — come abbiamo avuto occasione di accennare — avveniva già nel sec. XII. Il notaio inseriva allora fra le proprie imbreviature anche il testo della sentenza consolare, l'ordinanza, lo statuto, etc. Mentre però, in altre città, da questo stadio — che rispecchia l'origine stessa dell'ordinamento comunale — si passò rapidamente alla fase nella quale il Comune conserva presso di sè, di solito raccolti in solenni registri, non soltanto i documenti di carattere politico, i verbali delle assemblee, i documenti contabili, ma anche ogni altro atto documentante l'attività giudiziaria o quella amministrativa, invece a Genova si continuò fino all'età moderna, a scindere in due generi tale pubblica documentazione. Quella politica o comunque riguardante l'interesse dello Stato fu serbata presso l'Archivio di Governo; l'altra — ad eccezione degli atti di taluni speciali Uffici, come la Curia dei Consoli della Ragione, e la Curia dei Malefici, che dovevano essere radunati sotto la custodia di apposito notaio e ad eccezione dei cartolari delle Compere di S. Giorgio e delle Gabelle — rimase presso ciascun notaio, che, cessando l'ufficio pubblico, asportava i relativi registri, e li custodiva nella propria casa, trasmettendoli (almeno fino al 1466) agli eredi quando anch'essi appartenessero al Collegio (1). Un tale sistema dipendeva forse in parte da un concetto politico, e in parte dalla situazione in cui ancora si trovava l'amministrazione pubblica, quanto a locali e personale. Il notaio godeva, d'altronde, in Genova, di una estimazione altissima. I revisori degli Statuti delle arti, nominati dal Governo, dovendo, nel 1466, procedere a una aggiunta agli statuti del Collegio notarile, dichiaravano che l'arte notarile: « in scripturarum fide omnem fidem superat, et est humanorum negotiorum et in vita et in morte ac post mortem certuni testimonium, cui imperatores, reges, principes, comunitates ac dominatus cunctosque mortales obnoxios (1) Archivio Stato Genova, Ms. n. LXV (cm. 19x26), membranaceo, carta IX e sg. Cfr. però Libri Jurium, col. 44 sgg. 2 6 MATTIA MORESCO • CIAN PIERO BOCNETTI esse opportet, ita ut nulla ars sit que vel ingenio vel manu hominis liane notariatus artem possit excellere » (1). E nello Statuto del Collegio, ancora nella revisione fatta nel 1462, si diceva chiaramente che, siccome i libri vecchi ed altri atti pubblici che rimanevano presso gli Uffici del Comune erano così mal custoditi da venire distrutti, o per lo meno mutilati « prò capiendo papiro », era obbligo dei notai che li avevano scritti di non lasciarli presso l'ufficio — dopo che essi l'avevano lasciato — per più di un anno : « dictos libros et acta publica eorum domos apportent » (2). Salvo sempre le eccezioni sopra indicate. Veramente, anche presso i notai, e più presso gli eredi loro, quei libri pubblici non stavano senza pericolo, se la stessa rubrica ammoniva: «Non debeat aliquis notarius, uxor, filius vel de familia sua vendere, lacerare vel aliter destruere aliquein librum protocolium vel foliacium publicum nec aliquam scripturam publicam nisi de consensu rectorum dicti collegii {dei Notai) ». Nè, certo, dobbiamo ritenere che fino alla riforma del 1466 nulla di meglio si fosse tentato per la conservazione degli atti notarili delle varie specie; nè che — pur senza, a quanto pare, costituire un archivio del Collegio — la custodia degli atti dei notai defunti fosse lasciata ai singoli studii o scribaniae notarili, senza controlli sia dal Collegio che dalla Repubblica. Forse, in più tempi, varii sistemi furono tentati e poi abbandonati o modificati. Già dalle rubriche degli Statuti del Bucicaldo (1404-1407) si deduce che si davan disposizioni : « de notarius custodibus cartulariorum defunctorum » ; « de cartulariis et actis publicis non emendis, vendendis vel aliter distraendis »; « infra quae tempora cartularia suis custodibus consignentur » ; « de cartulariis notariorum defunctorum consignandis » (3). E le aggiunte a quegli statuti ci dimostrano come ormai il collegio affidasse la custodia a notai da lui deputati; e questi ultimi dovessero redigere l'inventario dei « fogliazzi » che avevano presso di sè, e trasmetterlo agli Statutari del Comune (4). Ma col 1466 si dava a questa custodia, finalmente, un assetto più regolare, tranquillante e unitario, e, soprattutto vi si destinavano dei locali, con vero carattere di archivio. Un'aggiunta allo statuto disponeva per tutti gli atti dei notai defunti il deposito presso il Collegio, che doveva delegare dei notai (1) Ibid., carta XII. (2) Ibid., carta IX v. (3) H P M. Leges Genueses, col. 496; nn. 945, 955, 960, 961. (4) Ibid., col. 639-642. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 2 7 {furon due, almeno per qualche secolo) alla loro conservazione ed al rilascio delle copie (1). La motivazione parla chiaro: « Considerato quod scripture, cartularia et instrumenta notariorum defunctorum inter privatas persona» sparsa discrimina sepe atque fraudes recipere possunt: ubi quando, que compertum est falsa instrumenta fuisse inserta in foliacis notariorum, quia certum custodem et administratorem non habeant... ». I notai custodi dovevano essere autorizzati a farsi consegnare dai privati i cartolari e gli strumenti sciolti di qualunque notaio defunto, « et scripturas etiam causarum agitatarum coram quibuscumque magistratibus, quorumcumque notariorum defunctorum..., exclusis tamen cartulariis ad comperas sancti Georgii et seu cabellas pertinentibus » (2). Si dice che il Collegio assegnerà per il deposito degli atti ima « volta » o due (locali voltati e — forse — terreni; al modo delle vecchie botteghe) e si aggiunge che i notai custodi debbano dare l'inventario « de dictis scripturis ac instrumentis et cartulariis defunctorum, tam ad presens existentibus penes ipsum collegium et seu in voltis defunctorum, quam de his que posthac asignari contingat ». Si alludeva, con quest'ultima frase, all'apporto degli atti che di volta in volta sarebbero stati depositati, in seguito a nuovo decesso, e precisamente entro un mese da esso, come prescriveva il nuovo capitolo, salvo che ci fosse un figlio o un propinquus del defunto iscritto al Collegio Notarile, perchè in tal caso poteva trattenerli. Però, se dal 1466, di regola i protocolli dei Notai defunti — antichi o recenti — avrebbero dovuto trovarsi tutti nell'archivio, di fatto esistono nell'Archivio di Stato dei registri a rubrica, della fine del sec. XVIII, che ci indicano come, anche dopo qualche secolo dal decesso del notaio, i suoi protocolli potevano, anche col consenso del collegio, restare presso privati. Può essere che le « volte » in cui fu allogato allora l'archivio fossero locali umidi, così da poter aggravare quel deperimento che i cartolari avevano subito avanti il secolo XVII. Lo stesso capitolo, che istituiva i custodi dell'archivio, prescriveva loro di far le spese « prò ligaturis et copertis et aliis necessariis et in quolibet cartulario seu foliatio ab extra ponere cedulam in qua scriptum sit nomen illius notarii cuius ea fuerint, ac millesimum et annum ut melius et facilius quesita inveniantur (3). (1) Ibid., fol. XII sg. (2) Ibid., fol. XII v. (3) Ibid. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI Può essere che pure la sede mutasse più volte, entro il primo secolo di vita dell'Archivio. Perchè in una interessante carta topografica del 1571, già edita dal Marchese Pessagno (1), si rileva, nel gruppo di edifici che contornano il cortile dell'Arcivescovado, nel lato verso la Via S. Lorenzo, una casetta con la scritta: «Casa che era già dei Pedrarbes. Locatione di ventisette anni, dove nelle parti in basso è lo archivio de Notari et sotto esso butteghe ». Essa era separata dall'edificio di S. Lorenzo mediante 1'« androne dove era il portone » (dell'Arcivescovado). Da tale nota si può dedurre che l'archivio dei notai non doveva trovarsi da gran tempo lì, nè dovette starvi almeno senza modifiche per molto altro. Perchè su quella stessa pianta topografica si vede sovrapposto (incollato anzi per un lato, in modo da essere sollevabile) un foglietto, col disegno delle modifiche al coro di S. Lorenzo, che furono effettivamente compiute in quel torno di tempo. La nuova abside invade in parte la casetta dell'archivio. Dovette sloggiare? Oppure (giacché due secoli dopo era ancora in locali verso Via San Lorenzo) (2) rimase, menomato e comunque non più sufficiente, e si ( 1 ) O. GROSSO e G . PESSACNO, Il Palazzo del Comune di Genova, tavola n. 13. Originale in Archivio di Stato, già allegato Atti Senato, filza 173, a. 1571. (2) Arch. Stato Genova. Arch. Sopraintendenza, « Registro della Commissione degli Regi Archivii del Ducato di Genova » (1816-1855). Copia del rapporto 10 Marzo 1817, favoritaci dal R. Sopraintendente: « Quest'Archivio composto di una gran sala, di due stanze attigue e di altra stanza separata è situato a pian terreno del Palazzo Arcivescovile. Era una volta di proprietà e sotto la Direzione e custodia dell'antico Collegio dei Notari, ivi venivano riposti tutti gli atti originali dei Notari defunti. Egli è l'Archivio dove attualmente si ritrovano le carte di data la più antica; queste cominciano dal 1153 e continuano in parte fino al 1800. Il numero dei fogliazzi, che ivi si conservano, sarà di venti milla circa, tutti riposti nelle loro scanzie, ed hanno i loro indici mediante i quali non ne riesce difficile la ricerca. Vi saranno poi altri due mila fogliazzi dei più recenti, che per mancanza di località e di scanzie, sono confusi, senza ordine e giacenti sul suolo. Questo locale è assai umido, oscuro, pressoché senz'aria, e così poco adattato ad un tale uso, che le carte ivi riposte da tanti secoli si van c o n s u m a n d o , e n e svanisce insens.bilmente la scritturazione. Una delle camere di questo Archivio mmacca rovina, ed è sostenuta da puntelli, e senza un pronto riparo potrebbe anche involgere nella sua rovina molte persone che passano nella vicina strada di i>. Lorenzo altrettanto angusta che frequentata. Sul punto a chi ne spetti la riparazione, verte lite fra i RR. Canonici di S. Lorenzo ed i Notari, che ne erano 1 proprietari. Le carte che in questo Archivio si conservano sono tutte originali; di queste no esiste ancora una quantità considerevole sparsa qua e là per la Città, parte presso di Notar, e parte presso i Particolari, con gran rischio di essere smarrite e disperse; molte di queste vengono presentate all'Archivio, ma il Custode ricusa PER L'EDIZIONE DEI NOTAI UCURL DEL SEC. XII 2 9 formò im secondo archivio dei notai, contrapposto a quello come un «archivio nuovo », cioè in locale separato e con inventari a sè? Una tale ipotesi pare confortata dal testo di una lapide che parla dell'acquisto di un'ampia sala e di due altri locali, nell'edificio stesso dell'Arcivescovado, acquisto avvenuto, da parte del Collegio, avanti il 1628; l'iscrizione accenna contemporaneamente al passaggio verso l'archivio preesistente; e pare si debba intendere che si dovesse appunto attraversare il cortile dell'Arcivescovado (1). Lo sdoppiamento dell'archivio — fatto non insignificante per l'ipotesi che poi faremo circa la ricostituzione dei cartolari antichi — è attestato dagli inventari più vetusti che ne possediamo, e che dobbiamo, senz'altro, descrivere. Il più antico, che noi si sappia, è un grosso volume (cm. 30x21), di 12 quaderni, senza numerazione di fogli, con rubrica alfabetica marginale; coperto di pergamena (2). Intitolato « Pandecta archivii notariorum defunctorum ». Vi si inventariavano le filze dei notai che erano state archiviate; in ordine alfabetico per nomi di battesimo dei notai; (ordine approssimativo però; ci si accontentava di considerare la lettera iniziale del nome, trascurando la successiva lettera alfabetica). Si indicava il nome, la cantera ove erano riposte, ed anche, ma in modo sommario, la qualità degli atti e le date delle filze. Il lavoro di inventario era cominciato probabilmente verso la fine del sec. XVI. Una scrittura umanistica, abbastanza calligrafica, aveva scritto l'indice della lettera A, le prime 6 facciate dell'A, e una facciata e mezza del B. Il resto era stato completato da una corsiva apparentemente un po' più tarda. Ma completato, per modo di dire. Perchè, a confrontare il numero dei notai, segnati sotto le prime lettere con quelli delle successive ed a confrontare il numero di notai registrati complessivamente con quello che figura nel secondo invendi riceverle per mancanza di luogo ove riporle. Trattandosi di carte originali la loro perdita sarebbe irreparabile ». (1) Lapide attualmente nell'atrio dell'Archivio di Stato: « Haec aula et due proxime mansiuncule que antea erant unica mansio, cum iure egressus et ingressus per proximum anditum et iure accedendi ad archivium nec non apothece due contigue cum mansionibus super eas exsistentibus, libere tam ratione dominii directi quam utilis pretio librarum viginti duarum mille quingentarum, seu earum valoris in cartulario monete auri Sancti Georgii, die Vili aprilis anni MDCXXVI soluti, acquisiti nomine M.M. Rectorum et Consiliariorum notariorum venerandi Collegii et totius universitatis ipsorum ab 111. ac Rev.mo Archiespischopo Genuensi... (omissis) ». (2) Archivio di Stato Genova, Sez. Not. Inventario n. 493. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI tario che possediamo — di poco posteriore —, si vede che il lavoro doveva essere stato, ad un certo punto, sospeso. Forse si era trovato quell'inventario troppo sommario. Perciò, di lì a qualche tempo, abbandonata l'idea di proseguirlo si era dato inizio ad un nuovo e più grande registro. Però anche in esso si era preso a base, almeno quanto ad ordine in cui disporre i notai, quel che già si era fatto in quella prima « pandetta »; ed anzi si erano ricopiate pedissequamente molte delle indicazioni. Il confronto fra le due — che rispecchiano due momenti prossimi, ma tuttavia successivi, della consistenza dell'archivio — è istruttivo. Come constateremo, a proposito dei notai del sec. XII. La seconda « pandetta » o indice, pure essa nell'Archivio di Stato, è un volume di formato un po' più ampio (cm. 36x26); era originariamente di almeno 268 carte numerate. Oggi manca mi quaderno (carte 144 - 167); ma esso conteneva fogli in bianco, tra la fine della lettera I ed il principio della L. Le registrazioni sono infatti compiute, come nell'altro, per ordine alfabetico. Sulla copertina, in pergamena, una mano forse della fine del sec. XVII, appose il titolo: « Index ante annum 1684 »; un'altra, forse del sec. XIX, scrisse in facciata la parola « Combustorum », e, in costa, « Index notariorum combustorum anno 1684 ». Mentre il primo titolo era esatto, il secondo era fantastico, e fatto per trarre in inganno. Non era però un arbitrio di un così tardo postero, perchè, aprendo il volume, nel foglio bianco che serve da frontespizio interno, tra annotazioni varie e prove di penna (1) si legge un grande « Combustorum », di mano — come già ricordai, per incidenza — del sec. XVIII al più tardi. Questo ingenerò l'equivoco di far credere tutti perduti gli atti ivi registrati. Evidentemente si sarà pensato che tale inventario fosse stato compilato confrontando le filze superstiti con quelle risultanti da inventari anteriori; e ci si regolò di conseguenza. Ma un esame anche sommario del manoscritto fa ora comprendere come esso debba essere stato iniziato più di mezzo secolo prima del moso oomnardamento, come, fino a quel 1684, avesse funzionato da inventario principale dell'archivio, aggiornato con note di carico e scarico. E un confronto, di semplice assaggio, con l'attuale consistenza della sezione notarile dell'Archivio di Stato, confermava in- (1) Sul foglio di frontespizio, oltre alla parola Combustorum (mano fine sec. n a n l u <^ ^ " k g g e ( m a n ° f o r s e ™ P 0 - P» ^rda) : «Questa pande ta s, deve far hgare, e questo spetta al venerabile Collegio de M.ci Notari, 1 M TU " " " I ' ' 6 SPCt,a 31 SÌg" A m b r ° S i o R a t t 0 ' P^a di restare sospeso Mag. Ill.mo de Supremi». E, fra varie prove di penna: «Fatto in Genova»; PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 3 1 fatti che moltissime delle filze, presunte bruciate, vi figurano invece tuttora. Crediamo di sapere che la Soprintendenza dell'Archivio abbia predisposto per la schedatura dell'« Indice » ed il suo confronto con l'inventario attuale: ciò che potrà essere utile, sotto più aspetti, anche agli studiosi. Comunque, anche ad un rapido esame, esso ci offre dati preziosi. Come abbiamo detto ne emerge che, già avanti quel 1684, esisteva anche un « Archivio nuovo » o « recentior ». Del solo archivio « vecchio » questa « pandetta » dà l'inventario. L'archivio nuovo vi è ricordato per notare che qualche filza è stata traslata in esso; o, uscita dall'Archivio vecchio, dietro ordine superiore, per essere consegnata a privati, fu poi, al ritorno, deposta nell'Archivio nuovo (1). Da tutti quei dati emerge che nel così detto archivio nuovo non si trovavano solo atti di notai recenti; come, per converso, atti di recentissimi venivano ancora depositati nell'Archivio « vecchio ». Che però l'archivio « nuovo » fosse minore dell'altro, risulterà anche da un documentino che ricorderemo più avanti. Come abbiamo accennato, l'ipotesi che l'archivio nuovo fosse il risultato di uno stralcio di una parte del vecchio archivio, magari ' » « Genova, fatto nel scagno »; e nomi vari, fra cui Gio. A. Trabucco. La riprova che l'Index è posteriore alla Pandecta Defunctorum la si ha, fra l'altro, nel fatto che la P. D. indica i fogliazzi del notaio Gerolamo Carrega come contenuti nella cantera n. 52, mentre l'Index (fol. 122) li segnala bensì in quella cantera n. 52, ma con una successiva nota a margine corregge « tam instrumenta quam acta exportata in cantera 19 ». (1) Cfr. fol. 43 v. ( cantera 37. Not. Baptista Garibaldus. Nota a margine, metà sec. XVII: « Deposita fuere suprascripta foliatia inslrumentorum in Archivio Novo, cantera 77»); fol. 119; fol. 127 v. (atti di Gio. Andrea Monaco « i n cantera 137»; nota a margine: «translata in archivio novo in cantera 53»); fol. 129 (gli atti di Giovanni Gerolamo Paxemus erano annotati come in cantera 28; ma una nota a margine corregge: « Imo vides in Pandeta archivii novi, c. 91 a »; e la prova assoluta ci è poi fornita da queste due note datate, a proposito di diversi libri di ¡strumenti di questo notaio, in cantera 70 : « 1618, die 29 maii. Rertituta fuerunt dieta foliazia seu consignata mandato M. d. Rectorum et Consiliariorum, M. Petro Johanni Pense notario, ad formam inventarii infilati una cura libris octo tantum. Ita est; Petrus Pensa. - 1639, 9 novembris. Rehabita foliatia cum aliis libris et reposita illa instrumentoram in cantera 48 et actorum in can. tcra 49 recentioris archivii»); f. 129 v. (Dicti duo libri et dieta tria foliatia actorum noviter reperta sunt in Archivio Novo cantera 6); f. 133 («1619, die 2 ootcìbris. Diete scripture dicti Io. Iac. de Ecclesia fuere date d. Johanni Francisco Cavatie notario ex decreto Venerandi Collegii, postea restituta et reposita in archivio novo»); f. 146 (1627. In Archivio Novo 2 do, c. 42); f. 222 (c. 64, Reportata in Archivio Novo). 32 MATTIA MORESCO - GIAN PIERO B0CNETTI dovuta compiere in furia per modificazioni edilizie, sarebbe ancora la più soddisfacente. L'archivio « vecchio » constava di parecchie centinaia di cantere di documenti. Una nota, che ci dice essere la cantera 302 sopra la cantera 2 « recta linea », ci fa immaginare che fossero disposte, attorno attorno ad un locale, in file di cento, sovrapposte (1). Anche questo fatto, come altri dati, fanno quindi pensare che « cantera » non vale qui per cassone, ma per cassetto o scomparto di scansia. L'attuale voce dialettale lo confermerebbe (2). Non si può dire invece che, nel distribuirli nelle varie cantere, si tenesse conto dell'ordine alfabetico o cronologico dei notai; molti erano smembrati fra varie cantere; in molte stavano mescolati notai di epoche diverse. Quantunque, generalmente, i più antichi pare fossero concentrati di preferenza in un gruppetto di cantere, di numero non alto (3). In questo stato — a noi per altro non del tutto chiaro — si trovava l'archivio, quando avvenne il famoso bombardamento. Poiché le notizie generiche che correvano su di esso, a proposito dei danni prodotti all'Archivio, non dicevano quasi nulla, il Deputato di Storia Patria, incaricato di queste ricerche, pregò il Soprintendente di volergli far consultare gli atti dell'antico Collegio dei Notai, dove doveva esservi eco di quell'avvenimento. Superando gli stessi desiderii, la Soprintendenza faceva compiere direttamente, dal Cav. A. Piccardo, l'opportuna ricerca, rinvenendo e favorendo copia di due documenti, uno del 21 Dicembre 1684 (cioè posteriore al bombardamento di circa un semestre) e l'altro del 16 Febbraio 1686 (cioè posteriore di quasi un biennio), che, se proprio non chiariscono, danno indizii interessanti. Il primo è una supplica di due garzoni dell'Archivio ai Rettori del Collegio (4). (1) Index, fol. 8. (2) Che equivalga a cassetto è confermato dalla nota « in cantera tabule in Archivio, existente sub fenestra », ibid., fol. 15 v. Per altri dettagli (per es.: «in quodam baulo parvo in cantera 5 ») cfr. 256 v. (3) Infatti i notai del sec. XII e quelli dei primi decennii del sec. XIII appaiono per lo più concentrati nelle cantere 71, 72, 73, 74, 75, 76, 93, 95, 98, 101, 144. A fol. 219 v. vien ricordata una cantera n. 500. (4) A.S.G., Atti Collegio d. Notari, anni 1680-86, filza 195. « 1684, 21 die. Pro Io Baptista Salinerio et Caesare Ravano iuvenibus Archivii. Pregiatissimi Signori, D'ordine di VV. SS. Pr.me furono trasportati dall'archivio vecchio al nuovo la maggior parte de fogliassi existenti nel sudetto Archivio vecchio che era tutto PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 3 3 A volere, sulla scorta di questa supplica, ricostruire le cose nella loro concretezza si resta un po' imbarazzati. Perchè mentre il termine di Archivio nuovo (in contrapposto a un « vecchio ») indicava, nell'inventario di cui abbiamo parlato, un archivio anteriore al 1684, qui invece poteva essere che si intendesse per archivio vecchio quello dove gli atti si trovavano avanti il bombardamento. Eppure, d'altro canto, ci sarebbero elementi per credere che archivio nuovo ed archivio piccolo fossero la stessa cosa. Comunque, quel che se ne può dedurre è che le filze dell'Archivio vecchio erano in quell'anno state in gran parte sconvolte e confuse; che si erano dovute rifare le legature, le iscrizioni, ecc.; che ancora ne rimanevano da riordinare forse 2000; che, ad un certo punto, s'eran fatti ricoverare in Palazzo Ducale i « fogliazzi » esistenti tanto nell'archivio grande quanto in quello piccolo (per cui si dovrebbe pensare che anche questo ultimo fosse stato danneggiato); ed infine, che il lavoro di riordino era stato affidato a due garzoni, di nessuna qualifica culturale, a quanto pareva. Osserviamo senza peraltro darvi un peso decisivo, che di incendio non si parla. L'altro documento (1686) è una petizione del Collegio dei Notai al Governo perchè consenta di cumulare la carica di Cancelliere del Collegio con quella di Notaio Archivista, sotto il pretesto di una diminuzione dei proventi dell'Archivio « cagionata in buona parte dall'incendio irreparabile delle bombe francesi con lo abbrugiamento confuso per ponerli all'ordine furono con quella maggior diligenza e loro fatica provisti di lense, alette, e fatto a tutti le sue inscrittioni e posti all'ordine nell'Archivio piccolo per recognitione de quali fatiche li Giovanni (sic) del sudetto Archivio le hanno da VV. SS. Pr.me ricevuto in due volte la somma de L. 75 per ogni uno; se vi è aggiunto di poi il trasporto delli fogliassi existenti nel grande e picolo Archivio nel Real Palazzo col suo di nuovo trasporto nel presente Archivio con ponerli nel suo pristino luogo e cantera senza haver havuto recognitione de sorte alcuna, laonde Gio. Baptista Salinero e Cesare Ravano, giovanni sudetti, supplicano reverentemente VV. SS. Pr.me a voler degnarsi di concederle quelle che a VV. SS. Pr.me loro parerà per sodisfatione delle loro fatiche come sopra fatte come anche per quelle da farsi nell'accomodamento del restante de fogliassi ancora confusi estratti dal sudetto Archivio vecchio, che ascenderanno quasi al N.° di 2000, il che come giusto e proprio di VV. SS. Pr.me sperano ottenere, a quale etc. Di VV. SS. Pr.me Detti supplicanti ». M. MORESCO-G. P. BOGNETTI, Per l'edizione dei notai liguri del sec. XII. S. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI di gran .quantità di quei protocolli antichi che si conservavano nell'archivio vecchio» (1). Che a soli due anni dal fatto, un Collegio così autorevole parlasse di « abbrugiamento » di grande quantità di protocolli senza la base della verità, e solo per appoggiare più efficacemente una petizione, non è assolutamente pensabile. Come si sia svolta la cosa, non restandone poi traccia materiale nei protocolli o nei fogli staccati superstiti, è un quesito cui non sapremmo rispondere. L'ipotesi che i due garzoni, ai quali nel dicembre del 1684 restava ancora da compiere « l'accomodamento del restante de fogliassi ancora confusi estratti dal sudetto Archivio vecchio, che ascenderanno quasi al N.° di 2000 », avessero lasciato in quel mucchio tutti gli abbruciacchiati e rovinati dal fuoco, e di poi, non soddisfatti nella richiesta di un nuovo emolumento, abbian pensato di abbreviare sommariamente la fatica, è una ipotesi — maligna — senza appoggio di prove. Ciò che resta confermato è che le filze, tutte « confuse », subirono allora un « accomodamento » da parte di due garzoni. Vien detto che le filze dell'Archivio vecchio furono riordinate nell'Archivio piccolo. Poterono essere allora confusi e rilegati assieme dei quaderni, già stati nell'archivio « grande » (e quindi inventariati nel così detto « Combustorum ») con altri, appartenenti all'archivio « piccolo » (e quindi non inventariati in quel registro)? Questa domanda può parere oziosa e strana. Ma è suggerita da un confronto delle filze dei notai del sec. XII, che sarebbero state presenti nell'Archivio vecchio avanti il 1684, con le filze di tal secolo, oggi esistenti nell'Archivio di Stato. Daremo infatti più avanti — desunto dall'inventario « ante annum 1684 », che abbiamo descritto — l'elenco dei notai di quel secolo (o del decennio immediatamente successivo). Ora nell'analisi dei cartolari attuali, che faremo seguire, risultano delle discrepanze veramente impressionanti. Possono dipendere da una errata attribuzione di data o di autore, dovuta ai compilatori del vecchio inventario, od a riordinatori dell'archivio, dopo il disastro del 1684? In un caso, certamente: quello di Giovanni Scriba. Il cartolare at- (1) Ibid. « Reformatio curarum Gustodium Archivii et Cancellariae Venerandi Collegii, 1683, 10 aprile - 1686, 16 febbraio ». PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 3 5 tuale — come fu pubblicato — comprende atti dello Scriba dal dicembre 1154 all'agosto 1164. Inoltre, in principio e in fine o sparsi nel corpo del volume, c'erano frammenti di cartolari varii, note, ecc., appartenenti in parte ad altri notai; i più recenti datati sono del 1226. Nell'attuale riordino del cartolare tutte queste parti sciolte furono poste in appendice. Ora, sul dorso della rilegatura del manoscritto, di mano della fine del sec. XVII o del principio del XVIII, si legge: « Joannis (Scribae) 1154 in 1166 Car[tulare] ». Tali date son poi ripetute sulla più recente custodia. Orbene, tanto nella prima « Pandecta Defunctorum » quanto nell'inventario « ante 1684 » la sola filza che compaia, attribuita a Giovanni Scriba, è la seguente: « in cantera n. 98. Joannes Scriba, liber 1 instrumentorum annorum 1154 usque 1156 » (1). Quando l'inventario era ritenuto « combustorum », si dedusse che appunto, accanto al registro di Giovanni Scriba, ancora esistente, se ne dovesse un tempo trovare uno parallelo, cioè di eguale data iniziale, anche se abbracciarne un minore numero di anni; registro che era andato bruciato nel 1684 (2). Ma adesso che di quell'inventario si è ravvisata la diversa natura, non è più giustificata l'idea del cartolare parallelo, che in notai così antichi non avrebbe riscontro; nè a priori quello della sua perdita. Si potrebbe fare l'ipotesi che nell'attuale registro fossero rilegati quel cartolare 1154-1156, più altri, di diversa provenienza. Ma se si esamina la connessione dei fascicoli (per la quale le carte recanti gli atti del 1156 fanno corpo con carte di anni successivi) si vede subito come essa debba essere scartata. Allora non resta che supporre che la data finale 1166, posto che neanche nelle appendici o fogli sparsi compare atto di tale anno, 6Ìa uno svarione di chi riordinò, dopo il disastro del 1684, il cartolare, o di altro successivo archivista. Mentre per l'altra data finale (1156) assegnata erroneamente al cartolare nella Pandecta Defunctornm e nell'Inventario ante a. 1684, ci sarebbe una più plausibile spiegazione dell'errore. Perchè quei fogli sparsi che, nel recente rimaneggiamento, furono, con diversa ordine, posti in appendice, dovevano — secondo anche quanto ci fa (1) Index, cit., fol. 117 v. (2) Cfr. CHIAUDANO-MORESCO, Il cartolare di Giovanni Scriba, cit., I, pag. X. 3 6 MATTIA MORESCO • GIAN PIERO BOGNETTI supporre il regesto del Richeri (1) — avere per ultimo un foglio di atti del 1156, al quale anno appartengono pure le notule dello Scriba relative a lodi consolari (2). Quindi il compilatore dell'inventario deve avere dedotto le date dalla prima e dall'ultima carta, senza curarsi d'altri riscontri. Ma se nel caso del Giovamii Scriba la cosa è spiegabile, meno facile riescirebbe pel Cassinese. Infatti Yindex ante a. 1684, porta a fol. 98 « Instrumenta in cantera n. 74. Guliermus Cassinensis liber 1 instrumentorum annorum 1199 usque 1202 ». Mentre nel registro attuale del Cassinese il nucleo sicuramente suo (fol. 1-100) è datato in più punti e chiarissimamente 1191-1192; mentre i fogli 101-136 che, in modo altrettanto certo, sono di altro notaio, sono, d'altra parte, del 1198; e quindi, anche per questo motivo, non potevano entrare nel cartolare indicato nell'indice. Infine gli ultimi quaderni (fol. 137-335) — per una parte dei quali si era pensato potessero essere del Cassinese (3) ma pei quali ora il Reynolds dimostra l'appartenenza a Giovanni notaio — si dimostrano tutti di ugual scrittura e di ugual cartolare, e comprendono, dal fol. 195 al 335, atti del 1203, 1205 e 1206, il che fa appunto escludere che potessero essere compresi nel cartolare indicato dall'Index. In quell'/nciex ricorre bensì (fol. 61 v.) l'annotazione: «In cantera n. 93. Cassinus Scriba, liber Instrumentorum anni 1205. Item fasciculum instrumentorum ab anno 1193 et aliorum annorum ». Ma, anzitutto, niente induce a identificare il Wilielmus Cassinensis — che sempre così si nomina; ed è dei più noti e ricorrenti anche nelle citazioni dei contemporanei — con quel Cassinus scriba (specialmente quest'ultima qualifica ha un significato tecnico, ben individuato). In secondo luogo sarebbe strano che indicasse come « fasciculum » un gruppo di carte comprendente anche quelle 100 chiaramente datate 1191-1192; e che queste date, anteriori, non indicasse. Altrettanto sintomatico può parere il caso dei cartolari che ora vanno sotto l'intestazione « Lanfranci et aliorum notariorum ». La mistura di scritture eterogenee era qui così palese che i riordinatori dei cartolari non poterono omettere di segnalare che essi contenevano, assieme a un notaio prevalente (Lanfranco, come essi credevano), una miscellanea. Sono in tutto cinque registri. Ebbene, se nell'index ante (1) RICHERI, Foliatium I (n. 535), fol. 109. L'ultima «carta non adligata » portava in fondo un atto datato 1156, mense iulio. ( 2 ) Cfr. CHIAUDANO-MORESCO, o. C., 1°, p. XL sg. Anche in tempi recenti si è constatato lo spostamento dei fogli staccati in parecchi di questi cartolari. (3) CHIAUDANO, Contraiti Commerciali, cit., p. 6 sg. propende ad attribuirgli i fogli 137-194. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 3 7 a. 1684 cerchiamo la menzione di Lanfranco, leggiamo (fol. 169 v.): « Instrumenta in cantera n. 144. Lanfrancus notarius libri n. 8 instrumentorum annorum 1153 usque 1160, 1205, 1206, 1207 in 1208, 1216, 1221, 1222, 1215 et 29 ». Mettiamo qui due ipotesi: 1) L'attribuzione della miscellanea al Lanfranco era anteriore al 1684; e in questo caso dovremmo riscontrare in essa — almeno a un di presso — una maggioranza di date corrispondenti a quelle esposte nell'Index, e non dovremmo invece trovarvi — almeno per grandi masse — della serie di anni differenti; 2) Avanti il 1684 gli archivisti avevano elementi per riconoscere con facilità gli aiti del vero Lanfranco. E, in questo caso, se i quaderni del vero Lanfranco, che sono ancora compresi effettivamente nella odierna miscellanea che va sotto il suo nome, fecero già parte degli 8 libri instrumentorum che si trovavano nell'« Archivio vecchio », si dovrebbe avere coincidenza di date. Per riguardo alla prima ipotesi, confrontiamo le date che si trovano nell'Index, e quelle delle filze odierne, come attualmente 6ono state riscontrate: Filze odierne 1182 1183 1184 1186 1190 1192 1193 1200 1201 1202 1203 1207 1210 1211 (?) 1213 1214 1 2 1 6 Index ante 1684 1153-1160 1205 1206 1207 1208 1215 1216 38 MATTIA MORESCO • CIAN PIERO BOGNETTI 1217 1221 — 1222 — 1225 1229 (1229 ?) 1232-38 1240-47 In conclusione le coincidenze pressoché nulle non giustificano la prima ipotesi. Passando alla seconda, osserviamo come le attuali attribuzioni — si. cure, probabili, o anche soltanto possibili — di fogli di quei cartolari a Lanfranco, riguardano atti degli anni 1192, 1193, 1203, 1210, 1211, 1216, 1217, 1225; cioè solo un anno di quelli indicati dall'Index. La conclusione, quindi, dovrebbe essere la seguente: nelle attuali filze più antiche sono compresi, accanto a cartolari che nel 1684 si trovavano nell'« Archivio vecchio » (per es. Giovanni Scriba) altri cartolari che, pur appartenendo a notai ivi allora rappresentati (Cassinese, Lanfranco), non facevano parte di quell'Archivio. Si trovavano nell'« Archivio piccolo»? Specialmente se pensiamo che quest'ultimo possa essere derivato dallo stralcio di una parte dell' « Archivio vecchio» (le originarie cantere di numero superiore alle prime decine del terzo centinaio, e inferiori al n. 500?) (1), e se, sulla scorta dell'Index constatiamo che spesso gli istrumenti di un notaio erano suddivisi tra cantere diverse, anche lontane, e che, specialmente in seguito a prestiti, ordinati dal Governo o dal Collegio, potevano verificarsi spostamenti fra i due Archivi, l'ipotesi — che risponde alla necessità di spiegare fatti incontestabili — non deve sembrare assurda. Oppure quei cartolari si trovavano al momento del disastro fuori di ambedue gli Archivi? Forse lo stesso interesse storico — al quale si cominciava a non essere più indifferenti — li aveva fatti asportare, prima della redazione dell'inventario; oppure non erano mai stati versati; e lo furono solo in seguito ai successivi periodici richiami od inviti a depositare cartolari ancora in mano a privati. Sono tutte ipotesi, di per sè, non assurde. Per il primo gruppo di esse (presenza di tutte le filze nell'uno o nell'altro Archivio nel 1684) milita il fatto che certi smembramenti — come quello che abbiamo citato pel da Sori, o quello del notaio Oberto Scriba de Mercato — (1) Infatti nelle numerazioni delle eantere, date dall'Index, ci sarebbe lacuna tra quelle immediatamente superiori al 300, e quella n. 500 incidentalmente nominata a fol. 219 v., in margine agli atti di Paolo Raimondi. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 3 9 6Ì spiegherebbero sopratutto per materiali che furono assoggettati ad un violento disordinamento. Inoltre, se pensassimo all'esistenza di un'altra serie (quella dell'Archivio piccolo) non compresa nell'Index, ci spiegheremmo come in tale indice (esclusivo per l'Archivio vecchio) non compaiano molti dei notari meglio rappresentati nelle filze odierne: p. es. Guglielmo da Sori (un Vivaldus de Sauri appare nell'Index, fol. 265 v., con un libro d'istrumenti del 1192 e 1193; ma, se anche si volesse pensare a spiegare con una svista del lettore la diversità del nome, resta il fatto che gli atti del Guglielmo da Sori, oggi esistenti, appartengono agli anni 1191, 1195, 1199, 1200, 1201 e 1202); e così si dica di Obertus Scriba de Mercato, secondo le odierne identificazioni, il più copioso pel secolo XII, perchè se nell'Index, fol. 205, compare bensì mi Obertus (de Plateis) notaio nel secolo XII, il suo libro di istrumenti è però del 1198, anno che, per combinazione, non compare fra i molti, rappresentati nei quaderni del de Mercato. Così pure questo Obertus de Plateis non può essere l'Obertus de Placentia, di cui, diviso in filze diverse, si hanno ancora più di un centinaio di fogli, per gli anni 1196-97-98 1200-1201. Perchè, come si vede, vi compare bensì l'anno 1198 (cui appartenevano gli atti del de Plateis), ma in connessione materiale colle carte dell'anno 1197, che invece l'Index non ricorda. D'altra parte un argomento a favore dell'ipotesi dell'assenza di alcuni di questi cartolari dagli Archivi nel 1684, e del loro ricupero o rinvenimento presso privati, è dato da una serie di circostanze risultanti dal confronto fra la cosidetta Pandecta defunctorum e VIndex ante a. 1684, che le è posteriore. Tutte due si riferiscono, come si è detto, allo stesso Archivio; ma in momenti successivi. La « P. D. » non ricorda, p. es., il liber instrumentorum di Lanfranco del « 1207 in 1208 », che invece figura nelT« Index ante » (fol. 169 v.), ma inserito successivamente in sopralinea, con un segno di richiamo. E elencando i protocolli del notaio Lanfrancus Cazzanus (della fine del '200) 1'« Index ante » aggiunge in ultimo: « Item alius anni 1291 », che invece manca nella precedente « P. D. ». Analoghe aggiunte in confronto della « P. D. », sono fatte per il notaio Oberto de Langasco (fol. 204 v. : « item et 1221 »), Oliverio di Bisagno (fol. 204 v.: « et unus ab anno 1198 usque 1203 »), etc. Obertus de Plateis non figura affatto nella « P. D. ». Queste aggiunte sono ugualmente spiegabili con una più diligente revisione del materiale; col passaggio da un Archivio all'altro (1); (1) Tale passaggio è attestato, p. es., a f. 43 v, 119, 127 v, 129 r. v., 222 dell'Index. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI o col recupero o l'acquisto di un nuovo cartolare, presso altro ufficio o presso privati. Che l'acquisto veramente avvenisse, è, fra l'altro, provato da questa noticina de\V Index ante a. 1684, fol. 3 : « Instru. menta mixta in cantera n. 87. Antonius de Salvo; foliacium 1 instrumentorum mixtorum ipsius Antonii et Hieronimi Marri ac alterius notarii ignoti, que empta fuerunt ab Antonio Bogiono, formagiario ». Gli statuti facevano obbligo a tutti di consegnare i protocolli notarili e ne vietavano il commercio. Ma il formaggiaio — sul cui banco forse il protocollo era stato addocchiato da un notaio del Collegio —, dimostrando la sua buona fede, almeno il prezzo come carta da imballo l'avrà voluto! E si pensi quante vicende possono aver subito questi protocolli dal sec. XII alla fondazione dell'Archivio. Comunque, le incertezze sulla composizione e riordino dell'antico archivio, saranno forse rimosse, fra breve, dalle sistematiche indagini promosse dallo stesso Archivio di Stato. E, se pur ne rimarranno per quanto riguarda il processo di formazione degli attuali protocolli dei notai del sec. XII, tali dubbi non impediranno, se non forse in minima parte, di ristabilire, per ciascun gruppo di atti, il Notaio cui appartengono, e l'anno e la loro originaria posizione nel cartolare. I « cartolari » che, nell'Archivio « vecchio » del Collegio dei Notai, qual'era avanti il 1684, contenevano (per quanto risulta dall'Indice) atti anteriori al sec. XIII, pare fossero soltanto i seguenti: 1° - (f. 169 v.) cantera n. 144 Lanfrancus notarius libri n. 8 instrumentorum annorum 1153 usque 1160, 1205, 1206, 1207 in 1208, 1216, 1221, 1222, 1215 et 29. 2° - (f. 117 v.) Cant. n. 98. Joannes Scriba, liber 1 instrumentorum annorum 1154 usque 1156. 3° - (f. 97 v.) cant. n. 98. Gulielmus Caligepalii liberculi n. 5 notularum instrumentorum annorum 1177, 1180, 1181, 1183, 1202. 4° - (f. 265 v.) n. 76. Vivaldus de Sauri, liber unus instrumentorum annorum 1192 et 1193. 5° • (f. 61 v.) n. 93. Cassinus scriba, liber instrumentorum anni 1205. Item fasciculus instrumentorum ab anno 1193, et aliorum annorum. 6° - (f. 97 v.) n. 101. Guliermus Savius, libri n. 5. Instrumentorum annorum 1209, 1194, 1195, 1212 usque 1216, 1217 usque 1229. 7° - (f. 204 v.) n. 71. Oliverius de Bizanno, libri 3. InstrumenPER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 4 1 torum annorum 1204 usque 1208, 1215 usque 1220 et unus ab anno 1198 usque 1203. 8° - (f. 205) n. 75. Obertus de Plateis liber unus instrumentorum anni 1198. 9° - (f. 98) n. 74. Guliermus Cassinensis liber 1 instrumentorum annorum 1199 usque 1202. 10° - (f. 254) n. 72. Spinoli liberculus sic intitulatus: 1200. Un certo numero di altri « cartolari » notati nell'Index, pur non comprendendo atti del sec. XII, meritano di essere tenuti presenti per questa ricostruzione (1). * * * I « cartolari » dell'Archivio di Stato di Genova, racchiudenti attualmente, in tutto o in parte, degli atti di notai del sec. XII, sono, a quanto ci consta: 1° - Notaio Giovanni Scriba. 2° - Notaio Lanfranco e diversi ignoti, I, II, parte 1 e 2, III. 3° - Notaio Guglielmo Cassinese. 4° - Notaio Amandolesio Giovanni (da folio 173 a 216). 5° - Ms. 102. Diversorum. 6° - « Notai Ignoti », cartella I \ :;: Per comprendere le difficoltà di identificare i veri autori delle singole parti dei cartolari attuali, e nello stesso tempo per farci un'idea (1) Vanno, a nostro avviso, segnalati questi cartolari: (fol. 3 v.) in cantera n. 71. Augustinus de Sigestro, liber 1 instrumentorum a. 1205. (fol. 36) in cantera n. 95. Magister Bartholomeus, libri n. 2 instrumentorum annorum 1216 usque 1219, 20. (fol. 38 v) n. 73. Bonusvassallus de Cassino, libri n. 12 instrumentorum annorum 1206-1225, et 1226, 1227, 1230, 1235, 1239, 1240, 1233, 1245-1250, 1252, 1249, 1222 (nella « Pandecta Defunctorum » figurano in cantera n. 99, libri 11; mancano 1249, 1222, che nell'Index figurano aggiunti in fondo). ( f . 38 v.) n. 75. Bonusvassallus de Cassissa, liber 1 instrumentorum ann. 1232 (in « Pandecta Def. » l'anno è indicato come 1203). (fol. 42 v.) n. 93. Bartholomeus Lambertus, 1223 et 1224. (fol. 80) n. 72. Enricus de Serra, liber 1 instrumentorum anni 1215. (fol. 80) n. 72. Enricus de Provigno, quinternum instrumentorum 1201. (fol. 98) n. 73. Gulielmus Pagiarini, libri n. 4 instrumentorum annorum 1215, 1267, 1270 et 1231. (fol. 177 v) n. 75. Joannes de Giberto, liber 1 instrumentorum anni 1209. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI degli indizi e dei sussidi di cui possiamo giovarci in quell'indagine, è necessario ricordare, brevemente, le principali caratteristiche di questi manoscritti. Il nome di « Cartolari » è quello originale; così li designano tanto Giovanni Scriba che il Cassinese. Mentre dalla metà del sec. XIII prende sempre più piede il sistema di mettere sulla prima facciata del registro delle imbreviature, il nome, la qualifica professionale, e spesso la paternità e il domicilio del notaio; e qualche volta di ripeterlo anche nei successivi quaderni (poiché la pratica ha dimostrato come i registri possano essere, anche dopo molti anni dalla morte del notaio, usati a scopo legale, e, nello stesso tempo, siano soggetti a dispersioni e mutilazioni), in questi più antichi registri il nome del notaio non figura invece ancora, o risulta, normalmente, solo per menzione indiretta e incidentale. Anche se il nome di « minutario », da taluni dato a questi atti, possa parere, sotto più aspetti, meno appropriato (1), sta di fatto che non solo quei quaderni eran destinati a rimanere presso il notaio stesso, ma che l'istrumento in pergamena, che se ne sarebbe ricavato, doveva essere di mano del notaio stesso; e a lui, naturalmente, non eran necessarie indicazioni speciali per riconoscerli. In caso di impedimento o di morte, altri poteva essere autorizzato dai consoli a ricavare gli istrumenti; ma o le circostanze eran tali che l'identificazione dell'autore del registro non poteva essere allora dubbia o, comunque, il notaio di questa evenienza ancora non si preoccupava. Per ciò — a parte le tradizionali attribuzioni fatte dai vecchi archivisti, che però solo nel caso di Giovanni Scriba (e anche lì a prescindere da alcune appendici aggiuntegli poi) si son mostrate interamente giustificate — l'identificazione deve ora avvenire per elementi indiretti. Il più sicuro e utile è quello fornito dal confronto con le pergamene dello stesso notaio (2). In qualche caso l'istrumento trascritto in pergamena corrisponde a una imbreviatura ancora esistente nel registro. Siccome la pergamena porta la sottoli) Cfr. GAUDENZI, Sulla duplice redazione del documento italiano nel M. E., in Archivio Storico Italiano, XLI, 1908, pag. 262 sg. (2) Il CHIAUDANO, Contratti, cit., ha opportunamente compilato, sulla scorta delle pergamene dell'Archivio di Stato e della Civica Bibl. Berio, un elenco dei notai che rogarono contemporaneamente al Cassinese (1180-1209). Di quello, come della diretta indagine nei due fondi, ci siamo valsi per le analisi e la ricostruzione, più avanti proposta. Certo che — come si constata anche dai primi risultati finora conseguiti — la sistematica indagine e trascrizione dei cartolari stessi servirà ad allungare di molto la lista dei notai del sec. XII, mediante la citazione delle loro cartulae, contenuta in molte imbreviature. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 4 3 scrizione del notaio autore, la sicurezza è allora assoluta. Naturalmente, essa si estende al solo foglio, dove l'imbreviatura è contenuta, o all'intero quaderno, o a tutti i quaderni di mi registro, a seconda che si tratti di un foglio staccato, o con atti formalmente o sostanzialmente connessi con quelli dei fogli successivi, o che tale connessione possa essere assolutamente sicura per tutto il quaderno o per tutto il cartolare. Quando — ed è purtroppo, e stranamente il caso più frequente — di un notaio, cui il frammento di cartolare è attribuito, ci son rimaste delle pergamene che per data non corrispondono al periodo abbracciato dagli atti del cartolare nella sua parte oggi superstite, il confronto si dimostra per lo più ugualmente decisivo, per la perfetta corrispondenza delle scritture. Ma, come diremo anche a proposito dei confronti fra varie parti di un cartolare, le differenze nella forma di talune lettere o addirittura nello stile calligrafico di tutta la pagina, non indicano — e ce ne sono le riprove — senz'altro diversità di mano. Tanto più poi tra scrittura sulla pelosa e soffice carta e scrittura sulla rigida e lisciata pergamena, perchè la mano stessa risentiva del mezzo scrittorio. Mentre per esempio pel Notaio Giacomo le due scritture, egualmente calligrafiche ed accurate, possono dirsi identiche, e mentre — salvo mia maggiore regolarità — si può dire altrettanto per le pergamene di Giovanni Scriba; e mentre, per Oberto Scriba de Mercato, la scrittura è, sulla carta o sulla pergamena, egualmente irregolare e, a prima vista, riconoscibile; invece pel Cassinese le scritture differiscono tanto che ;— se fosse stata affidata a quel solo indizio — l'identificazione non si sarebbe forse mai avuta. Eppure si tratta necessariamente di autografi in ambedue i casi (1). A parte il mezzo scrittorio, doveva esserci, evidentemente, una preoccupazione estetica, a far mantenere al notaio due caratteri distinti. Nè parliamo dei casi in cui un notaio, dovendo fungere da cancelliere per atti del Comune, o far copia di diploma papale o imperiale, imita le scritture cancelleresche più solenni, con ingenue e inabili deformazioni della propria scrittura usuale (2). (1) Solo dopo il 1209, quando Guglielmo Cassinese « sponte scribaniam dimisit », fu dai consoli autorizzato Giovanni di Giberto a trarre dai cartolari l'esemplare in pergamena : « ac si idem Wilielmus propria manu transcripsisset ». Ma anche allora, si riaffermava che normalmente l'instrumentum doveva essere scritto dal Notaio propria manu. Autografe dobbiamo ritenere tutte le sue pergamene anteriori ai 1 2 0 9 . Cfr. BELCRANO, Il secondo registro della curia arcivescovile di Genova (Atti Soc. Lig., X V I I I ) , p. 303 sg. (2) Cfr. p. es. in Arch. Stato Genova, S. Siro, perg. cart. n. 1525, mazzo 2°, 1209, genn. 12, sentenza consolare scritta dal notaio Johannes de Donato (cfr. 4 4 MATTIA MORESCO • CIAN PIERO BOGNETTI Ma quando non soccorrono le pergamene ad indicare il nome del notaio, possiamo ugualmente dedurlo in modo sicuro dal testo dello stesso cartolare, o dal rinvio fatto da un altro notaio. È, per esempio, uso abbastanza frequente di questi notai di richiamare — specialmente per gli affari commerciali — un precedente negozio giuridico, che ha avuto luogo tra le stesse parti contraenti, citando, pur nell'imbreviatura, il nome del notaio che ha rogato la cartula (« ...ut continetur in cartula facta per manum X notarii... »); e questo anche se si trattava di un proprio rogito. Poiché di solito le stesse parti si servono dello stesso notaio, e non si tratta di atti di data molto anteriore, la ricerca nello stesso cartolare ci fa frequentemente incontrare un atto i cui estremi corrispondono a quelli indicati nella successiva imbreviatura. E il nome del notaio ne risulta quindi accertato. In tal modo, per esempio, si potè stabilire da parte del Reynolds la paternità del cartolare di Giovanni di Giberto, e limitare invece a un numero esiguo — rispetto alle attribuzioni precedenti — i frammenti del cartolare di Lanfranco, e identificare i due grossi cartolari di Oberto de Placentia e di Oberto de Mercato. Per questo ultimo, un tale confronto interno aveva già dato la sicurezza che si trattava di un Obertus notarius; ma il nome di « Scriba de Mercato » fu invece riconosciuto per merito del Cav. Piccardo, mediante il richiamo contenuto in un atto appartenente ad altro cartolare, il « Cassinese » (nella parte spettante a Giovanni di Giberto)^ Procedimento, ad ogni modo, delicato, e che qualche volta può trarre in errore; così per esempio i trascrittori, archivisti di Stato, non confermano l'attribuzione a Giacomo notaio di alcuni fogli « in corpore » di Oberto de Placentia, già proposta dal Reynolds. La difficoltà maggiore, però, non sta mai nel riscontrare il nome dell'autore di un cartolare, o di un grosso frammento di esso. Che se — come nel caso del cartolare del presunto Giacomo — il nome potesse essere anche un altro, il documento nulla o quasi perderebbe della sua utilità per gli studi. Ma dove la incertezza può condurre a gravi errori di ricostruzione è, anzitutto, nello stabilire se frammenti staccati hanno o meno fatto parte di un cartolare unico; e, in secondo luogo, a quale anno essi appartengano, e cioè in quale ordine vadano disposti. La probabilità o la sicurezza sono state raggiunte per lo più con questa progressione di mezzi di prova: tipo di carta e formato, scrittura, stile, frasi tecniche abituali, località prevalenti dove il notaio roga, clientela e testimoni abituali, macibid. n. 112 stesso notaio, istrumento 1192, febbr. 1); ibid., sentenza 1211, gennaio 23, not. Giliberto Visconti. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 4 5 -chie della carta o traforo tipico di tarli, segni di riconoscimento o autenticazione appositamente messi dai notai, continuazione di atti fra fogli o quaderni ora staccati. Meno decisiva di quest'ultima è la coincidenza delle date — anche per le alterazioni dell'ordine cronologico che si incontrano frequentemente nel cartolare; specialmente quando — come di solito — le date si limitano a giorno e mese. 1= * * E' provato che parecchi notai contemporanei adottavano per i loro cartolari dei quaderni cartacei di uguale formato (talvolta però essi sono oggi alterati da tranci o smarginature recenti). Nello stesso tempo è quasi altrettanto certo che uno stesso notaio variò qualche volta — se pure lievemente — il formato dei propri registri. Le ineguaglianze di formato che stanno fra il frammento in notai ignoti I, 1 (cm. 23 x 17), e quelli in Lanfranco I e II 2 (cm. 28 x 20) non devono per esempio — a nostro credere — impedire di ritenerne unico l'autore. Anche la filigrana della carta non soccorre ancora; si tratta per lo più di carta grossa, ruvida, non filigranata, di importazione da paesi Islamici (1). La qualità o densità dell'inchiostro varia spesso per uno stesso notaio; può servire a stabilire le aggiunte, le interpolazioni, le inserzioni successive nel cartolare. Non la paternità degli atti. L'elemento principe per l'identificazione è costituito dai caratteri individuali della scrittura o calligrafia di ciascun notaio: già l'abbiamo detto a proposito del confronto con le pergamene — dove la sottoscrizione ci rende certi dell'autore della scrittura — o con quei fogli di cartolare dove il nome del notaio sia, direttamente o indirettamente, indicato. Va però tenuto presente che la minuscola, derivata dalla carolina, che questi notai usano, non ha spesso caratteri ( 1 ) Cfr. BRIQUET C. M., Les papiers des Archives de Génes et leurs filigranes, in « Atti Soc. Ligure St. Patria », XIX, pag. 293. Questi registri sono tutti cartacei. Può stupire quindi che due atti del Cassinese, del 1187 (il suo primo cartolare superstite è del 1191; ma Giovanni Scriba risale al 1154; e cartacei sono i frammenti di Giacomo, del 1 1 7 6 ; e il primo Oberto Scriba de Mercato, del 1 1 7 9 ) , messi in pergamena dal notaio Fulco Follaca nel 1281, si dicano estratti « ab autenticis scriptis in pergamenis in quodam libro per manum Guillelmi Cassinensis not. » (Arch. Stato Genova S. Stefano, mazzo 2 ° ) . Cfr. CHIAUDANO, Contratti, cit., p. 13 n. 8. - Va però notato che poteva trattarsi di una silloge autografa di suoi atti, sul tipo di quella che — appunto di mano del Cassinese, e contenente atti anche non suoi, ma da lui, come notaio, trascritti in copia autentica — si conserva ora (frammento), nel fondo delle Pergamene di S. Stefano (a. 1 2 0 5 ) ; Abbazia di cui il Cassinese era per l'appunto il notaio abituale. (Cfr. CHIAUDANO, O. e . , p. 15). VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI molto spiccati di individualità. E per converso — sia dal confronto delle pergamene, sia da quanto avviene nella stesura di uno stesso atto, che pur rivela altri indizi di identità di mano — risulta che qualche notaio usava indifferentemente forme diverse per uno stesso segno alfabetico, e nel medesimo tipo di scrittura minuscola; anche se, in un determinato periodo, una data forma possa dirsi presso di lui predominante. Poi va tenuta presente la modificazione che, con l'età, vien subita dalla scrittura di molti notai. Anche dipendente da cause patologiche: per esempio la scrittura di Oberto Scriba de Mercato, anche molti anni prima che egli cessi dalla professione, accusa un tremolìo che poi sembra decrescere e più tardi riprenderà: forse, in quell'attivissimo e assillato scriba del Mercato si era manifestato il classico « crampo degli scrittori ». È elemento che in qualche caso — come questo —, facilita l'attribuzione dei frammenti staccati e anche la relativa datazione; ma che altra volta — in minore continuità di documentazione — può fuorviare e lasciare perplessi nell'affermare che si tratta dello stesso notaio. Anche per notai di cui possediamo un copioso materiale (p. es. Oberto de Mercato) è documentato che, a brevissima distanza di tempo, e senza una a noi evidente ragione (si tratta di pagine dello stesso quaderno e non, per lo più, di atti inseriti in ispazio libero) mio stesso notaio può usare una scrittura fitta e piccolissima, con righe tra di loro poco spaziate; oppure caratteri grandi e un andamento irregolare di linee. La cosa non può stupire, considerando la sede -— spesso un locale piazzato nel più affollato centro di affari — e l'incalzare del lavoro, attestato da molti e molti rogiti in una stessa giornata. Le deformazioni che la fretta poteva anche allora determinare in una stessa scrittura, saranno un campo utile di osservazione per i paleografi. Noi stessi ne diremo qualcosa a proposito delle notulae preparatorie di Oberto Scriba de Mercato. Ma, appunto per questo, quando di un notaio non si son salvati che pochi frammenti, le identificazioni mancate non lasciano naturalmente la certezza che si tratti di due diversi individui. Un buon indizio, ma non un criterio decisivo, è pur fornito dallo stile del notaio. Certe formule tecniche, il modo di abbreviare, quello di datar gli atti, differiscono spesso da notaio a notaio. Ma talvolta si incontrano, e quindi si scambiano, imitatori o discepoli. Infatti per alcuni di questi notai si è potuto stabilire un rapporto di scuola. Giovanni Scriba era scolaro di un altro Giovanni. Fra Oberto de Mercato e Giacomo doveva esistere una stretta collaborazione. Giovanni di Giberto fu probabilmente scolaro e poi successore nello studio o « ecribania » del Cassinese. E, per esempio, fra questi due ultimi, il ReyPER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 4 7 nolds ha riscontrato forti coincidenze di stile. Ma va pur tenuto preeente — e anche questo può essere utilmente studiato nei cartolari genovesi — l'aggiornarsi che imo stesso notaio compie, lungo il corso della sua carriera, nell'uso di nuovi formulari che via via si diffondono. Così, la sede dove il notaio roga. Su quest'ultima già si è intrattenuto, con molti dati e osservazioni preziose, il Chiaudano (1). Per Giovanni Scriba (il più antico) la sede prevalente (il capitulus di S. Lorenzo o il pontile capituli) è pure il luogo dove egli, come Scriba dei Consoli deve più frequentemente tenersi a disposizione dei magistrati, per lavori di cancelleria (2). ( 1 ) CHIAUDANO, Contratti, cit., p. 21 sgg.; Il Cartolare di Giovanni Scriba, I, p. XXIV. (2) Forse in San Lorenzo era stata anche la sede della « scribania » del suo maestro, il notaio Giovanni. Infatti in due atti dello Scriba, del 1156, è nominato « Johannes Scriba de Sancto Laurentio » (op. cit., I, p. 21 « actum in ospicio Johannes Scribe de Sancto Laurentio » p. 37, atto LXIX dove tra i testi è « Johannes notarius de Sancto Laurentio », — dunque era diverso dal Giovanni Scriba, che rogava l'atto -—, ed è « actum in hospicio predicti Johannis notarii prope campanile Sancti Laurencii ». Che egli fosse scolaro del notaio Giovanni, risulta dal preceptum dei consoli, del 7 giugno 1157, col quale autorizzavano a scrivere « omnes cartulas et omnes contractus et laudes quorum in cartulari Johannis notari magistri mei exemplar invenirem ». (O. c., I, p. XXXVI, p. 100). La mancanza di ogni espressione alludente a decesso (quondam, o simili) me lo farebbero ritenere allora ancora vivente; e forse lo era ancora molto più tardi, se un Johannes Scriba appare come teste in una rogatio che dovrebbe essere degli anni attorno al 1160-1161 (ibid., II, pag. 300). Ciò parrebbe a tutta prima contraddetto dalla pergamena (riprodotta in facsimile dal CHIAUDANO, O. c., I, tav. II, v. p. XXXVII) contenente un atto pel monastero di S. Stefano, del notaio Giovanni, del 1155, novembre 22, trascritto in mundum da Giovanni Scriba, con questa dichiarazione: « Hanc cartam ego Johannes notarius transcripsi et exemplificavi ab exemplari quondam magistri mei Johannis notarii in quo pariter continebatur, hoc autem precepto et auctoritate consulum Marchionis de Volta, Fredenzonis Gontardi, qui civium negociis providentes non minus omni stabilitate niti sanxerunt exempla cartolariorum eiusdem quam si eius forent descriptione firmata. Actum in ecclesia sancti Laurent», millesimo centesimo quinquagesimo sexto, VI idus junii, indictione quinta. Ego Johannes Notarius exemplificavi ut supra ». Osserviamo come, secondo lo stile particolare di Genova (indizione bedana, ma computando un'indizione in meno), nel giugno 1156 si doveva essere nella indizione terza e non nella quinta, come del resto risulta proprio dalle date delle cartule dello stesso Giovanni Scriba (o. c., I, p. 44 segg.). Quindi o ci troviamo di fronte a una falsificazione, priva di valore anche come testimonianza su quel punto, o — poiché non lo farebbero escludere le caratteristiche calligrafiche — la pergamena fu scritta veramente da Giovanni Scriba, ma dopo anni, e — per qualche scopo che ci sfugge — con antidata e 6enza aver sottomano nè il proprio cartolare nè un prontuario cronologico. Così che, citando a memoria, ricordò due soli degli 8 Consoli che avevano emanato il « preceptum » del 1157, d;ede per già morto il proprio maestro nel 1156 e sbagliò di due cifre l'indizione. Che fosse affievolito di mente? La scrittura però non accusa stanchezza. VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI Forse, per analoga ragione, Obertus Scriba de Mercato deve avere, nella seconda parte della sua vita professionale (prima rogava per lo più « in boteca Malocelli ») avuto la sede ordinaria della propria « scribania » nel fondaco « Pedicularum » che dava sul mercato (1). Ma anche se non si trattava di locali propriamente pubblici — la stessa Volta Fornariorum, sede abituale del notaio Guglielmo Cassinese, non pare fosse veramente un portico; ma piuttosto un locale chiuso (2) — non sembra che un solo notaio ne avesse l'uso esclusivo. Questo è documentato anzi per la boteca Malocelli, pel fun. dicum Pediculaium, per la Volta Fornariorum (3). Quindi nella valutazione di tale elemento bisogna andar cauti, e prenderlo soltanto, come ho detto, per un buon indizio. Altrettanto si dica per la clientela e pei testi: anche se il Reynolds ha creduto, con molto acume del resto, di poterne fare spesso conto. Noi stessi abbiamo dovuto ricorrervi talvolta, per stabilire almeno una probabilità (4). Ma più che per identificazione di notaio, serve come elemento supplettivo o surrogatorio di datazione. Una considerazione particolare merita invece il criterio, estrinseco, dei deterioramenti tipici della carta. L'esame complessivo dei cartolari del sec. XII, ci dimostra infatti — si può dire in modo assoluto — che se, dopo la loro ricostituzione nel sec. XVII, essi hanno subito l'ulteriore effetto dello sbriciolarsi o sfilacciarsi dei margini di una carta già ammalorata, tutte le macchie d'umido e tutti i fori dei tarli sono però anteriori a quella rilegatura. Infatti, in uno stesso registro, a quaderni gravemente rovinati, seguono, con taglio netto, quaderni intatti; e, riscontrando scritture e date, tali quaderni palesano appunto un autore diverso, o una posizione distanziata in quello che doveva essere il cartolare originale. (1) Cfr. Lanfranco II, 1", fol. 83: «in mercato iuxta fundieum Pedicularum » ; e in molti altri fogli (Cfr. anche Cart. Giovanni Scriba, cit., I, p. 292). (2) Cfr. CHIAUDANO, Contratti, cit., p. 22, n. 1 e 2. Anche nello statuto dei notai, riguardante il loro Archivio che abbiamo già ricordato, il termine volta, indicava sicuramente un locale chiuso. Nei cartolari stessi la « volta » figura talora sopra una « botea ». D'altronde, nel ventoso clima di Genova, solo se in un portico fosse stato installato uno sgabuzzino chiuso e stabile — magari di legname — un notaio avrebbe potuto restarci a scrivere tutto il giorno, in pieno inverno. (3) Per la volta Fornariorum, ivi, p. 22, n. 1. Nella boteca Malocelli rogavano, per esempio, tanto Oberto da Piacenza, quanto il notaio ignoto (1192-93) che scrisse il fol. 1 del Lanfranco II, 1 e 2; nel fundieum pedicularum Obertus Scriba de Mercato e il notaio di Lanfranco II, 1, f. 56 e segg. (4) Così, per esempio, per la continuità o la vicinanza dei fogli di « Lanfranco, II, 84-111 e III, 14-23 ». PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 4 9 Le macchie d'umido (brune, cenerine, vinose, che variano di intonazione, di forme e di sfumatura da cartolare a cartolare) sono state spesso l'elemento decisivo per riaccostare i frammenti dispersi nelle filze più varie; e, in seguito, i più minuti ed intrinseci elementi di riprova non hanno fatto che suffragare quella prima osservazione. Ma specialmente furono utili i fori dei tarli (taluni grossi e bizzarramente configurati e diramati, che riducendosi via via continuano per decine di fogli; altri microscopici e solo rilevabili alla trasparenza). In complesso i tarli hanno provocato la perdita di poche parole in questi atti plurisecolari, e hanno invece dato un ausilio meraviglioso alle identificazioni. Dove — nella imperfezione della datazione — degli accostamenti di fogli o quaderni, dianzi proposti, si trovavano in contraddizione col brusco arrestarsi di un traforo di tarlo, o con l'improvviso moltiplicarsi di quei forellini, l'allarme, sollevato da questi fatti, si è poi sempre dimostrato giustificato. Altre volte hanno, giustamente, suggerito riscontri tra fogli dispersi a grande distanza e in cartolari diversi. Infatti le difficoltà maggiori e le questioni più delicate — talvolta non ancora risolte — sorgono appunto a proposito della datazione di questi fogli. Il notaio è identificato; ma anche dalle pergamene sappiamo che ha rogato per un quarantennio e anche più. A quale anno il frammento, senza data, appartiene? Il sistema di datazione varia infatti moltissimo a seconda dei notai. L'inizio stesso dei cartolari è presso certuni, almeno qualche volta, messo in rapporto col principio dell'anno. Così il notaio Cassinese (fol. 49) nel 1191 iniziava il quaderno col principiare dell'anno (cioè col giorno di S. Stefano del 1190, secondo lo stile a Nativitate); con la scrittura solenne: « In Nomine Domini Amen. Sancti Spiritus adsit nobis gratia. In. cipit cartulare a Nativitate MCLXXXXI, ind. Vili ». L'anno 1191 terminava a foglio 76; a finire il quaderno c'erano (allora) ancora 24 fogli bianchi. Sprecare tutta quella carta? Scrisse, in grandi caratteri: « completum fuit hoc cartulare MCLXXXXI ind. Villi », segnò i nomi del podestà e dei consoli di Genova per quell'anno, voltò facciata, e vergò la nuova intestazione: « In Nomine Domini Nostri Jesu Christi. Amen. Incipit cartulare anno domini nostri MCLXXXXII, ind. \ I I I I ». Solennità, senza scialo; e, sopratutto, pratica lodevole contro le tentazioni di aggiungere troppi alti con antidata. Invece il notaio Bonvillanus, che segue quel cartolare, arrivato al 25 dicembre 1198 (pare gli mancassero soltanto due fogli a finire il quaderno), lasciò in bianco il resto e, evidentemente, passò a quaderno nuovo (però certe grandiosità, se non sono di istinto, si riman- M. MORESCO-G. P. BOGNETTI, Per l'edizione dei notai liguri del sec. XII. 4 . VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI giano. E allora utilizzò il verso del secondo foglio per una minuta riguardante un'asta). Un altro notaio (non ancora sicuramente identificato) scrisse i cartolari dell'anno 1192 e 1193 sullo stesso quaderno, ma nel primo anno su due colonne e nel secondo per disteso in tutta la larghezza del foglio (1). Del resto, nell'attuale sbriciolamento di varii cartolari, la solenne datazione iniziale dell'anno non ha che una portata pratica relativa. Ciò che importa è la datazione continua nel corpo del quaderno e il sistema di questa cambia da notaio a notaio, e, nello stesso notaio, secondo i varii periodi (2). Un tardo statuto prescriverà che ciascuna imbreviatura porti l'indicazione dell'anno, dell'indizione, del mese e del giorno (questo già faceva, per esempio, Giovanni Scriba nei primi fogli del suo cartolare). Alcuni di questi notai, a cominciare dalla fine del secolo danno, assieme alla indicazione (diretta o per riferimento) del giorno, anche quella dell'ora in cui l'atto è stato compiuto, secondo un sistema di computo orario che è già stato studiato dal Chiaudano (3). Poiché questa indicazione non compare nella maggioranza degli altri notai dell'epoca, non doveva corrispondere ad ima prescrizione statutaria o consolare (i consoli almeno già dalla metà del secolo XII. si ingerivano in Genova nelle cose del notariato come è provato tra l'altro dalla nota autorizzazione a Giovanni Scriba a mettere in pergamena gli islrumenti del suo maestro, il notaio Giovanni), deve esser nata dalla personale esperienza del notaio, che gli aveva dimostrato gli inconvenienti di una datazione meno precisa. Infatti nella vita commerciale veramente intensa, che questi atti ci attestano con l'afflusso di tanti estranei e con la contemporanea presenza, in vari punti di Genova, di molti notai, lo stabilire la precedenza di mi atto, anche sulla base dell'ora, doveva in qualche caso avere una importanza non soltanto teorica. (1) LANFRANCO, I I , 1, fol. 1; I I , 2, f. 2. V. più specialmente le analisi relative. (2) Questo disordine e queste indicazioni troppo sommarie o interm'.ttenti delle date, erano del resto ben note all'autore del Formulario Aretino, del 1245; ed anzi egli credeva fossero state in un primo tempo sistematiche, forse come strascico del periodo in cui il Notaio non scriveva che la scheda — senza speciale valore giuridico, nè dispositivo nè costitutivo, ma come semplice aiuto mnemonico per lo scriba — e la carta o il breve in pergamena, da consegnarsi alle parti, cap. C L I I I : Ì< Ponatur quod rogatione. seu protocolla alicuius tabellionis inveniatur... scripta in cartis pecorinis, et in principio cuiuslibet protocolli non sit appositus dies, sed tantum circa principinm quaterr.i sint appositi anni Domini, ut olim faciebant antiqui, et hodie faciunt imperiti... ». (3) CHIAUDANO, Contratti, cit., pag. 6, 23 segg. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 5 1 Per la ricostituzione, cui attendiamo, il primo elemento cronologico da determinare è, evidentemente, la data dell'anno. Qualche notaio la segna quasi ad ogni atto; qualcuno quasi ad ogni pagina; ma in taluno dei cartolari maggiori (per esempio Oberto de Mercato o Oberto de Placentia) è tanto se essa ricorre qualche volta nel corpo di un quaderno. Con questo, in peggio: che in qualche caso la sola data segnata appartiene ad un atto inserito fuori serie cronologica (per esempio l'atto indica altro mese da quello cui appartengono gli atti di quel foglio); e allora si ha talvolta la certezza e in altri casi resta più che legittimo il dubbio che appunto si sia segnato l'anno perchè diverso da quello corrente. Altrettanto difficile, in altri casi, lo stabilire la data di mese e giorno; perchè se un certo numero di cartolari la porta sistematicamente almeno mia volta per foglio, altri fanno rinvio per una certa serie di atti, con l'espressione « ea die », alla data di un atto precedente, il quale poteva anche stare su altro foglio; e nel caso dei fogli staccati e spostati, il giorno e il mese rimangono perciò difficili da identificare. In casi dubbi — e quando i criteri esteriori, dati dalla connessione desìi atti o dai deterioramenti tipici della carta, non soccorrano — resta la possibilità — come già dissimo a proposito della paternità degli atti — di fare induzioni attraverso i nomi di persone (specialmente i testi, che in essi figurano in gran parte abituali); qualche volta il nome di mi magistrato, di un prelato, o la menzione indiretta di un fatto storico, aiutano a precisare o ad approssimare la datazione. Possiamo dire che — come si constaterà dallo schema dei vari volumi, che daremo da ultimo — solo pochi fogli restano di data incerta; e quando il lavoro di trascrizione e di indice avrà potuto stabilire — anche per molti personaggi menzionati negli atti — taluni caposaldi cronologici, si saprà forse, con rettifiche a questo schema provvisorio e con aggiunte, renderli, praticamente, tutti datati. Questo elemento, importante in sè, non ha tuttavia un valore assoluto per la ricostituzione del cartolare. In massima quest'ultimo seguiva l'ordine cronologico. Già però abbiamo accennato a inserzione di atti anteriori. Un simile ritardo nella trascrizione sul cartolare va spiegato con qualche causa particolare. Ma — come vedremo dalle analisi dei cartolari che hanno ancora la collocazione originale — ben più frequente è una inversione dell'ordine degli atti rogati in giorni prossimi tra loro o un ritardo di pochi giorni nella trascrizione di uno o più atti isolati. Già il Chiaudano dà per Giovanni Scriba la spiegazione più ovvia e sufVILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI fragata del resto da altri elementi (1); la stesura che noi troviamo nel cartolare non è normalmente, qualunque sia il nome che più tardi abbia ricevuto, una minuta che il notaio, in forma più o meno abbreviata, abbia vergato presenti le parti e i testamenti. Si tratta già di una trascrizione o, normalmente, dello sviluppo di ima scheda, anche brevissima, dove il notaio ha preso appunto del nome dei testimoni, delle parti e degli estremi del negozio; una « notula » che, nel caso di Giovanni Scriba (2) è stata redatta qualche volta su un foglietto volante; talaltra è stata scritta di seguito ad altri consimili brevissimi appunti, che, sviluppati, saranno poi il testo di lodi consolari o di provvedimenti di giurisdizione volontaria. Anzi, come s'è detto, questi ultimi atti sono, nel cartolare, frammisti alle « cartule » formate a richiesta di privati; nè il notaio mostra ancora di volerne fare una separata categoria di atti. Qualche volta l'inversione o lo spostamento in anticipo possono essere dipesi dalla maggior fretta che un cliente aveva di possedere la cartula in pergamena. Questa non poteva essere licenziata senza che figurasse l'esemplare nel cartolare; quindi bisognava svolgere per prima quella «notula » o scheda e inserirla al punto del cartolare cui si era arrivati col lavoro di trascrizione. Viceversa gli spostamenti in ritardo sono forse da attribuirsi a un indugio voluto dalle parti, che ancora non si erano accordate in modo definitivo. Infatti furono notati a decine, nel cartolare di Giovanni Scriba, gli atti « cassata volúntate partium », prima che se ne redigesse l'istrumento in pergamena; e più numerosi — per le ragioni che diremo — saranno nel Cassinese. Ma, nel Cassinese stesso, figureranno degli spazi in bianco, evidentemente lasciati per inserirvi im atto in sospeso. E inserzioni in spazio lasciato bianco s'incontrano pure in Oberto Scriba de Mercato. Qualche volta nello spazio bianco (vedi Cassinese foglio 69), fu poi scritto un atto, rimasto in sospeso, con la datazione effettiva, cioè di molto posteriore al primo accordo. Invece, quando tali spazi opportuni non erano stati riserbati e si voleva egualmente la data del primo accordo intervenuto tra le parti, il ritardo nella compilazione dell'atto non poteva risolversi che in quella alterazione dell'ordine delle date. Pensare in qualche caso a una antidata assolutamente fittizia, voluta dalle parti, è più temerario; ma non sempre da escludersi come in una nota precedente abbiamo detto a proposito di mia pergamena di Giovanni Scriba contenente un atto del suo maestro. (1) Cfr. CHIAUDANO, prefaz. a «Il Cartolare», cit. I, p. XIX segg. (2) Cfr. ibid., II, pag. 295 segg., 299 segg., 305 segg., 308 segg., 312. Notule simili, di altro notaio ignoto (1155-56) di cui pure son conservate delle « imbreviature », v. ivi, pag. 261. PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 5 3 Comunque nelle intenzioni del notaio l'ordine avrebbe dovuto essere quello cronologico. Il Chiaudano ha rilevato in Giovanni Scriba dei richiami e delle annotazioni del medesimo, intese appunto a restituire l'ordine normale (1); e altrettanto abbiamo riscontrato presso altri (2), Le schede che servivano per compilare il testo, che figura nel cartolare, sono andate in massima distrutte; ma i pochi esempi sono ugualmente preziosi. Per taluna di esse schede non è escluso che Giovanni Scriba si sia valso di segni crittografici; in altri casi — specialmente quando il rogito seguiva uno consimile, o quando il notaio sapeva che non avrebbe differito di molto la stesura definitiva dell'atto — essa poteva raggiungere la massima schematicità e constare di sigle difficilmente interpretabili. Deve essere una simila notula l'appunto seguente: « 0 et G. C et V. et Philippi. Ego B te W. In pontili » (3). Probabilmente si tratta di una emancipazione. Altre notule sono invece anche a noi comprensibili; e tuttavia abbreviate rispetto alla cartula: « Incapitulo. W. Bresedus elegit quod si tres naves ab Alexandria venire inde ceperint in media; si due, in ultima; si una, in illam. Testes Johannes Scriba, Rubeus. Seeunda marci » (4); « Completa soci etate habet in ea amplius librarum XXI Joelis inter omnia de rebus quas A. de Cunizone ei mittere debebat. Ingo hoc confitetur in capitulo MCLXI, Vili die septembris. Philipus Claviger, Manfredus Bancherius, Fulco Longavacca, Bucucius » (5). Di una scheda, poi, come ci segnala ora il prof. Chiaudano, si ritrova anche nel cartolare dello Scriba il relativo atto. Diamo i due testi in appendice. Ma l'elemento che normalmente doveva essere registrato con maggior cura — anche perchè le parti non sempre avrebbero, come sul resto, potuto soccorrere poi il notaio con la loro memoria — era l'elenco dei testimoni. La notitia testium (6) assume, specialmente (1) Ibid., pag. 20, 21 segg.: note marginali: « Inferius debuerat esse ascripta »; « supra, ubi a, esse debuit »). (2) LANFRANCO, I I , 1, fol. 62, nota marginale: «Erravi sive fefelli in infra- 6criptum instrumentum, quia ante debant tria infrascripta instrumenta scribi quam illut, quo crux designatur ». (V. fol. 62 v. ultimo atto). ( 3 ) CHIAUDANO-MORESCO, II Cartolare di G. S., cit., II, pag. 3 0 7 . (4) Ibid., II, pag. 300. (5) Ibid., II, pag. 309. ( 6 ) V . ZDEKAUER L . , Sulla notitia testium nei documenti notarili del Medio Evo, in « Archivio Giuridico » L X I V , 1900 ; sulla documentazione veneziana, vedi PITZORNO B., La charta mater e la diaria filia, in « Archivio Veneto » N. S . XVII, 1909 (in senso contrario: SCHUFFER F., A proposito della charta mater e della VILI MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI nella documentazione veneziana, una particolare funzione. Non possiamo stabilire se una simile nota (autonoma) esistesse anche a Gènova tra gli appmiti preparatorii per la stesura della cartula. Certamente essa non c'era più quando Obertus de Mercato stendeva le sue notule. E nemmeno — a giudicare dall'unica sua scheda che ha riscontro nel cartolare — doveva esserci più, necessariamente, al tempo di Giovanni Scriba. Ma un fatto ci fa sospettare che, subito prima, fosse esistita, e ne restasse traccia nella terminologia. Nel cartolare dello Scriba (che è il più antico, e distanzia alquanto gli altri), in margine a pressoché tutti gli atti ha posto, quasi a modo di rubrica o di intestazione, il nome di ima o più persone interessate all'atto: al genitivo. E questo, se non proprio in tutti (non presso Obertus, p. es.), si riscontra in altri cartolari di quel secolo. Il Chiaudano ha, con minuta indagine, assodato che di regola quello è il nome della persona che ha maggior necessità che il negozio giuridico resti accertato dal documento notarile; quella che ritirerà poi la pergamena e verosimilmente e normalmente pagherà le spese di documentazione. Così, negli atti di compra vendita è normalmente segnato a margine il nome del compratore; nelle obbligazioni, del creditore; nelle locazioni, del locatore; nelle societates, del socius stans, ecc. Talvolta però sono segnati i nomi di entrambe le parti; e se al negozio parteciparono più di due, se ne trovano anche segnati tre o quattro. Come si dirà anche più avanti, a proposito della cancellazione degli atti risulta che, tanti erano i nomi segnati, tanti sarebbero stati — normalmente — gli istrumenti in pergamena che se ne sarebbero dovuto trarre; e quelli erano appunto i nomi dei loro destinatari. Tale rubrica o intestazione è posta, nel Giovanni Scriba, per lo più all'altezza delle prime righe dell'atto, naturalmente in margine. Ma in numero rilevantissimo di atti, anziché avere soltanto quel nome o quei nomi al genitivo, il notaio li fa precedere dalla parola « testes ». Che significava? Nel caso del semplice nome della parte al genitivo (senza che lo precedesse quel sostantivo) si poteva pensare significasse : « aito del tale » con una espressione quanto mai impropria (ma forse ancora corrente nella pratica degli studi notarili di oggidì) per designare l'individuo che ha chiesto al notaio di rogare quell'atto e che pagherà le spese e dovrà ritirare l'istrumento in pergamena. Ma « testes »? Il Chiaudano, che primo notò questo fatto, charta filia, in « Rivista italiana per le Scienze giuridiche »). Sul problema generale dei rapporti tra dicturn e imbreviatura, cioè sulla genesi storica e giuridica di quest'ultima, cons. LEICHT P . S., Dictum e Imbreviatura, in « Studi Senesi », 1 9 1 0 . PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 5 5 avanzò — con molta riserva — l'ipotesi che la parola testes aggiunta dal notaio fosse diventata per lui denominazione corrente dell'atto che per la presenza dei testimoni (testes) veniva designato da essi quasi a significare l'attestazione o il testimoniale di chi aveva avuto interesse alla, sua redazione (1). Se ci fosse nei più che mille atti dello Scriba un punto dove la parola testes fosse impiegata per « cartula » o « atto », sarebbe l'unica e sicura interpretazione. Sgraziatamente — che noi si sappia — solo un punto del cartolare (nell'abbozzo di testamento dello stesso Giovanni Scriba, là dove egli elenca oggetti che ha in pegno anche da clienti) c'è una frase che potrebbe, a tutta prima, darne il sospetto: « De Jordano Ise anulum aureum maiorem quem habeo prò precio trium cartularum: quod ei reddatur. Anulum aerum quem mihi dedit ili pignus Jordanus Ise prò XII dr. de testibus placiti Badili » (2). Ma, anche se accostata ad annotazione di pegni per prezzi di cartule, qui trattandosi di un placito (mai nessun lodo o placito è annotato liei cartolare con la indicazione marginale « testes »), la parola non può che voler indicare l'indennità dovuta ai testi prodotti in giudizio dalla parte, somma in questo caso anticipata da Giovanni — come cancelliere o come legale — per conto della parte; oppure, tutt'al più, il prezzo pel verbale di testimonianza, nell'interesse di Giordano Ise, scritto dal notaio. Piuttosto — sempre restando nell'ordine di idee espresso dal Chiaudano — anziché a un nome tecnico, proprio della classe notarile genovese del tempov si potrebbe pensare a un richiamo mnemonico del tutto personale del notaio. Infatti bisogna considerare che il formulario, sulla falsa riga del quale il notaio Giovanni stila il suo atto, non doveva essere introdotto in Genova che da qualche decennio. Probabilmente lo Scriba era stato iniziato alla professione notarile in un periodo nel quale, qui, vigeva ancora il vecchio tipo di cartula, tradita e manufirmata, nella quale i nomi e le sottoscrizioni dei testi figuravano in calce all'atto (3). Invece, quasi senza eccezioni, le ( 1 ) CHIAUDANO e MORESCO, II Cartolare, cit., I , p. X X V I I . Un argomento per tale identificazione di « testes » col documento, lo scorgerei, p. es., nel doc. D C C X dello Scriba (I, p. 383), dove Rainaldo di Coronata dona al figlio Bonfante la metà del podere di Bonderolio, e i beni in Casoli, e al figlio Gandolfo l'altra metà, e i beni di Oliveto. La rubrica marginale dice: «Testes Bonfantis et Gandulfi ». Nel Cassinese, quando due nomi figurano in rubrica, due dovevano essere le cartule in pergamena che se ne sarebbero estratte. (2) Ibid., I, p. 91 segg. (3) L'ultima cartula di tale tipo, che conosciamo nelle due maggiori raccolte di pergamene del sec. XII dell'Archivio di Stato di Genova, risale al 1166, 9 giugno (S. Siro, 1525; mazzo 1°, n. 82). Ma dal 1145 in poi gli atti dei due si può dire 5 6 MATTIA MORESCO - GIAN PIERO B0GNETTI cartule sue (esclusi i lodi consolari, gli atti di emancipazione, ed altri con intervento della autorità pubblica) sono stese secondo una formula che doveva cominciare con la parola: testes, e nella quale appunto seguivano immediatamente i nomi dei testi, portati in cima all'atto (1). Come allora si citavano e leggi e libri — usualmente — dalla prima parola, può essere successo lo stesso, al notaio, pelle formule? Effettivamente può darsi che il diverso carattere — anche esteriore — e forse la diversa tariffa per gli altri atti (quali i lodi e le emancipazioni) suggerissero al notaio di adottare quel nome di testes per designare tutta una categoria di rogiti, avente quel co. mune elemento esteriore. Ma un'ultima e forse più plausibile spiegazione si orienterebbe invece — come abbiamo accennato — verso la esistenza di una separata notitia testium, forse anche qui sistematicamente raccolta in apposito quaderno; notitia nella quale, anche come elemento di riferimento da servire poi al momento della scrittura della cartula nel cartolare, veniva indicato il nome della parte più interessata alla formazione del documento. È ancora un punto oscuro se ai testimoni degli atti notarili fosse corrisposta una piccola indennità per la loro prestazione — di per sè gratuita —; nel qual caso il richiamare, assieme, il nome della persona che pagava ogni spesa inerente alla cartula, doveva essere doppiamente opportuno. Ciò non sarebbe in contrasto col fatto che una volta si legge in rubrica marginale : « testes testamenti Ogerii Venti » ; o in margine ad altro atto, di accomendacio fra Bongiovanni Bucio e Oìtobono, la doppia rubrica: «testes Blancardi; testes Otonis Boni», dove il primo poteva forse indicare l'individuo indirettamente e finanziariamente interessato all'atto ma, formalmente, nel corpo dell'atto non figurante (2). Ancor più lo si penserebbe, dato i due tipi prevalenti di tali rubriche rispetto all'inizio dell'atto, cui si riferiscono. Nel primo (la unici fondi di pergamene dell'Archivio di Stato di Genova, pel sec. XII (S. Siro e S. Stefano) che portino la manufirmatio, sia pure fittizia, dei testimoni, si riducono a sole quattro pergamene: mentre il nuovo tipo di istrumento trionfa. Si hanno invece 3 pergamene (S. Stefano, mazzo 2°, del 1170, luglio; 1172, apr. 10; e 1175, ag. 5), con i « signa manuum » delle parti. Come si vede il trionfo della riforma — anche se non originale di Genova — fu però qui più precoce e rapida che in altre zone settentrionali. (1) Singolare, ma spiegabile con la storia appunto dell'instrumentum, e con la preferenza delle parti — cui la pergamena andava consegnata — è che, per 1 imbreviatura MCCV, di Giovanni Scriba (con testes al principio), la corrispondente superstite pergamena (A. S. G. - S. Stefano, mazzo 2°, 1164, maggio 26) trasporti i testes in fondo. ( 2 ) CHIAUDANO-MORESCO, Il cartolare, I I , p. 99; I I , 74. PER l'edizione DEI NOTAI LIgURI DEL SEC. XII 5 7 maggioranza) si ha questo schema: « (in margine) Ogerii Venti: (nella prima riga del testo): testes X, Y, Z ». Il secondo schema è: « (in margine) testes Ogerii Venti; (nella prima riga) X, Y, Z. ». Infine c'è un terzo tipo che ricorre — salvo errore — in un centinaio di atti sui 1300 dello Scriba. In esso la parola testes è ripetuta tanto in margine che nel testo « (in margine) Testes Ogerii Venti; (nella prima riga) testes X, Y, Z. ». Ciò che va rilevato è che il nome dei testi in questi atti con la formula marginale « testes... » (tranne in uno, dove c'è in fondo il richiamo ai testi dell'atto precedente) (1), è sempre segnato in principio d'atto. Questo corrisponde alla formula della imbreviatura dell'atto di compravendita nel formulario cosi detto d'Irnerio (2). Ed è anche praticato nella quasi totalità dei rogiti di Giovanni Scriba. Salvo errore, sono solo 10 atti su 1306 che segnino i nomi dei testi in calce. E per ciascuno di questi ci può essere una spiegazione particolare (3). In questa eccezione, il caso più interessante — agli effetti dello studio della formazione del cartolare e del suo ordine cronologico — ( 1 ) CHIAUDANO e MORESCO, Il cartolare, cit., I , pag. 15, doc. X X I X . Veramente l'atto — una promessa di vendita futura — ha in fondo soltanto il richiamo ai testi dell'atto precedente: «Testes supradicti, eodem die et loco». (2) Bibliotheca luridica M. Ae., I, pg. 202. Va notato come essa imbreviatura abbia, in quel formulario, il nome tecnico di charta (volgare: rogatio) che riceve anche dai notai liguri. Cfr. GAUDENZI, O. C., p. 3 3 7 . (3) CHIAUDANO e MORESCO, Il cartolare, cit., I, p. 14, doc. X X I X ; p. 42, doc. L X X V I I ; p. 58, doc. C V I I I (è connesso con l'atto C V I I che porta i testi in principio; anziché enumerazione completa ha il rinvio a quei testi); doc. CIX (idem); p. 77, doc. CL (l'atto è nella prima parte una emancipazione davanti ai consoli, che non comporta menzione di testi; nella seconda è invece donazione, ed è perciò che i testi figurano in fondo); p. 226 segg., doc. C D X X V I (l'atto, connesso col seguente, ha per teste uno dei contraenti di quest'ultimo ; può essere che dal modo di svolgersi della contrattazione dipenda anche questa inversione dello schema dell'atto; p. 277, doc. D X V I I (nell'atto figurano in corpo i canonici di S. Lorenzo; e, nel suo inizio ricorda uno schema cancelleresco che non comporta menzione iniziale di testi; inoltre la data fu cambiata; evidentemente era scritto prima ma in sospeso, forse per attendere la presenza di una parte o la formale delibera del capitolo. Perciò non si potevano prevedere i nomi dei testi; p. 387, doc. D C C X V I (è un arbitrato — arbitro anche Filippo di Lamberto —; pur non eisendo lodo consolare — che non comporta testi — può essere che la formale analogia abbia fatto sì che i testi fossero aggiunti alla formula) ; II, p. 387, doc. D C C X V I (stesso caso che il precedente). ( I testi in fondo all'atto si riscontrano pure in alcune ambreviature dallo Scriba, v. p. es. II, p. 299, in fogli dove sono unite delle noticelle. Evidentemente erano schede provvisorie). In altri casi, testi non figurano per dimenticanza, o perchè l'atto non era perfetto, o non li comportava la sua natura giuridica. (V. II, p. 162, 164, 207, 264, 267, 271). 5 8 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI è quello dell'atto verisimilmente steso di primo getto, direttamente nel cartolare, e pel quale quindi i testimoni vengono chiamati dopo, a cose conchiuse, per assistere alla lettura dell'atto in presenza delle parti. È il nuovo e più corretto sistema che al dire di Odofredo è subentrato da non molto — ai suoi tempi — al sistema evidentemente di tempi più ingenui quando si stendevano le sommarie notule preparatorie di cui lo Scriba stesso ci dà il saggio. Infatti Odofredo, commentando la legge contractus di Giustiniano, dice che: « primo debet scribi totus contractus voluntate partium, postea debet legi eis, presentibus testibus. Nam olim notarii consueverunt ita facere: nam vocabant testes et non scribebant aliquid set postmodum, cum scribebant, detrahebant et adiungebant ad sensuin suum et creditoris » (1). Era presso che uno scrivere niente lo stendere notide così sommarie come quella di cui abbiamo veduto l'esempio nello Scriba; nè tale schema, così com'era, poteva essere letto testualmente alle parti e ai testimoni. La preesistenza della notitia testium, e il fatto che le aggiunte o modificazioni successive richiedevano un nuovo testimoniale (2) si accorderebbero appunto con questo sistema. Invece presso notai più recenti, come per esempio in Giacomo, le « cartule » con l'elenco dei testi in principio o quelle con l'elenco in fine, si trovano promiscuamente e forse in egual proporzione senza che una differenza sostanziale del negozio giuridico giustifichi la diversità di formule. Si arriva al Cassinese, che, ormai padrone del formulario, stende, di regola, addirittura gli atti di primo getto nel cartulare. Lo provano le aggiunte, le cancellazioni, i mutamenti che ivi spesso indicano la presenza delle parti alla stesura. Che il Cassinese si serva di formulari più recenti è provato dal fatto che, per esempio, nello Scriba gli atti di accomendacio sono quasi tutti stilati in prima persona; e nel Cassinese in terza. E quasi sempre nel Cassinese l'elenco dei testi è dato al fondo; e spesso modificato; e aumentato con differenza di scrittura. Si capisce: si era arrivati al sistema (cui Odofredo accenna) nel quale le parti e i testi dovevano assistere alla lettura dell'atto nella sua forma definitiva; quindi le parti venivano trattenute, per interpellarle durante la scrittura, mentre, a rispar- (1) Nello stesso luogo, Odofredo conferma che i notai <( semper primo scribunt in quaterno suo » la scheda o rogatio. ( 2 ) Cfr. CHIAUDANO-MORESCO, o. C., II, p. 309 segg. (atto 24 ott. 1 1 5 8 ) , atto con duplice data, dove vengono radiati alcuni testi, e altri aggiunti in fondo, corrispondentemente a nuove stipulazioni. PER L EDIZIONE DEI NOTAI L I G U R I DEL SEC. XII 5 9 mio del loro tempo, si chiamavano i testi solo al momento di rileggere. Quindi dal punto di vista della materiale formazione del documento la gran parte del cartolare dello Scriba si dimostra di carattere assolutamente diverso dalla maggior parte del cartolare del Cassinese. Infatti, ambedue sono mia conseguenza della evoluzione, qui compiutasi nel secolo XII, che ha conferito al notaio carattere di pubblico ufficiale, e ai suoi atti lia attribuito la fede e l'efficacia relativa. Come corollario, diviene necessario che presso il notaio rimanga la matrice stessa del documento che, redatto in publicam forniam, su pergamena, verrà in quest'altro esemplare consegnato alla parte. Ma mentre nel primo caso (Giovanni, Oberto) esistevano pure quegli appunti che col nome di « rogationes, protocolla, breviaturae, notulae » (nomi, d'altronde, i tre primi usati anche per la imbreviatura, in senso generico) e simili, avevano solo una funzione preparatoria e direi tecnica, interna, personale pel notaio, ma non avevano una specifica funzione giuridica, e venivano poi normalmente distrutti, nel secondo caso (Cassinese) la redazione dell'istrumento anziché in tre si svolgeva in due fasi e l'atto scritto nel cartulare era ad un tempo la minuta e un definitivo esemplare. Esso non aveva — come la pergamena — la sottoscrizione del notaio, che sola poteva attribuirgli la specifica efficacia dell'istrumento pubblico, tanto che fra gli « inserti » nell'Oberto Scriba de Mercato, c'è, come ricorderemo, una cartula in pergamena, « incisa » o « cassata », cioè privata di efficacia giuridica, mediante il taglio della sottoscrizione del notaio; ma, dalla « cartula » cosi come stava nel cartulare e purché non fosse già stato tratto lo strumento in pergamena, o questo fosse andato, per caso od errore, distrutto, oppure vi consentissero le parti, altro notaio, in caso di morte o impedimento, avrebbe potuto, dietro autorizzazione dei consoli, ricavare l'istrumento, senza nulla aggiungervi, e senza più bisogno che intervenissero le parti od i testi. Il nome di imbreviaturae, che più tardi figurerà anche in protocolli di notai genovesi, pare sia stato qui una introduzione molto tarda dovuta alla dottrina, e più specialmente alla terminologia degli ultimi glossatori. Per questo periodo più antico, le superstiti cartule in pergamena di Giovanni Scriba, di Giacomo, di Oberto de Mercato, del Cassinese, ci persuadono che tra l'esemplare contenuto nel cartolare e quello redatto in pergamena la differenza — oltre alla sottoscrizione del Notaio, che pure, ripetiamo, conferisce la specifica efficacia e perfezione airistromento — consiste di solito solo in una datazione più svolta e completa (ma Giovanni Scriba ha spesso, nella così detta imbreviatura, la data per disteso, anche con l'indicazione 6 0 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI dell'indizione; nè più nè meno che nelle pergamene); e talvolta consiste in qualche formula di stile che nella pergamena è data per disteso anziché per abbreviazioni o sigle convenzionali, o ceterata. Ma che i Notai non potessero vedere in esse quello che s'era fino allora chiamato « rogationes » o « breviationes » (quel nome riservavano probabilmente a ciò che poi anche a Genova verrà chiamato notula),. è confermato dal fatto che in questi registri, che vengono chiamati cartulari, normalmente è chiamata cartula il singolo atto in essi contenuto (1). V'ha di più: Giovanni Scriba nota, solennemente, nel suo cartolare, che nel 1157 i Consoli « Michi preceperunt ut omnibus civitatis et de eorum dicione scriberem cartulas et omnes contractus et laudes, quorum in cartulari Johannis notarii, magistri mei, exernpiar invenirem, notacione deletionis non signatum ». Il termine exemplar qui designa — senza alcun dubbio — la stesura originale (2); e, ad ogni modo, è significativo poiché ci conferma che il testo contenuto nel cartolare era ritenuto identico a quello dell'istrumento redatto in pergamena. Altro notaio, accennando al diverso ordine che gli atti dovevano avere nel cartolare parla addirittura di instrumenta (3). Ancora gli archivisti del '600, come abbiamo veduto, designano tutti questi registri come « foliatia instrumentorum », e solo per quelli, ora perduti, del Caligepalee parlano di « notularum instrumentorum ». Con questo non vogliamo naturalmente negare che le cartule dei cartolari adempiano alla funzione e partecipino a tutti i caratteri che poi saranno dell'imbreviatura, ed anzi, data la sistemazione teorica successivamente ricevuta da quest'ultima, dobbiamo senz'altro designarli come imbreviature. Soltanto volevamo sottolineare che essi appartengono ancora al periodo, incerto e pieno di contraddizioni e di reliquie del precedente sistema documentario, che rappresenta appunto il periodo di genesi dell'imbreviatura. Anche da questo (1) Minime, certamente, le differenze tra l'imbreviatura e lo strumento del Cassinese, messe a confronto dal CHIAUDANO, O. C. Maggiori, per quanto riguarda 10 sviluppo delle formule giuridiche, le differenze tra l'imbreviatura del 26 maggio 1 1 6 4 (n. M C C V del Cartolare di Gio. Scriba, cit., I I , p. 200) e la corrispondente pergamena, nel mazzo 2° delle carte di S. Stefano, in Arch. Stato Genova. 11 confronto avrà maggior valore se esteso ad altri notai, del principio del sec. XIII. ( 2 ) Cfr. CHIAUDANO e MORESCO, I, pg. X X X V I ; pg. 100. Uguale terminologia usa, per una uguale dichiarazione, il notaio Giovanni di Giberto, nel 1209, a proposito del permesso conferitogli di trascrivere gli atti del Cassinese; come più. avanti ricorderemo. ( 3 ) LANFRANCO, I I , 1, f o l . 62. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 6 1 punto di vista si potranno trovare qui utili contributi per la storia della sua formazione. È importante la scoperta, nel Lanfranco III, di foglietti volanti contenenti molte decine di notule che trovano nel cartolare o registro l'atto corrispondente. Vediamo come una gran parte di notule abbiano il carattere di disordinata minuta, assolutamente inutilizzabile da chi non fosse, come il Notaio, al corrente degli accordi verbali. Per molte notule neppure sarebbe possibile rilevare la natura del negozio giuridico. Inoltre, di molti atti manca la corrispondente notula anche quando, verosimilmente, la sua redazione si sia compiuta nello stesso torno di tempo. Per lo più pare di rilevare che Oberto scrivesse sui piccoli foglietti volanti quando si trovava lontano dal suo ufficio e dal suo registro; mentre, quando era « in fundico » ben spesso stendeva l'atto — come poi farà il Cassinese — direttamente nel cartolare. Inoltre si vede come mi medesimo foglio di caria gli servisse per le notule di un intero giorno di lavoro; poi giacesse abbandonato e venisse ripreso dopo qualche giorno, e magari utilizzato scrivendo per dritto e sghembo, in ogni lembo della carta. Materiale che andava distrutto (il notaio segnava per lo più con una sbarra la notula già utilizzata) quando tptti gli atti eran stati stesi nel cartolare. In esso, qualche notula non trova corrispondente. Può essere che le parti fossero andate d'accordo di non dar oltre corso al negozio. Anche servono le notule per un interessante rilievo sulla così detta paralisi o crampo della mano di Oberto vecchio. Mentre una notula può essere ancora di scrittura ferma e ordinata, la corrispondente stesura dell'atto, che avveniva di solito — un atto dopo l'altro — in un febbrile lavoro continuato, ha il caratteristico tremito. Effetto quindi di fretta e stanchezza più che di vera paralisi; perciò indizio dubbio — come abbiamo detto — per la datazione presuntiva degli atti stesi con mano tremante. Un ultimo rilievo, che può avere importanza anche per la valutazione del presunto carattere originario dello stile oggettivo (o in terza persona) nella redazione delle imbreviature; queste notule sono redatte spesso in uno stile quasi stenografico, appena si accenna talvolta, con una iniziale o una sillaba, a interi periodi, ma si mantiene in esse lo stile della cartula definitiva. Quindi, siccome in Oberto sono quasi tutte redatte in forma soggettiva (o di prima persona) tale stile è pure tenuto nelle notule. Altrettanto si dica per altri dettagli rilevabili in essi. Così per la tipica cancellatura degli atti — compiuta con varii sistemi e con significazione giuridica diversa —, il Chiaudano ha indicato problemi 6 2 MATTIA MORESCO - CIAN PIERO BOCNETTI non ancora risolti (1). Gli altri cartolari non potranno che aggiungere elementi. Ricordiamo che è, a questo proposito, fondamentale la distinzione tra la cancellatura vera e propria (sostituita, o talora accompagnata, dalla indicazione marginale : « cassa ») dal « signum deletionis » già ricordato nel « preceptum » dei consoli per Giovanni Scriba. La prima (annullamento) avveniva spesso ricoprendo la scrittura, rigo per rigo, di linee orizzontali; oppure tracciando su tutto l'atto un più o meno folto reticolato. Ma come in qualche notaio del sec. XIII quel reticolato non costituirà « cassatio » ma semplice « signum deletionis » col particolare valore giuridico che diremo, così, per converso, altri notai intendono cassare tracciando un limitato numero di sbarre parallele oblique sull'atto. Sono sistemi personali, che si possono accertare col solo confronto interno, cartolare per cartolare. Se dobbiamo guardare a ciò che, prevalentemente, fanno Obertus de Mercato e il Cassinese, dovremo dire che il « signum deletionis » tipico, per indicare che fu scritta e rilasciata la relativa pergamena, è quello delle due sbarre oblique e parallele (sul tipo della sbarra nei moderni assegni bancarii). Talvolta si hanno più di due sbarre, e pure non risulta che l'atto sia cassato. Probabilmente ne erano stati tratti tanti esemplari in pergamena quante le coppie di sbarre. Caratteristico a questo proposito un atto di Oberto de Mercato, le cui varie parti interessavano, separatamente, parecchi individui : l'atto è sbarrato, nei singoli punti, da coppie di piccole sbarre, a indicare che l'individuo ivi nominato aveva avuto l'esemplare in pergamena (2). Come abbiamo ricordato, nelle superstiti notule di Oberto Scriba de Mercato, che hanno nel cartolare l'atto relativo, si osserva normalmente una sola sbarra obliqua: richiamo del notaio alla propria memoria che la cartula, derivazione da quegli appunti personali, è già stesa nel cartulare. In qualche caso anche sulle notule c'è la doppia sbarra. Sono casi di varia interpretazione e che andranno studiati con cura. Nell'edizione verrà pure tenuto conto di ogni altro segno convenzionale, di ogni richiamo, di ogni nota marginale, troppo spesso finora trascurata nelle edizioni, se se ne tolga quella recente del Giovanni Scriba. Ci sono — lo accennammo incidentalmente a proposito del notaio Giacomo — segni convenzionali di autentificazione che parecchi notai hanno posto e quasi nascosto nei cartolari, e ripetuto nelle pergamene. Andranno vagliati nei loro varii signi- (1) Il Cartolare, cit., p. XXVIII segg. (2) Lanfranco, III, fo. 71 v. (a. 1190). PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 6 3 ficati, e segnalati atto per atto. Talune di queste particolarità servono pure al riconoscimento dei fogli di uno stesso cartolare: così per esempio la forma data alla parentesi entro la quale si racchiude la rubrichetta marginale; così la forma della separazione tra i due atti (alcuni notai pongono al rigo di divisione un personale segno tipico iniziale, a forma di ricciolo, di micino, ecc.; altri interrompono la linea con un ghirigoro, altri la intermezzano di lettere, ecc.). Talvolta su quel segno di divisione figura un richiamo o segno convenzionale che manca invece in molti atti dello stesso notaio. Pazientemente studiato rivelerà forse il proprio segreto. In margine accanto al nome dell'individuo, pel quale la cartula è rogata, figurano lettere, segni, cifre, richiami; verranno accuratamente segnalati perchè molte volte costituiscono elementi di connessione fra atti che paiono estranei, oppure possono anch'essi riferirsi a meno noti particolari della prassi notarile. Per esempio la lettera T maiuscola che contrassegna in margine i testamenti, si giustifica col fatto che di essi non veniva di solito rilasciata la cartula in pergamena all'atto della stesura, e che, invece, era necessario rinvenirli, con rapida ispezione del cartolare, dopo il decesso del testatore. Come già nell'edizione dello Scriba, verrà notata ogni cancellatura, aggiunta in margine, in sopra linea, in fondo. Talvolta non è solo la storia della formazione del documento, che può giovarsene; ma anche la ricostruzione sostanziale del negozio, nei suoi varii aspetti economici, sociali, giuridici. In secoli, pei quali la documentazione è ancora limitata, le cose minime non possono venir trascurate. IV. Diamo, per ciascuno dei cartolari nella loro attuale composizione, l'analisi comunicata dal Prof. Reynolds (testualmente e solo adattando alla segnatura archivistica le citazioni del Lanfranco). La faremo seguire, in forma di nota aggiuntiva, dalle altre osservazioni che abbiamo potuto compiere, indicando, se del caso, la divergenza delle nostre ipotesi e i motivi su cui si fonda. I risultati di tali nuove osservazioni saranno poi fusi con quelli del Reynolds, o li modificheranno, nello schema di ricostruzione del cartolare originale di ciascun notaio, che verrà dato dopo le analisi degli attuali registri. Abbiamo continuato a indicare come « foglio » (recto e verso) quello che, tecnicamente, andrebbe chiamato « carta » (2 facciate: recto e verso)-, il « foglio » risultando invece dalla connessione delle 6 4 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI due carte. L'abbiamo fatto non soltanto perchè tale termine è usato nelle analisi del Reynolds, ma perchè, senza eccezione — che noi si sappia — esso ha pur servito in tutte le precedenti edizioni e pubblicazioni per indicare le « carte » di questi registri genovesi. La cosa presenterà qualche inconveniente, quando si tratterà di fare il riscontro della materiale composizione dei quaderni, e connessione delle carte. Ma vedremo, anche allora, di conciliare i termini in modo da non essere fraintesi. (REYNOLDS) Registro intitolato « 102 Diversorum ». « Nome del Notaio e note Date Fogli Obertus Notarius (?) Questa identificazione (pel Reynolds) non è certa. Nessun nome è dato in questa serie (foli. 1-21 v.). Molta probabilità che questo sia lo stesso Notaio che riempie interamente i due registri intitolati Lanfranco I e III. Se questo può essere provato allora il nome è 0- berto Notaio. (Cfr. Lanfranco I, f. 208 v.-5, comparato con 209 v., dove il nome è dato). La sede principale dove roga è, fino circa al 1190 « in domo Bonifacii de Volta ». Per le date cfr. f. 2 v. e in altri luoghi, dove spesso figurano. Agosto 5 all'agosto 6, 1179 Agosto 10 all'agosto 11, 1179 Agosto 9 all'agosto 10, 1179 Agosto 12 all'agosto 15, 1179 Agosto 16 all'agosto 22, 1179 Agosto 2 all'agosto 4, 1179 Agosto 31 al settem. 5, 1179 (per agosto 31 cfr. 11 v.-l) Agosto 22 a settem. 1, 1179 Settem. 2 a settem. 4, 1179 (scrive le date come agosto e le cambia in settembre). Settembre 4 a settem. 5, 1179 (a fol. 21 v.-l è inserito un testamento dell'agosto, 26). 1-1 v. 2-2 v. 3-3 v. 4-6 v. 7-9 v. 10-10 v. 11-12 v. 13-18 v. 19-20 v. 21-21 v. Obertus de Plàcentia. Pel nome cfr. foli. 121-1 con f. 92-3 e 93-4; f. 116-3 e 4 con 116 v.-l; f. 64, atti 1, 2, 3. E vi sono molti altri richiami del nome. Sede principale : « in buteca Malocelli ». Dicembre 26, 1196, al marzo 13, 1197. (Data a fol. 22) 22-44 v. Marzo 13 all'aprile 5, 1197. 49-56 v. (Non è segnata alcuna data, ma calza perfettamente, perchè l'atto al fol. 61-1 continua quello 56 v.-5). PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 65 Aprile 5, 1197, al marzo 9, 61-121 1198. Data al fol. 105 v. (spazio bianco, luglio 7; fol. 121 v. in bianco). Jacobus Notarius. Pel nome: cfr. citazione in atti 1 e 2, fol. 59. Data di anno mancante, ma vi compaiono personaggi attivi in Genova dal 1190 al 1200. Sede principale « in buteca Malocelli ». Aprile 20 all'aprile 26. Giugno 20 a luglio 10. 45-48 v. 57-60 v. Wilielmus de Sauri. Pel nome cfr. fol. 177-3, 178 v.-4. Date quasi in ogni foglio. Lo stesso notaio in Lanfranco III, foli. 121-134 v., dove si trovano infatti tutti i fogli mancanti dal maggio 17, 1200 all'agosto 24, 1200, inseriti senz'ordine. Non pare abbia una sede fissa, perchè scrive un po' in tutte le località della città. Dicembre 26 al maggio 17, 1200. 122-140 v. Gennaio 15 al genn. 24, 1191 141-143 v. Aprile 15 al Luglio 23, 1195 144-153 v. Agosto 25, 1200, al Sett. 12, 1202. 154-263 v. NOTA. — 1. - Diamo la descrizione del registro, nel suo esteriore 6tato attuale. Coperta di cartone greggio (presumibilmente, fine del sec. XVII). In costa: « Diversorum notariorum an. 1197 in 1202 » (mano del tempo della rilegatura e riordino dell'archivio). Altra scritta piò recente: «Diversorum notariorum 1197 in 1202 (cancellato: itein 1211 in 1227) ». Sul foglio di risguardo, di mano del sec. XVIII: « Diversorum notariorum an. 1179-1197, in 98, — 1200 in 1202 — Questa raccolta di scritture si sono havute dall'Archivio de V.V. Notari del Collegio per Decreto de] Ser.mo Senato sotto li 4 agosto 1716; esistente nel fog. secretorum 1716 » (scritta allusiva al passaggio del registro nell'Archivio di Governo, cui fu avocato perchè contenente atti di interesse politico). M. MORESCO-G. P. BOGNETTI, Per l'edizione dei notai liguri del sec. XII. 5. 6 6 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI Consta di 5 quaderni di carta, senza filigrana, con la vergatura usuale, e la distanza, tra le vergelle verticali, di min. 40 circa. Oltre ai formati, ne variano la conservazione e la consistenza (non solo in relazione al tipo di carta più o meno economica usata dai varii notai — qui, tre — ma dell'ambiente dove i quaderni furono conservati avanti il ricovero nell'Archivio e la rilegatura del sec. XVII). Questo può ripetersi per tutti i registri che descriveremo. Quaderno 1.: formato mm. 285 (altezza) x 195 (larghezza) carte 21 (fol. 1-21) Inserto: volante, tra fol. 21 e 22; formato mm. 135 (altezza) x 95 (larghezza) (contiene scrittura datata 1203) » 2.: mm. 315x211 s carte 62 (fo. 22-83) » 3.: mm. 290x205 carte 40 (fol. 84-121) » 4. : mm. 290 x 205 carte 94 (fol. 122-213 : in bianco senza numero le carte 155 b, c, d) » 5.: mm. 310x200 carte 47 (da f. 214 alla fine). * * * Crediamo che l'ipotesi del Reynolds, che il primo fascicolo (foli, 1-21) del cartolare appartenga a Obertus notarìus, più tardi, come diremo, chiamato Obertus scriba de Mercato, (cioè allo stesso notaio di « Lanfranco I » e « Lanfranco III ») possa trasformarsi in certezza. Elemento di dubbio: la mancanza di una esplicita enunciazione del nome del notaio rogante. Elementi per l'identificazione: l'identità della scrittura, sia confrontandola coi fogli degli anni che seguono immediatamente (più tardi la scrittura, pur mantenendo tutte le sue caratteristiche, si farà tremolante, per malattia o debilitazione della mano), sia confrontandola con le pergamene di Obertus notarius del 1180, febbr. 24. (Archivio Stato Gen., Cart. n. 1525, S. Siro, n. 103 a), del 1183, maggio 26 (S. Stefano, cart. n. 1509, mazzo n. 2), del 1187, marzo 9 (S. Siro, n. 106 bis), agosto 11 (S. Stefano, ibid.); del 1197 (erronea data 1199), maggio 16 (S. Stefano, mazzo 2). (Più tardi, nelle pergamene 1200, maggio 18, 1203, prius tertiam, senza data di mese e PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 6 7 giorno, 1207 sett. 10; S. Siro, la mano accusa la stanchezza, pur visibile nei fogli del cartolare posteriori al 1200). Infatti certe varietà o trasformazioni di dettaglio, subite dalla sua scrittura, hanno un perfetto riscontro nelle pergamene datate. Così per esempio la forma del b minuscolo in Diversoruin 102 differisce dalla forma, più angolosa, che la stessa lettera assume nella più parte dei fogli di Lanfranco I e III (p. es. Lanfranco I, fol. 209 v.-3, fascicolo — cfr. 208 v.-5 — che porta il nome di Obertus notarius). Ma la forma prevalente nel Diversorum 102, (cfr. p. es. fol. 6 v.-3), è identica a quella della pergamena 1180, febbr. 24 (Arch. Stato Genova, Cart. 1525, S. Siro n. 103 A) che è di mano di Obertus notarius; mentre il secondo tipo ha riscontro nella pergamena 1197, maggio 16, pure scritta da Obertus n. (Ibid., S. Stefano; 2 maggio, cart. 2 n. 1509). Altro elemento per l'identificazione, giustamente notato dal Reynolds: la sede prevalente « in domo Bonifacii de Volta », come in « Lanfranco I ». 2. - Nella datazione dei fogli proporremmo qualche variante: (La data nono die. è posta solo nel fol. 2 v.-l). Agosto 8 all'agosto 9 (Data 11 ag. in fol. 3 v.-2. Probabilmente vi fu inver- Agosto 9 all'agosto 11 sione nell'ordine delle fotostatiche). E a fol. 6 v.-3, figura la data del 16 agosto. Le interferenze di date tra gli atti dell'agosto e dei primi di settembre, nei foli. 13-18 e 11-12 possono spiegarsi col fatto che — come consta, per qualche caso, in modo certo — questi atti, scritti su minute volanti, erano poi successivamente trascritti nel cartolario. Anche il fatto delle ferie agostane, notato dal Chiaudano (Contratti commerciali, cit., pag. 25), può aver contribuito al disordine o ritardo nel lavoro della « scribania ». 3. — Attualmente, nel cartolare, dopo f. 21, si trova un foglio volante (21 bis), appartenente all'anno 1203, settembre 23. È dubbio appartenga ad Oberto. Lo farebbe escludere anche la scrittura ferma, in tale epoca già avanzata. Assomiglia alla scrittura di Lanfranco II, Foli. 1, 2; fogli che appartengono a notaio non identificato. fol. 2 fol. 3 6 8 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI 4. _ L'ipotesi del Reynolds che i fogli 45-48 v., e 57-60 v., spettili > a un Giacomo notaio (effettivamente essi costituiscono due quadernetti inseriti; e dalle macchie d'umido, di diversa forma e colorazione degli altri fogli di Oberto de Placentia, in questo cartolare, si comprende come originariamente non erano ad essi uniti) non sembra possa essere adottata. Infatti mentre il richiamo a Giacomo, segnalato dal Reynolds, non si riferisce necessariamente ad atti del cartolare stesso, la scrittura è uguale a quella di Oberto de Placentia (salvo piccole diversità o cambiamenti che, in misura anche più notevole, furono i-iscontrate tra imbreviature o pergamene di anni diversi, di attribuzione sicura, appartenenti ad altri notai). Infine — argomento decisivo —, la Soprintendenza del R. Archivio ci comunica che il Dr. R. Morozzo, trascrittore di questo fascicolo, ha accertato la citazione di Oberto de Placentia, come suo autore, in uno di questi atti. Però, come s'è detto, appartengono ad anno diverso dal 1197; ad un anno ignoto, che è con molta probabilità il 1201, ed è rappresentato pure da alcuni fogli nella serie « Notai ignoti I, doc. VI ». 4. — La connessione delle carte, tra loro, è la seguente: 1) Oberto de Mercato. - I fogli da 1 a 21 formano un quaderno (connessione delle carte: 1-21; 2-20; 3-19; ecc.). Il foglio è staccato. Il foglio 10 (ag. 2-4) - 11 (ag. 31 - sett. 5) va, naturalmente, portato all'esterno del quaderno. Al foglio 11 (dopo il 21) seguiva il fol. 12 (sett. 5), che, nella metà staccata, conteneva probabilmente gli atti dell'agosto 1. 2) Oberto da Piacenza. - I fogli da 22 a 83 formano un quaderno (connessione ^delle carte: 22-83; 23-82; ecc.), con interpolazione, in cuore, del gruppo seguente. 3) Oberto da Piacenza. - I fogli da 45 a 60 formano un quaderno (connessione delle carte: 45-60; 46-59; 47-58; ecc.). Il fascicolo 49; 56 è interpolato. 4) Oberto da Piacenza. - I fogli 84 al 121 formano un quaderno, avendo a foglio centrale f. 102; 103. 5) Guglielmo da Sori. • I fogli 122 a 171 formano quaderno avendo a foglio centrale 140-154. Interpolato in esso un quaderno (f. 141-153) avendo a foglio centrale 148-149 (al 153 seguono 3 fogli bianchi connessi con 141-143, che sono del 1191). 6) Guglielmo da Sori. - I fogli da 172 a 213 formano quaderno avendo a foglio centrale 192; 193. 7) Guglielmo da Sori. - I fogli da 214 a 264 formano quaderno avendo a foglio centrale 239; 240. Come si vede anche da questo elemento vengono confermate le attribuzioni di cui sopra. Il gruppo di carte 49-56 è inserito nel fasciPEH L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 6 9 colo che fu dubitato potesse essere di Giacomo Notaio; e il tutto, a sua volta, è inserito nel cartolare fogli 22-83. (REYNOLDS) Registro intitolato « Lanfranco I ». Questo volume è interamente riempito con gli atti di un solo notaio, per quanto può essere dedotto dallo stile della scrittura, e dalle locuzioni usate. Pare anche che lo stesso notaio abbia scritto Diversorum foli. 1-21 v., e l'intero Lanfranco III. Singole parti dei suoi cartularia, per molti anni tra il 1179 e il 1214 possono essere datate dalle sue stesse note, o dai riferimenti agli ufficiali del Comune dell'anno, che egli fa. La maggior parte degli ultimi atti mostra la mano tremante di un vecchio. La sola chiave per determinare il nome, che io ho trovato, fu nel confrontare i fogli in Lanfranco I, 208 v.-5 e 209 v.-3, che danno appiglio a ritenere che il suo nome sia Obertus notarius; ed egli può ad ogni modo essere chiamato cosi. (Forse si può dimostrarlo nel confronto con altri notai). I suoi atti, fino al 1190, sembrano dimostrare che la sua sede principale fosse « in domo Bonifacii de Volta »; dopo questo periodo, « in fundico Pedicularum », o semplicemente « in fundico ». I suoi fogli sono i più disordinati fra tutti i Notai. Note e riferimenti Date Fogli date segnate (fol. 1 v.) settembre 16, 1182 (Sede principale: « i n Domo al gennaio 30, 1183 1-34 v. Bonifacii de Volta ») date segnate (fol. 42) gennaio 11, 1190 (in domo Bonifacii de Volta) al marzo 10, 1190 35-55 v. non datati (mano però ancor luglio 13 ferma) (in domo Bonifacii de al luglio 17, — 56-57 v. Volta) non datati (mano ferma) (in agosto 18 58-58 v. (?) domo Bonifacii de Volta) all'agosto 21, — data a foglio 78 v. (in domo marzo 11, 1190 39-80 v. Bonifacii de Volta) al maggio 12, 1190 date ai fol. 81 e 86 agosto 17, 1184 81-87 v. (in domo Bonifacii de Volta) all'agosto 29, 1184 data al fol. 94 v. luglio 10, 1190 88-94 v. (in domo Bonifacii de Volta) all'agosto 3, 1190 data al fol. 95 v. settembre 23, 1186 95-124 (in domo Bonifacii de Volta) al dicembre 24, 1186 fogli 124 v. 129 v. in bianco 7 0 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI (Contratti coi Crociati fol. 131; probabilmente 1190) datato fol. 137 (in domo Bonifacii de Volta) datato fol. 144 (in domo Bonifacii de Volta) datato fol. 154 (in domo Bonifacii de Volta) non datato (mano tremante) (in fundico pedicularum) datato al fol. 172 (tremante) (in fundico) agosto 3, 1190 (?) agosto 23, 1190 (?) (1191 ?) agosto 30, 1184 al sett. 10, 1184 marzo 14, 1184 all'aprile 16, 1184 maggio 21, 1184 al maggio 22, 1184 luglio 21 al luglio 25, — ottobre 1, 1214 al dicembre 21, 1214 non datato (veramente tremante) (in fundico) data a fol. 183 (in domo Bonifacii de Volta) (in fundico pedicularum fol. 183 v.-l) data a fol. 184 (in domo Bonifacii de Volta) non datato (veramente tremante) (in fundico) non datato (idem) (in fundico pedicularum) non datato (tremante) (in fundico pedicularum) non datato (veramente tremante) (in fundico) non datato (veramente tremante) (in fundico) non datato (veramente tremolante) (in fundico pedicularum) non datato (scrittura più ferma) (in fundico) da fol. 204 a 219 molto somiglianti fra loro non datato (idem) (in fundico pedicularum) idem. non datato (molto tremolante) (in fundico pedicularum) non datato (idem) (in fundico) settembre 1, al settembre 3, — marzo 13, 1184 al marzo 14, 1184 aprile 16, 1184 al maggio 17, 1184 giugno 27 al luglio 5, — ottobre 11 all'ottobre 14, — marzo 4 al marzo 15, — luglio 10 all'agosto 12, — settembre 22, — settembre 28 al settembre 29, .— gennaio 9 al gennaio 21, — marzo 10 al marzo 18, — marzo 13 al marzo 14, — gennaio 13, — settembre 20 all'ott. 1 (1214?) (cfr. 221 v.-6 con 160-2, 3, stessi personaggi, eccetera) giugno 21 al giugno 23, — 130-136 137-143 v. 144-153 v. 154-154 v. 155-159 v. 160-177 Fol. 177 v, in bianco 178-182 v. 183-183 v. 184-193 v. 194-196 v. 197-197 v. 198-198 v. 199-201 v. 202-202 v. 203-203 v. 204-210 v. 211-217 v. 218-218 v. 219-219 v. 220-221 v. 222-222 v. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 7 1 idem dicembre 10 al dicembre 21, non datato (più fermo) gennaio 12, — (in strupa, prope eccl. S. Martini) non datato (tremolante) (in fundico) 223-225 v. 226-226 v. settembre 22 al settembre 23, 227-227 v. foglio 228 in bianco non datato (molto tremolante) (in fundico) settembre 17 al settembre 21, 229-231 v. * * * NOTA. — 1. - Diamo anzitutto la descrizione del registro, nel suo esteriore stato attuale. Copertina di cartone greggio, con foglietto appiccicato alla facciata, di mano sec. XVII-XVIII: «... tranci et aliorum Notariorum [ignoto]rum +1183 (?), 1182, 1192, 1 . . 4, 1186 - 253 ». Frontespizio interno, stessa mano : « Lanfranci et aliorum Notariorum ignotorum, an. 1182, 1184; cantera 218 ». Consta di 5 quaderni di carta (più due inserti volanti); solito tipo di carta senza filigrana; vergelle verticali a mm. 43-45 c. di distanza. Quaderno 1°: formato mm. 290x205 carte 34 (fol. 1-34) (l'ultima carta in bianco) » 2°: formato mm. 290x205 carte 46 (fol. 35-80) » 3°: formato mm. 282 x190 c. carte 63 (fol. 81-143) (un solo atto a fol. 124. In bianco i foli. 125-129) Inserto (A) volante fra la carta 118 e 119 formato mm. 90 x 90 (vedi, sotto, descrizione) » 4°: formato mm. 300x205 carte 50 (fol. 144-193) più mi inserto, (fol. 177 un solo atto; il resto in bianco). Inserto (B), volante, fra carta 155 e 156 formato mm. 170 x 100 (vedi, sotto, descrizione). » 5°: formato mm. 300x205 carte 38 (fol. 194-231) (in bianco la carta 228). MATTIA MORESCO - GIAN PIERO B0GNETTI ¡fc $ ^ Ed ecco la connessione originaria delle carte: 1) I fogli da 1 a 34 formano quaderno. (34 in bianco). 2) I fogli da 35 a 80 formano quaderno. (Il fascicolo da fol. 56 a 59 compreso, è interpolato successivamente. Un elemento caratteristico esterno è il traforo di tarlo nel margine superiore del fascicolo interpolato. Cfr. coi tarli in margine esterno nei fogli precedenti e in quelli seguenti fino a fol. 80). 3) I fogli da 81 a 143 formano quaderno (al quaderno costituito dai fogli 81- 87, 137-143 fu interpolato il fascicolo 88-94, 130-136, e nel mezzo di quest'ultimo il fascicolo 95-129). 4) I fogli 144-153 erano altra volta uniti ai fogli 184-193 (oggi strappati). 5) Foglio 154 unito al foglio 183. 6) I fogli 155-159 formano quaderno coi fogli 178-182. 7) I fogli 160, 177 sono uniti. 8) I fogli 194-196 formano quaderno con 229-231. 9) 197 con 228 (quest'ultimo in bianco). 10) Foglio 198 con 226. 11) 199-201 formano quaderno con 223-225. 12) 202 con 222. 13) 203 (isolato, incollato). 14) I fogli 204-210 formano quaderno con 211-217. 15) I fogli 219-226 formano quaderno (contraddistinti dal foro caratteristico di un tarlo sul margine in alto, esterno) 218 (isolato). 16) 220, 221 (fogli staccati ma provenienti da unico fascicolo: v. tarli in fondo, a destra). 17) 223, 224, 225 fogli di uguale cartolare. 18) 227, i fori dei tarli pur essendo gli stessi che in 202 fanno pensare, pel loro diverso sviluppo, alla esistenza di fogli intermedi, che le date però escluderebbero. 2. - Rettificando in un sol punto l'analisi del Reynolds, notiamo che gli atti marzo 11, 1190, si trovano a fol. 60 (non 59; quest'ultimo foglio ha ancora atti del 21 agosto, anno ignoto). 3. - Siamo riusciti, mediante gli elementi estrinseci ed intrinseci a datare un certo numero di altre carte, e a stabilire, fra altre — pur PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 7 3 non databili — una connessione sicura. Ecco i gruppi di fogli che figurano nel cartolare: 1182 settembre 16 - 1183 gennaio 20 fol. 1 - 34 v. 1184 marzo 13, 14 fol. 183 » marzo 14 - aprile 16 » 144 - 153 » aprile 16 - maggio 17 » 184 - 193 » maggio 21-22 » 154 » agosto 17-29 » 81 - 87 » agosto 30 - settembre 10 » 137 - 143 1186 settembre 23 - dicembre 24 fol. 95 - 124 (questo quaderno è preceduto da un foglio di « Notai ignoti, I, doc. I l i ») 1190 gennaio 11 - marzo 10 fol. 35 - 55 » marzo 11 - maggio 12 » 60 - 80 » luglio 10 - agosto 3 » agosto 3-23 (più 4 carte, identificate dal Dr. appresso) » 88 - 94 » 130 - 136 Morozzo; come diremo in 1200 giugno 21-23 fol. 222 (il foglio intermedio: giugno 24-26 è in Lanfranco III, 136) 1200 giugno 27 - luglio 5 fol. 194 - 196 (il quaderno intermedio: luglio 6 - settembre 17 è in Lanfranco III, 221-258) 1200 settembre 17-21 fol. 229 - 231 (il foglio intermedio: settembre 21-22 è in Lanfranco III, 156) 1200 settembre 22 fol. 202 » settembre 22-23 » 227 1213 luglio 10 - agosto 12 (quaderno intermedio: agosto III, 183-220) 1213 dicembre 10-21 (dopo breve lacuna quaderno 1214, in Lanfranco III, 1-67) fol. 199 - 201 12 - dicembre 10 in Lanfranco fol. 223 - 225 dicembre 26; 1213 - sett. 27; 7 4 MATTIA MORESCO - GIAN PIERO BOGNETTI * ' ' u I ' , 1214 settembre 28-29 fol. 203 » settembre 29 - ottobre 1 » 220 - 221 » ottobre 1 - dicembre 21 » 160 - 177 (Terminando solitamente il cartolare di questi Notai col 25 dicembre possiamo dire di possedere pressoché intero il cartolare del 1214: e quasi mi semestre del 1213). V V Non esistono in questo cartolare, anzi in questo Notaio, atti data, bili posteriormente al 1214. Restano però, sempre, in « Lanfranco I », 33 fogli non datati (56- 59; 155-159; 178-182; 197; 198; 204-210; 211-217; 218; 219; 226). In tale massa è possibile individuare gruppi di fogli certamente connessi fra loro: gennaio 12, — fol. 226 gennaio 13, — » 219 affine a questo gruppo è, per scrittura, per conservazione, ecc. : marzo 13-14, — fol. 218 marzo 14-15, — » 198 La carta 56 (luglio 13) è, come si è detto, unita in solo foglio con la carta 59 (agosto 21); e la 57 (luglio 17) con la 58 (agosto 18); quindi dovevano far parte dello stesso cartolare. Pure tra loro connesse sono le carte 155-159 (luglio 21-25) e 178- 182 (settembre 1-3). Si può pertanto affermare che tra di loro, questi due ultimi gruppi sono incompatibili, cioè non possono appartenere al cartolare dello stesso anno. Infatti, inserendo uno nell'altro, e pur immaginando fogli intermedi, si avrebbe questa progressione di date: luglio 13-17- 21 settembre 1-3 - agosto 18-21. Isolato ci appare il fol. 197 (carta in connessione con un foglio bianco). Secondo l'identificazione del Dr. Morozzo della Rocca, il primo gruppo (foli. 56, 57 - 58, 59) va inserito tra i fogli 88; 136 e 89; 135. Quindi appartiene al 1190. Fanno gruppo (fogli uniti) fol. 204-210 e 211-217, anche agli effetti della datazione. 4. - I foglietti volanti e inserti, la cui importanza per la storia della formazione dell'istrumento notarile fu dianzi segnalata, sono qui rappresentati da due carte, di cui per lo meno una non si trova nella collocazione originaria. » PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 75 Inserto A (fol. 118-119): contiene notule senza alcuna data, e, per ora, non si sono identificati istrumenti corrispondenti. Recto: 1.: atto commerciale brevissimo (attraversato da doppia sbarra). 2.: idem, meno breve (doppia sbarra). 3.: abbozzo di testamento, coi nomi dei testimoni (attraversato da miica sbarra). Verso: 1.: notula di atto commerciale, scritta in margine superiore, a foglio capovolto (attraversato da due sbarre). 2.: notula di atto commerciale (idem). 3.: idem. (tra la notula 3a e la V figura, in inchiostro più scuro, come prova di penna, l'inizio del monogramma che contrassegna le pergamene di Oberto Scriba de Mercato: Ego Ober... - Questo conferma quanto l'aspetto calligrafico delle notule faceva credere: anche gli inserti sono del De Mercato). 4. : notula costituita dai soli nomi di testi e parti (attraversato da unica sbarra). 5.: notula di contratto di mutuo, senza nomi di testi (unica sbarra). 6. : idem, con nomi di testi (due sbarre). * * * Inserto B (fol. 155-156): Recto: 1.: notula di mutuo (due righe, formule abbreviatissime) (unica sbarra). 2.: notula abbozzo di testamento (Aidela) data « XVI die intrantis februarii » (non sbarrato). Verso: 1.: notula (due sbarre) 2. : idem (una sbarra) 3.: idem, atto commerciale (due sbarre) 4. : notula di accomendacio (due sbarre). 7 6 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI L'indicazione di ima data di mese e giorno, nella notula 2 del recto ha permesso di rintracciare, a fol. 47 v. dello stesso Lanfranco I gl'istrumenti che il De Mercato trasse dalle notule dall'inserto (15-16 febbraio 1190). Vengono pubblicate in Appendice. (REYNOLDS) Registro intitolato « Lanfranco II, 1 ». Nome del notaio e note Lanfrancus not.? Lo stesso che nel registro Lanfranco II, 2; fogli 1-1 v., e 24-25 v., stesso anno (« in buteca Malocelli ») Date sett. 10 a sett. 18, 1192 Fogli 1-2 v. (illeggibile) (nella fotostatica) 3-3 v. molto più trascurato (sede principale « in domo Oberti Baraterii ») marzo 2 a die. 24, 1210 (data a fol. 4) 4-52 fol. 52 v. - 53 v. in bianco foglio sciolto sconosciuto gennaio 30 a febb. 1, — 54-54 v. (Lanfranco?) (« in domo 0- berti Baraterii ») lo stesso ignoto che appare in Lanfranco II, 2, nei fogli 2-3 v. e 26-26 v. • Date frequenti. Cfr. Diversorum fogli 22-121. Il notaio Oberto de Placentia è assai simile : « In buteca W.mi Malocelli » giugno 17 a giugno 18, 1193 55-56 v. Lanfrancus not.? « In mercato iuxta fundicum pedicularum » die. 31 al genn. 12, — 57-58 v. sett. 3 al sett. 12, — 59-60 v. Altro ignoto, scrive in colon- febb. 2 - agosto 10, — 61-78 v. ne come lo stesso Lanfranco, nov. 6 al die. 21, — 79-82 ma la scrittura è più rotonda e ornata. (Parecchio tempo a Sori e Besenego) 82 v. bianco PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 7 7 Lanfrancus not. aprile 26-28, 1225 83-83 v. « In mercato iuxta fundicum (data a fol. 83) pedicularum » « In mercato iuxta fundicum giugno 26 a ott. 30, (1225?) 84-111 v. pedicularum » (non datato) Datato a fol. 135. I n nuovo ignoto scriba, che riempie il resto del registro; e inizia dal secondo trentennio del sec. XIII. 112 alla fine * * * NOTA. — Diamo, come al solito, la descrizione esteriore del codice attuale : Copertina di cartone greggio. In costa (di mano sec. XVII-XVIII) : « Lanfranci et aliorum notariorum ignotorum mixtorum, 1192(-1233, di diverso inchiostro) et aliorum annorum. Cantera 39 ». Sulla facciata, mano coeva: C.a (cantera) 217 (218, cancellato). Consta di sei quaderni: (solo i primi cinque interessano questa edizione) : Quaderno 1formato, carte 1-2; 55-56, mm. 300x210 » » 3 e 54, mm. 290 x 200 (ridotto da smarginatura), formato, carte 4-53, mm. 320x200 carte 56 (fol. 1-56) (carte 52 e 53 parzialmente in bianco) (scritto su due colonne). » 2°: formato mm. 310x200 carte 4 (fol. 57-60) (su due colonne). » 3°: formato mm. 320x 200 carte 20 (fol. 61-80) (su due colonne) (foglio aggiunto, di due carte — fol. 81, 82 — di cui 1*82 v. in bianco). 7 8 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI Quaderno 4°: formato mm. 300x200 carte 30 (fol. 83-112) (su due colonne) (carta 112 in bianco). » 5°: formato mm. 290x200 carte 43 (fol. 113-155). Inserti: 1.: mezzo foglio volante, inserito tra le carte 118-119, 150- 151; formato 300x105 (contenente tre atti sbarrati con 5 sbarre). 2. : foglietto idem da fo. 123 a 147, formato mm. 140 x 105 (recto; atto con 6 sbarre; verso in bianco). 3.: foglietto passante fol. 124-125, 144-145 formato nini. 100 x 100 (due atti sbarrati). 4.: foglietto passante in legatura da dopo il f. 127 a prima del fol. 143 - formato mm. 140 x 105 (contenente im atto, con 12 sbarre e una notula con 3 sbarre; datata 15 settembre). Il « Lanfranco II, 1 » contiene in modo sicuro e rilevante atti del Notaio che dà il titolo a queste filze archivistiche. Il Registro si può dividere in due masse: 1) fino a fol. I l i : fogli, in disordine e di anno vario, che, tranne 24 carte di dubbia attribuzione, spettano a Lanfrancus Notarius; 2) dal fol. 112 alla fine: fogli posteriori al 1232, di altro notaio, di incerta attribuzione, e che qui non ci interessano. Nella prima massa si distingue anzitutto un gruppetto di 4 carte, di bella e regolare scrittura, che appartengono sicuramente allo stesso cartolare cui apparteneva anche un gruppo di 6 carte, col quale si inizia il Lanfranco II, 2: fol. 1, sett. 10, 1192 (scritto su due colonne) — (unito a) — fol. 56, giugno 25-28, 1193 (su mia colonna); fol. 2, sett. 10-18, 1192 (scritto su due colonne) — (unito a) — fol. 55, giugno 17-25, 1193 (su una colonna). Se ne deduce: 1) Il notaio (ignoto) scrisse in continuazione su uno stesso « fogliazzo » il cartolare del 1192 e quello del 1193. — 2) Mutò, verosimilmente, con l'anno, sistema; scrivendo su una colonna sola anziché su due. Può parere strano di trovare il sistema delle due colonne anteriore a quello di una colonna sola (in generale, più antico). PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 7 9 Ma forse il Notaio alternava, anno per anno, per distinguere, a prima apertura di libro, più facilmente (la datazione, spesso abbreviata, rendeva facili gli equivoci). Non pare possa essere Lanfranco. Forse è il Notaio Guido, a cui spettano alcune pergamene conservate alla Biblioteca Civica Berio; forse è Giacomo, che, come dicemmo, collaborò con Oberto de Mercato. Il confronto delle scritture con le pergamene in Archivio di Stato non ha dato risultato positivo; sebbene si debba tener conto che la scrittura su carta o su membrana in molti notai notevolmente differisce. Per attribuirlo a Lanfranco, bisognerebbe pensare che la sua scrittura abbia poi subito, con gli anni, notevole modificazione. Infatti gli atti sicuramente suoi, che noi possediamo, sono del sec. XIII. * * * La carta 3, molto smarrita, è sullo stesso foglio della carta 54. Vi si legge (pallidamente): «Die ianuarii... »; e sulla carta 54: «penultimo die ianuari » e « III februarii ». Verosimilmente dovevano trovarsi verso il centro del registro (dato che questo, in origine, pare spesso constare di un unico grossissimo quaderno). La scrittura è di Lanfranco; la data non precisabile. * * * I fogli dal 4 al 53 (in bianco) scritti su due colonne e costituenti quaderno unico appartengono sicuramente a Lanfranco e al 1210. * * * I fogli dal 57 al 60 formano pure quaderno, sono di Lanfranco, e dovrebbero appartenere al cartolare del 1211 (iniziato il 26 dicembre 1210) secondo l'ipotesi del Prof. Chiaudano. * * * I fogli dal 61 all'80, tutti tagliati e ricuciti sul breve margine, scritti in scrittura stretta, allungata, rcgolarissima, è certo che non appartengono a Lanfranco (incompatibile anche il foglio 83, sicuramente di Lanfranco, e datato). Della stessa mano i fogli 81-82, uniti. Il Prof. Chiaudano accetta, come data, il 1225. 80 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI •H «i* H* Il foglio 83 (unito al 112 in bianco) è sicuramente di Lanfranco, è datato (1225, aprile 26-28) e forse deve precedere Lanfranco II, 2, foli. 4-13, con cui presenta affinità (nel cpial caso si potrebbe datare questo ultimo gruppetto di fogli). Tanto l'83 di Lanfranco II, 1, come il 4 di Lanfranco II, 2, portano come luogo di rogito « in fundico pedicularum »; e persone comuni tra i testimoni. Basta? Forse altri elementi di coincidenza verranno rilevati dai trascrittori. & ^ ^ I fogli 84-111 fanno quaderno tra loro; sono di Lanfranco; la data 1225, proposta con punto interrogativo dal Reynolds, non è, anche a nostro vedere, appoggiata ad elementi decisivi. Anche la corrosione marginale dei fogli, e le macchie presentano caratteri diversi rispetto al foglio datato di quell'anno. (REYNOLDS) Registro intitolato « Lanfranco II, 2 ». Nome del Notaio e note Date Fogli Lanfrancus not. ? meticolosissimo in queste prime note, tiene gli atti in due colonne (« in buteca Malocelli »). ott. 9 a ott. 14, 1192 (data fol. 1) 1-1 v. Scriba ignoto, pone la data ad ogni atto; bella scrittura. Molto attivo per affari in Francia del Nord. Lo stesso uomo che scrive i fogli 26- 26 v. di questo volume, e 55-56 v. nel Lanfranco II. Sede principale « in buteca W.mi Malocelli » Giugno 3 a giugno 17, 1193 fol. 2-3 v. Lanfrancus not. Molto più trasandato ora, se è davvero quello che scrisse i fogli precedenti. Cfr. 12-2 e 13-2 per prova del suo nome. aprile 29 a giugno 25, — fol. 4-13 v. Lanfrancus not. nov. 1 a genn. 13 (1229?) fol. 14-23 v. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 81 Lanfranco aggiunge in una nota di fondo, a fol. 14, che egli ha fatto una copia di un atto precedente per ordine del « dominus consul Martinus de Degoldeis ». Ma era stato fatto alia vice; l'originale può essere stato fatto molto prima del 1229, anno in cui era in carica il Degoldeis. Cfr. Series rectorum reipublicae Genuensis, in Hist. Patr. Mon., V, 18, col. 1010. « (In mercato iusta fundicum pedicularum »). « in buteca Mallocelli in qua sett. 19 a ott. 2-3, 1192 fol. 24-25 v. stai Gandulfus de Beliarda » (data fol. 24) Stesso scriba ignoto che si trova nei fogli 2-3 v. e in Lanfranco II, 1, fol. 55-56 v. « in buteca Wini Mallocelli » (Obertus de Placentia?). Lanjrancus not. nome 44-3, 4. « in mercato iuxta donium eanonicorum » fino a genn. 1, 1217; poi « In domo quondam Lanfranci Roce ». maggio 4 a maggio 17, 1193 fol. 26-26 v. maggio 21, 1216 all'agosto 2, 1217 (data fol. 73 v.) fol. 27-120 v. Wilielmus de Sauri. agosto 14 a giug. 16, 1200 121-122 v. Pel nome confronta lo stesso agosto 5 a agosto 14, 1200 123-123 v. Notaio in « diversorum 102 » agosto 18 a agosto 24, 1200 124-125 V. fol. 122 fino alla fine di quel giugno 29 a . luglio .7, 1200 126-128 v. Registro. Questi atti riem- luglio 20 a luglio 25, 1200 129-129 v. piono una lacuna che ivi si maggio 17 a giugno 1, 1200 130 riscontra (maggio 17 a ago- giugno 9 a giugno 29, 1200 132 v. sto 24, 1200). Tutti datati. luglio 26 a agosto 4, 1200 133-133 V. giugno 1 a giugno 9, 1200 134-134 V. Il resto del Registro appartiene a cartolari della metà del secolo XIII perciò non si analizza qui. $ $ $ NOTA. — Diamo la descrizione del codice, nel suo attuale stato esteriore : Copertina di cartone greggio. In costa (mano sec. XVII-XVIII): « Lanfranci et aliorum notariorum 1192 et aliorum annorum mixtorum. Cantera [in bianco] ». Sulla facciata: « C.a (18, cancellato) 17 » (di altra mano: K ...et Facii de Saneto Donato, not., 1243 »). Consta di quaderni 6; solito tipo di carta. M. MORESCO-G. P. DOGNETTI, Per l'edizione dei notai liguri del sec. XII. 6. 89 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI Qu/uicrno I-. formato mm. 300x210 carte 26 (fol. 1-26) (carta 23 v. in bianco; tranne le carte 2, 3, 26, sono scritte su due colonne). Inserto (23 bis), fra f. 23 e 24. Formato e tipo delle altre. Due colonne. * 2": formato mm. 310x200 carte 48 (fol. 27-74) (su due colonne). » 3": formato 310x200 carte 46 (fol. 75-120) (su due colonne). » 4°: formato 300x200 carte 14 (fol. 121-135) (manca il foglio 135 nella numerazione del sec. XVII). Inserti : 1. fra f. 135 e 136 formato 140 x 60 foglietto volante, lacerato in due pezzi; appartenente al notaio del quaderno seguente. Una notula al recto. » 5°: formato 310x200 carte 50 (fol. 136 a 185) (fol. 153 in bianco. Quaderno deteriorato all'angolo esterno superiore). Inserti : 2. tra fol. 143 e 144 formato mm. 100 x 50 (mandato del Podestà di Genova, Giacomo da Terzago, a quello di Rapallo). 3. tra fol. 157-158; formato mm. 110 x 70 atto giudiziale. 4. tra fol. 159 e 160 (passato in parte, nella rilegatura, tra i fol. 161-162) formato mm. 150 x 100 (atto sbarrato). PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 8 3 5. stessa collocazione formato mm. 150 x 100 (notula non sbarrata). 6. tra fol. 180 e 181 formato mm. 140x100 (recto: 1 notula; verso: 2 notule sbarrate). 7. tra fol. 182 e 183 formato mm. 100 x 90 (lacerato in due pezzi. Al recto, mandato del podestà di Genova a quello di Rapallo per cattura disertori. Al verso, note contabili). Quaderno 6°: formato mm. 300x200 carte 47 (fol. 186-232) (quaderno molto guasto, specialmente tra fol. 200- 219. Non interessando, per data, la presente edizione, si ebbe scrupolo di aprirne i fogli, — operazione che nello stato attuale porta a sbriciolamento di una parte delle carte — per la ricerca degli inserti). La connessione delle carte in Lanfranco II, 2, permette alcune osservazioni e modificazioni allo schema, risultante dalle identificazioni del Reynolds: anzitutto fanno gruppo unico, a sè, le carte 1, 2, 3, rispettivamente unite, cioè costituenti un unico foglio con le carte 26, 25, 24: fol. 1, ott. 9-14, 1192 (su due colonne) - fol. 26, maggio 4-17, 1193 (su una colonna); fol. 2, giug. 3-16, 1193 (su una sola colonna) - fol. 25, sett. 25-ott. 2, 1192 (su due colonne); fol. 3, giug. 16-17, 1193 (su una sola colonna) - fol. 24, sett. 19-25, 1192 (su due colonne). A questo gruppo, identico a quello che inizia Lanfranco II, 1, possono riferirsi tutte quelle osservazioni già fatte per lui. Si noti, inoltre, l'inversione, nella rilegatura, del fol. 2. * * * Il gruppo di carte 4-13 fa quaderno col gruppo 14-23. Il nome di Lanfranco figura in modo non dubbio, e se, come ho detto, si ammettono le affinità esteriori con Lanfranco II, 1, f. 83, si potrebbe senz'altro datarlo 1225. Sul margine superiore, a carta 4, figura di mano del sec. XVI (almeno pare): 1216. 8 4 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI I fogli dal 27 al 74 fanno quaderno. Sicura la data (1217) e l'attribuzione (Lanfranco; v. foli, citati dal Reynolds). V II foglio 75 (gennaio 15) è unito al foglio 120 (luglio 28-agosto 2) esso va inserito nel quaderno costituito dai fogli dal 76 (31 die. 1202) al 119 (27 luglio-31 agosto 1203). E precisamente l'inserzione deve avvenire rispettivamente tra il foglio 79 (10 genn. 1202); 116 (9 agosto 1203) e l'80 (17 genn. 1202); 115 (26 luglio 1203). La lacuna oltre che dalle date, si avverte dal fatto che il f. 115 termina lasciando in tronco un testamento; e il fol. 116 comincia con l'ultima parte di un contratto agrario. Naturalmente però l'inserzione del doppio foglio 75; 120, non t a s t a a colmare tale lacuna. Altri fogli intermedi devono considerarsi perduti. Sicura la datazione, riscontrata già dal prof. Chiaudano (v. f. 80: 1203, luglio 28). Siccome noi abbiamo scorporato questo quaderno da quello 27-74, viene a mancare la riprova del nome di Lanfranco data a fol. 43.5, 43 v. 3. Ma vi supplisce in modo, sicuro il rinvio che l'atto a fol. 77, 2 fa all'atto che immediatamente lo precede, dicendolo rogato « per manum Lanfranci notarii ». In ini atto a fol. 83 Lanfranco Notaio figura come parte (quietanza della dote, e costituzione di antifatto alla moglie). Il che non è privo di interesse per la storia della prassi notarile. * * * La seconda parte del cartolare (fol. 121-134) fa quaderno unico, e appartiene al da Sori. Sicura la data 1200, maggio 17-agosto 24. Come si è detto va inserita nel quaderno che sta in « Diversorum 102 ». * * * La terza parte (f. 135-258) contiene atti dal 1240 al 1247 e non interessa qui. (REYNOLDS) Registro intitolato « Lanfranco III ». L'intero registro appartiene allo stesso Notaio di « Diversorum 102 » 1-21 v. e dell'intero Registro intitolato Lanfranco I. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 8 » Obertus Notarius. (cfr. Lanfranco I, f. 208, v. 5 e 209, v. 3) Data a fol. 1 (molto tremolante la scrittura) (in fundico) Data a fol. 92 (più ferma) (in fundico pedicularum) Non datato (un po' tremolante) (in fundico) Non datato (un po' più fermo) (in fundico) Non datato (molto tremolante) (tremolante) (idem) (idem) (idem) Non datato (più fermo?) die. 26, 1213 a sett. 27, 1214 1-67 v. aprile 21 a agosto 17, 1201 febbr. 7 a aprile 28, — giugno 24 a luglio 26, — marzo 20 a aprile 6, — genn. 22 a febbr. 7, — maggio 22 a giugno 14, — aprile 6 a aprile 28, — sett. 21 a sett. 22, — aprile 26 a maggio 26, 1198- 1199? 68-111 v. 112-135 v. 136-136 v. 137-142 v. 142 bis-145 v. 146-149 v. 150-155 v. 156-156 v. 157-174 v. Cfr. fol. 157 v. - 4, 5. Veramente Truchis, vescovo di Albenga, che ivi compare, è dato da Gams, Series Episcoporum, sotto 1190-9, ma l'atto può essere più lardo, perchè non indica successore fino al 1205. (in fundico). non datato (tremolante) (in fundico) non datato (tremolante) Cfr. fogli 194 v. e 195, comincia con l'indizione Ia; comparandolo con doc. datato die. 26 1213, ind. Ia, in questo volume si vede il carattere simile di questo gruppo di fogli (in fundico). (più fermo). Cfr. menzione del Podestà R. Malapresa (1200) a fol. 230-4, e fol. 257 v.-8, dove Guglielmo De Palio si esprime come fosse Console dei Placiti. Lo fu nel 1200 (cfr. Series Rectorum, cit. col. 989). (In fundico). aprile 28, maggio 22, — 175-182 v. agosto 12 a die. 10 (1213?) 183-220 v. luglio 6 a sett. 17 (1200?) 221-258 v. * * * Del Volume intitolato Lanfranco IV, che contiene materiali posteriori al periodo da noi considerato, nè il Prof. Reynolds trasmise analisi, nè ne daremo qui una nostra. La maggior parte dei fogli di quel volume, pur essendo di scrittura 8 6 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI molto simile a quella del Cassinese, non possono appartenergli, perchè questi « dimisit scribaniam » nel 1209, mentre quei quaderni datano dal 1210. * * * NOTA. — Diamo la descrizione del codice, nel suo stato attuale. Copertina di cartone greggio. In costa (solita mano sec. XVIIXVIII): « Lanfranci et aliorum notarium mixtorum, 1214 et aliorum. Cant. [in bianco] ». In facciata: « C.a 37 (?) ». Consta di 5 quaderni di carta, del solito tipo. Premesse sei carte, di cui solo la prima dovette originariamente trovarsi nel cartolare: A) Foglio volante. Formato mm. 300 x 270. Smarginato con taglio più recente, e privato dell'angolo inferiore destro (mm. 90 x 90). (Contiene testimoniale sulla successione di certa Sibilia, data : « VI exeuntis aprilis », s. a. E' scritto da due mani. Uno è Oberto de Mercato. L'altro, come diremo a proposito degli inserti a fol. 26-27, fol. 86-87 e fol. 208-209, è un suo collaboratore, forse Giacomo notaio). B) 4 fogli volanti ritagliati, formato mm. 310 x 200. Tutti in bianco tranne al verso dell'ultimo, che contiene il signum tabellionis del notaio Lanfranco Cazano (fine sec. XIII). (L'inserzione, moderna, è dovuta all'errata identificazione di quel Lanfranco con il notaio Lanfranco a cui — pure erroneamente — si attribuiva questo cartolare, che è tutto di Oberto de M.). C) 1 foglio volante, formato mm. 310 x 200 (atti del 1297, di Lanfranco Cazano). Quaderno Io: formato mm. 300x200 carte 67 numerate (fol. 1-67) più un foglio antico di risguardo (con la scritta : « in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti amen. Christi adsit nobis gratia », note contabili, proverbii latini etc.). Inserti (di alcuni di essi, dato il numero e l'importanza, diamo in seguito e in appendice il contenuto). 1. inserto volante fra fol. 26 e 27 formato mm. 110 x 55 (v. più avanti) 2. Io inserto fol. 31-32 formato mm. 220 x 100 (v. edizione in appendice) 3. IIo inserto fol. 31-32 formato mm. 135 x 120 pergamena 1211, nov. 11, di mano di Oberto notaio (tagliata PEB L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 8 7 quasi completamente la sottoscrizione, per annullamento. Riconoscibile l'autore anche pel segno convenzionale di tre punti e una virgola, alla fine dell'atto, riscontrato in altre pergamene di Oberto). Recto: compravendita di terra in Albaro. Sbarrata con 5 sbarre. Verso: notula di altro contratto (« Iohannes Castagna libras XI in Sardineam et inde Ianua »); altra notula, lavata e illeggibile, salvo le parole « Nos Gandulius de Fenestedo et Villanova iugales »; terza notula, pure illeggibile; e varie prove di penna. 4. Ili0 inserto fol. 31-32 formato mm. 190 x 90 Recto: 3 notule di atti, s. d., sbarrate con una sbarra. (Non fu trovata la corrispondenza con atti del cartolare superstite). Verso: notule contabili. 5. due frammenti di atti del cartolare, inserti a fol. 48-49 (da ricercare la collocazione originaria). 6. inserto tra fol. 57 e 58 (57 bis) formato mm. 120x110-100 Recto: 1 notula datata 1200, luglio 23 (die sancti Apolinaris). Notula di atto giudiziario (non sbarrata); altra notula di atto commerciale (una sbarra). Verso: notula di compravendita di terre (una sbarra). L'atto corrispondente a quest'ultima si trova nello stesso cartolare, fol. 229 v. 2, 1200, luglio 24. Ambedue si pubblicano in Appendice. Quaderno 2°: formato: mm. 310x210 (la prima e l'ultima carta mm. 300x200) carte 44 (fol. 68-111) (in bianco fol. 99 r.) Inserti : 7. inserto tra fol. 71 e 72 formato mm. 330 x 70-50 Recto: (in senso trasverso)' elenco delle vigilie con obbligo di digiuno. (senso normale). Quitanza di dote e antifatto (con doppia sbarratura). Verso: in bianco. 95 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI 8. tra fol. 80 e 81 formato mm. 310x110 6 notule, l'ultima datata « ultimo die iunii ». Appartiene per tipo di carta, conservazione, scrittura etc. al quaderno 68-111. Il fol. 99 r. è in bianco. Il 98 v. porta la data dell'ultimo atto « ultimo die iunii ». Il 99 v. ha, al primo atto, la data « secundo die julii ». Con tutta probabilità la facciata in bianco era destinata a svolgervi queste notule. Sbarrate con una sbarra la 1, 3 e 6. (Verso in bianco). 9. tra fol. 82 e 83 formato mm. 165 x 135-75 (deteriorato). Recto: frammenti di 5 notule, senza data. In margine, senso verticale, « MCLXXXXVII, indicione XIIII, die VI exeuntis Iulii » che, stando ad altri esempii, sarebbe la data di una cartula anteriore a cui una delle notule doveva fare riferimento. Tutte sbarrate con una riga salvo la 3 sbarrata con due. Verso: minuta di un atto senza data, con molte cancellature e scritte in sopralinea, con postille di altra mano (si riferisce all'inserto n. 24). 10. tra fol. 83 e 84 formato 150 x 110. Recto : nota dei debiti di Gilberto giudice (tra cui uno verso Obertus Notarius) e dei relativi pegni (...Rubaldo de Papelina libr. IIII unde habet in pignori unum meum codicem. - et volo ut libri mei sint in potestate domini Oglerii donec predicta omnia fuerint soluta). Verso: notula relativa a un credito di Oberto « Actum Ianue in fundico, X die martis, in sero » (non fu trovato l'atto corrispondente). 11. tra fol. 86 e 87 Frammento triangolare. Lato maggiore cm. 7. Recto: notula s. d. (nominati Rubeus de Volta, la figlia Adelaxia e i figli di Simone Vento). Verso: in bianco salvo parte di due righe (v. inserto 24, cui fu ora riattaccato). 12. tra fol. 93 e 94 formato mm. 160 x 160. Macchie vinose simili al gruppo di fogli 120-135 e 157-174, che fanno escludere la sua appartenenza al quaderno in cui ora è compreso. Recto : 7 notule s. data con varii contratti a termine (« ad annum novum »; « ad festum omnium Sanctorum », « ad PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XLL 8 9 medium madium »). Sbarrate con due sbarre la 1", 2a e 6a; con una la 4a e 5a. Verso: minuta del testamento di « Gandulfus » (una sbarra) e notula. In alto, prove di penna. Tutti atti non trovati, almeno finora, nel cartolare superstite. Quaderno 3°: formato nini. 310x210 carte 71 (fol. 112-182) divise in gruppi contraddistinti da caratteristici deperimenti e corrispondenti all'originaria appartenenza a diversi cartolari. Inserti : 13. tra fol. 119 e 120 formato mm. 110x100. Notula senza data di anno (3 exeuntis aprilis); macchia caratteristica del cartolare del 1207. 14. tra fol. 131 e 132 (passante in legatura tra i f. 163 bis-164). formato mm. 115 x 100. Rovinatissimo. Foglio s. data, metà perduto, macchie come fol. 112-135 e 157-174, del 1200; 2 notule al recto, e due al verso, con contratto a termine in Lucca, per le calende di Settembre, sbarrate con una sbarra. 15. tra fol. 135 e 136 (vedi in Appendice). 16. tra fol. 137 e 138 (passante in legatura tra fol. 154-155) formato min. 105 x 118. Recto: due notule intere, e frammento di una terza, sbarrate con una sbarra. Verso: due notule intere, e frammento di una terza, sbarrate idem. - Date: cc quarta die »; « V die novembri« ». Non ci fu dato per ora trovarvi riscontro nei cartolari. 17. tra fol. 139 e 140 (passante fra 153-154) formato mm. 80 x45 (v. Appendice). 18. tra fol. 145 e 146 formato nnn. 311x110. Carta più consistente; senza filigrana; scrittura più ferma, tondeggiante e spaziata; fu, più recentemente, rilegata piegata nel cuore del quaderno. Contiene elenco di immobili gravati di terratico e diritti livellarii. 19. tra fol. 148 e 149 formato min. 100 x 60-50. Notula per contratto agrario, senza data, non identificato. (La notula passante tra fol. 154 e 155 fu già descritta al n. 16; quella tra fol. 163-164 al n. 14). 97 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI 20. tra fol. 172-173 formato attuale mm. 200x 110 (stesse macchie che foli. 120- 135; 157-174), a. 1200. Recto: 6 notule, sbarrate con una sbarra; la 3a con tre. Verso: 4 notule, sbarrate con una sbarra. 21. tra fol. 178 e 179. Formato mm. 55 x 120. Recto: 2 notule s. data, sbarrate con una sbarra. Verso: 1 notula, contratto a termine « ad medium iulium ». Sbarrato con diverse sbarre. Quaderno 4°: formato mm. 210x310 carte 37 (fol. 183-220). Inserti : 22. tra fol. 201 e 202. Formato mm. 220 x280; piegato a metà e usato in colonna: la colonna: 6 notule, sbarrate con una sbarra la 1, 2, 3, 5, 6. 2a » 5 notule, sbarrate con ima sbarra la 2, 3, 4; con due la 5. 3a » frammenti di 4 notule 4a » frammenti di 1 notula; il resto in bianco. 23. tra fol. 206 e 207. Formato mm. 100 x 100. Recto: 1 notula, s. data, sbarrata con una sbarra; scrittura più recente. Verso: bianco. 24. tra fol. 208 e 209; formato mm. 145 x 100. Scrittura al recto (una sbarra). Due linee al verso. Di mano del Notaio che scrisse nel fol. A del cartolare, e nell'inserto n. 1; l'angolo superiore sinistro mancante a questa notula è l'inserto 11. Quaderno 5°: formato mm. 320x210 carte 38 (fol. 221-258). Inserto : 25. tra fol. 231-232; formato mm. 55 x250. Recto: notule contabili. Verso: 6 notule. In testa è scritto «Millesimo CLXXXII, octa. Kal. novembris, prius quare cartulam quam Nasonus fecit Marignano... ». Si tratta evidentemente di un richiamo a carta anteriore. Essa non si trova tra i rogOi ti di PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 9 1 Oberto del 1182. La scrittura della notula è simile a quella del quaderno in cui si trova inserita (1200). Di nessuna di queste 6 notule fu finora trovato riscontro. Sono sbarrate con una sbarra. * * * Il Lanfranco III appartiene tutto, sicuramente, ad Obertus notarius, ed anzi ci procura, per così dire, due doni preziosi. La sicurezza sulla data di un gran numero di questi atti (anno 1200), rimasta ancora nascosta al Reynolds (infatti a fol. 123 v; n. 1, come avvertiva anche una vecchia annotazione, è contenuta la data: « Millesimo ducentésimo, indictione II, X die aprilis »); e il nome esatto di questo notaio : Obertus scriba de Mercato. Fu il Cav. Piccardo del R. Archivio di Stato, a scoprire in « Guglielmo Cassinese », f. 139 (nuova numerazione) l'atto 31 ottobre 1200 che ricorda una obbligazione tra le parti: « ut continetur in carta inde facta per manum Oberti scriba de Mercato », che, come estremi, corrisponde a puntino con l'atto in Lanfranco III, fol. 165 v. 4, maggio 10. (Cfr. ibid. 165 v. 3, [1200], maggio 10). Importantissimo è il nome a lui dato di « scriba de Mercato »; eome accenneremo anche più avanti. Fanno quaderno a sè i fogli 1 al 67 (1213-14) connessi, come abbiamo detto, con molti fogli del « Lanfranco I ». Altrettanto i fogli 183-220, dello stesso anno (1213). Così si dica per i fogli dal 68 al 111 (1201). Si hanno inóltre questi nessi delle carte: dal 142 bis al 145 (gennaio 22 - febbraio 7) connesse con 146-149 (maggio 22 - giugno 14); 112 al 119 (febbraio 7 - marzo 20) connesse con 175-182 (aprile 28 - maggio 22); e 137 al 142 (marzo 20 - aprile 6) connessi con 150 al 155 (aprile 6-28). Questi tre quaderni rientravano l'uno nell'altro, dando luogo a questa sequenza: Febbraio 7 - Marzo 20 Marzo 20 - Aprile 6 Gennaio 22 - Febbraio 7 Aprile 28 - Maggio 22 Maggio 22 - Giugno 14 Aprile 6 - Aprile 28 foli. 142-145 » 112-119 » 137-142 » 150-155 » 175-182 » 146-149 Per il cartolare di quell'anno il Prof. Chiaudano proponeva la data del 1207. E ciò può darsi senz'altro per sicuro, poiché l'atto a fol. 9 2 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI 145 r, n. 2, è datato: « Millesimo Ducentésimo séptimo, indictione MIII, tertio die februarii ». Non osta che nell'inserto a fol. 139-140 compaia in margine la data MCCII; per le ragioni già dette e che risulteranno dall'Appendice. Il rimanente dei fogli appartiene al cartolare del 1200 (v. quanto si è detto a proposito dell'atto richiamato dal « Cassinese »). Sono tra loro connessi i fogli 120 al 135 con 157 al 174; 136 con 156: e formano quaderno i fogli 221-258, nel cui cuore si trova (fol. 229, n. 3) un atto datato per disteso « Millesimo .CC. indictione III, X exeuntis octubris ». Aggiungendo, dopo quest'ultimo foglio, i fogli 229-231 di Lanfranco I, dopo il 157-174 il « Notai Ignoti » Doc. IX, 4 (giugno 7 - giugno 9), dopo 136, i fogli 194-196, pure Lanfranco I, si ha una sequenza continua, dal 31 marzo al 21 settembre, con due sole lacune centrali, dal 27 maggio al 7 giugno e dal 9 giugno al 24 giugno: due lacune simmetriche, dovute alla perdita di qualche foglio che precedeva il foglio centrale o « cuore » del cartolare. Sugli inserti, ricchissimi, di questo cartolare, ci siamo già trattenuti; e quelli che trovano riscontro in atti del cartolare vengono pure pubblicati in Appendice. Vogliamo però richiamare l'attenzione sulla calligrafia del notaio, diverso da Obertus, che ha scritto dopo di lui nel foglio A. L'atto giudiziale di sua mano è ripetuto, alla lettera e dalla stessa mano, nell'inserto 1 (fol. 26-27). Già questo farebbe pensare che il notaio lavorasse assieme a Oberto. Ma la conferma la si ha dagl'inserti 11 (fol. 86-87), 24 (fol. 208-209), di sua mano, che riguarda un negozio già contemplato nell'inserto 9 (fol. 82-83). Le postille sono le stesse e di sua mano, ma l'inserto 11 è, nel resto, di mano di Oberto. Ne risulta il nome di Giacomo notaio, collaboratore di Oberto (inserto 24, riga 6-7). (REYNOLDS) Registro intitolato: « Guglielmo Cassinese » (1). Nome del Notaio e note Data Fogli Wilielmus Cassinensis gennaio 4 a sett. 8, 1191 Sede abituale « sub volta (le date sono frequenti, 1-48 v. fornariorum » cfr. 4 v. 1) (nessun atto tra agosto 1 e die. 26-7 a die. 27-8, 1190 agosto 12) (data, efr. fol. 49) 49-49 v. Oltre gli elementi di identificazione del notaio già indicati dal Chiaudano, vedasi (1) Cfr. di questo cartolare l'analisi già data più di dieci anni or sono dal CHIAUDANO, Contratti, cit., pagg. 3 segg. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 9 3 Nome del Notaio e note Data l'atto a foi. 25, 3 (apr. 24) confrontandolo con l'atto a fol. 23, 7 (apr. 17), che ne dà la più assoluta sicurezza. aprile 25, 1192 (cfr. fol. 50.4) Inseriti più tardi? aprile 22-25, 1192 (cfr. fol. 50 v., 1, 5) sett. 8 - nov. 17, 1191 (data, fol. 51 v.) febbraio 8, 1192 marzo 2, 1192 Inserzione in documento del 15 gennaio, di un vecchio documento (1188). Bonusvillanus notarius La paternità di questo cartolare è resa sicura dal confronto degli atti a fol. 133 v. 2-3; 120 r. 2 con 131 v. 3. La maggior parte degli atti ha la testimonianza di Giordano notaio, il quale è il padre di Bonvillano (cfr. Cassinese, 1-68 v. 4. 11 vecchio padre testimonio degli atti del figlio?) Sede abituale « in domo Willielmi Crespini » ma molto spesso in molti altri luoghi. Usa « actum Janue », scritto per disteso. Ignoto (W. Cassinese?) nov. 19 - die. 31, 1191 (data a fol. 70 v.) genn. 3 a genn. 13, 1192 (data fol. 79 v.) settembre 14, 1188 (data fol. 80) genn. 15 a aprile 22, 1192 (data 81 v.) sett. 6 a ott. 2, 1198 (data a fol. 101 v.) ott. 3 a ott. 13, 1198 sett. 6 (1198) (non datato) ott. 13 a ott. 25, 1198 ott. 2 a ott. 3, 1198 (data a fol. 118) nov. 28 a die. 6, 1198 (data a fol. 120) (settembre), 1198 (data fol. 122) ott. 26 a nov. 29, 1198 (data a fol. 123 v.) die. 6 a die. 25, 1198 (data fol. 132 v.) (senza data) Fogli 50 50 v. 51-69 v. 69 v., 5 e 6 70-76 v. (mancante il fol. 77) 78*-79 v. 79 v., 5 - 80, 80-100 v. 101-107 v. 108-113 v. 114-114 v. 115-117 v. 118-119 v. 120-121 v. 122-122 v. 123-131 v. 132-136 v. 136 v. bis 9 4 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI Nome del Notaio e note Data Fogli Johannes Notarius Per molti aspetti somigliantissimo a Guglielmo Cassinese medesimo, ma si noti la forma della lettera « i ». Anche cfr. fol. 171 v.-2, con 177-2. - Sede abituale « sub volta fornariorum ». (Praticamente ogni singolo atto ha datazione completa di mese, giorno, e ora). Nel registro chiamato « Pietro Ruffo », a foli. 283 - 295 esistono fogli con atti del 1211 che paiono appartenergli. ott. 24 a die. 24, 1200 febbr. 4 1201 Cfr. fol. 187, e i testimonii ivi. Somiglianza con questo foglio. agosto 29 a agosto 31, 1201 maggio 28 a ag. 28, 1201 maggio 19 a maggio 28, 1201 febbr. 4, 1201 a [die. 9, 1200] cfr. fogli 188, e 194 riguardo ai testimonii. sett. 11 a nov. 13, 1203 maggio 6 a luglio 14, 1205 marzo 8 a maggio 3, 1206 die. 25 a die. 29, 1206 (Dal 25 die. la data 1207; pel nostro calendario 1206) sett. 23, 1203 137-146 v. (147 in bianco) 148-148 v. 149-150 v. 151-184 v. 185-186 v. 187-194 195-241 v. 242-290 v. 291-333 v. 334-334 v. 335 * * * NOTA. — Diamo la descrizione del registro nel suo esteriore stato attuale. Copertina rinnovata modernamente. Consta di 7 quaderni, più 2 fogli staccati. Foglio A: staccato (già fol. 1 del quaderno 1) formato mm. 300x200 stato deperitissimo. » B : staccato (alias 334) formato 280 x 165 Quaderno 1formato 20x30 carte 47 (f. 2-48) » 2°: stesso formato carte 50 (f. 49 a f. 100; ma nella numerazione fu saltato il n. 77). » 3°: formato mm. 295 x200 carte 38 (da f. 101 a 138) carta più scadente che quella dei 2 quaderni precedenti «k PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 9 5 (f. 125, carta staccata che faceva foglio con 114; f. 136 v. scritto per sole 5 linee; 137 r. e v. in bianco; 138 r. in bianco; verso, notizia di pegni, asta e contabilità). Quaderno 4°: formato 290x200 razione — f. 139, alias 137; 138; 139 —) f. 147 r. v. bianco; 190 r. bianco; 191 r. v. bianco; 192 r. v. bianco; 194 r. bianco). Le carte 139 (alias 137), 139 (bis), 140, 142, furono staccate dalle carte con cui facevano foglio, e legate o ingommate isolate. » 5°: formato 320x210 carte 47 (f. 195-241) (f. 232 scritto per una sola riga; 198 staccato e incollato a f. 197-239). » 6°: formato 325 x 210 carte 49 (f. 242 al 290) (dopo f. 248, costa di carta staccata che faceva foglio con 283). » 7°: formato 320x220 carte 43 (f. 291 a 333) (f. 305 in bianco; prima di f. 291 costa di carta staccata che faceva foglio con 333). * * * Nella parte che appartiene al Cassinese (f. 1-100) il f. 1 (staccato) che, come riconobbe ora anche il Prof. Reynolds, porta atti 27 dicembre, 1190 - 3 gennaio, 1191, va preceduto dal fol. 49 pure staccato, che porta gli atti dicembre 26-29, 1190. Ivi comincia il cartolare dell'anno, come avverte a f. 49: « In nomine Domini amen. Sancti Spiritus adsit nobis gratia. Incipit Cartulare, (anno) a Nativitate MCLXXXXI, ind. Vili ». Questa scritta si ripete per l'anno 1192 a fol. 76: « In nomine Domini nostri Ielisu Christi amen. Incipit cartulare, anno domini MCLXXXXII, ind. Villi ». Fanno quaderno i fogli 2 al 47 (genn. 4 - sett. 8, 1191). Il 48 è staccato ma a posto e corrispondente al f. 1. Il 49, staccato (e ringommato), andava collocato all'inizio. Staccato e ingommato a caso è il foglio 50 (aprile 22-25, 1192) che invece andava in fondo al cartolare (dopo fol. 100). Staccato ma a posto il foglio 51 (continuazione del 47: sett. 8, 1191), così il 52 e il 53. Fanno quaderno i 9 6 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI fogli dal 54 al 100; (è un mero inserimento in spazio bianco, quello, alla carta 69, di atti febbraio 8, 1192, e marzo 2, 1192). Il frammento in Doc. V degli Ignoti (Cassinese, sett. 11 . sett. 12, 1191) si trovava originariamente avanti il fol. 52, e faceva foglio con una carta oggi perduta. * * * La seconda parte del cartolare (foli. 101 al 136) è di abbastanza facile riordino, se si tiene conto che tutti i fogli dal 101 al 136 fanno quaderno, ma che i fogli 114 e 122 sono tagliati e tolti dal loro ordine e che i due doppi fogli 118, 119 (ott. 2-3) - 120, 121 (nov. 28- dic. 6) andrebbero tolti da dove si trovano ed inseriti tra il foglio (2 carte) 107-132 ed il foglio (2 carte) 108-131. Di questo notaio si può confrontare una pergamena sul fondo archivistico di S. Stefano (1). * * * La terza parte del cartolare detto del Cassinese va dal fol. 139 a a 335. Il nome di Giovanni, come avvertiva, in altra comunicazione, il prof. Reynolds, risultava dal confronto dell'atto n. 2 a fol. 171 v., l'atto n. 2 a fol. 177. E aggiungeva essere probabile che Johannes notarius fosse precedentemente l'aiuto di W. Cassinensis, e che da lui imparasse la professione. Lavora nel medesimo luogo: «sub volta Fornariorum », e col Cassinese ha somiglianza di scrittura e fraseologia. Per nostro conto aggiungiamo che si ha ormai la certezza della identificazione con « Iohannes quondam Guiberti » (2). Inoltre, come ricorderemo più avanti, fu, si può dire, il successore del Cassinese nella « scribania » o studio professionale, che il notaio aveva spontaneamente lasciato; poiché fu autorizzato a mettere, in sua vece, in pergamena gli atti del cartolare « ac si idem Wilielmus propria manu transcripsisset ». Nell'archivio del Collegio dei Notai, (1) Archivio Stato Genova, S. Stefano, mazzo 2, 1187, aprile 5. (2) Rogavano, alla metà del sec. XII, un Iohannes Corvarinus; e, sulla fine del secolo, e principio del successivo, Iohannes de Donato e Iohannes de Galitia. Giovanni di Giberto, come ricorda il Chiaudano, ha atti dal 1201 in poi, nei Registri Arcivescovili. E, nel fondo delle pergamene di S. Stefano, atti del 2 gennaio 1202; 21 dicembre 1206; 1217. . Iohannes Corvarinus Donato (ASG - San Siro, 1, n. 61; a. 1141, ago.-to; n. 62, a. 1142, marzo. - S. Stefano, 2, a. 1145). Iohannes de Donato (S. Siro, n. 109, a. 1190, aprile 2; n. 112, 1192, febbraio 3; S. Stefano, 1193). Iohannes de Galitia (S. Siro, n. 117, 1197, febbraio 8; e una serie numerosissima di altre pergamene in quel cartario). CHIAUDANO, Contratti, cit., pg. 20. - La pergamena del 1217 ci dà, in modo chiarissimo, uno dei segni di riconoscimento dei suoi atti (avanti la sottoscrizione del notaio; una serie di linee alternate a un punto e a una virgola); esso però, a differenza di ciò che si verifica per Giacomo notaio, non ricompare nelle imbreviature. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 9 7 avanti il 1684, c'era, come già fu indicato, un liber instrumentorum di Giovanili di Giberto dell'anno 1209. (Index, fol. 117 v. Cantera n. 75). Tanto per cambiare, nessun atto del 1209 figura nel fascicolo che ci fu conservato. La prova più forte della identificazione del Giovanni, autore di questo grosso cartolare, con Giovanni di Guiberto, ci viene ora segnalata dal prof. Reynolds. Sappiamo che Giovanili di Guiberto aveva avuto l'autorizzazione ad estrarre atti dal cartolare del Cassinese. Orbene a f. 39 del cartolare di quest'ultimo v'è un atto del 28 giugno 1191, che porta la nota « Refeci ego Iohannes notarius iussu consulum forilaneorum »; e la scrittura corrisponde a quella dell'intero cartolare di Giovanni. Altra prova minore è data dalla frequenza, qui, dei richiami degli atti di Giovanni notaio; infatti, in questi cartolari sono, di regola, più frequenti i richiami ad atti del notaio rogante. Le frequenti date facilitano la ricostruzione. Il doppio foglio 149-150; 185-186, va invertito, e serve, per così dire, da coperta a 151-184. Il quaderno che gli servì nel 1200 fu da lui lasciato alla fine dell'anno. Gli ultimi fogli in bianco erano già stati da lui utilizzati per testimonianze giudiziali (9 die. 1200; vedi f. 194); e lo saranno, per lo stesso uso, nel febbraio 1201 (cfr. fol. 148; 187, 188, 189, 190, 193). Concorda la connessione dei fogli del cartolare. Il fol. 335 va inserito nel quaderno 195-241. * * * Devono infine aggiungersi due altre fonti, non considerate dal Prof. Reynolds nelle analisi da lui favoriteci : cioè il grosso frammento del notaio Oberto da Piacenza, racchiuso — per evidente ignoranza dei ricompositori del cartolare — nel registro di Giovanni Amandolesio (1257-1276); e più di una decina di frammenti di notai ignoti appartenenti al gruppo considerato, o a loro contemporanei: I. — Obertus de Placentia in Amandolesio. Obertus de Placentia luglio 7-agosto 27 1197 fol. 173-186 agosto 28-sett. 7, 1197 fol. 203-216 L'appartenenza di questo frammento al Notaio Oberto de Placentia, nota già — forse — ai vecchi archivisti, fu segnalata, attraverso la R. Sovrintendenza, dal Cav. A. Piccardo. La sua datazione è confermata dalla perfetta coincidenza della fine del frammento di Oberto d. P., aprile 5 - luglio 7, 1197 in Diverso, rum 102, fol. 61-83 v., col principio di questo quaderno. Si notino, come elemento esterno, le macchie di umido delle carte, e più ancora M. MOREBCO-G. P. BOCNETTI, Per l'edizione dei notai liguri del src. X I I . 7. 9 8 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI le forme e posizioni dei fori dei tarli — a sinistra, in basso — che permettono altresì di ravvisare la continuazione del frammento in un altro, oggi compreso fra i « Notai Ignoti ». (Rogati « in buteca Malocelli »). Febbraio 25 - Marzo 13, 1201 (?) Fol. 187-202 (inserito atto datato 1200, die. 9). Anche in questi fogli il Cav. Piccardo scoperse la data 1200. Essa è a carta 187 v.-3: « MCC, 9 dee. », interpolata tra atto 27 febbraio e 1 marzo. Per cui è verosimile che questi fogli siano del cartolare del 1201; ed è sicuro che sono posteriori al 1200. Abbiamo poi ravvisato che i foli. 187-202 v. (25 febbr. - 10 marzo) vanno inseriti tra il fol. 3 ed il fol. 4 del « doc. VII Notai ignoti » (Ultimo atto fol. 3: 1° febbraio, 1° atto fol. 4: 3 aprile). Prove: 1° - La distanza dei fori originarii di rilegatura (B e C): . A . B . C • (D) in cm. 10 y2 tanto nei frammenti in « Amandolesio » quanto in « Ignoti ». (Manomessa o stracciata la carta in A e D). 2° - La fondamentale concordanza delle macchie ed erosioni al margine superiore interno ed inferiore. 3° - Nell'ultima parte del frammento in « Ignoti » e nell'ultima parte del frammento in « Amandolesio » un foro di tarlo ad uguale distanza dai margini, nella parte inferiore del foglio (tenuto conto della inclinazione del traforo e della mancanza di fogli tra il fol. 202 Amandolesio ed il foglio 4 Doc. VII Notai Ignoti. Lacuna dal 13 marzo al 3 aprile). II. — Frammenti detti dei « Notai ignoti », Cartella I. «Doc. I ». (Carte 4; atti 24: connessione delle carte: 1 con 4 - 2 con 3). Obertus scriba de Mercato 1): marzo 12-marzo 13, 1180 (datato) (« actum in domo Bonifacii 2): marzo 13-marzo 17, 1180 de Volta »; e in molte altre località) 3): aprile 5 (una data corretta in 3 maggio) 1180 4): aprile 5-aprile 7 1180 PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 9 9 L'appartenenza del fascicolo ad Obertus scriba de Mercato è provata in modo che a noi pare sufficiente dalla identità delle scritture con quelle degli altri fascicoli, da lui segnati. Il formato del foglio è leggermente più piccolo (cm. 23 x 17; mentre gli altri fascicoli misurano in media cm. 28x20; ciò che non deve stupire, dato che la carta era ancora rara e di importazione). L'anno 1180 si legge per esteso nell'atto fol. 1, 2; 1 v.-l; 3,1; 4,1. Resta quindi dimostrata l'appartenenza del quadernetto al carto. lare di uguale anno: naturalmente con una lacuna di più fogli fra f. 2 e 3. In questo quadernetto, con tutta verosimiglianza, si inseriva il frammento, datato 1180, ora rilegato con Giovanni Scriba, appendice, fol. 175 e 175 b. (ediz. CHIAUDANO-MORESCO, II, pg. 278-283): a) marzo 6 - marzo 17, 1180, Giov. Scriba, f. 175; b) aprile 3, 1180, Giov. Scriba, f. 175 b. È da notarsi come l'atto 6 marzo in principio del primo foglio sia uno dei casi, abbastanza frequenti, di inserzione in ritardo; lo seguono, immediatamente, ben quattro atti del 15 marzo, e poi uno del 17. Già Chiaudano (pg. XLII, prefaz. Voi. I) aveva, sulla base della scrittura, attribuito il doppio foglio a « Lanfranco », cioè a quello che poi si identificò per Obertus. La stessa coincidenza del formato ridotto del cartolare del 1180, assicura dell'appartenenza al gruppo in « Ignoti ». Pertanto la successione dei fogli doveva essere la seguente: 1, 2, a, (lacuna), b, 3, 4; determinando la successione di date: marzo 12-13-[17]-[6]-15-17 - aprile 3-5-7. La difficoltà sorgerebbe dai due atti marzo 17, marzo 6, che rompono la naturale progressione. Ma, anche pel rapporto con gli atti immediatamente precedenti e susseguenti, crediamo possa trattarsi di quelle inserzioni, cronologicamente errate, che il sistema di trascrizione, dalle minute volanti nel cartolare, spesso effettivamente determinava o permetteva. « Doc. Ili). (Carta 1; atti 13). Obertus scriba de Mercato sett. 21-sett. 22, 1186 fol. 1 (data f. 1 r. 1) I soliti segni tipici esterni lo fanno precedere — forse con un foglio, perduto, di separazione — Lanfranco I, fol. 95 (sett. 23, 1186). 1 0 0 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI « Doc. Ili ». (Pezzi 2; atti 16). Jacobus Notarius 1): agosto 21, 1176 f 1 (La data si legge così « ... cent.... ag.... sexto indict. octava », dove gli elementi combinati sono solo compatibili con quell'anno, secondo lo stile in uso a Genova) 2): ottobre 25-ott. 26, s. a. f. 1 Si tratta dello stesso Notaio, cui appartengono i frammenti anonimi in « Giovanni Scriba » fol. 173, ediz. CHIAUDANO, Voi. II, pg. 270 segg. L'identificazione del nome è resa possibile dal confronto con la pergamena Arch. St. G., cart. 2, 1509, S. Stefano; pergamene mazzo 2, 1206, maggio 29, e cart. 1525, S. Siro, mazzo 2, a..1218, agosto 20. In esse — come ci fece notare il Prof. Chiaudano — si riscontra un caratteristico segno di penna, che occupa il restante dell'ultima riga bianca, dopo l'escatocollo; segno di riconoscimento o autentificazione che corrisponde, nel frammento allegato a Giovanni Scriba, al segno divisorio degli atti (la caratteristica è che il tratto rettilineo orizzontale di penna, ad un certo punto, viene interrotto da un omega, o segno bilobo; mentre in un coevo « Jacobus notarius » il segno è — per evidente necessità di differenziarsi — trilobo) (1). Altre costanti caratteristiche per distinguere i due Giacomi sono le forme del W, E, b, h, ed il monogramma dell'Ego, che, come un signum del Tabellione inizia la sottoscrizione del notaio, cui appartengono cptesti frammenti di cartolare. Monogramma ad angoli acuti, e con una tipica collocazione di una crocetta, a tagliare il tratto orizzontale superiore dell'E maiuscola, capitale; mentre nell'altro notaio la lettera « E » è rotondeggiante, di sapore già gotico, ed è sormontata dalla croce. « Doc. IV ». (Carta 1, atti 13). (Lanfrancus Not.?) Scrittura più tondeggiante. die. 8 a die. 20, 1188 Fol. 1 Ignoto. (data atto 1) I Bonvillanus? Cfr. Cassinese fol. 132). (1) Arch. Stato Genova, S. Siro, 1, n. 115 A, 1195, apr. 5. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 0 1 « Doc. V ». (Carte 2, atti 29). Wilielmus Cassinensis. settembre 11 a sett. 12, 1191 Fol. 1 (da inserire avanti il fol. 52 — settembre 13, 1191 — del cartolare) (data atto 1). « Doc. VI ». (Carte 2, atti 29). Obertus de Piacentia. aprile 18 - aprile 19, (?) Fol. 1 luglio 13 - luglio 14, (?) » 2 Il formato (qui visibilmente minorato da recente trancio), la carta, la scrittura, le coincidenze degli atti, la tipica macchia all'angolo superiore, ne permettono, rispettivamente, la collocazione (con probabile lacuna per perdita di uno o più fogli) avanti i foli. 45 segg. « Diversorum 102 » (aprile 20); e, con lacuna di alcuni fogli perduti, dopo i foli. 57-60 v, ibid. (giugno 30-luglio 10). Quanto alla loro datazione, osserviamo : il carattere della carta e quello della scrittura, fortemente simili a « Ignoti, doc. VII » e « Giov. Amandolesio 187-202 » non escluderebbero la loro appartenenza al 1201. Neppure c'è incompatibilità di date (genn. 28-apr. 7 e apr. 18-luglio 14). In questo caso bisognerebbe pensare che il cartolare di un solo anno fosse composto di almeno 3 piccoli fascicoli o quaderni, il che del resto, pur con diverse proporzioni, deve essere stato pel cartolare del 1197 di questo stesso notaio. In tal caso, pure, il fascicolo cc Ignoti VII » e « Amandolesio 187-202 » (gennaio 28- aprile 7), doveva essere il « cuore » di un quaderno 26 dicembre.17 aprile. Perchè, per lo più, i cartolari iniziavano col 26 dicembre. Ma ciò porterebbe a una certa sproporzione di giorni fra le prime e le ultime carte del quaderno (32; 10). Perciò, o il quaderno non iniziava con l'anno, o per questi fogli va pensato ad altro anno prossimo. « Doc. VII ». (Fascicolo di 6 carte, con tre fogli: atti 54). Obertus de Placentia 1 - genn. 28, 1201 fol. 1 2 - genn. 30 a genn. 31, 1201 » 2 3 - genn. 31 a febbr. 1, 1201 » 3 4 - apr. 3 a apr. 4, 1201 » 4 5 - apr. 4 a apr. 5, 1201 » 5 6 - apr. 5 a apr. 7, 1201 » 6 Poiché, per i caratteri e più per i segni tipici della carta come fu dimostrato nella nota al frammento — datato — di Oberto de P. in 1 0 2 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI Amandolesio f. 187 segg., quest'ultimo va interpolato tra il n. 3 e 4 di questi frammenti, essi vanno attribuiti, verosimilmente, al 1201. « Doc. Vili ». (Pezzi n. 2, atti n. 13). Wilielmus de Sauri a) Dicembre 10 (14?)-19, 1201 fol. 1 (data atto f. 1 r-1, fol. 1 v. 1) b) Die. 18-19, 1201 fol. 1 (data fol. 1 r-1; fol. 1 v. 1) « Doc. IX ». (Pezzi n. 4, atti n. 51). Obertus Scriba de Mercato a) Aprile 9 a aprile 10, — fol. 1 Una carta staccata. La scrittura già un po' tremolante lo fa assegnare ad uno degli ultimi anni del Notaio; quindi assieme ai frammenti s. d. in « Lanfranco I ». Obertus Scriba de Mercato b) Die. 26 a die. 28, 1200 fol. 1 Una carta staccata. La data originale (fol. 1 r.-l) era 1201 (poiché l'anno cominciava a Nativitate). Esso, per i soliti caratteri esteriori, va inserito in Lanfranco III, dopo f. 258, cioè alla fine. La facciata posteriore è in bianco. Evidentemente era l'ultima carta del cartolare del 1200. Obertus Scriba de Mercato c) Un foglio in due carte, tra le quali erano interposti altri fogli. Ott. 9 a ott. 13, — fol. 1 Nov. 17 a nov. 19, — » 1 Tutti rogati « in fundicu Pedicularum » e con scrittura non più fermissima. Quindi posteriori al 1190. Obertus Scriba de Mercato d) Giugno 7 a giugno 9, 1200 fol. 1 Questo frammento, sempre per i caratteristici segni di riconoscimento, va inserito dopo il frammento in Lanfranco III, fol. 157-174 v. (aprile 26 a maggio 26, 1200). « Doc. X ». (Pezzi n. 5 — 4 carte staccate, più una connessa a far foglio con una carta in bianco — atti n. 50) PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LICUBI DEL SEC. XII 1 0 3 Obertus Scriba de Mercato 1 - Novembre 24 • die. 3, la carta è connessa col fol 6, in bianco (in fundico pedicularum) 2 - Die. 3 - die. 5, — (in fundico) 3 • Die. 5 - die. 10, — (in fundico) 4 - Die. 11 - die. 15, — (in fundico) 5 - Die. 15 - die. 24, — (in fundico) Gli atti sono in continuazione, almeno tra i primi quattro numeri, che appartengono ad un unico cartolare. Malgrado la continuità delle date, può invece parere di altro anno la carta n. 5. Ciò pei caratteri esterni. E' ignoto l'anno cui appartengono. Sono atti rogati in fundicof quindi più probabilmente della seconda metà dell'attività professionale di Oberto. Non può dirsi però degli aimi ultimi. Sulla base di queste analisi, e delle osservazioni aggiuntive, si può proporre questo schema di ricostruzione ed edizione (salvo eventuali mutamenti che i più minuti accertamenti, fatti in occasione dell* trascrizione, permetteranno): L'osservazione che è solo dopo il 1190, circa, che egli abitualmente roga « in fundico Pedicularum », unito alla notizia (cfr. p. es. Lanfranco II, 2, f. 13: colonna 2, 5 « Actum Janue in mercato iuxta fundicum Pedicularum ») che quel fondaco dava sul mercato, fanno pensare che in quel torno di tempo abbia assunto la carica di Scriba Ufficiale del mercato di Genova (come Giovanni Scriba lo era dei consoli); e la qualifica, nell'atto nel 1200, figura quindi quasi come suo cognome. Non si può escludere che egli sia l'Obertus de Plateis, nominato nell'« Index ante 1684 »; ma nessun elemento di prova è stato possibile trovare. I suoi cartolari cominciano per noi dal 1179; le pergamene dal 1180 (S. Siro; n. 103 a). Pochi anni avanti rogava in Genova un Obertus notarius, che tuttavia è da distinguersi dal De Mercato. (Si confrontino, oltre ai caratteri delle due scritture, la forma del monogramma dell'Ego, nella sottoscrizione delle pergamene 1167, gennaio, e 1170, settembre — Archivio di Stato Genova, S. Stefano, cart. 2 . 1509, mazzo 2 — e quella che compare sulle V. I. - « OBERTUS SCRIBA DE MERCATO ». 1 0 4 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI pergamene del De Mercato, già da noi segnalate nella Nota all'analisi del « Diversorum 102 »). Il suo cartolare può venire così ricostruito : 1179 agosto 2 - 4 Diversorum 102 fol. 10 » 5 - 6 » s 1 » 8 - 9 » » 2 » 9-11 » » 3 x> 12-16 » » 4-6 » 16-22 » » 7-9 » 22 - settembre 1 » 13-18 settembre 2 - 4 » 19-20 » 4-5 » 21 agosto 31 - settembre 5 » 11-12 1180 marzo 12 Notai Ignoti, I, doc. I fol. 1 » 13-17 » s 2 [ » 6-15 Append. Giov. Scriba » 175] [aprile 3 Append. Giov. Scriba » 175 b] » 5 Notai Ignoti, I, doc. I » 3 » 5 » » 4 (in Notai Ignoti, I, Doc. I, f. 3, inserito atto del 3 maggio) 1182 settembre 16 - die. 30 Lanfranco I fol. 1-27 1183 _ gennaio 1 - 30 Lanfranco I fol. 27-34 1184 marzo 13 - 14 Lanfranco I fol. 183 marzo 14 - aprile 16 » » 144-153 aprile 16 - maggio 17 » » 184-193 maggio 12 - 19 Append. Giov. Scriba » 180 maggio 21 - 22 Lanfranco I » 154 agosto 17 - 29 » » 81-87 agosto 30 - settembre 10 » » 137-143 1186 settembre 21-22 Notai Ignoti, I, doc. Ili fol. 1 settembre 23 - die. 24 Lanfranco I » 95-124 1190 gennaio 11 - marzo 10 Lanfranco I fol. 35-55 marzo 11 - maggio 12 » » 60-80 luglio 10 luglio 13-17 luglio 18 - agosto 3 agosto 3-17 agosto 18-21 agosto 22-23 56-57 89-94 130-135 58-59 136 PER L'EDIZIONE DEI NOTAI LICURI DEL SEC. XII 105 (anno ignoto post. 1190 c.) nov. 24 • die. 24 Notai Ignoti, I, doc. X fol. 1-5 idem. ott. 813 » » IX TÙ 3 idem. nov. 17-19 » » IX » 3 1200 marzo 31 • aprile 26 Lanfranco III fol. 120-135 aprile 26 - maggio 26 » » 157-174 giugno 7-9 Notai Ign., I, doc. IX, 5 » 1 giugno 24-26 Lanfranco 111 » 136 giugno 27 - luglio 5 Lanfranco I » 194-196 luglio 6 - settembre 17 Lanfranco III » 221-258 settembre 17-21 Lanfranco I » 229-231 settembre 22 » » 202 settembre 22-23 » » 227 dicembre 26-28 Notai Ign., I, doc. IX, 2 » 1 1201 aprile 21 - agosto 17 Lanfranco III fol. 68-111 1203 settembre 23 Diversorum 102 fol. 21 bis 1207 gennaio 22 - febbr. 7 Lanfranco III » 142-145 febbr. 7 - marzo 20 B » 112-119 marzo 20 - aprile 6 » » 137-142 aprile 6-28 » » 150-155 aprile 28 - maggio 22 » » 175-182 maggio 22 - giugno 14 » » 146-149 1213 luglio 10 - agosto 12 . Lanfranco I » 199-201 agosto 12 - die. 10 Lanfranco III » 183-220 dicembre 10-21 Lanfranco I » 223-225 dicembre 26-31 Lanfranco III » 1 1214 gennaio 1 - sett. 27 Lanfranco III » 2-67 settembre 28-29 Lanfranco I » 203 settembre 29 - ott. 1 » » 220-221 ottobre 1 - die. 21 » » 160-177 sul tardi) aprile 9-10 Notai Ign., I, doc. IX, 1 » 1 (anno incerto, età avanzata) gennaio 12 Lanfranco I » 226 gennaio 13 » » 219 marzo 13-14 » » 218 marzo 14-15 » » 198 (anno incerto, gennaio 9-21 Lanfranco I » 204-210 età avanzata) marzo 10-18 » » 211-217 (idem) ottobre 11 Lanfranco I » 197 (idem) luglio 21-25 » » 155-159 sett. 1-3 » • » 178-182 1 0 6 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI U. - « WILIELMUS CASSINENSIS ». La personalità di questo notaio è già stata illustrata dal Chiaudano, e lo sarà, probabilmente, dal Reynolds, nella introduzione all'edizione. Va notato come esistano delle pergamene da lui rogate già nel 1180 e come egli si fosse ritirato dalla professione nel 1209 (cfr. BELGRANO, Il secondo registro della curia arcivescovile di Genova. « Atti Soc. Lig. S. P. » XVIII, p. 108; p. 303, in calce a suo atto del 1206, 12 nov. : «Ego Johannes quondam Guiberti fìlius, notarius, transcripsi et exemplavi hoc ut supra ex cartula Wilielmi de Cassinis, quondam scribe in Janua, qui sponte scribaniam dimisit »; copia autorizzata da « Oberti Mallari, Bonifacii de Guidone, Bonisvassalli Barbavaire et Willielmi Ingonis Tornelli, qui preceperunt mihi quemcumque exemplum transcriberem, liabere vim et robur per omnia obtinere ac si idem Wilielmus propria manu trascripsisset. MCCVIIII, Indicione XII, mense novembris »). Ancora nell'agosto di quell'anno 1209 rogava in Genova. (Cfr. A S. G, S. Stefano, 2, 1509; 1209, agosto 31). Il cartolare che ora si vuol pubblicare sta tutto nelle prime carte della filza che porta il suo nome; più un frammento in Notai Ignoti, doc. V, sett. 11-12, 1191. La successione dei fogli è la seguente: 1190 dicembre 26-28 Cassinese fol. 49 dicembre 27-31 » » 1 1191 gennaio 1-3 » » 1 gennaio 4 - sett. 8 » 2-48 settembre 11-12 Da N. ignoti, doc. V » 1 settembre 12 - nov. 17 Cassinese » 51-69 novembre 19 - die. 31 » » 70-76 1192 gennaio 2 » » 77 gennaio 3-15 D » 78-79 v. gennaio 15 - aprile 22 » » 80-100 aprile 22-25 » » 50 (Nella carta 69 inseriti atti febbr. 8 - marzo 2 1192). III. - « LANFRANCUS ». È forse il più sostanzialmente disperso o decimato di questi cartolari notarili, e dei più difficili a identificare, mentre pare che prima del 1684 fosse invece dei meglio rappresentati nell'Archivio. Certo però che la sua identificazione non doveva essere nemmeno allora sicura, poiché gli vengono attribuiti nell'Index, dei cartolari dall'anno PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 107 1153 al 1229: quasi certamente unificando la produzione di due omonimi. Dato che nessuno degli atti ora sicuramente attribuiti a Lanfranco pare appartenesse in modo sicuro al sec. XII, spetterà alla Commissione editrice di decidere se il notaio vada incluso nella serie, o se soltanto vi debbano figurare, in appendice ad altro volume, i frammenti di notaio ignoto (1188-1193) sicuramente appartenenti a quel secolo, e da noi, soprattutto per affinità calligrafiche, posti in appendice agli atti di Lanfranco. I fogli di Lanfranco si trovano in « Lanfranco II », parte Ia e IP, e forse un frammento in Notai Ignoti. Essendo necessario raggruppare nuovamente ciò che di lui si è salvato, si possono così riordinare i frammenti: 1202 ^ dicembre 31 Lanfranco 1203 gennaio 1-10 » » gennaio 15 » » gennaio 17 - luglio 26 » » luglio 28 • agosto 7 » » agosto 9-25 » 1210 marzo 2 - die. 24 Lanfranco 1210 (?) dicembre 31 / » 1211 (?) gennaio 1-12 ' settembre 3-12 1 » 1216 maggio 21 » 1225 aprile 26-28 » 1225 (?) giugno 26 - ottobre 30 » APPENDICE. fol. 76 » 77-79 » 75 » 80-115 » 120 » 116-119 » 4-25 » 57-58 » 59-60 » 27-74 » 83 » 84-111 (Seguono le carte, per ora, di meno sicura datazione o attribuzione). (di data dubbia) Lanfrancus (?) gennaio 30 - febbr. 3 Lanfranco II, 1 fol. 3 e 54 Lanfrancus (?) gennaio 30 - febbr. 3 Lanfranco II, 1 fol. 3 e 54 1192 (?) (Chiaudano) 1225 (?) (Bognetti) aprile 29 - giugno 26 » 2 » 4-13 1216 (?) (nota sec. XVI) nov. 1 - die. 24 » 2 » 14-23 gennaio 7-13 » 2 » 23 bis (di dubbio autore) Notaio fine sec. XII; forse Guido o forse Giacomo (alterna, forse annualmente, cartolare a due colonne con quello a una colonna). 1188 dicembre 8-20 Notai Ignoti, I, doc. IV fol. 1 1192 settembre 10 Lanfranco II, 1 fol. 1 settembre 10-18 » » 2 sett. 19 - ott. 3 Lanfranco II, 2 » 24-25 ottobre 9-14 » » 1 1 0 8 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI 1193 (notaio ignoto) 1225 (?) maggio 4-17 giugno 3-17 giugno 17-25 giugno 25-28 febbraio nov. 6 - 2 - agosto die. 21 10 B» Lanfranco II, 1 » Lanfranco, II, 1 » 26 3 55 56 fol. 61-78 » 79-82 IV. - CC WILIELMUS DE SAURI ». Il suo cartolare consta ora di due grossi frammenti in Diversorum 102 e in Lanfranco II, 2, e di due, brevissimi, in « Notai Ignoti ». 1191 gennaio 15-24 Diversorum 102 fol. 141-143 1195 aprile 15 - luglio 23 » » 144153 1199 dicembre 26-31 1200 gennaio 1 - maggio 17 » maggio 17 - ag. 24 1200-1202 ag. 25, 1200 al sett. 12, 1202 1201 dicembre 10-19 dicembre 18-19 » » 122-140 Lanfranco II, 2 » 121-134 Diversorum 102 » 154-263 Notai Ignoti, doc. Vili a » 1 » » 6 » 1 V. - « OBERTUS DE PLACENTIA ». Malgrado l'omonimia, si può escludere sia l'Obertus de Placentia, notaio in Trento nel primo quarto del sec. XIII, le cui imbreviature furono pubblicate dal Von Voltelini. Il suo attuale cartolare consta di due grossi frammenti, in Diversorum 102 e in Giovanni Amandolesio, e di due frammenti minori in « Notai Ignoti ». 1196 dicembre 26-31 ; Diversorum 102 fol. 22-44 1197 gennaio 1 - marzo 13 ( » marzo 13 - aprile 5 » » 49-56 » aprile 5 - luglio 7 » » 61-83 9 luglio 7 - agosto 27 Amandolesio Gio. » 173-186 » agosto 28 - sett. 7 » » 203-206 1198 settembre 7 - die. 31 Diversorum 102 » 84-121 » gennaio 1 - marzo 9 » » 84-121 1201 gennaio 28 - febbr. 1 Notai Ignoti, I, doc. VII » 1-3 (1200, 9 dicembre) (inserito) 1201 febbraio 25 - marzo 13 Amandolesio Gio. » 187-202 » aprile 3 • aprile 7 Notai Ignoti, I, doc. VII » 4-6 anno incerto PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 109 \ aprile 18-19 Notai Ignoti, I, doe. VI » 1 | aprile 20-26 Diversorum 102 » 45-48 (1200? giugno 30 - luglio 10 » » 57-60 1201? luglio 13-14 Notai Ignoti, I, doc. VI » 2 1202?) VI. - « BONVILLANUS ». È il notaio che scrisse i fogli 101-136 del « Cassinese ». Se, come tutto fa credere, è il notaio Bonvillano della pergamena 5 aprile 1187 nel cartario di S. Stefano, egli — tenuto conto dell'ampiezza di questo frammento e di una attività che supera il decennio — deve avere avuto una discreta produzione di atti. Il riordino cronologico di questi frammenti, trattandosi di atti tutti datati 1198, non presenta difficoltà, se non per una interferenza di atti, dovuta ad inserzione fuori data. 1198 settembre 6 « Cassinese » fol. 114 settembre 6 - ott. 2 » » 101-107 ottobre 2-3 » » 118-119 » 3-13 » » 108-113 » 13-25 » » 115-117 » 26 - nov. 29 » » 123-131 novembre 29 - die. 6 » » 120-121 dicembre 9-25 » » 132-136 Vili. - « IOHANNES FILIUS GUIBERTI ». È la terza parte del « Cassinese ». Presenta interferenze di data. Forse con la trascrizione emergeranno elementi per proporre diversa ricostituzione; o forse il notaio trascriveva qui senza troppo curare l'ordine cronologico: 1200 ottobre 24 - dicembre 24 « Cassinese » fol. 138-148 1201 febbraio 4 - [die. 9, 1200] » » 187-194 maggio 19-28 » » 185-186 maggio 28 - agosto 28 » » 151-184 agosto 29-31 » » 149-150 1203 sett. 23 » » 335 sett. 11 - nov. 13 » » 195-241 1205 maggio 6 - luglio 14 » » 242-290 1206 marzo 8 - maggio 3 » » 291-333 dicembre 25-29 » » 334 [dicembre 23-29 » » 334 bis] Secondo l'opinione del Reynolds gli appartengono pure gli alti in Pietro Ruffo, foli. 283-295; 1211, maggio-settembre. 1 1 0 MATTIA MORESCO - GIAN PIERO B OC NETTI IX. - « IACOBUS ». 1176 agosto 21 ottobre 25-26 Notai Ign., I, Doc. III » » » fr. 1 fr. 2 Qui andrebbero ristampati pure i cinque suoi atti — maggio 25, 26 ; anno ignoto — che stanno fra i frammenti in appendice di « Giovanni Scriba », fol. 173, e furono editi da CHIAUDANO e MORESCO, Voi. II, pag. 274-276. Giacomo è il collaboratore di Oberto scriba de Mercato (v. quanto fu detto nell'analisi dal Lanfranco III). Spetterà alla commissione di decidere se i frammenti di cartolare del 1188- 1193 (che abbiam messi in appendice a Lanfranco), non siano da attribuirgli e vengano a far corpo con essi; è se Giacomo, che postillò atti di Oberto non vada pubblicato in appendice a lui. Per ciascuno di questi notai verranno pure edite, in appendice, le notule, coi riferimenti al pimto del cartolare cui sicuramente o verosimilmente corrispondono, e le pergamene loro, conservate nei nostri Archivi e Biblioteche. Dal confronto con le imbreviature scaturiscono osservazioni per la storia del documento medioevale. Questi essendo i risultati dell'indagine preparatoria e il piano dell'edizione, passiamo ora a dar conto dei lavori in corso. Già è giunta alla Deputazione tutta la trascrizione degli atti del 1191-1192 di Guglielmo Cassinese, coi relativi regesti, a cura del Prof. Reynolds e dei suoi collaboratori dell'Università di Wisconsin. Entro l'anno, tutto il dattiloscritto potrà essere in tipografia ; e il Prof. Reynolds conta di compiere a Genova, prima del termine dell'anno accademico 1937-38, la collazione delle bozze sul manoscritto. Perciò entro il 1938 dovrebbe, verosimilmente, uscire questa prima parte del Cassinese, che consterà di due volumi, pressapoco di ugual mole di quelli già occupati dall'edizione del cartolare di Giovanni Scriba. In seguito gli stessi collaboratori ci daranno il « Bonvillanus » già interamente trascritto. Contemporaneamente si spera possa apparire l'edizione di Oberto da Piacenza, la cui trascrizione è per la prima parte già compiuta dall'archivista Dott. R. Morozzo della Rocca, e, per la seconda parte è ora affidata al cav. A. Piccardo, pure dell'Archivio di Stato. Il lavoro verrà riveduto, coordinato e completato per quanto riguarda i regesti, dal Soprintendente dell'Archivio, dott. Perroni. Anche questa edizione dovrà tenere forse due volumi. ^ ^ ^ V - PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 111 Seguirà più tardi l'edizione, auspicatissima, di Guglielmo da Sori; molto importante per la storia politica. La curerà il prof. V. Vitale, che già da qualche decennio compì studi su documenti di quel cartolare; egli avrà la collaborazione del Prof. Chiaudano. Di mole molto maggiore, e perciò implicante la collaborazione di parecchi trascrittori, si presenta l'edizione di Oberto Scriba de Mercato. Il denso manoscritto, supera, come s'è detto, le mille facciate. Quindi mentre può essere che il primo volume di esso compaia quasi contemporaneamente a quello del Cassinese (e sarà l'Obertus de Mercato, del 1190, trascritto dalle fotostatiche, gentilmente concesse, a cura dei Proff. Chiaudano e Morozzo della Rocca) la fine dell'opera non potrà attendersi prima di mi quadriennio. Per ora è stata chiesta, e in parte avviata, la collaborazione dei sigg. Dott. Jona, Morozzo, Prof. Pandiani, Dott. F. Perroni. Infine verranno i volumi del Cumano, notaio di Savona, di Giovanni, di Giacomo, e pochi frammenti di ignoti, completando la serie dei notai che rogarono nel sec. XII. Che, aggiuntovi Lanfranco, è anche la prima serie della Collezione, e l'unica che, pel momento, la Deputazione di Storia Patria può pensare di pubblicare. Naturalmente non si deve rinunciare all'idea che anche la serie successiva, riguardante il sec. XIII (sebbene sia serie di tanto più grossa) debba essere pubblicata. Quando si pensi quale valorizzazione è stata fatta, dagli storici del commercio e del diritto commerciale, dei documenti della casa marsigliese dei Manduel, che sòno appunto della prima metà del sec. XIII, e del notulario di Amalrico, che è del 1248, e ciò, precipuamente," per la edizione (parte integrale, parte in regesto) che ne aveva dato il Blancard, e si rifletta quanto più copioso e continuato, e capace di illuminare l'anteriore e successiva evoluzione di questi stessi istituti commerciali sia questo materiale genovese del sec. XIII, parrà che il non proporsi la sua edizione — anche in vista del deperimento stesso delle fonti — sia, da parte di un organo destinato a promuovere gli studii storici nella Liguria, un mancare alle proprie finalità, in questo caso altrettanto scientifiche che nazionali. Ma quest'opera è riserbata al futuro; e molto dipenderà dal suecesso della serie precedente. Di buon auspicio ci appare, frattanto, un altro atto che noi dobbiamo alla cortesia dei professori dell'Università di Wisconsin, continuatori dell'opera di Eugenio Byrne. Essi, per facilitare l'edizione t-i Guglielmo da Sori e dei quaderni di Oberto Scriba de Mercato contenuti nel cartolare oggi chiamato « Lanfranco I », (lavoro che, come s'è detto, richiede, per la sua stessa mole, la contemporanea 1 1 2 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI trascrizione da parte di più studiosi) hanno inviato in prestito alla Deputazione l'unica copia fotostatica di quei documenti. La Deputazione Ligure di Storia Patria e la Collezione di Documenti e Studii per la Storia del Commercio e del Diritto Commerciale hanno in animo di chiedere, col superiore consenso, alle autorità dell'Università di Wisconsin l'onore di poter porre sul frontespizio dell'edizione del Cassinese, oltre ai nomi dei singoli studiosi americani che la curarono, anche il nome dell'Ente, il Dipartimento di Storia dell'Università di Wisconsin (Madison - U. S. A.). I due organismi, cui incombe l'onere morale e materiale non lieve di tanta edizione, saranno pure onorati di porre sui volumi dell'Oberto da Piacenza il nome del R. Archivio di Stato di Genova, quale Ente che ne avrà curato l'edizione. Infatti tale cartolare verrà interamente trascritto, come si è detto, dai suoi archivisti. Si è accennato al grave onere finanziario. Quegli stessi Enti (ricordiamo, in primo luogo, la Confederazione Fascista dei Commercianti) che, unitamente al Municipio di Genova, diedero alla Deputazione e alla Collezione di Documenti e Studi il modo di iniziare la serie dei Notai liguri con la riedizione del Giovanni Scriba, hanno anche questa volta — per l'infaticato e benemerito interessamento del prof. Chiaudano — dato i primi mezzi per intraprendere un'opera tanto più vasta. Malgrado i ricuperi che, con la vendita dei primi volumi editi, saranno via via possibili, una base materiale più larga è tuttavia necessaria per assicurarne il compimento. Spetta alla Deputazione ligure, per parte sua, di trovare in Liguria quel fattivo consenso ed appoggio che, a questo scopo, altrove, fu già largito dagli Enti fascisti, consapevoli dell'importanza che l'edizione avrà per la storia del Commercio e per la storia dell'Italia nel mondo. Alla Deputazione è già pervenuto il primo versamento dei contributi a ciò destinati dal Municipio di Savona, dalla Sezione Genovese del Rotary Club, dalle filiali di Genova del Credito Italiano e della Banca Commerciale. Nè dell'avvenire dubitiamo. Perchè non è possibile che altrove, più che a Genova, sia sentito il desiderio e l'orgoglio di saper diffondere, da qui, negli istituti scientifici di tutto il mondo — dove altre nazioni allineano da tanto tempo i volumi di notissime e ormai classiche collezioni storiche, tratte anche da fonti italiane — una collezione auspicata in Italia e all'estero, una collezione veramente unica, che testimonia quanto Genova e la Liguria hanno fatto per fondare la prima civiltà commerciale moderna, per diffonderla in terre lontane, per dare alla storia d'Italia una delle pagine più gloriose: quella della sua potenza mediterranea. A P P E N D I C E Vengono qui editi quegli inserti nei cartolari, alle cui notule si è trovato riscontro in atti dei cartolari stessi; e, a fronte, gli atti corrispondenti. Si fa precedere la notula e l'atto del Giovanni Scriba già editi, che rappresentano, per Genova, l'esempio più antico. I . GIOVANNI SCRIBA. 1157, ottobre 24. [fo. 181 r, già inserto; CHIAUDANO-MORESCO, Il cartolare etc., Vol. II; App. XI, pg. 306]. Baldezon, Lambertus Grillus, Oion de Insula, Bonusvassallus de Maraxi, Rainaldus de Arcu, Girardus de Vulpara, Ido de Vulparia, Baxilius. Nos Martinus et Enricus comites facimus liberum Arrimanum filium Antonie ancille nostre et filium Boni Iohannis de Vulparia precium lb. .V., penam Enrico de Vulparia. I I . OBERTUS SCRIBA DE MERCATO. Lanfranco I, inserto a fol 155-156; r. n. 1. [1190, febbraio 15]. N. 1. (sbarrato con due sbarre). Obertus, Bonusdies et Castagna filii Nigri Bonefantis de Plaza de Paxano de domo qua manes, et domo tua Castagna. [ibid., I pag. 158] 1157, ottobre 24. Liberta« Armanni] Testes Baldezonus Usus Maris, Lambertus Grillus, Oion de Insola, Bonus Vassallus de Maraxi, Rainaldus de Arcu, Girardus de Vulparia, Ido de Vulparia, Baxilius Moscarol. Nos Marlinus et Enricus Come facimus liberum te Armannum filium Antonie ancille nostre servum nostrum filium Boni Johannis de Vulparia, precium inde accepimus lb. .V., penam lb. .X. optimi auri Enrico de Vulparia promisimus. In pontili capituli, .MCLVII., .Villi, kalendas novembri, indicione quinta. Lanfranco I, fol. 47 v, n. 1. 1190, febbraio 15. (sbarrato con due sbarre) l(a). - Testes Trencherius de Albario, Girardus Ferarius de Lavagio Rufo, et Cunradus Ferarius de Varese. Nos Bo- M. MORESCO-G. P. BOCNETTI, Per l'edizione dei notai liguri del sec. XII. 8. 1 1 4 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI Trencherius de Albano, Girardus FerarivLS de Lavajo rufo, et Cunradus Ferarius de Varese. Vobis Nigro et Bonefanti in tota vita vestra illud benefieium (o beneficalidum). nusdies et Castagna filii Nigri de Plaza de Paxano, facimus tibi Oberto fratri nostro finem et refutacionem totius mobilis quod babes et dehine acquixieris et de domo quam habes Ianue in ora sancti Ambroxii et hec faeimus tibi pro libris .VI. den. Ianuinorum quid nobis dedisti de quibus bene sumus quieti. Hanc finem et refutacionem promitimus tibi de hinc finnam et stabilem habere et non magis per nos vel aliam personam contravenire et non magis de tuo aquistu petere tibi vel tuo heredi, alioquin penam dupli de quanto esset questio tibi stipulanti promitimus, et inde omnia nostra tibi pignori obligamus, rato manente pacto. Predictam finem et refutacionem iuravit Castagna dehine firmam et ratam habere et non magis contravenire. Hec fecerunt predicti fratres voluntate Nigri eorum patris et Bonefantis eorum matris presentirmi. Actum Ianue in broli» in domo Oberti predicti. .XV. die februarii. 1(b). • Ibid., fol. 47 v, n. 2. (sbarrato con due sbarre) Nos Obertus et Castagna filii Nigri de Placa (sic) de Paxano iusu et velie predicti patris nostri et Bonefantis matris nostre presentium facimus tibi Bonodiei fratri nostro finem et refutacionem totius mobilis et aquistus quod habes et dehine aquixieris. Hanc refutacionem promitimus tibi dehine firmam et ratam habere et non magis contravenire nec magis de tuo aquistu petere, alioquin penam dupli de quanto esset questio tibi stipulanti promitimus et inde omnia nostra tibi pignori obligamus, rato manente pacto. Predictas finem et refutacionem iuravit dehine Castagna firmas habere et non contravenire. Actum ubi superior, eo die et hisdem testibus. c(c). - Ibid., fol. 47 v, n. 3. (sbarrato con due sbarre) Nos Obertus et Bonusdies filii Nigri PER L EDIZIONE DEI NOTAI L I G U R I DEL SEC. XII 1 1 5 de Plaza de Paxano iusu et velie patria et matris nostre presentili m facimus libi Castagne fineni et refutacionem domus quam babes Ianue in brolio et totius mobilis et aquistus quod habes et dehinc habit urus es; predictas finem et refutacionem promitimus firmas habere et non magis contravenire nec de tuo aquisto petere, alioquin penam dupli de quanto esset questio tibi promitimus, et cetera. Actum Ianue ubi superior, eo die et hisdem testibus. 2) Ibid., n. 2. (sbarrato con una sbarra) [1190, febbr. 15] Libr. quinque dotis et libr. .V. anti. Testes Trencherius et Girardus Ferarius, Rabitus de Levanto, Rubaldus de Lavagio rufo de Levanto. 2. Ibid., n. 4. (sbarrato con due sbarre) 1190, febbraio 15. Testes Trencherius de Albano, Girardus Fera ri us de Lavagio rufo, Rabitus de Levanto, Rubaldus de Lavagio rufo de Levanto. Ego Niger de Plaza de Paxano accepi a te Bonafante uxore mee pro tuis dotibus libras .V. den. ian. et do tibi nomine antifacti tantum in bonis meis habitis et habendis quod bene valeat libr. .V., quas volo ut habeas meo dono secundum morem Ianue, et cetera. Et inde omnia mea habita et habenda tibi pignori obligo. Actum ubi superior, eo die. 3) Ibid., n. 3. [1190, febbraio 15] (sbarrato con due sbarre) Fulco de Aiuto lucensis vobis Rufo et Bernardo usque ad .11. die6 intrantis martii lib. .XXXI. pro una libra perparorum. Guido de Muro lucensis reus. Testes Welielmus Giginus, Nicola Pelliparius, Baldoinus bancherius. 3. Ibid., n. 5. 1190, febbraio 15. (sbarrato con due sbarre) Testes Nicola Pelliparius, Welielmue Giginus, et Baldoinus bancherius. Ego Fulco lucensis de Aiuto accepi a vobis Rufo bancherio et Bernardo unam libram perperarorum unde proinitto vobis (tibi, cambiato) vel tuo vestro (in sopralinea) certo miso per me vel meuin misum solvere usque ad secundum diem intrantis martii proximi libr. ".XXXI. y2, alioquin penam dupli vobis promito et cetera. Et ego Guido lucensis de Muro, si Fulco predictus non vobis, Rufo et Bernardo, compleverit uti supra, constituo me vobis proprium debitorem et pagatorem predicti debiti, sub pena dupli et cetera, renuens legi que principalis debitor prius est conveniendus. Actum Ianue in bancho Rufi 1 1 6 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI prefati, ante stationem ( Welnii, cancellato) Oglerii (in sopralinea) Venti, eo die. 4) Ibid., n. 4. [1190, febbraio 15] (sbarrato con due sbarre) Ego Vili anus a te Willielmo Rataldo libra? .LX. contra libras .XXX. Romam et inde Ianuam in acomendacione librarum. CXL. ad quartum lucri quod erit meum, et (inde, cancellato) in terrain regis qua meliu6, et inde Ianua et iurat. Testes Syrnon Botarius, W. Malifiliastri et Marchesus de Casamali. 4. Ibid., n. 4. 1190, febbraio 15. (sbarrata con due sbarre) Testes Symon Botarius, Welielmus filius Cunradi Malifiliastri, et Marchesius de Casamanali. Ego Villanus Asaxitus accepi in societate a te Welielmo Rataldo libras denar. ian. .LX. contra quas mitto libras .XXX. Hanc soeietatem porto Romani causa mercandi et inde quo melius mihi videbitur, scilicet per terram regis, et nullo alio itinere mutato Ianuam debeo venire et capitale et lucrum quod in bae societate fuerit in tua vel tui certi misi potestate mitere et extracto capitali, lucrum per medium debemus dividere, super soeietatem porto à te in aeomendacione ad quartum lucri, quod erit meum proprium, libr. .CXL., et iuro super Dei evangelia predictam soeietatem et acomandacionem salvare et custodire et in tua vel tui certi misi potestate bona fide sine fraude cum lucro et capitali quod in eis fuerint reducere. Actum Ianue in fundico Pedicularum, eo die. 5) Ibid., v., n. 1. [1190, febbraio 16] (sbarrato con una sbarra) Gira[rdus], .CXX. ad .1. annum, et si terminum, et non facere lamentacionem, unde damnum, et in i et sunt Otoniboni. 5. Ibid., fol. 48, n. 1. 1190, febbraio 16. (sbarrato con due sbarre) Testes Obertus Aurie, Oto Pezus et Obertus Zucha. Nos Welmus Aurie et Montanarius, pater et filius, confitemur nos accepisse a te Girardo Nata piacentino tantum de tuis rebus unde promitimus tibi vel tuo certo miso per nos vel nostrum nuncium solvere usque ad .1. annum proximum libr. den. ian. .CXX., et si terminum vel terminos inde nobis vel nostro certo miso per te vel tuum certum nuncium produxeris, per eos tibi semper tenebimur usque ad totius debiti solutionem, et inde nullo tempore per nos vel aliam personam lamentationem faciemus alieui curie vel persone occasione usure prePER L'EDIZIONE DEI NOTAI LICUBI DEL SEC. XII 1 1 7 dicli debiti unde tu vel aliqua persona te dannimi ha bea s et non faciemus solvere solucionem predicti debiti nisi in denariis contro tuam voluntatem. et totum ut predictum est iuramus supra Dei evangelia compiere, alioquin penam dupli tibi stipulanti promitimus et inde omnia nostra libi pignori obliti a mus uterque in solidum. Actum lanue in Soselia, ante domum Welmi Aurie. XVI die intrantis februarii. 6) Ibid., v., n. 2. (lunga minuta del testamento di Aidela, con data « XVI die intrantis februarii », senza sbarratura ; di essa non esiste il corrispondente nei fogli del cartolare, di uguale data). I I I . OBERTUS SCRIBA DE MERCATO. Lanfranco III, inserto f. 135 bis; foglio piegato in tre: cm. 300x280. Recto : l a e 2a colonna in bianco ; 3" colonna: (due sbarre), n. 1. [1200, aprile]. Rubaldus filius olim Cebe de Calignano a te Rolando libras . X X V . , silicet .XX. in terra in plebeio Bargalli et libr. .V. in mobili prò dote Catanie neptis tue et facio ei libras .XVI. Testes Ansaldus Bava, Bonusvassallus eius frater et Baldvinus de Quarto et iu. Lanfranco III. f. 133 v (eroso in grande porzione e macchiato al basso, interno), n. 7 (due sbarre). 1200, aprile. Ego Rubaldus filius olim Cebe de Calignano accepi prò dote Catanie uxoris mee neptis tue libras .XXV. silic in plebeio Bargalli et libras V in mobili de quibus me bene ei per antifactum libras .XV(I). quas volo ut ipsa habeat ian. et prò eis omnia mea tibi pignori obligo. Actum in f Testes Ansaldus Bavalascus, Bonus (nel cartolare seguono 13 atti di cui non figura la notula nel foglietto inserto) N. 2. (una sbarra). Nos Oglerius, Angelotus et Ido Stangonus vobis Odoni de Caimardo et Antolino de Sozono vel Berudo de Gaimardo vel alii vestro a kal. madii ad .1. annum libras .CXX. et si términos mutaveritis etc. testes Obertus Porcus, Ansaldus Fontibus et Girardus Pezus. f. 135 r, n. 1 (due sbarre). 1200, aprile 25. Nos Oglerius Scotus, Angelotus de Cafara et Ido Stangonus accepimus a vobis Odone de Gaimardo et Antolino de Sozana piacentino tantum de ve stria rebus renunciantes exceptioni innumerate pecunie vel non tradite rei, unde promittimus vobis vel vestro certo miso, sive Beruto de Gaimardo, solvere a kalendis madii proximi usque ad unum annum proximum libras denariorum ian. 1 1 8 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI Centum viginti, et si terminum vel terminos inde nobis vel nostro miso per vos vel vestrum misum produxeritis per eos vobis tenebimur usque ad totius debiti solucionem et nullo tempore occasione usure huius debiti per nos vel aliam personam lamentacionem faciemus quod vos vel ulla persona per vos damnum habeatis, et ex eo non faciemus solucionem nisi in denariis contra vestrum vel vestri misi velie. Alioquin penam dupli vobis promittimus quÌ6que in solidum et inde omnia nostra vobis pignori obligamus, insuper predictum debitum solvere et cumplere ut supra iuramus, tactis evangeliis. Actum in domo Porcorum, .VI. die exeuntis aprilis. Testes Obertus Porcus, Ansaldus de Fontibus, et Girardus Pezus. In hunc modum cumvenerunt Angelotus, Oglerius et Ido si quis eorum soluerit prefatum debitum quod aliorum uterque debet ei solvere tertium prefati debiti. (nel cartolare seguono 3 atti di cui non figura la notula nel foglietto inserto) N. 3 (una sbarra). Hugolinus a Pascali Marzono velie Wilielmi Venti libras .LI., ad quartum. Testes Buxonus, Dominicus de Sancto Donato et Oglerius Zacaria. f. 133 v, n. 1 (due sbarre). Ego Hugolinus de Levanto accepi a te Pascali Marzono libras den. ian. .LI. in acomendatione quas porto Setam, et quo mihi Deus permiserit causa mercandi, proficuum et capitale quod in ea fuerint in tua vel tui certi miei potestate mitere promito, et, extracto capitali, quartum lucri habere debeo; spendere per libram, et hanc portât velie Wilielmi venti socii sui presenti«. Actum Ianue in fundico Pedicularum, eo die. Testes Anselmus Buxonus, Oglerius Zacaria, et Dominicus magister de sancto Donato. N. 4 (una sbarra). Hugolinus a te Anfoso libras .C. Setam et quo, velie W. Venti. Testes Vivaldus Marzonus et Pascalis. In bombecino. Lucraris, cum nave et aliÌ6 mercibus. f. 135 v, n. 2 (due sbarre). Ego Hugolinus de Levanto accepi in accomendacione a te Anfoso bancherio libras den. ian. .C. quas porto Setam et quo mihi Deus permiserit, proficuum et capitale quod in ea fuerint in tua vel tui misi potestatestate (sic) mitere promito, et, extracto capitali, quartum lucri PER L'EDIZIONE DEI NOTÀI LICUKI DEL SEC. XII 1X9 habere debeo, per librarli debeo ex e* spendere, et lucrari debeo per libram rum nave et mercibus quas fero. Hanr accomendacionem pertavit Hugo velie Wilielmi Venti socii sui. Actum Janue, ante fundicum. Eo die. Testes Vivaldus Marzonus et Pascalis Marzonus. N. 5. (una sbarra). Vivaldus Marzonus a te Pascali fratre meo in accomandatione .CXL. ad quartum lucri Setam et quo mihi. Mittere cum testibus. Testes Anfosus, Hugolinus et Wilielmus Griginus. f. 135 v. n. 3. (due sbarre). Ego Vivaldus Marzonus accepi in accomendatione a te Pascali fratre meo libras denariorum ian. .CXL. quas porto Setam et quo mihi Deus permiserit causa mercandi, proficuum eum capitale que in eis fuerint in tui vel fui certi misi potestate mittere promitto, et habere debeo quartum lucri et posim tibi Ianue cum testibus. Actum Janue ante fundicum eo die. Testes Anfosus bancherius, Hugo de Levanto, et Wilielmus Griginus. N. 6. (due sbarre). Ego Bonus Segnor Mallonus a te Donexella maire mea libras .XXV. S[etam] et quo mihi ad quartum. Testes Stephanus Vicee [omes] et Obertus de Placentia. f. 135 v., n. 4. (non sbarrato). Ego Bonus Segnor Mallonus accepi a te Donexella matre mea in accomendatione libras .XXV. quas porto Setam et quo mihi Deus permiserit ad quartum lucri. Actum in domo predicti Boni Segnoris et fratrum. Eo die. Testes Stephanus Vicecomes et Obertus Placentinus. N. 7. (due « e » maiuscole in margine quasi per segno di richiamo). Hugolinus a te Thoma Vento 1 a te Alberto de Petro libr velie Wilielmi Venti bancherius Pascalis Mar[zonus] Rapallo. f. 135 v., n. 5. (due « p » minuscole in margine quasi per segno di richiamo). * Ego Hugolinus de Levanto accepi in accomendatione a te Thoma vento libr. L * (questa prima riga era stata dapprima segnata con le due barre centrali, poi fu concellata con altre nove barre) et a te Alberto de Petro libras .Villi, et sol. .VII. Yì, quas porto porto (sic) Setam et quo mihi Deus permiserit, causa mercandi, proficuum et capitale quod in eis fuerint in vestra (vcl) vestii certi misi potestate mittere promitto, et extracto capitali, quartum lucri (habere) debeo, et spendere per libram, hano portat Hugo velie Wilielmi Venti socii sui fundico Pedicularum (millesi1 2 0 MATTIA MORESCO - CIAN PIERO BOCNETTI N. 8. (non visibile l'eventuale sbarratura). Johannes de Rezo a te Jacobo ab Oberto libras Testes Wilielmus Fornarius, Brancaleonis mo, cancellato) eo die. Testes Alcherius bancherius et Hugo de Rapallo. f. 135 v, n. 6. (due sbarre). 1200, aprile 26. Ego Iohannes de Reco accepi a te Iacob iudice libras libr. .VII. quas porto Setam et quo mihi Deus permiserit, causa me(rcandi) fuerit in tua et eius potestatem mitere promitto Ianue in domo Iacobi iudicis, V die exeuntis aprilis. Testes Wilielmus Fornarius de Mascarana. N. 9. (recto, non visibile sbarratura; una sbarra al verso). Raimundus Fortunus (Notula interamente perduta per erosione del foglio). [verso, colonna 1] ...Wilielmus Grignetus. Testes Raimundus Scriba, Gandulfus Maiolius et Fur tunus. f. 135 v, n. 7. (due sbarre). Ego Raimundus Fortunus de Tarracona accepi mutuo a te Ricer XXX milgorensium quos promitto tibi vel tuo miso solvere proxim sub pena dupli. Nos Arnaldus Belengerius, Wilielmus . . . . et Wilielmus etc. Actum Ianue ut superius. Eo die. Testes Ra Gandulf N. 10. Nos Rubeus et Iohannes, vobis Odoni de Gaimardo, Antolino vel Benito de Gaimardo vel Pagano Majabo a Kalendis Madii usque ad unum annum libras .CXX. den. ian. et si terminum. Testes Philipus, Iohannes bancherius, Oliverius Cuntardus, Girardus Pezue, Martinuò de Sori. fo. 157 r (8 atti che non hanno corrispondente nelle notule dell'inserto). fo. 157 v, n. 1. 1200, aprile 27. Nos Rubeus de Volta et Iohannes pater et filius accepimus a vobis Odone Gaimardo et Antolino de Fozano, tantum de vestris rebus unde promitimus vobis vel Benito Gaimardo vel Pagano Majabo vel vestro miso solvere usque ad medium aprilis proximi libras den. ian. .CXX. et si terminum vel terminos inde nobis vel nostro miso produxeritis, per eos tenebimur usque ad totius debiti 6olucionem, et ex eo non faciemus solvere nisi in denariis, contra tuum (sic) vel vestii misi velie, et occasione usure huius debiti per nos vel aliam personam nullo tempore faciemus lamentationem quin damnum habeatis, alioquin penam dupli vobis promitimus in 6olidum etc., predictum debitum solvere et cumplere insuper PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 2 1 iuramus tactis evangeliis. Actum lamie in fundico, quarto die exeuntis aprili*. Testes Philipus de Castello, Iohannes Bancherius, Oliverius Cuntardus, Girardus Pezus et Martinus de Sori. fo. 157 v, n. 2. (Atto cancellato con 12 barre oblique. Senza notula corrispondente. Scrittura irregolare e che pare piuttosto di primo getto che trascrizione da altri appunti). Testes Martinus Zostra. Lanfrancus Lizanus et Iohannes Pregnus. Ego Puntius tibi Iohanni Fornario debeo de conigiis librar, .XV. et ego Franzo libras .XLV., Hugo de Besenzono libras .XXX., Burdonus libras .XXX., Iohannes Tigna libras .XXX., usque ad festum proximum Sancii Iohannis de Iunio. Alioquin penam dupli tibi promitimus quisque prò (p)arte. Actum Ianue in palazolio sub porlicu Iohanni6 Fornarii. Eo die N. 11. (una sbarra). Nos Anfusus et Lan.(francus) vobis Calvo Ardicono et Paxiliano a Kal. madii ad .1. annum libras .CXVIII. et si terminum. Testes Oto de Valle, Enricus notarius, Ansaldus bancherius, Thomas Ximinus. fo. 157 v, n. 3. (due sbarre). Nos Anfusus bancherius et Lanfrancus magister accepimus a vobis Calvo Ardizono et Paxilano piacentino tantum de vestris rebus sine parto lucri unde pro mittimus vobis vel vestro miso solvere a Kal. madii proxim. usque ad .1. annum libras den. Ian. .CXVIII. et si terminum vel termino6 inde nobis vel nostro miso per vos vel misum vestrum produxeritis, per eos vobis tenebimur usque ad totius debiti solucionem et ex eo non faciemus solvere nisi in denariis contra vestrum vel vestri misi velie et per usuram huius debiti nullam per nos vel aliam personam lamentacionem faciemus quod vos vel ulla persona per vos damnum habeat, alioquin penam dupli vobis promittimus in solidum predictum debitum solvere et cumplere ut superius iuramus super Dei evangelia. Actum Ianue in ¿Suselia ante domum Ani osi bancherii, eo die. Testes Oto de Valle, Ansaldus bancherius, Thomas Ximinus, Enricus 6criptor, et Girardus Pecius. § 1 2 2 MATTIA MORESCO • CIAN PIERO BOCNETTI N. 12. (una sbarra). Ego Trucus episcopus Albenga. accepi mutuo a te Guidone Sardena libras .XXV. quas tibi per me vel misum solvere tibi a Kalendis Madii ad .1. annum sub pena dupli, et nomine medietatem totius decime de Unelia ut reditus sit tuus dono vobis Donumdei Guidonis, et Bonifacio, libras .XXX. quas vobis ad .1. annum sub pena dupli. Testes Trecherius de Alavena, Enricus Seecalcus, Aicardus Pettavina. Presbiteri Iohannis. Confessus fuit Anfosus bancherius quod predictlim debitum totum est prò se et Lanfrancus prò eo est obligatus, et promixit eum inde trahere sub pena dupli 6Ìne dano. fo. 157 v, n. 4. (Atto cancellato con 10 barre oblique). Ego Truchus Albenganensis episcopus confiteor me accepisse mutuo a te Guidone Sardena mutuo libras .XXV. prò debitis ecclesie nostre quas promitto tibi vel tuo miso per me vel successores mei reddere a Kalendis madii proximi ad unum annum alioquin penam dupli tibi promitto et inde omnia bona Ecclesie et specialiter medietatem totius decime de Unelia tibi pignori obligo. Actum apud monasterium sancti Stephani, eo die. Testes Donumdei Guidonis, Bonifacius Guidonis et Wilielmus Sardena. Hoc fecit episcopus cunsilio archipresbiteri Ecclesie Albenganensis. fo. 157 v, n. 5. (Atto cancellato con 4 barre oblique). Ego Truchus episcopus Albegene confiteor quod vos Donumdei Guidonis et Bonifacius accepistis prò me et tenemini iuramento reddere libras .XXX. quas prò negotiis et... ecclesie accepi a vobis et promitto ea6 vel vestro miso per me vel meum misum... reddere a Kalendis madii ad unum annum et de predicto debito usque ad unum annum promitto... et herede vestro sine omni dano trahere, alioquin penam dupli inde promitto et... omnia vobis pignori obligo. Actum ut superbis eo die. Testes Trecherius de Alave... Sene calcus et Aicardus Pettavina. Hec omnia fecit episcopus cunsilio... presbiteri ecclesie maioris Albengane. fo. 157 v, n. 6; 158 r, n. 1-2. {Tre atti, sbarrati con due sbarre oblique ciascuno, datati « tertio die exeuntis aprilis », e senza notula corrispondente nell'inserto). PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 2 3 N. 13. (forse una sbarra : atto rovinato). Maria filia olim Wilielmi de Polanexi accepi a te f. Wilielmo libras .XXIII. quas tribuo in dote mea... no et facio ho spitali et tibi finem refulacionem omnibus rebus racionibus que hospitale a patre vel (a matre). iuro. Consilio Alcherii et Petri. N. 14. (pure sbarrato con una sola sbarra). Ego (Oto)bonus de fontana de sancto Thoma, uxorem meam libr. .L. prò tuis prò anti(facto) libr. .XXV carmaino, Bonifacius, Lanfrancus de Crosa, Gandulfus Ferariu6. (inserto, verso; colonna 2) N. 15. (una sbarra). Ego Amiconus confiteor me quondam eccepisse a te Wilielmo Malo lifo. 158 r, n. 3. (due sbarre). 1200, aprile 28. Ego Maria filia olim Wilielmi de Pollanexi accepi a te fralre Wilielmo ministro hospitalis sancti Iohannis librai den. jan. .XXIII. quas tribuo in dotem meam Otonibono de fonte Sancti Thome viri mei de quibus bene sum quieta renuncians exception! innumerale pecunie et facio tibi et hospitali finem refutacionem et transaclionem omnium bonororum (sic) racionum et iuris que fuerunt patris et matris mee, et que tu vel hospilale ab eia habuit. Predicta omnia firma et rata habere et non contravenire promilto. Alioquin penam dupli de quanto questio inde mota fuerit tibi promitto et totum ut dictum est firmimi et ratum habere et non contravenire iuro tactis evangeliis. Hec omnia fecit Maria Consilio Alcherii bancherii et Petri de Cruce suorum parentum et curatorum et fuit confesa quod erat maior annis XVIII. Actum extra Ianuam ad hospitale Sancti Iohannis. Eo die. Testes Ido de Carmaino, Bonifacius de Porta, Lanfrancus de Crosa, Iohannes Bada et Gandulfus Ferarius. fo. 158 r, n. 4. (due sbarre). Ego Otobonus de fonte sancti Thome accepi a te Maria uxore mea filia olim Wilielmi de Pollanexi pro tuis dotibus libras .L. in quibus continentur libre .XXIII. quas tibi dedit frater Wilielmus hospitalis sancti Iohannis, de predictis libris .L. me bene quietum voco renuncians exception!, et do tibi nomine antifacti tantum in bonis meis habitis et habendis quod bene valeant libr. .XXV., quas volo ut habeas secundum morem Ianue meo dono et pro dote et antifaclo omnia mea habita et habenda tibi pignori obligo. Actum ubi superior, eo die et hisdem testibus. fo. 158 r, n. 5. (due sbarre). [Ego] Amiconus de Castello confiteor me quondam accepisse a te Willielmo 1 2 4 MATTIA MORESCO • C1A.N PIERO BOCNETTI bras den. ian. .CL. (et libras .X. stradotis, concellato) prò dote Aide uxoris de quibus olim me quietimi vocavi ut in carta inde facta per manum Oberti notarii continetur, in qua Vasallus Straleira, Nicola Embriacus et Symon Buferius erant obligati prò dote predieta et invenitur suo erore incisa, (in sopralinea da: et invenit) et fuit carta facta Millesimo .CLXXXIIII., indicione I, quarto die exeuntis februarii, et de bis libris .CL. me bene quietum voco, et prò stradote tua confiteor me habere libras .X. et prò his omnibus mea tibi pignori obligo. N. 16. (una sbarra). Ego Iacobus a te Altilia prò dote tua libras .CXXV. silicet domum in qua stamus prò libris .C. arbitrio estimatorum et libras .XXV. in mobili et facio tibi libras .C. per anti (factum). Testes Iohannes Grita, Iohannes Oglerius Zaca, Iohannes Straleira. In quibus fuerunt libre .XII. quas habui a Fino amore. Mallono CL. prò dote Aide filie tue uxoris mee de quibus me quietum vocavi sieut in carta que tunc fuit facta per manum Oberti notarii continetur que invenitur errore incisa, et in qua carta Nicola Embriacus, Vassallus Straleira et Symon Buferius erant obligati prò dote prefata, et fuit facta caria illa Millesimo .CLXXXIIII indictione I, quarto die exeuntis r., et prò tua stradote habeo libras .X., de predictis dotibus et stradote me quietum voco is omnia bona pignori obligo. Actum sub porticu Amiconis de Castello. Eo die. Testes Iohannes Vasalli Straleire, et Oglerius Zacharia". fo. 158 r, n. 6. (due sbarre). ler accepi a te Altilia uxore mea tuis dotibus domum unam positam lamie Fenuculi prò libris .C. arbitrio estimatorum, et in denariis et rauba libras .1., . . . . . quas recepì a Fino amore, de predictis libris .CXXV. me quietum voco, unde per antifactum libras .C. et prò dote et antifacto omnia mea tibi Eo die. Testes Wilielmus Iohannisboni et Amiconus de Castello fo. 158, v, n. 1. Contratto di cambio marittimo traiettizio per Bugia tra Bonvassallo Nepitella e Guglielmo Casora. Actum in fundico, .III. die exeuntis aprilis. (Manca la notula corrispondente). fo. 158 v, n. 2. 1200, aprile 29. Permuta tra la chiesa di S. Martino de Corsi e Aimelina moglie di Felice de Clapis. Actum lanue in fundico .11. die exeuntis aprilis. (Manca la notula corrispondente. L'atto si riferisce a beni nella stessa località di quelli dell'atto seguente). N. 17. (una sbarra). Anselmus dedit. terram in Plana, cui fo. 158 v, n. 3. Aimeline] (due sbarre). Anselmus Reversus de Corsi dedit noPER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 2 5 coheret a tribus Aimeline, et inferius via. Aimelina, Anselnii superius An. selrni inferius, Aimeline, ab uno Villane et ab alio Va(sa)lli de Ceredo, sicut terminant. mine canbii Aimeline uxori Felicis de Clapis terram unam po.-itam in Corsi in Mirteto, in Plana, cui coheret a tribus parlibus terra Aimeline et a quarta via. Aimelina dedit Anselmo terram unam in predicto loco cui coheret (superi UÈ: cancellato) terra Aimeline inferius, superni.- Anselmi Reversi ab uno latere terra Villane et ab alio terra Vasalli de Cerredo. Predictum cambium promiserunt sibi firmimi habere et defeudere ab omni homine sub pena dupli. Possessionem inde sibi dederunt. Actum ubi superior eo die et hisdem testibus. N. 18. (una sbarrai. Ego Ramizus Corneti filius Noti, Bonesegne libr. .VI. qua* invesitas (sic) quas (quas quas in sopralinea) Corneti usque ad festuni sancti Petri penam dupli. Testes Pelegrinus, (in postilla, continuazione del sopralinea) in fustaneis et in una peza panni (in sopralinea: su fusta concellato). N. 19. (atto rovinatissimo per sbriciolamento della carta; una sbarrai. Ansaldus et Obertus qui totum mobile diviserunt (sovrapposta altra parola illeggibile) terras et domo quas terras (in sopralinea due parole illeggibili e: excepto) de Medelego que fuit quondam . . . Guido Bob . . . Testes Martinus et Bonus [Iohannes] de Merlo et Americus lombardus. In porcili et a le cas xana. fo. 158 v, n. 4, 5. Due atti dello stesso giorno, « in fundico », senza notula corrispondente. fo. 158 v, n. 6. (due sbarre). Ego Ramizus filius Noti cornitani, confiteor me debere tibi Bonesegne cornita . . . den. ian. .VI. quas implicata* in fustaneis et in una pecia panni mixi . . . er . . . ibi promitto eas tibi vel tuo miso cum lucro quod est et fuerit usque ad festum Petri, sub pena dupli. Testes Pelegrinus de Corneto, Grimaldus de Lug..., Iordanis de Ferrina (?). fo. 158 v, n. 7, 159 (atto molto rovinato: due sbarre). 1200, aprile 30. Testes Martinus Draperius, Bonusiohannes de Merlo, et Aimericus Lo . . . fuerunt vicissim Ansaldus de Mari et Obertus Lavoraben, fratres, . . . mobile quod ullo modo comune habebant et ex eo vicissim comune . . . terras et domos quas habebant in Valle et in Lanbatana excepto cum per [a] quam rabem predictam divi ionem promiserunt firmam habere et non contravenire, alioquin penam dupli de quanto questio inde mota fuerit sibi promiserunt rata manente divixione. Actum Ianue ¡usta mare, ultimo die aprilis, in domo Piperum. 1 2 6 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI N. 20. (senza sbarra?), (notula quasi completamente distrutta dal" erosione). Nos Gregorins et Begalius et Rubaldus . . . Gaimardo Antolino . . . erunt . . . Majabo libras .XXXVI e« si terminum. Teetes Bonusvillanus . . . Iohannes Baròavaira, Azo N. 21. (Colonna 3A) (senza sbarra). An6aldus de Mari. Sepelliri ad Sanctum Iohannem. Pro anima libr. .XXV. Decenum operi Sancti Laurentii. Infirmis s. .X. Hospitali Sancti lohannis libras .III. ponti Lana 6ol. .V., ponti sancti Petri Arene 6ol. .V., Ricbelde sorori mee sol. .XX., Aide(Ie) sorori mee sol. .X. Roaxe libr. .L. dotÌ6 et libr. .L. antifacti, sua guarnimenta et vestes, et lectum meum guarnitimi et eam do tutorem et procuratorem filiis meis, et poseit mandare res minorum ad eorum fortimam laborare. Bartholomeum et Petrum, Ansaldum et Iacobum pariter heredes, et sustituo ad fol. 159 r, n. 1 (due sbarre). Testes Bonvillanus notarius, Iohannes Barbarufa, Azo Gregorius, Fulco de Foragrani, Perrazanus Placentinus (questa prima linea è palesemente inserita sotto il rigo di divisione degli atti, dopo scritto l'atto). Nos Gregorius de Begai, Begalius de Begai et Rubaldus de Campo Felegoso, confitemur nos accepisse a vobis Odone Gaimardo et Antolino de Sozano tantum de vestris rebus renuentes exceptioni et cetera, unde pròmitimus vobis vel Beruto Gaimardo vel Pagano Maiabò vel alii vestro miso, solvere a kalendis madii proximi usque ad unum annum libras den. ian. .XXXVII. et si terminum vel terminos inde nobis vel nostro miso produxeritis per eos tenebimur usque ad totius debiti solutionem etiam nullo tempore occasione usure huius debiti per nos vel aliam personam lamentationem faciemus quin damnum habeatis, alio quin penam dupli vobis promittimus, quisque in solidum. Predictum debitum solvere et compiere ut supra iuramus tactis Evangeliis. Actum Ianue in fundico Pedicularum, eo die. (Postilla senza richiamo nel testo). In predicto debito est Rubaldus obligatus prò Gregorio et Begalio et ipsi promiserunt eum trahere sine damno. Sub pena dupli. (Di questa notula, come della successiva, scritte nel maggio 1200, non trovammo l'atto corrispondente nel Cartolare). PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 2 7 .XXV. annos, et si quis meorum filiorum suam partem vendat aliis, laude estimatorum, et ad minus ...rinus sol. » .XL., salvo quod eo possit Obertus, Marcus... to Valdetar Bonusvicinus et Ansaldus Cava. die madii. N. 22. VIII., a Kalendis Iunii ad .1. annum libr. .XII I V . OBERTUS SCRIBA DE MERCATO. Lanfranco III, inserto fo. 57-58. N. 1. (senza sbarra: non si è trovato imbreviatura corrispondente, come è naturale, dato il carattere dell'atto). 1200, luglio 23. Millesimo ducentesimo, in die sancti Apolinaris. Dedit Abas terminum lordano Mediopani dandi testes, qui sint domi, usque ad dies octo; et illos qui sunt in Lombardia usque ad dies quindecim a die sancti Apollinaris, et deinde nullum possit producere. Et hoc fecit abas velie parcium. (segue la parola misis, forse riferita alla notula seguente: tale parola, isolata, ricorre pure al fol. 99 r., in bianco, dove, come abbiamo detto, il notaio doveva svolgere le notule dell'inserto o foli. 80-81). N. 2. (una sbarra; la ricerca nel cartolare della imbreviatura di questa notula che, come sicuramente risulta, stava tra un atto del 23 luglio e uno del 24 luglio, ha dato esito negativo ; eppure non esiste lacuna nel cartolare, a quella data). Tres ballas, .XII. vermilie, .III. virides, .III. nigre, .XVI. brunete, Iacobus Canegra libras .LVIII. et den. .Villi, et libr. .VI. et sol. .V. et denarios ad racionem de sol. .XII. Oto reus. Villano Batachino a Bartolomeo Picamilio. Testes Enricus Mazalus, Bonusvassallus Crispinus et Welielmus Gallus. [1200, luglio 24] N. 3. (una sbarra). A vobis Enrico de Garsanedo et Va- 1200, luglio 24. Lanfranco 111 - 229 verso • 2. (due sbarre) Nos Guido abas S.ci Stephani, Ma1 2 8 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI tallo fratribus lib. .LV. precio istarum terrarum in Gasanedo. uni superius Oberti Grasi et tua Vasalle, inferius (et ab uno in sopralinea) Bernardi de Gasanedo, ab uno Otonis (et Baldico cancellato) de Garsanedo (sopralinea). Alii que est in Costa, inferius Bernardi superius Baldizione. Ab uno via et ab alio Baldiconis Guido. Matheus. Opizo. Rogerius. Guido. Ansaldus. Benedictus. Gregorius. Merlus. In loco Isabelle Tornelle de Calignano. Testes Vasallus de Cravili, Obertus de Fasti, Gandulfus Coxiean, et Iohannes de Serra. Item castanetum inferius ( Bernar cancellato) Otonis et Baldiconi, superius Rolandi Basi ab uno tua Vasalle, et ab alio fosatus. Item aliam peeiam inferius fosatus. 6uperius tua Vasalle. ab uno Pulpi de Archis et ab alio Otonis de Garsanedo. theus. Opico. Rogerius. Guido. Ansaldus. Benedictus. Gregorius. et Merlus monasterii velie et cunsensu conventus monasterii, accepimus a vobis Enrico de Garsanedo et Vasallo fratribus lib. den. jan. .LV. prò quibus vendimus vobis terras infrascriptas positas in Garsanedo: prime peeie coheret superius terra Oberti Grasi et tua, Vasalle, inferius et ab uno latere terra Bernardi de Garsanedo, et ab alio latere terra terra (sic) Otonis de Garsanedo, secunde que est in Costa coheret (superius cancellato) inferius (sopralinea) terra Bernardi de Garsanedo, superius et ab uno latere terra Baldiconis de Gasanedo, et ab alio via. Tertie et est castanetum coheret superius terra Rolandi Bassi, (il notaio ha prima scritto-. Grasi, e poi cambiato in Bassi) inferius terra Otonis et Baldizonis, ab uno latere terra tua Vasalle et ab alio fosatus. Quuarte (sic) et est castanetum coheret superius terra tua, Vasalle, inferius fosatus, ab uno latere terra Pulporum de Sancto Martino de Archeris et ab alio terra Otonis de Garsanedo. Predictas terras cum domibus et superpositis suis omnibus cum tota alia terra que per monasterium soliti estis tenere in Gasanedo isto precio vobis vendimus et si plus valet dono vobis damus. Hanc vendicionem vobis et vestris heredibus et cuilibet per vos per nos et successores nostros numquam magis impedire, set ab omni homine legitime defendere et autorizare, alioquin penam (vobis cancellato) promitimus, et inde omnia bona monasterii vobis pignori obligamus. Possessionem et dominium inde vobis dedisse confitemur. De censu huius vendicionis sumus pagati usque in annos .CI. Et predictos denarios dedimus in loco quem emimus in Calignano ab Isabella de Tornello. Actum (extra in margine) Januam, apud monasterium S.cti Stephani, eo die. Testes Vasallus de Locravil, Obertus de Fasti, Gandulfus Coxiean, et Johannes de Serra. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 2 9 V . OBERTUS SCRIBA DE MERCATO. Lanfranco III. fo. 1 3 9 v. 1207. marzo 28. Lanfr. Ili, inserto a fol. 140; formato mm. 8 0 X 4 5 . Sul recto, scritta per traverso, la data « MCCII, mense aprilis », che però non corrisponde alla data delle notule, queste trovando il loro corrispondente in atti che appartengono sicuramente al 1207, fine marzo (« quarto die exeuntis martii post tertiam »). Per la data di anno cfr. fol. 145 r, n. 2 « Mili. Ducentésimo séptimo, indie. V i l l i tertio die februarii ». Si pensa si tratti del richiamo ad atto dell'aprile 1202, cui si riferisca il contenuto di uno degli atti del 1207. N. 1. (una sbarra). et fratri tuo, ad. .XX. annos terram quant tu et frater tuus Wilielmus Preacauda, libr. .III. et s. .XI. omni anno ad Natale. Testes Donumdei, Vivaldus Marro et Simon Ferariue. fo. 139 v., n. 5 (due sbarre) (in margine: Ventus). Ego Thomas Ventus do tibi Alberto Alberico et fratri tuo Wilielmo Precaudo et heredibus vestris ad tenendo usque ad annos .XX. totam terram quam per me soliti estis tenere in Arenzano et pertinentiis, tali modo quod dabitis mihi omni anno in festo sancti Stepbani libras .III. et sol. .XI. pro eodem, et promitto tibi et fratri tuo predicto per me et heredes meos predictas térras dimittere usque ad terminum et condicione non ascendere, alioquin penam dupli vobis promitto eteetera. Et ego Albertus Albericus promitto tibi Thome Vento per me et fratrem meum et heredes nostros tenere usque ad terminum térras dictas meliorando et non perorando et solvendo omni anno in festo Sancti Stepliani pro condicione libras .III. et sol. .X. . . . [aliojquin penam dupli tibi promitto etc. Actum Ianue in fundico. Quarto die exeuntis Martii post tertiam . . . Testes Donumdei Guidonis, Vivaldus Mazonus, et Symon Ferarius. N. 2. (una sbarra). Bartholomeus Gratianus a te Benedicto libr. .XXIIII. tibi libr. .XLVII. ad Pasca. Testes Philipus Balbus, Baronus. fo. 139 v, n. 6. (due sbarre). Ego Bartholomeus Gratianus accepi a te Benedicto Honeste lucensi libr. den. Ian. .XXIIII. unde tibi vel tuo miso solvere promitto Luca u6que ad pasca prò- M. MOBESCO-G. P. BOCNETTI, Per l'edizione dei notai liguri del sec. Xll. 9. 1 3 0 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI ximam libr. den. lucensium .XLVII., alioquin penam dupli et penam consulum treguanorum Luc. tibi promitto etc. Actum Janue, in fundico, quarto die exeuntis Martii post tertiam. Testes Philipus Balbus lucensis, et Baronus lucensis. N. 3. (verso) (due sbarre). Iacobus de Vulturi libr. .X. ad Montem vel usque Barchi. fo. 139 r, n. 2. (due sbarre). Ego Iacobus de Vulturi accepi a te Iohanne filio olim Idonis Malloni libras den. Ian. .X. quas porto ad Montempesulanum vel usque Barchinoniam causa mercandi proficuum et capitale quod in ea fuerint in tua vel tui certi misi potestate mitere promitto et extracto capitali quartum lucri habere debeo. Actum Ianue ubi superiue, eo die, post tertiam. Testes Oglerius Pedicula et Vermilius et Ottobonus Fornarius. N. 4. (notula cancellata con 9 sbarre). Bonusiohannes Cavatorta de Langasco a te Ansoina libr. .III. Testes Obertus de Laugio, Arnaldus de sancto Thoma. fo. 139 v, n. 4. (due sbarre). Ego Bonusiohannes Cavatorta de Langasco accepi a te Ansoina uxore mea pro tuis dotibus libras .III. et sol. .V. de quibus me bene quietum voco et do tibi per antifactum sol. .XXXII et pro dote et antifacto omnia mea habita et habenda tibi pignori obligo. Actum ubi superius (in fundico, .IV. die exeuntis martii) eo die post tertiam. Testes Iacobus de Ponteroirono, Obertus de Lavagio et Wilielmus Bonifacii Guidonis. N. 5. (scritto per il senso inverso della carta). Iacobus de Ponte Coirono. N. 6. (scritto per il senso inverso della carta) (una sbarra). Vobis Iacobo Pigasco et heredi tuo et Ardizono Anfosi ad .XX. annos libras .III. et sol. .XI. et Gandulfo Denerio et Bergogno Anfosi. Testes Marinile Cigala, Galbinus et Iohannes [Frescus]. fo. 140 r, n. 1 (in margine: Ventus). (due sbarre). Ego Thomas Ventu® loco vobis Iacobo Pigasco de Arenzano et Bergogno fratri tuo, et tibi Ardizono Anfosi et Bergogno fratri tuo et Gandulfo Denerio et heredibus vestris usque ad anos .XX. terras omnes quas per me soliti estis tenere in Arenzano et pertinentiis, tali modo quod anuatim debetis mihi in festo Sancti Stephani lib. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 3 1 .III. et sol. .XI. et promito vobis terrain usque ad terminum dimittere et condicionem non ascendere, alioquin penani dupli vobis promitlo etcetera. Et nos lacobus Pigascus, et Ardicio de Afoso (sic) predirti per nos et socios nostros dietos promitimus tibi Thome tenere terras dictas usque ad terminum meliorando et non peiorando et solvendo ei omni anno in festo sancii Stephani condicionem dictam, alioquin penam dupli tibi promitimus etc. Actum Janue ubi superius. Eo die et ora. (in jundico; quarto die exeuntis martii post tertiam). Testes Marinus Cigala, Galbinus et Johannes Frescus. V I . OBERTO SCRIBA DE MERCATO. Lanfranco III, fol. 31 bis. (foglio doppio; carte 2. Formato mm. 220 x 100). Carta 2, verso: N. 1. (sbarrato con una sbarra). Iohannes de Isacorte gratis a te Nicolusus. .XL. ad kal. julii. Fulco Calzarius et Barbella de Ponte Decimo, rei, pro parte. Testes Iordanis de Calignano, Iohannes Mazola. (Lanfr. III, fol. 27 v, n. 2). 1214, aprile 7. (due sbarre). Ego Iohannes de Isacorte accepi gratis mutuo a te Nicolus de Aude sol. .XL. quos tibi vel tuo miso solvere promitto usque ad kalendas julii proximi, sub pena dupli etcetera. Et nos Fulco Calcarius et Barbella de Ponte Decimo, si Iohannes predictus non tibi Nicoloso compleverit ut supra constituimus nos tibi priores debitores et pagatores predicti debiti sub pena dupli uterque pro parte. Actum Janue in platea longa sub porticu Nicolosi dicti .VII. die aprilis post tertiam. Testes Lambertus Credo, Iordanus de Calignano, et Iohannes Mazola Molinarius. N. 2. (una sbarra). Ego Iohannes nepos Iohannis de Funtanegio, do et cedo tibi Fulconi Cai. zario et Barbelle de Ponte Decimo socio tuo omnes raciones etc. quas super Iohannem de Isacorte et Aidela eius uxorem occasione librarum .XIIII. quas mihi olim debebant etc., et cartas tibi damus et facio ut eis etc. Teste» Dofol. 27 v, n. 3. (due sbarre e tratto verticale in testa). Ego Iohannes nepos Iohannis de Funtanegio do et cedo tibi Fulconi Calzarlo et Barbelle de Ponte Decimo socio tuo omnes raciones, actiones utiles et directas et iura que habeo vel habere possem super Iohannem de Isacorte et Aidelam uxorem eius et eorum res occasione librarum .XIIII. quas mihi 1 3 2 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI natu> de Albario et Montanarius Pesator. Et hec tibi pro solidis .XL. quos mihi etc. N. 3. (una sbarra e tratto verticale in testa). Girardus Romanus a te Tebaldo de Podio Bonizo libras .XVIII. ian., unde tibi Pisis de pisanis vegiis libras .XXXVII. minus s. .V., ad medium aprilis quando sumus; .II. fárdelos panorum qui portantur ad meam fortunam usque Pisis (cancellato: et Ro [mam?]). Testes Donatus, Ventura, et Iohannes de Volta. N. 4. (Una sbarra). Wilielmus Quatordexe a te Wilielmo Bello becunas .CCC. unde tibi libras .LII. ad Pentecosten. Testes Rainerius Calca, Wilielmus Bucutius et Obertus Bardosus. N. 5. (Una sbarra). Bartolomeus Melonus in Maritimam libras .IUI. a te Bonovasallo de Colonato. Testes Donatus, Iohannes Clericus et Aimus ligator. debuerant, et cartas quas inde habebam vobis do ut eis possitis uti et experiri sicut possem, predictas cesionem et dacionem promitto vobis firmas habere et ratas, et non contravenire, alioquin penam dupli vobis promitto et cetera, et hec facio vobis quia solvisti mihi per factam cessionem sol. .XL., quos dedisti mihi post factam cessionem. Actum Ianue in fundico, eo die et ora. Testes Donatus de Albario et Montanarius Pesator. fo. 27 v, n. 4. (Due sbarre e tratto verticale in testa). Ego Girardus Romanus accepi a te Tebaldo de Podio Bonizo, libras den. ian. .XVIII., renuens etc. unde promitto tibi solvere Pisis, usque ad medium aprilis, quando sumus, libr. den. pisanorum veterum .XXXVII. minus sol. .V., et pro isto debito do tibi in pignore duos fardellos panorum qui portantur usque Pisas ad meam foriunam alioquin penam dupli tibi promitto etc. Actum Ianue ubi superius ea die post nonam. Testes Rainerius Caicagnus, Wilielmus Bucutius et Obertus Bardosus. fo. 27 v, n. 5. {Due sbarre). Ego Wilielmus Quatordexe accepi a te Wilielmo Bello becunas .CCC. unde promitto tibi vel tuo miso solvere usque ad Pentecosten proximam libras den. ian. .LII. Alioquin penam dupli tibi promitto etc. Actum sub porticu Wilielmi Belli, eo die post nonam. Testes Rainerius Calcagnus, Wilielmus Bucutius et Obertus Bardosus. fo. 27 v, n. 6. (Due sbarre). 1214, aprile 11. Ego Bartholomeus Melonus accepi in accomendatione a te Bonovassallo de Colonato libras den. ian. .Iin. quas porto in Maritimam, causa mercandi, proficuum et capitale quod in eis fuerint in tui vel tui certi misi potestate mittere promitto et habere quartum lucri; si contra fecero penam dupli tibi PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 3 3 N. 6. (Una sbarraI. Nos magister R., presbiter Wilielmus, presbiter Albertus, Marehesius diaconus et Obertus Radi clerici ecclesie diete (sic) accepimus mutuo libras .X., quarum libras .VII. solvimus collecte Summi pontificis et libras .III. in grano et vino; pignori callicem maiorem et .1111. fileas argenti; redere usque ad sanctum Michaelem a te Petro nepote mei R(aimundi). Martinus custus, Radulfus cocus, etiam Wilielmus molinarius de Albario. promitto etc. Aduni Janue, in fundico, .XI. die aprilis, post feniani. Donatus de Albario, Iohanne, Clericus de Faro, et Aimu> Ligator. io. 31 v, n. 4. (Due sbarre e tratto verticale in testa). 1214, aprile 29. Nos magister Raimundus prepositus ecclesie sancte Marie de Castello, presbiter Wilielmus, presbiter Albertus, Marehesius subdiaconus et Obertus Roddicarta, clerici predicte ecclesie, accepimus mutuo gratis a te Petro, nepote mei Raimundi, libras denarioruni ianuinorum .X., renuentes exceptioni, de quibus dedimus libras .VII. Archiepiscopo prò collecta Summi Pontificis, et libras .III. dedimus in grano et vino, quibus carebamus, et promittimus eas tibi vel tuo miso solvere usque ad festum proximum Sancti Michaelis, et prò isto debito damus tibi in pignore calieem nostrum maiorem et quatuor fialas argenti, alioquin penam dupli tibi promittimus etc. Testes Martinus eustos sancte Marie, Radulfus cocus Castelli, et Wilielmus molinarius de Albario. Actum Ianue in pontili ecclesie Castelli, secundo die exeunte aprilis, ante lertiam. N. 7. (Sbarrata in croce). Orabonus Richelde uxori mee. Testes Cunradus, Sergius, Vasallus, Donatus et Martinus de Sancto Georgio; et omnia guarnimenta et lectum. fo. 31 v, n. 5. (Due sbarre e tratto verticale in testa). (In margine: T). Ego Orabenus Pezolius de ultima volúntate lego uxori mee Richelde omnis suas vestes el guarnimenta de dosso et adoso, et lectum meum cum guarnimentis lecti, si decesero ante quam ipsa. hee est mea ultima voluntas, etc. Testes Cunradus de Quarto, Sergius, Grimaldus eius filius, Vasallus de Sancto Georgio, Martinus de Sancto Georgio, et Donatus de Albario. Actum in fundico. Ea die ante lertiam. N. 8. (Sbarrata in croce). fo. 31 v, n. 6. (Due sbarre e tratto verticale in testa). (In margine: T.). Ego Richelda medietatem mearum Riehelda de ultima volúntate volo terrarum usufructues dum vixeris. Cun- quod Orabonus Pezolius vir meus si 1 3 4 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI radus, Balduinus de Quarto, Wilielmuj et Donumdei eius fratres, Donatus et Martinus. N. 9. (C. 2 r, n. 1) (una sbarra). Gregorios de Costa a te Iohanne Galleta molam .1., pro tali, libras .VII. usque ad .1. annum et specialiter mulam. Testes Ansaldus censarius et Wilielmus provincialis censarius. N. 10. (C. 2 r, n. 2) (una sbarra). Rustighinus Tiralarcus de Douo, tibi Girardo de Sancto Donato sol. .XX. et duas mezarolias mosti, ad sanctum Michaelem in villa, et da hoc faciam quod uxor mea bonam securtatem si volueris. Testes Wilielmus Crispinus et W(ilielmos) Batifolium. obiero ante quam ipse usufructuet dum vixerit medietatem omnium mearum terrarum. Post eius obitum sit iiliorum meorum cum proprietate et usufructu. Actum ubi superiuß. Ea die et ora. Testes Cunraduis de Quarto, Donatus de Albasio, Martinos de sancto Georgio, Baldoinos de Qoarto, Donumdei et Wilielmus eius fratres. fo. 32 r, n. 1. [due sbarre). Ego Gregorius de Costa de Rivarolio de Costa {sic) confiteor me comperase a te Iohanne Galleta de Rivarolio unam mulam pro tali ot est, unde promitto tibi vel tuo certo miso, solvere usque ad .1. annum libras .VII., alioquin penam dupli tibi promitto etc. et inde omnia mea specialiter mulam dietam possessionem et dominium eins teneo too nomine dom eris solotus. Actum Janue in fundico, secondo die exeonte aprilis post tertiam. Testes Ansaldus censarius, et Wilielmus provincialis censarius. fo. 32 r, n. 2. (due sbarre). Ego Rustighinus Tiralarcus de Tooo accepi motuo a te Girardo botario de sancto Donato, sol. .XX. quos promitto tibi vel tuo miso, per me vel me um nunciom usque ad sanctum Michaelem proximum, et duas mezarolias musti et de hoc faciam uxorem meam facere tibi bonam 6ecurtatem si volueris, alioqoin penam dopli tibi promitto, etc. Actum obi soperios, eo die post tertiam. Testes Wilielmus Crispinus et Wilielmus Batifolium. fo. 32 r, n. 3. (Scrittura più larga e trasandata e tremolante; di primo getto, senza cancellatura in sbarra). In margine: Kalendas madii. Ego Marinus filius Astechini de Portu (cancellato: Dulfino) Venero (in sopralinea) accepi a te Oberto Bacimo sol. .XX. unde promitto tibi vel tuo miso solvere sol. .XXIIII. ad dies .Vili, postquam bucius tuus vel maior pars rerum PEB L'EDIZIONE DEI NOTAI LICORI DEL SEC. XII 1 3 5 c. 2 r, n. 3 (una sbarra). N. 11. Ego Ismael Spacianus tibi Vasallo de Levani ad .III. annos terram nepotum meo rum, ad medietatem, penam sol. .XL. Testes Formica, Petrus Ligator de Castello, Wilielmetus Portitor; in kalend. madii. * eius salva redierit de Sardinia quo ducitur. Alioquin penam dupli tibi promitto etc. Testes Bernardus Spetiarius et Raimundus Pelliparius. fol. 32 r, n. 4. (tratto verticale in testa; senza sbarra). 1214, maggio 1. Ego Ismael Spacianus do tibi Vasallo de Levani ad tenendum usque ad tres annos terram totani et do mum quam nepotes mei habent in Strupa, tali modo quod redes mihi anuatim medietatem totius fructus qui ex ea exierit et promitto tibi terram usque ad lerminum dimitiere et deinde in eam non ascendere. Alioquin penam sol. .XL. tibi promito, etc. Et ego Vasallus predictus promitto tibi Ismaeli me lenturum terram predictam usque ad tres annos, redendo tibi anuatim medietatem fructus qui ex ea proceserit, meliorando et non peiorando terram. Alioquin penam sol .XL. tibi promitto etc. Actum Ianue ante domum olim Barucii. In kal. madii, ante tertiam. Testes Rubaldus Formica, Petrus Ligator de Castello, et Wilielmetus Portitor. c. 2 r., n. 4 (una sbarra). N. 12. Ego Vasallus de Levani a te Wilielmo Fornario sol. .XXX. precio vendicionis terre in area Acerti, superius et ab uno Bagnavi, inferius Arnaldi de Copa et consortum, et ab alio Tajaborse. Testes Bernardus Speciarius et Obertus Rex de Begai. fol. 32 r, n. 5. (due sbarre e tratto verticale in testa). Ego Vasallus de Levani accepi a te Wilielmo Fornario de Carvali sol. .XXX. precio unius terre posile in Area Acereti, cui coheret superius et ab uno latere terra Bagnovitelli ab alio terra Tajaburse et inferius Arnaldi de Copadallo et consortum ; predietam terram isto precio tibi vendo et si plus valet dono et promitto defendere ab ornai homine sub pena dupli. Possessionem et dominium eiusdem tibi dedi. Actum Ianue, in fundico. Eo die et ora. Testes Bernardus Speciarius et Obertus Rex de Begai. N. 13. c. 2 r., n. 5. una sbarra). Ego Balduinus de Balbano de Vernaza a te te (sic) Tealdo de Vernazo et fol. 32 r, n. 6. due sbarre). 1214, maggio 2. Ego Baldoinus de Balbano de Vernaza accepi a te Tealdo de Verna» et 1 3 6 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI Alfano fratre tuo mutuo libras .V. redere ad kalendas (cancellato: Augusti) Septembris, et si terminum pignore ortum in riva, ab uno Alfani ab alio Guerixeti, inferius litus maris, superius Manelli, de versus Alfanum et non ascendet nisi ut illa Alfani, et de ea faciam tibi et fratri tuo cartam in laude tui iudicis et defendam ah omni hoinine et expedire et specialiter a sororibus meis libr. .V. in dicto orto. Testes Merlus, Atolinus Alberti Grilienzonis, Profectus de Quintavalle. Alfano fratre tuo mutuo gratis libras den. ian. .V. quas promitto tibi et dicto fratri tuo vel vestro certo miso redere usque ad kal. septembris próximas et pro 6uprascripto debito do tibi et fratri tuo in pignore ortum qui fuit pratris mei positum in Vernaza, in riva, cui coheret superius terra Manelli, inferius litus maris, ab imo latere terra Alfani fratris tui, et ab alio terra Guerixeti, tali modo si non fueris solutus de predicto debito ad kalendas septembris quod dabo tibi et fratri in predicto orto quinqué libras in laude extimatorum, vel versus terrain Alfani, et terram quam tibi dabo non exendet in sursum nisi ut illa Alfani et de ea faciam tibi cartam vel laudem in laude iudicis, et eam defendam et vestris heredibus ab omni homine et specialiter a sororibus meis, alioquin (fol. 32 v.) penam dupli tibi promitto et inde omnia mea tibi pignori obligo, et totum ut dictum est cumplere et observare, et non contravenire iuro. Tactic evangeliis. Actum Janue in fundico, secundo die Madii ante tertiam. Testes Merlus filius Merli de Castello, Atolinus Alberti Gelienzonis et Profectus de Quinta Valle de Vernaza. N. 14. c. 2 r., n. 6. (una sbarra). Nos Hugo Rapalinus de Canali et Alda ingales a te a te (sic) Aluisa matre mei Aide in deposito et custodia libras .1111. ultra libras .XI. quas in alia carta recepì. Testes Rubaldus Capellus, Wilielmus de Serrino et Baldoinus Pelliparius. fol. 32 v., n. 1. (due sbarre e tratto verticale in testa). 1214, maggio 3. Nos Hugo Rapallinus de Canali et Alda iugales accepimus a te Aluisa matre mei Aide in deposito et custodia libras .1111. denariorum ian. quas promittimus tibi vel tuo certo miso per nos vel nostrum nuncium in tu velie, alioquin penam dupli tibi promitimus uterque in solidum etc. hec omnia fecit Alda Consilio Rubaldi Capelli et Wilielmi de Serrino quos per vicinos et consiliatores sibi elegit renuens legem Iuliam etc. Actum in fundico, tertio die Madii, ante tertiam. Testes Rubaldus Capellus, Wilielmus de Serrino et Baldoinus Pellipariu6. FEB L'EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 3 7 N. 15. c. 2 v., n. 1. (una sbarra e tratto verticale in testa). Iacobus Guiseardi de Pelio, Galvanus de Pelio et Iohannes Maza de Vulturi fecerunt societalem in qua Iacobus libras .Vili., G. libras .Vili, et Segnorandus filius Bonevite de Pelio libras .Vili, usque ad sanctum Michaelem. Testes Iohannes de Vigo, Fulco et Obertus eius frater. fol. 32 v., n. 2 (due sbarre e tratto verticale in testa) Iacobus Guiseardi de Pelio, Galvanus de Pelio et Iohannes Maza de Vulturi fuerunt confesi vicissim quod inter fecerant soeietatem in qua societate Iacobus mixit de capitali libras .Vili., Galvenus libras .Vili., Iohannes non mixit in ea nisi labore ni sue persone, et Segnorandus filius Bonevite de Pelio eorum socius mixit in predicla societate libras .Vili., cum predicta societate debent laborare insimul usque ad festuin proximum Sancii Michaelis de loto lucro quod ex eis processerit quisque predictorum debet habere quartam partem, salvo capitali et extracto capitali, si contrafecerint penam dupli sibi promiserunt et in omnia sua qui-que pignori obligaverunt. Aclum Ianue, ubi superius eo die et ora. Testes Iohannes de Vigo de Strupa, Fulco de Levani et Obertus eius filius. N. 16. (C. 2 v, n. 2. (Una sbarra e tratto verticale in testa). Iohannes Maza a te Galvano a mutuo sol. .XXV., reddere ad Kal. augusti etc. N. 17. (C. 2 v, n. 3). (Una sbarra e tratto verticale in testa). Superius via, inferius fosatus, ab utraque terra archiepiscopi. - Nos Nicola et Alda iugales, Rubaldus Manzus, libr. .1111 y2. Testes Wilielmus de Vigo, Wilielmus Vegiu6 et Obertus Fuifol. 32 v, n. 3. (Due sbarre e tratto verticale in testa). Ego Iohannes Maza de Vulturi accepi mutuo a te Galvano de Pelio s. .XXV. quos tibi vel tuo miso reddere promitto usque ad Kal. augusti proximi, alioquin penam dupli tibi promitto etc. Actum Ianue ubi superius. Eo die et ora et testibus. fol. 32 v, n. 4. (Due sbarre e tratto verticale in testa). Nos Nicola Beaqua et Alda iugales accepimus a te Anna, uxore Iacobi Pellis libras den. ian. .1111. Vi, precio duarum partium unius terre posile in Donico, cui coheret superius via, inferius fosatu6, et ab utroque latere terra curie archiepiscopi. Predicte terre duas partes indivise est (sic) heredibus Frichi, cum omni suo iure et comodo, isto precio tibi vendo, trado et si plus dono tibi et promitto defendere ab omni homine sub pena dupli, etc., et possessionem et dominium inde tibi dedimus, uterque in solidum. Hec fecit 1 3 8 MATTIA MORESCO • CLAN PIERO BOCNEITI Alda Consilio et insù patris sui Robaldi Manzi et viri sui Nicole, et Consilio Wilielmi de Vigo et Wilielmi Vegii, suorum vicinorum renuentes legem Iuliam, etc. Testes Wilielmi Vegii, Wilielmus de Vigo et Obertus filius Fulconis de Levani. N. 18. (C. 2 v, n. 4). (Una sbarra e tratto verticale in testa). Petrus Domnus de Quarto et Adalaxa a te Meliore de Capitemontis s. .XX. redere ad Natale et disperare). Testes Wilielmus de Amandolexio et Enricus de Stabulo. fol. 32 v, n. 5. (Due sbarre e tratto verticale in testa). Nos Petrus Doninus de Quarto et Adalaxa iugales accepimus mutuo a te Meliore de Capitemontis sol. .XX. quos promitto tibi vel tuo certo miso redere usque ad Natale Domini proximum, alio qu in penam dupli tibi pro mittimus in solidum etc. Hec fecit A. cunsilio Wilielmi de Amandolexi, et et (sic) Enrici de Stabulo, etc. Actum ubi superbis post tertiam. Testes consiliatores. N. 19. (C. 2 v, n. 5). (Una sbarra e tratto verticale in testa). Obertus Crida filius olim Rubaldi de Aza a te Oglerio Castaldo de Rapallo librai) .Vim. precio unius terre in Aza, cui superbis et ab uno tua, et ab alio heredis Marchesii de Aazo, et inferius. Testes Wilielmus de Amandolexi, Gandulfus Paraclesia et Enricus de Stabulo. - et faciam tibi fieri laudem in tua credentia. fol. 32 v, n. 6. (Due sbarre e tratto verticale in testa). Ego Obertus Calegarius filius olim Rubaldi de Aaza accepi a te Oglerio Castaldo de Rapallo libr. den. ian. novem, precio unius terre posite in Aaza, cui coheret superius et ab uno latere terra tua, inferius et ab alio latere terra heredis Marchesii de Aaza, predietam terram isto precio tibi vendo et si plus valet dono tibi et promitto defendere ab omni homine sub pena dupli, sicut vend., etc., possessionem et dominium inde tibi dedi, et faciam si volueris quod consules facient tibi de terra predicta laudem, et vendicionem habebo firmam et ratam et contra non veniam et totum ut dictum est iuro habere (fol. 33) firmum et ratum. Actum Ianue in fundico, .III. die Madii post tertiam. Testes Wilielmus de Amandolexi, Enricus de Stabulo et Gandulfus Paraclesia. N. 20. (C. 2 v, n. 6). (Una sbarra e tratto verticale in testa). Libras .III. per totum Madium tibi Oglerio Castaldo. Testes predicti. fol. 33 r, n. 1. (Due sbarre e tratto verticale in testa). Ego Oglerius Castaldus de Rapallo confiteor me debere tibi Oberto Calegario de Aaza precio tue terre quam PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 3 9 N. 21. (C. 2 v, n. 7). (Una sbarraI. Ego Nicola de Verduno confiteor tibi Frederico, nomine nepotum tuorum, in mea presentia in Saragosa dominus Lanfrancus Albericus frater olim tui Frederice dedit in acomendatione Vediano olim fratri meo tantum inter piper et lacam, causa mercandi, quod muntavit untias .XXX. tarenorum. Testes Ioliannes Donidei Guidonis. Obertus Bacimus et Obertus de Caneza, .1111. die madii, post tertiam. mihi vendidisti in Aaza librae .III. de quibus es vocatus quietus, quod tibi non obsit, et promitto eas tibi vel tuo miso solvere usque ad Kalendas Junii proximi, alioquin penam dupli tibi promito et inde omnia mea tibi pignori obligo et specialiter lerram quam mihi vendidisti etc. Actum ubi superius eo die et ora et testibus. fol. 33 r, n. 2. (Due sbarre). 1214, maggio 4. Ego Nicola de Verduno confiteor tibi Frederico Alberico, nomine nepotum tuorum, filiorum olim Lanfranci fratris tui, quod dictus Lanfrancus in mea presentia in Sarago6a comendavit Vediano olim fratri meo untias auri tarenorum .XXX., inter piper et lacam, causa mercandi. Actum Ianue in fundico Pedicularum, quarto die madii, post tertiam. Testes Iohannes Donidei Guidonis, Obertus Bacimus et Obertus de Caneza. N. 22. (C. 2 v, n. 8). (Una sbarra). Wilielmus (cancellato: de lordano) *filius Petri de Podio de Lauto* (in so pralinea) a te Gandulfo Bordono de Lauto libras .VI. precio totius terre que tecum in Lauto* in Azar in Barasis* (in sopralinea) in Sambuxedo in Colurariis et eorum pertinentiis et si non redam tibi... et tu sol. .V. fol. 33 r, n. 3. (Senza sbarra). 1214, maggio 5. Ego Wilielmus filius olim Petri de Podio de Lauto accepi a te Gandulfo Burdono de Lauto libras den. ian. .VI. precio totius terre quam habere visus sum tecum indivise in Lauto in Azar, in Baraghis, in Sanbuxedo, in Colovrariis et eorum pertinentiis *vel alibi* (in margine) predictam terram isto precio tibi vendo et si plus valet dono tibi hanc vendicionem, tibi et tuo heredi, et cuilibet per te, per me et heredem meum numquam magis impedire, sed ab ornili homine legitime defendere et autorizare promitto et si defendere noluero redam tibi tuum capitale et de quanto de hinc eam tenueris dabis mihi annuatim solidos .V. prò eadem, alioquin penam dupli tibi promitto, et inde omnia mea tibi pignori obligo, possessionem et dominium inde tibi dedi, sava (sic) condicione dcnar. .III. in predicta terra illis qui eam debent recipere. Actum Ianue in fundico, .V. die madii, ante r 1 4 0 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI N. 23. (C. I r , n. 1. (Una sbarra). Ego Gandulfus tibi Wilielmo libras .VI. precio et sol. .XX. pro cundicione solvere hoc modo ad Natale proximum sol. .XI. inde ad .1. annum sol. .L., et inde ad alium annum sol. .L., et si terminum etc. N. 24. (C. I r , n. 2). (Una sbarra). Fulco de Cinestra qui ex parte Castagnoli -avuneuli tui debeo tibi Oberto Calegario de Candeasco libras .1111. et s. .IUI. quas tibi usque ad Kalendas Iulii proximi. Testes Thoescus de Sejestri, Perper de Sejestri et Rolandus Cindus. N. 25. (C. 1 r, n. 3). (Una sbarra). Obertus de Molina sol. .XXVIIII. a vobis Petro de Socisa et Altilia iugalibus redere ad Kalendas Madii. Testes Ventura Censarius et Wilielmus Pitannus de Castello. tertiam. Testes Cunradus de Quarto, Obertus Magnanus et Obertus de Moro. fol. 33 r, n. 4. (Due sbarre). Ego Gandulfus Bordonus de Lauto debeo tibi Wilielmo filio olim Petri de Podio de Lauto precio terre quain mihi in Lauto, in Aza, in Baraghis, in Sambuxedo, in Colovrariis et eorum pertinenciis libras .VI. et prò condicione preteriti temporis de terra dieta sol. .XX., predictas libras .VII. promitto tibi vel tuo miso solvere, hoc modo, usque ad Natale Domini proximum sol. .XL. et inde ad .1. annum sol. .L. et inde ad alium annum proximum alios sol. .L. et si terminum vel terminos inde mihi vel meo miso produxeris, per eos semper tenebor usque ad totius debiti solucionem. Alioquin penam dupli tibi promitto, etc., predictum debitum solvere et cumplere ut dictum est iuro, tactis Evangeliis. Actum ubi superius eo die et ora et testibus. fol. 33 r, n. 5. (Due sbarre). Ego Fulco de Zinesta confiteor me debere tibi Oberto Calegario de Candeasco libras den. ian. .1111. et sol. .IIII. ex parte Castagnolii avuneuli tui qui eas tibi debebat predictas libras .IIII. et s. .IIII. promitto tibi solvere usque ad Kal. Julii proximi, alioquin penam dupli tibi promitto etc. Actum ubi superius, eo die et ora. Testes Thoescus de Seiestri, Perper de Seiestri et Rolandus Zindus. fol. 33, n. 6. (Due sbarre). 1214, maggio 6. Ego Obertus de Molino accepi mutuo a vobis Petro de Socisa et Altilia iugalibus sol. .XXVIIII. quas vobis vel uni vestro redere promitto usque ad Kal. Madii proximi, alioquin penam dupli tibi promitto etc. Actum Ianue in fundico .VI. die Madii ante tertiam. Testes Ventura censarius, Wilielmus Pitantus de Castello. PER L EDIZIONE DEI NOTAI LIGURI DEL SEC. XII 1 4 1 N. 26. (C. 1 r, n. 4). (Urea sbarrai. Nos lohannes Capavollis et Gandulfus Vegius filli olim Galieie de Tellanno *qui fuit filia Richele*, (ire sopralinea) vobis Girardo Pisano, Oberto Sicco, Martino Spaerio et Alberto Ferario, titulo donacionis, et prò sol. .XV. damus vobis omnes rationes etc. et iura que liabemus in terra una Ianue domum in ea sitain, ab uno latere Bombelli Ferarii, ab alio terra sancti Anibrosii, ante via, retro trexenda comunis *et inde iurare* (in sopralinea). Testes Enricus Ferarius, Anselmus Ferarius et Merlus filius Merli. fol. 33 v, n. 1. (Due sbarre e tratto verticale in testaI. Nos Gandulfus Vegius et lohannes Capafollis fratres filli quondam Galieie de Tellagno de Agoxi qui fuit filia Rachece (sic), damus, cedimus vobis Girardo Pisagno (sic), Oberto Sicco, Martino Spaerio et Alberto Ferrario omnes raciones, actiones et iura que habemus seu habere possemus, in terra una posita lanue et domo una in ea sita infra has coherentias, ab una parte domus Bombelli Ferarii, ab alia terra sancti Ambrosii, ante via et retro trexenda comunis, predictas dacionein et cessionem promittiinus vobis et heredibus vestris per nos et heredes nostroe de celerò firmas et ratas habere et non eonlravenire, alioquin penam dupli de quanto questio mola fuerii vobis stipulantibus promittimus et inde omnia nostra vobis pignori obligamus, possessionem vel quasi vobis dedi-se confitemur, predicta omnia facimus vobis titulo donationis, inter vivos et pro solidis quindecim quos po6t factam cessionem nobis-dedistis. Insuper predictas cessionem et dacionem firmas et ratas habere et in terra predicta vel domo non magis facere postulacionem iuramus, tactis evangeliis. Actum lanue in fundico, .VI. die madii ante tertiam. Testes Enricus Ferarius, Anselmus Ferarius, et Merlus filius Merli Ravizoli. N. 27. (C. 1 r, n. 5). (Una sbarra). [istramento senza notula] Ego Pugnetus lucensis, Albertino Saraceno lucensi libra s novem ad rationem denariorum .XXII. Vi ad medium Iunium. Testes Gualterius quondam Meliane lucensis, Lambertus quondam Barachi. fo. 33 v, n. 3. (due sbarre e tratto verticale in testa). 1214, maggio 7. Ego Pugnetus lucensis accepi a te Albertino Sarraceno lucensi, nomine emptionis libras den. ian. novem, unde promilto tibi solvere Lucam usque ad medium Iunium proximum de singulis den. .XII. denarios lucenses .XXII. Vi alioquin penam dupli et penam consulum treguanorum lucensium libi promilto etc. Actum lanue in fundico, .VII. die madii ante tertiam. Testes Guallerius quondam Meliane lucensis, et Lambertus quondam Brachi. 1 4 2 M ATTI A MORESCO - GIAN PIERO BOCNETTI N. 28. (C. r, n. 6). (Una sbarra). Ego Oliverius de Celapa tibi Wilielmo filio meo dono tibi terrain meam de Vignoledo et terrain de Peralba et desuper viam qua itur ad Clapam* (in sopralinea) quam emi a Bonovasallo de Vegoni et uxore et fuit etiam de tuis denariis et totum mobile quod habes et dehinc aquisieris et etiam terras de quibus babes cartam in tua possessione et dominio habueris. fo. 33 v, n. 4. (Due sbarre). (In margine: ad denarios .III.) Ego Oliverius de Clapa de Queci dono tibi Wilielmo filio meo terram meam de Vignoledo et terram de Peralbo et de supra viam qua itur ad clapam quam emi a Bonovasallo de Vegoni et uxore; item dono tibi totum mobiles quod habes et dehinc aquixieris, et totas terras de quibus habes cartam in tua possessione et omneg terras quas dehinc aquixieris, predicta donacione promitto tibi et tuo heredi de hinc firmam habere et non contravenire, alioquin penam dupli tibi promitto etc. possessionem et dominium inde tibi dedi. Actum ubi superius eo die post tertiam. Testes Fulco de Levani, Obertus eius filius et Obertus Rodibancus de Agio. fo. 33 v, n. 2 (senza notula corrispondente e senza sbarratura). Ego Paganus de Lavagio aecepi mutuo a te Verde nepte mea filia Bonize sororis mee sol. .XX. quos promitto tibi reddere, et prò isto debito do tibi in pignori unam meam terram positam in Montali in loco qui dicitur Calzavaca, cui coheret superius terra plebis sancti Siri, et inferius terra Rolandi et Astechini fratrum meorum, ab uno latere Oglerini et Corsi, ab alio Oberti de Clerico et Oberti de Lavagio rufo, tali modo quod usus fructus qui ex terra predicta exierit dum tenuero predictos denarios sit tuus meo dono, si contra fecero penam dupli tibi promitto etc. Testes Ermelandus de Gropo, Lanfrancus de Cogno et Oto de Agoxi. Actum ubi superius eo die post nonam. J INVENTARIO to — — — — — -